L'arte di Marcos Grigorian
Biografia
Marcos
Grigorian nasce a Kropotkin (Russia) il 5 dicembre 1923 da Bagrat
Grigorian e Shoushanik Mangoian, entrambi nativi di Kars sfollati
in Russia a causa del genocidio. Nel 1930 la famiglia si trasferisce
a Tabriz, in Persia. Qui sua madre muore in seguito a complicazioni
di un'appendicite, ed il padre, sarto per divise militari riadattato
alla sartoria civile, si trasferisce a Teheran. Nel 1933 Marcos
ed il fratello Andranik frequentano la scuola armena di Teheran,
ma due anni più tardi un decreto di Shah Reza, fondatore
della dinastia Pahlavi, chiude tutte le scuole delle minoranze etniche
in Persia. Nel '36 assieme alla famiglia si trasferisce ad Abadan
(una città nota per le attività petrolifere), dove
sua sorella Goharik si sposa. L'anno successivo il padre di Marcos
si risposa e si trasferisce a Nuova Julfa. Riaprono le scuole per
le minoranze e Marcos si diploma alla Kananian school di Julfa.
Durante la Seconda guerra mondiale, Marcos lavora
per la scuola di trasporti militari americana portando cibo e munizioni
nei convogli di camion diretti in Russia attraverso Tabriz. L'esordio
nell'arte avviene a guerra finita, nel 1948, quando inizia a dipingere
alla scuola d'arte Kamal-el-molk di Teheran, dove esibisce le sue
opere in alcune mostre collettive.
Dal 1950 si trasferisce a Roma, dove frequenta
l'Accademia di Belle Arti studiando con il prof. Roberto Melli.
Nel 1954 si diploma; nel frattempo aveva già iniziato ad
esporre in alcune personali alla Galleria Fiorani di Roma
Nel 1954 fonda la Gallery Aesthetic in Iran
ed aiuta altri artisti emergenti, aprendo tra l'altro dei corsi
di approfondimento per artisti già affermati. In questo periodo
scopre gli ultimi superstiti dei pittori Iraniani delle sale da
té, a Teheran. Prontamente li rinomina "Pittori Troubadour",
perchè usi a cantare ad alta voce per attirare l'attenzione
sulle loro opere. Scrive molti articoli e pubblica i loro lavori
su vari periodici, focalizzando l'attenzione pubblica sulla loro
Arte Tradizionale. In particolare si occupa di Hossein Gollar Aghasi,
narratore di storie epiche e amorose e pittore metamorfico naive,
e di Mohamad Modaber. Grazie all'opera di Grigorian questo tesoro
artistico iraniano suscitò l'attenzione di Farah Pahlavi,
che iniziò a collezionare ed esporre nei musei le opere di
questi artisti. Il destino di questo capitale culturale, dopo la
caduta della dinastia Pahlavi, è ignoto.
Nel 1955 è di nuovo in Italia, e sposa
Flora Adamian, da cui ha la figlia Sabrina. Si colloca in questi
anni la prima partecipazione alla Biennale di Venezia come membro
della Giuria Internazionale e come delegato per il padiglione Iraniano.
Da qui trae spunto per fondare e organizzare la prima Biennale Teheran-Venezia,
promossa dal Ministero delle Belle Arti.
Karim Emami, critico d'arte per il "Keyhan
International", quotidiano in lingua inglese di Teheran, scrive:
«Grigorian, diplomato all'Accademia di Belle Arti di Roma,
è uno dei pionieri dell'arte moderna in Iran. E' tornato
in Iran dall'Italia poco dopo il suo diploma con una solida comprensione
di cosa sia l'arte moderna. Si è messo al lavoro ed ha fondato
una galleria d'arte, "Aesthetic", ed ha aiutato a realizzare
numerose esposizioni di altri artisti della città, come Sohrab
Sepehri, Sirak Melkonian, Morteza Momayes, Darvish ed altri ancora...
[...] la pittura moderna di oggi in Iran ha un grande debito di
gratitudine verso Marcos per i suoi sforzi nel dare una direzione
compiuta ai giovani aspiranti artisti [...]».
Nel 1959 inizia a lavorare a dodici pannelli
dedicati alla Seconda Guerra Mondiale. Essendo nato in una famiglia
armena, sopravvissuta al massacro del 1915, Grigorian vuole testimoniare
il suo grido di protesta per le sofferenze che gli uomini infliggono
ad altri uomini. per questo motivo sceglie di rappresentare le sofferenze
imposte dalla Germania nazista ai popoli d'Europa, Russia, Polonia
e soprattutto agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.
All'inizio degli anni '60 inizia la carriera
cinematografica di Grigorian, che recita da protagonista in otto
film iraniani: "Big City", "Peace Before Storm",
"The Key", "Desert Wolf", "White Gold",
"Last Passage", "Man in Storm", "Mission
Impossible". Nel periodo di massima fama come attore, Grigorian
decide di interrompere la promettente carriera per tornare alle
sue opere, esponendo i murali sull'Olocausto in una mostra al Missaghie
Film Studio. Per la prima volta applica al centro dell'opera terra
e ceneri, per simboleggiare l'eterna esistenza dell'uomo. Quella
per la terra diventa una vera ossessione dell'artista, un nuovo
mezzo espressivo ed una nuova identità artistica che rigenera
il suo stile rendendolo unico. Contestualmente alla scoperta del
nuovo elemento terra, Grigorian si trasferisce a New York, dove
grazie all'aiuto di Ilsa Getz trova uno studio sulla 14a Strada.
Ciononostante gli anni che seguono non sono fortunati per l'artista,
in difficoltà nel tentativo di trovare sponsor che organizzino
una mostra per le sue opere. Persino il Jewish Museum rifiuta di
esporre i suoi lavori sull'olocausto ebraico.
La carriera statunitense di Grigorian rinasce
a Minnetonka, dove può insegnare nel locale Center of Arts
e finalmente inizia ad esporre i suoi lavori con la terra. Ritrovato
il successo, l'artista torna a New York e riesce finalmente a farsi
apprezzare, anche se a causa di cattive esperienze con le gallerie
d'arte deve risolversi a trasformare il suo stesso studio in una
esposizione. Nel 1970 riceve la cittadinanza statunitense.
Gli anni '70, '80 e '90 sono segnati dal successo
e da numerose esposizioni a New York, Teheran, Mosca e Yerevan.
|