SALVIAMO
UN MUSEO
EXTRAEUROPEO
Hay
Dun - (Casa Armena)
Piazza Velasca n. 4, Milano
sabato 22 maggio 2004, ore 18.00
Presentazione di 30 incisioni di Eskandar-Namè
(Storia di Alessandro Magno in persiano)
(1850-1852)
E di 30 Mola (patchwork degli indios dell’Arcipelago di San
Blas, Panama)
(anni sessanta-settanta del XX sec.)
in donazione al Museo di Stepanavan (Armenia)
Donatori: Sig.ra Margo Tomassian e Sig. Anselmo Francesconi, Milano
e di 20 fotografie d’epoca (1910 ca.) di D.I.Ermakov di monumenti
armeni
Conversazioni
con Dr. Domenico Montalto, critico e giornalista dell’“Avvenire”
Musei
come “Luoghi dell’infinito e dell’identità”
Perché bisogna salvare un museo extra europeo, e in che modo?
Per la serata verrà allestita una mostra con alcune opere
in donazione
E
la firma dell’atto di donazione avverrà in presenza
di
dr. Pietro Kucikyan cittadino onorario della città di Stepanavan
e di S.E. Gagik Baghdassarian Ambasciatore della Repubblica d’Armenia
Patrocini:
Città di Stepanavan
Ambasciata della Repubblica d’Armenia, Roma
Associazione amicizia italo-armena Zatik, Roma
Comitato
promotore:
Dr.ssa Annamaria Samuelli, Dr. Pietro Kuciukyan, Dr. Domenico Montalto,
Arch. Hovik Moradessian Dr. Ebi Sigarì, Arch. Vahe Vartanian
Iniziativa a cura di Herman Vahramian
Comunicato stampa
L’avvenire
dei musei già esistenti in aree investite da svariate “sofferenze”
(guerre, guerre civili, disordini sociali e politici, emigrazioni
ecc.) si trova ad essere spesso senza speranza. Tralasciando le
aree coinvolte direttamente in conflitti vari e ben noti (Iraq,
Afghanistan ecc.), se si volge lo sguardo per esempio ai paesi dell’ex
Unione Sovietica e alle repubbliche nate da quella disgregazione,
salvo qualche caso felice ed eccezionale, si può constatare
che il sistema museale si trova in uno stato di estrema precarietà.
Le ragioni sono molteplici: mancanza di visitatori, inesistenza
di fondi per la gestione delle varie attività; “dispersione”
dei beni artistici e museali – nel caso che rappresentino
un qualche valore sul mercato dell’antiquariato d’Occidente;
personale ritrovatosi senza stipendio e talvolta anche perdita delle
sedi a causa di privatizzazioni selvagge, e quant’altro può
accadere a un museo senza più alcun motivo d’esistere.
Inoltre, nell’area mediorientale esistono numerosi musei –
ancorché funzionanti – che sono ben lontani come concezione
e come gestione, ad esempio, da quelli italiani ed europei.
Il museo di Stepanavan (cittadina situata a nord della capitale
Erevan) è un edificio di notevoli dimensioni, costruito di
recente e dedicato all’eminente figura di Stepan Sciahumian,
che addirittura ingloba nel proprio cortile la casa natale dell’eroe
bolscevico. Ormai questo museo ha un’attività “in
sofferenza” e occorre perciò uno sforzo per dotarlo
del necessario (libri, materiale didattico, mostre) e per far sì
che esso ridiventi fruibile come un museo di DIALOGO TRA LE CULTURE
(ovvero “etnografico”: di memoria ottocentesca) e soprattutto
di profilo internazionale delle arti da parte di eventuali turisti
– armeni e non – e si ponga al servizio delle scuole
cittadine e della cittadinanza come un luogo ove sia possibile conoscere
e praticare le arti.
LE
PRIME DONAZIONI
Si
tratta di 30 incisioni che fanno parte della collezione dei coniugi
Sig.ra Margo Tomassian e Anselmo Francesconi, artista milanese.
Provengono da diversi volumi dell’Eskandar-Namè (Storia
di Alessandro Magno), redatta e realizzata a Teheran fra il 1850
e il 1852 e pubblicata per volontà dello scià Nasr-ed
Din e della regina Khold-Allah. Non si ha notizia se in Persia esistano
nei musei incisioni simili a queste. Generalmente, a causa della
forzata occidentalizzazione, già prima della seconda guerra
mondiale tutto il materiale di questo tipo veniva gettato via o
bruciato come espressione di una tradizione che doveva sparire.
Ci risultano un solo esemplare esistente presso il British Museum
e altri 11 esemplari esposti nella mostra Persia / 1862 - Un viaggio
italiano, tenutasi nella primavera 2003 al Castello di Belgioioso
vicino a Pavia. Il tema della “Storia di Alessandro Magno”
appartiene al patrimonio culturale del Medio Oriente, del Caucaso,
della Persia. Su queste terre essa è stata un best-seller
fino ai giorni nostri, ed è parte integrante di tutte le
culture presenti nella zona. È una “storia” che
ha avuto una diffusione maggiore nel XIX secolo ad opera degli armeni,
che dall’Europa introdussero la stampa e le relative tecnologie
nei diversi paesi dell’area.
Mola: rettangolo di stoffa straordinariamente ricamata, che veniva
attaccato sulla parte superiore dell’abito degli indios dell’Arcipelago
di San Blas (sulla costa atlantica di Panama). I Mola presentano
scene tratte dalla cultura indios, con rappresentazioni religiose,
mitologiche, simboliche in genere (con motivi antropomorfi, zoomorfi
e celebrativi). Collezioni di esemplari di Mola si possono trovare
in vari musei statunitensi ed europei: The Smithsonian Institute,
British Museum, Museo di Goteborg, ecc.
Invece
D.I. Ermakov fu un fotografò russo attivo a Tbilissi (Georgia),
che attorno agli 1910 fotografò i monumenti e le società
caucasiche (Georgia, Armenia, ecc.) e Persia. Il suo archivio di
13.740 foto fu disperso durante le rivoluzione bolscievica degli
anni venti. Oggi ci risulta che sopravivono una ottantina di foto
di monumenti georgiani nella Biblioteca centrale di Tbilissi, e
un album di foto di soggetto armeno presso la Biblioteca dei Padri
Mekhitaristi armeni di Venezia, dove comunque non ci sono le foto
che sono soggetti al donazione. |