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Galleria Magenta - Milano

Da 27 ottobre

COMUNICATO STAMPA GALLERIA MAGENTA 52 VIMERCATE via crocefisso 2 a
Artista: Van Leo
Titolo: Photographs
Tipologia: fotografia
Inaugurazione: sabato 27 ottobre 2007, ore 17 - 21
Curatela: Martina Corgnati
Luogo: Galleria Magenta 52 - Via Crocefisso, 2/a Vimercate (MI)
tel. 039 660768 – 039 6852665 info@magenta52.it www.magenta52.it
Data: 27 ottobre – 28 novembre 2007
Orario di apertura: da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 19.30

Il giorno 27 ottobre, alle ore 17, la Galleria Magenta 52 è lieta di annunciare l’inaugurazione della prima mostra personale di Van Leo (Leovan Boyadjian) mai allestita in Italia.
Nato a Ceyhan, 43 km ad est di Adana (l’Antiochia classica) in Cilicia, il 20 novembre del 1921 e morto al Cairo il 18 marzo 2002, Van Leo è stato uno dei fotografi più dotati e originali che abbiano operato in Medio Oriente negli anni d‘oro della “dolce vita” del Cairo cosmopolita di Re Faruk e più tardi del fervore rivoluzionario di Nasser.
Nei primi decenni del secolo scorso, la fotografia era appannaggio quasi esclusivo di artisti e professionisti armeni che anche prima del genocidio avevano lasciato la Turchia per trasferirsi in capitali europee e mediterranee, come Parigi, Londra, Alessandria e Beirut, raggiungendo spesso posizioni di ragguardevole fama e successo; è presso uno di loro, Varjabedian, che Van Leo compie la sua formazione aprendo poi un suo studio al Cairo, lo studio Metro, nel 1941. In quel momento le strade della città traboccano di soldati arrivati da tutti gli angoli dell’Impero di Sua Maestà Britannica e di quelle variopinte “truppe ausiliarie” che sempre si assiepano al seguito degli eserciti e trovano impiego nel loro intrattenimento: teatranti, ballerine, cantanti di terza fila dal talento magari modesto ma sostenuti da una voglia inversamente proporzionale di fare fortuna: è fra costoro che Van Leo trova i suoi primi clienti diventando presto il ritrattista “ufficiale” di questa società colorata e cosmopolita, immortalata in termini assolutamente glamour e ricorrendo a tutti i trucchi appresi dal cinema di Hollywood: luci radenti e drammatiche, conturbanti primi piani, piume, pedane e vestiti da scena. Dallo studio di Van Leo passano culturisti e spogliarelliste, famiglie borghesi e attori famosi (come il giovane Omar Sharif o la cantante Dalila), intellettuali e soubrettes: e di tutti lui offre un’interpretazione ricercata e piena di fascino, creando l’immagine di un mondo variopinto e spumeggiante che oggi non esiste più.
Oggi il fondo Van Leo, i negativi e le stampe originali rimaste nel suo studio, sono conservate e protette dall’Università Americana del Cairo presso la quale, nel 1998, è stata costituita la Fondazione Van Leo. Nel 2000 egli è il primo fotografo in assoluto a ricevere il prestigioso Royal Netherlands Prince Claus Prize e da quel momento numerose mostre sono state dedicate alla sua opera in tutto il mondo.
Nella mostra presso la Galleria Magenta 52 vengono presentate 50 stampe originali realizzate negli anni Novanta da negativi antichi e in gran parte firmate e datate da Van Leo. Esse costituiscono uno straordinario panorama della società egiziana dell’epoca dorata e cosmopolita ma permettono anche di avvicinare una grande personalità artistica rimasta fino ad oggi ancora sconosciuta in Italia. In occasione della mostra verrà presentato il volume “Van Leo dalla Turchia all’Egitto” di Martina Corgnati edito da Skira.
La mostra è a cura di Martina Corgnati e Barry Iverson, l’amico personale e instancabile sostenitore di Van Leo, che come fotografo professionista di consumata esperienza, collaboratore e inviato di “Life”, “People”, “New York Times”, ha potuto prendersi cura di uno studio che l’anziano fotografo non aveva più le forze di gestire e stampando, sotto la supervisione del maestro, numerosi negativi che rischiavano di deteriorarsi per sempre. È stato lui inoltre a creare il primo contatto fra Van Leo e l’AUC, ponendo così le necessarie basi della donazione dell’intero archivio Van Leo a questa prestigiosa istituzione in modo da garantire la sua integrità e conservazione nel tempo.




Artista: NINA KHEMCYAN ceramista
Titolo: ODALISQUES
Tipologia: ceramica
Inaugurazione: sabato 29 settembre 2007 dalle ore 17 alle ore 21
Luogo: Galleria Magenta 52 - Via Crocefisso, 2/a Vimercate (MI)
tel.039660768 info@magenta52.it www.magenta52.it
Data: 29 settembre – 8 novembre 2007
Orario di apertura: da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 19.30

Sabato 29 settembre 2007 alle ore 17 verrà inaugurata la mostra personale di NINA KHEMCYAN, ceramista armena alla sua seconda esposizione in Italia. A fare da corollario alle sue opere ceramiche, feltri Turkmeni, Kirgisi e Uzbiki risalenti alla prima metà del XX secolo, ricercati e scelti da Enrico Mascelloni.
Dopo l’esposizione nel 2004 presso la precedente sede milanese della galleria Magenta 52, Nina presenta una nuova serie di creazioni ceramiche dalla forma sferica e caratterizzate da decorazioni raffiguranti corpi di donne sospesi e volteggianti nel vuoto in un movimento armonioso e sensuale.
[…Il disegno inciso sulla sfera, nella sua forma più assoluta, quella del tratto, della linea, serpeggia, si incurva, si curva, si replica e si insegue senza fine.
Un tratto la cui semplicità ricorda quella dei Primitivi dell’incisione su legno, ricorda gli incunaboli xilografati del ‘500 in Occidente e molto prima in Estremo Oriente. Un segno puro e forte, scuro, inciso, incavato nella terra cruda.
Il tratto definito delle forme, grandi personaggi dal corpo nudo o quasi, femminili o maschili, esseri di leggerezza e di carne, di giovinezza e di allegria, amalgamato sull’astrazione di un fondo, esclude tutte le idee di quadro geografico o sociale e rende superflui tutti gli altri contorni. Sulla sfera, esseri che esistono solo per loro stessi, nel loro attaccamento, nel loro distacco o nel loro desiderio. Esseri di seduzione e di carne, ciascuno di questi corpi esiste solo per chi li circonda, indissolubili gli uni dagli altri.
Regna un mondo umano, perché la figura umana ha sempre appassionato Nina, artista armena venuta a Parigi dopo nove anni passati in seno alle Belle Arti di Erevan. Nove anni di studi sul nudo. Dietro a lei, nel suo passato, tavole e tavole che ritraggono esseri umani, accostati, accalcati, a volte accasciati, formanti una folla di semplici esseri umani sofferenti e mortali. Folla tutta intorno al mondo, che ha fatto passare Nina dal foglio al volume della sfera, per incidere la visione di personaggi abitati da una luce di bellezza, di calma e di voluttà, di cui fantasticava Baudelaire…] dal testo di Marielle Ernould-Gandouet

Il percorso espositivo continua con una selezione di feltri Turkmeni, Kirgisi e Uzbiki risalenti alla prima metà del XX secolo, ricercati e scelti da Enrico Mascelloni.
Espressioni artistiche del tappeto, i feltri costituiscono un prodotto artigianale di grande significato nell’area centro-asiatica che con i lavori di Nina condividono posizioni geografiche e radici culturali.

V.V