13 Febb a 5 Marzo 2008
CINECLUB DEL MENDRISIOTTO 6830 CHIASSO febbraio 2008
Multisala Teatro Mendrisio , 20.30 – 13, 20, (22), 27 febbraio e 5 marzo 2008
Brezza e uccello d'Armenia
cui tra i ruderi è il volo;
ruscellin che in Armenia
tra i cipressi erri solo;
Patria, s'io piango in te,
"Patria, resta con me!"
(Mkrtic Beshiktashlian, da “La Primavera dell’esule”)
Gentili Corrispondenti,
il Cineclub del Mendrisiotto, in collaborazione con l’Associazione Svizzera-Armenia e con la comunità armena del Ticino, è lieta di segnalarvi e invitarvi ad una rassegna di film e incontri sulla situazione Armena.
La rassegna si estende su quattro serate, sempre di mercoledì, e si fonda su altrettante pellicole di realizzatori con origini culturali e stili completamente diversi, che tematizzano la memoria degli armeni lungo un percorso di riappropriazione culturale, a tre generazioni dallo sterminio che portò il loro popolo sulla soglia della sparizione. L’iniziativa è nata dall’interesse suscitato dalla questione armena negli ultimi anni in Svizzera, in particolare in seguito alla sentenza del Tribunale federale che ha condannato un negazionista del genocidio del 1915. Il verdetto definisce la negazione di questo crimine un attacco alla memoria in cui si identificano gli armeni.
La rassegna inizia mercoledì 13 febbraio con Armenia, ferita aperta (2006), un documentario di Werner Weick, noto regista della TSI, che si cala in uno dei meandri più misteriosi della negazione del genocidio degli Armeni: l’aspetto identitario propulso violentemente dal coma generazionale in seguito ad un negazionismo di Stato, le cui origini risalgono alla nascita della Turchia moderna. Il documentario è stato prodotto per il ciclo Il filo d’oro ed è andato in onda su TSI2 l’ottobre scorso. La serata proseguirà con un dibattito animato dal giornalista Reto Ceschi sul tema dell’identità e della sua negazione, alla presenza del regista Werner Weick e di Ludwig Naroyan, portavoce della comunità armena del Ticino.
Le proiezioni continuano il 20 febbraio con Ararat (2002), di Atom Egoyan, in cui il regista armeno-canadese narra, in un complesso intreccio tra fiction e realtà, la difficoltà di un giovane della diaspora a ritrovare le proprie origini. La storia in secondo piano è quella vissuta in prima persona durante l’eccidio da Arshile Gorky (Vosdanig Adoyan), divenuto in seguito un noto esponente dell’espressionismo astratto negli Stati Uniti e morto suicida nel 1948. Il problema della negazione dell’identità è la struttura portante di una delle opere più coraggiose di Egoyan, l’unica in tutta la filmografia finora realizzata sul destino degli armeni che si sia chinata sulle ripercussioni avute dal negazionismo sulle ultime generazioni della diaspora. Il film è introdotto dal critico cinematografico Marco Zucchi.
La terza pellicola, che verrà proiettata il 27 febbraio, è Screamers (2006), un documentario della giornalista di BBC News Carla Garapedian che ha seguito il noto gruppo hard rock americano System of a Down SOAD nel suo impegno volto al riconoscimento politico del genocidio degli armeni da parte del Congresso degli Stati Uniti. Il film tematizza la rabbia della gioventù diasporica - veicolata appunto da un gruppo musicale - per vedersi negata un elemento essenziale della sua identità. Il documentario è una vera e propria rivelazione su come la musica rock riesca a evocare con grande forza il richiamo delle origini culturali. Il film è introdotto dal critico musicale Ermanno Pea.
Il titolo della presente rassegna riprende quello di un film di Sergëi Paradjanov, Il colore del melograno, che concluderà la rassegna il 5 marzo. Il melograno è uno dei tipici frutti dell’Armenia e il rosso che lo caratterizza enfatizza nel film in chiave surrealista la passione e il sangue. Il lungometraggio, terminato nel 1968, è considerato da molti un capolavoro. Il soggetto è la biografia di Sayat Nova, trovatore armeno del XVIII secolo, espressa attraverso solenni quadri figurati che segnano le fasi della vita di uno dei poeti più celebri della storia della letteratura e della musica armena e caucasica. Il film mette in rilievo il ruolo che l’artista ha all’interno della società in cui vive ed opera. Rivela, attraverso vere e proprie icone animate e visioni oniriche, la lacerazione di un essere che aspira alla libertà, all’assoluto ed è condannato alla sofferenza e alla detenzione. Paradjanov stesso non verrà risparmiato da questo destino. Il film sarà preceduto da una conferenza breve su Paradjanov della prof.ssa Cristina Bragaglia, esperta di cinema e docente all’Università di Bologna.
Segnaliamo inoltre, la Cena Armena, il 22 febbraio, al ristorante Vallera a Genestrerio, per la quale è necessario prenotare allo: 091.647.18.91.
In allegato, trovate il programma dettagliato con l’introduzione di Sarkis Shahinian, co-presidente dell’Associazione Svizzera-Armenia, che ringraziamo per la preziosa collaborazione.
Per eventuali interviste o complementi di informazione sono disponibili:
- rassegna cinematografica: Lucia Morello, Cineclub del Mendrisiotto, tel. 076/505.18.91
- situazione armena: Ludwig Naroyan, portavoce della Comunità armena del Ticino, tel. 091/943.38.06
Contiamo sulla vostra collaborazione nella comunicazione della rassegna (segnatamente nel richiamo delle singole proiezioni) e siamo lieti di porgervi i nostri migliori saluti.
Il Cineclub del Mendrisiotto
COMUNICATO STAMPA
Ludwig