Zatik consiglia:
Iniziativa Culturale:

 

 

Aznavour dopo 26 Anni : Aznavour: «Ho lasciato l’Italia perché non avevo più chi scriveva per me»

Tour inizia da Parma

Dopo 26 anni parte il nuovo tour da Parma
Aznavour: «Ho lasciato l’Italia perché
non avevo più chi scriveva per me»
MILANO - «Le canzoni in italiano che non ho dimentica­to sono due: 'Buon anniversa­rio' e 'Com’è triste Venezia', così popolare nel mondo che me l’hanno cantata anche de­gli operai di una fabbrica di si­gari a Cuba». In realtà Azna­vour, assente dai palcoscenici italiani da 26 anni, nel suo tour che parte il 30 ottobre dal Teatro Regio di Parma, promet­te almeno sei canzoni nella no­stra lingua, una in inglese, una in spagnolo e tutte le altre in francese. Ottantacinque anni portati benissimo, il grande vecchio della canzone d’Oltralpe rispon­de con spirito e prontezza a qualsiasi domanda. Anche ad una sul premier: «Conosco Ber­lusconi da prima che facesse politica. Di un uomo che sa can­tare tutte le mie canzoni, ha una casa con dei bellissimi qua­dri e dove si mangia e si beve benissimo non posso che parla­re bene». E come politico? «Non ho la competenza per giudicare: sono un ambasciato­re dell’Onu e dell’Armenia. La diplomazia mi appartiene, la politica no».

Ma cosa lo ha tenuto lonta­no dall’Italia? «Scrivevo in ita­liano con autori come Bardotti, Mogol, Calabrese. Ma quando Calabrese ha cominciato a oc­cuparsi di televisione e non ave­va tempo per me mi sono butta­to sulla Spagna. Amo suonare in un Paese solo se sono in gra­do di cantare canzoni nuove». Cresciuto alla scuola Charles Trenet, adora le vite sul viale del tramon­to, gli amori corrosi dagli anni e dalla noia, il rimpianto per le grandi occa­sioni perdute. «Can­to l’amore ma an­che il suo contrario. L’amore non è solo quello che va bene, ma quello logorato. C’è la donna traditrice di 'Io fra di voi', la fine di ogni poesia in 'Buon anniversario', la solitudi­ne del diverso in 'Quello che si dice' che credo abbia giovato al­la causa degli omosessuali, al­l’epoca ancora oggetto di scher­no e discriminazione. In tempi recenti sono andato ancora più in là scrivendo una canzone sul­la cellulite».

Recentemente ha incontrato personalmente Bob Dylan che da tempo ha alcune sue canzo­ni in repertorio. «È stato come abbracciare un cugino». Ha tro­vato Milano molto cambiata. «Ma la gente è rimasta la stes­sa. E soprattutto identica è ri­masta la mia pasta e fagioli pre­ferita in un ristorante del cen­tro». «Sarà il tour più costoso della mia vita - conclude -: mia moglie, che mai si sposta, mi accompagna e promette shopping. Mia figlia canta con me e si porta il marito e il nipo­tino. E poi si sono aggregati al­tri nipoti con fidanzate e lonta­ni cugini. La carta di credito avrà vita dura». Altri appuntamenti il primo novembre al Teatro Comunale di Firenze, il 3 agli Arcimboldi di Milano, il 4 all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il 6 novembre al Teatro Politea­ma di Catanzaro.



Mario Luzzatto Fegiz

S.M.