Roma aquarium - 12 Ap a 30 Ap. 2010
CASA DELL’ARCHITETTURA DI ROMA, dal 12/04/2010 al 30/04/2010 Mimar Sinan. L’architetto
Lo scorso 12 aprile, nello spazio espositivo della Casa dell’Architettura di Roma, è stata inaugurata la mostra fotografica “MIMAR SINAN. L’ARCHITETTO”, realizzata dalla società Doku Film di Istanbul in collaborazione con l’Ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia in Italia e con la Casa dell’Architettura di Roma.
Mimar Sinan è conosciuto in Occidente come il “Michelangelo Ottomano”. Egli vide realizzati gran parte dei suoi innumerevoli progetti nel corso della seconda metà del XVI secolo, in quello che potrebbe essere definito come il secolo d’oro dell’Impero Ottomano. Nessuno prima di lui - e forse neanche dopo - ebbe una tale notorietà in vita sia come abile costruttore sia come sapiente architetto. La sua fama è legata indissolubilmente alla sua attività lavorativa, ai suoi capolavori, che nacquero e presero forma nell’arco di soli cinquant’anni, sparsi ovunque in quell’enorme impero.
Mimar Sinan, contemporaneo di Michelangelo e Palladio, fu responsabile per la costruzione o la supervisione di tutti gli edifici più importanti dell'Impero Ottomano. Membro della corte imperiale dal 1536, fu nominato architetto capo dell’impero nel 1539 dal sultano Solimano il Magnifico. Sinan conserverà la carica anche sotto i due successori Selim II e Murad III. A Sinan sono attribuiti più di 300 edifici: moschee (spesso con il relativo complesso di edifici annessi), palazzi, bagni pubblici (hamam), caravanserragli, mausolei, a cui vanno aggiunte altre opere di pubbliche utilità come ponti ed acquedotti. Di alcune costruzioni, in particolare quelle lontane dalla regione della capitale, ha probabilmente fornito l’impostazione generale, lasciando l’esecuzione a suoi assistenti, come Davut Aða, che alla sua morte gli succedette come architetto capo.
A ripercorrere la storia artistica di Sinan 50 fotografie di grande formato, accompagnate da 10 miniature cinquecentesche e da un modellino del Complesso di Suleymaniye. In occasione dell’inaugurazione è stato inoltre proiettato un documentario sulla vita del grande architetto - prodotto dalla Doku Film - con concerto al pianoforte di Fahir Atakoglu, il musicista turco che ha composto la colonna sonora del documentario.
Questa mostra, che nasce nell’ambito degli eventi di commemorazione dell’architetto turco Mimar Sinan (1489-1588), ha aperto per la prima volta i battenti il 9 giugno 2009 presso il Palazzo Presidenziale di Ankara alla presenza del Presidente della Repubblica di Turchia Abdullah Gül.
In occasione della nomina di Istanbul a Capitale Europea della Cultura 2010, il Ministero della Cultura e del Turismo ha deciso di far girare la mostra in diverse capitali: Sarajevo in Bosnia-Erzegovina (ottobre 2009), Damasco in Siria (dicembre 2009), Aleppo in Siria (febbraio 2010), Sofia in Bulgaria (marzo 2010), Roma in Italia (aprile 2010), Ryad in Arabia Saudita (aprile 2010), Berlino in Germania (maggio 2010), Rio de Janeiro (maggio 2010), Londra in Gran Bretagna (giugno 2010) per poi, dopo aver toccato gli Stati Uniti e la Francia, concludersi ad Istanbul il prossimo ottobre.
SCHEDA EVENTO
MIMAR SINAN. L’ARCHITETTO
Dove
Casa dell'Architettura
Piazza Manfredo Fanti, 47
00185 Roma
Tel. 06 97604598
Fax 06 97604561
E-mail: info@casadellarchitettura.it
>>> http://www.archiportale.com/eventi/2010/casa-dell-architettura-di-roma/mimar-sinan.-l-architetto_6896.html
>> http://www.casadellarchitettura.it/notizie/12267.aspx
http://www.architetti.com/blog.php/3046/Mimar+Sinan.+L%92architetto
A ripercorrere la storia artistica di Sinan 50 fotografie di grande formato, accompagnate da 10 miniature cinquecentesche e da un modellino del Complesso di Suleymaniye. In occasione dell’inaugurazione sarà anche proiettato un documentario sulla vita del grande architetto - prodotto dalla Doku Film - e si potrà assistere dal vivo ad un concerto al pianoforte di Fahir Atakoglu, il musicista turco che ha composto la colonna sonora del documentario.
Questa mostra, che nasce nell’ambito degli eventi di commemorazione dell’architetto turco Mimar Sinan (1489-1588), ha aperto per la prima volta i battenti il 9 giugno 2009 presso il Palazzo Presidenziale di Ankara alla presenza del Presidente della Repubblica di Turchia Abdullah Gül.
In occasione della nomina di Istanbul a Capitale Europea della Cultura 2010, il Ministero della Cultura e del Turismo ha deciso di far girare la mostra in diverse capitali : Sarajevo in Bosnia-Erzegovina (ottobre 2009), Damasco in Siria (dicembre 2009), Aleppo in Siria (febbraio 2010), Sofia in Bulgaria (marzo 2010), Roma in Italia (aprile 2010), Ryad in Arabia Saudita (aprile 2010), Berlino in Germania (maggio 2010), Rio de Janeiro (maggio 2010), Londra in Gran Bretagna (giugno 2010) per poi, dopo aver toccato gli Stati Uniti e la Francia, concludersi ad Istanbul il prossimo ottobre.
Sito ufficiale del progetto MIMAR SINAN: www.mimarsinanthearchitect.com
Per approfondire:
Sinan. Progetto e costruzione dello spazio cupolato ottomano di Nicola Parisi
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http://www.e-turchia.com/Cultura6.htm
Cultura
MIMAR SINAN:
MICHELANGELO OTTOMANO
di arch. Luca Orlandi
Sinan, conosciuto anche in Occidente come Mimar Koca Sinan (il grande architetto Sinan), vide realizzati gran parte dei suoi innumerevoli progetti nel corso della seconda metà del XVI secolo, in quello che potrebbe essere definito come il secolo d’oro dell’Impero Ottomano.
Nessuno prima di lui – e forse neanche dopo – ebbe una tale notorietà in vita sia come abile costruttore sia come sapiente architetto. La sua fama è legata indissolubilmente alla sua attività lavorativa, ai suoi capolavori, che nacquero e presero forma nell’arco di soli cinquant’anni, sparsi ovunque in quell’enorme impero.
Al massimo del suo splendore, sotto Solimano il Magnifico (1522-1566), la potenza ottomana abbracciava tutta la parte meridionale del bacino mediterraneo, cingeva la vecchia Europa da est e si estendeva, dalla parte opposta, sino alla Persia Saffavide; da Algeri alle porte di Vienna, dal Cairo alla Mecca, dalle regioni caucasiche ai Carpazi, includendo il bacino del Mar Nero, tutto era assoggettato alla Sublime Porta.
Dell’infanzia di Sinan, nato probabilmente intorno al 1490, poco si conosce; una fonte autorevole sulla sua vita è la biografia scritta dal suo amico poeta Mustafà – Saî Çelebi, che raccontò in diversi libri la vita e le opere di Sinan, attribuendogliene più di quattrocento, anche se non sempre i riscontri sulle opere sono stati oggettivi.
Forse di origini albanesi o serbo-austriache, se non addirittura proveniente dall’Armenia, Sinan visse certamente in gioventù nella regione di Kayseri, in Anatolia centrale, in una zona prevalentemente abitata da Armeni. Fu presto introdotto alla vita militare, per diventare giannizzero, attraverso il reclutamento obbligatorio, il devþirme, imposto a molti bambini non musulmani delle province dell’impero, selezionati tra i migliori.
I giannizzeri erano un corpo di fanteria scelto, temuto in battaglia dagli avversari, posto a difesa del Sultano stesso, al quale dovevano assoluta obbedienza. Riuscire ad entrare in questo corpo d’elite era ambito anche dai musulmani poiché, malgrado la ferrea e dura disciplina imposta, rendeva possibile la scalata al potere; nell’ordinamento ottomano era infatti possibile, per meriti, salire la scala gerarchica sino ad arrivare a ricoprire le più alte cariche dello stato.
Sinan arrivò ventenne ad Istanbul, la Sublime Porta, e da lì, come giannizzero, iniziò la sua lunga carriera militare; partecipò a svariate campagne, in uno dei periodi di forte espansione dell’impero, guidato da uno dei suoi più grandi sultani: Selim I.
Per l’audacia e la ferocia delle sue imprese militari, il sultano fu appellato "Yavuz", lo spietato. Tra le imprese alle quali Sinan partecipò, principalmente legato al genio militare, vi furono la campagna di Rodi, di Belgrado, di Mohács presso Budapest, di Baghdad, di Corfù e di Baila.
All’interno del suddetto corpo, per le sue qualità, Sinan fece presto carriera e nel giro di pochi anni passo dalla semplice fanteria ai cacciatori a cavallo, per tornare in fanteria con il grado di capitano, successivamente come capo dei meccanici ed infine divenne colonnello della Guardia del Corpo del Sultano.
In tutte queste campagne militari, verosimilmente in seguito alle esperienze accumulate dapprima come operaio o carpentiere, poi come costruttore di ponti, di macchinari e opere di fortificazione, fu ben presto in grado di diventare architetto. Il passaggio da soldato ad architetto fu quasi certamente determinato dal fatto che per lui probabilmente erano finiti gli obblighi di leva e dalla competenza che egli aveva acquisito in campo architettonico. È probabile che Sinan, nei lunghi anni trascorsi tra le varie province imperiali, abbia avuto modo di conoscere e di confrontare, magari anche di restaurare, architetture davvero differenti fra loro, passando da quelle cristiane dei Balcani o della Grecia a quelle di altre popolazioni islamiche, arabe o persiane, viste in Africa o in Asia.
Il primo incarico da architetto gli fu affidato nel 1536 da Hüsrev Paþa, governatore della Siria, che volle, ad Aleppo, fondare una külliye, ossia un complesso che comprende, oltre alla moschea, una medrese – o scuola coranica – ed altri edifici pubblici come imaret, o mensa, bagni, ospedali e ricoveri.
Se non nella forma della moschea vera e propria, ancorata ancora a schemi precedenti, l’abilità di Sinan come costruttore si rivela da subito nell’ordinamento e nell’equilibrio di tutte le parti del complesso, con un’attenzione particolare alle vie di accesso e per i rapporti pieni-vuoti.
Sarà però nell’anno successivo che Sinan entrerà ufficialmente a corte, ricevendo l’incarico per la costruzione di una külliye ad Istanbul da Haseki Hürrem (Roxelana), la moglie russa del sultano. Per questo importante e prestigioso lavoro, durato grosso modo dal 1539 al 1550, Sinan ricevette la nomina di Mimarbaþi, Architetto Capo dell’impero. Aveva quasi cinquant’anni quando intraprese la brillante carriera di architetto, la cui carica gli restò fino al 1588, anno della sua morte.
Nel 1543 ebbe il primo incarico ufficiale dal sultano in persona. Solimano voleva infatti consacrare ad Istanbul una moschea alla memoria del figlio scomparso Mehmet. La moschea Þehzade (ossia del principe ereditiero) si pone come inizio di quella ricerca architettonica che porterà Sinan a sperimentare tutte le possibili varianti di un grande spazio a pianta centrale cupolato, libero da ingombri al suo interno.
In questa fase Sinan quindi si avvia a superare concettualmente, ma anche tecnicamente, lo schema della moschea tradizionale ottomana, che aveva per altro raggiunto ottimi risultati con gli esempi delle moschee di Fatih e di Bayezid, traducendo in forme più semplici ed armoniose il difficile gioco di cupole, semicupole e contrafforti, e realizzando un grande spazio interno quadrato, con l’utilizzo di solo quattro pilastri di sostegno all’interno della sala da preghiera. Forse per volere dello stesso Solimano, in quest’opera, sicuramente innovativa per molti aspetti, si risente ancora la forte influenza bizantina di Santa Sofia, chiesa voluta da Giustiniano mille anni prima, convertita in moschea dopo la conquista ottomana della capitale.La costruzione venne terminata nell’arco di cinque anni solamente, un periodo davvero breve, se si considera che oltre alla grande moschea furono realizzati altri edifici nella külliye, come una medrese, una foresteria, una cucina pubblica oltre che un cimitero.
In questo cimitero sono ospitate il türbe, o mausoleo del principe Mehmet, datato 1543, e quella di Rüstem Paþa, realizzato da Sinan successivamente, nel 1561, per volere della moglie di questi, Mihrimah, la principessa figlia di Solimano.
Da lì in poi Sinan si dedicherà sempre di più alla progettazione ed alla realizzazione di moschee, specialmente nella capitale ottomana che, nell’idea di Solimano, doveva tornare a splendere come centro del mondo d’Oriente, come già era accaduto con Bisanzio ai tempi del suo grande impero.
Alcune tra le più importanti moschee costruite dal grande architetto ottomano, meritano una descrizione: la külliye di Mihrimah (1547-48) a Üsküdar, o Scutari e quella di Solimano(1550-57) ad Istanbul; la moschea di Rüstem Paþa (1561-62), quella di Mihrimah (1565-70) e quella di Sokollu Mehmet Paþa (1570-72), tutt’e tre realizzate ad Istanbul e per finire la moschea Selimiye ad Edirne (1569-75).
La moschea di Mihrimah a Üsküdar, che si trova sulla sponda asiatica di Istanbul – al di là del Bosforo – fu iniziata da Sinan nel 1547 per la principessa Mihrimah; denominata anche Iskele Camii, o moschea della banchina, per la sua vicinanza all’approdo delle imbarcazioni, essa è maestosamente addossata alla collina posta dietro la banchina, in una posizione dominante e sopraelevata. Sinan mette in pratica la sua abilità riuscendo a costruire in un sito con forti dislivelli di quote, creando un ampio basamento per la moschea che, nella sua parte anteriore, funziona da terrazza; questa terrazza è a sua volta occupata da un doppio enorme portico in aggetto che la contiene e che permette il raccoglimento dei fedeli per la preghiera, stando al riparo dalle cattive condizioni atmosferiche, anche al di fuori dalla moschea stessa. Al centro di questa terrazza, in asse con l’ingresso principale della moschea è presente una bellissima e grande fontana per le abluzioni rituali. L’interno è ancora incerto, morfologicamente parlando; Sinan adotta il sistema di una cupola contornata da tre semicupole, al posto delle usuali due o quattro, e con soli due pilastri di sostegno, interni all’aula, posti però molto lontani fra di loro e dalle pareti laterali. L’impressione generale che se ha è di uno spazio vuoto non ancora perfettamente risolto e mancante di equilibrio fra le parti. Più interessanti sono invece gli spazi esterni del complesso, che comprendono una medrese verso nord, a cui si accede proseguendo in quella direzione dalla grande terrazza o dalle scale sottostanti ed una piccola mekteb, scuola per bambini, posta invece sul lato opposto, quindi verso sud, al di fuori del recinto del complesso stesso, in una zona molto scoscesa.
La külliye di Solimano, o Süleymaniye costruita per il Sultano tra il 1550 ed il 1557, sul terzo dei Sette Colli di Istanbul, che ospitava anticamente il Campidoglio di Bisanzio, è un complesso veramente enorme: il recinto del cortile che comprende la grande moschea misura infatti 216 metri di lunghezza per 144 di larghezza. Attorno ad esso, su tre lati, si trovano tutti gli edifici pubblici ad esso connesso: diverse medrese, un ospedale, un ospizio, un complesso di cucine, un hamam ed un caravanserraglio.
Il lato nord, rivolto verso il Corno d’Oro, è fortemente scosceso e le due medrese ivi costruite sono costituite da una serie di edifici a gradoni, che seguono la conformità del terreno. L’impianto della moschea è costruito su un terreno spianato ed è, nell’insieme, molto simile a quello di Santa Sofia, con l’enorme cupola affiancata su due dei quattro lati da due semicupole, sorrette internamente da un sistema di scarico delle forze ottenuto mediante l’uso di contrafforti e di quattro pilastri interni all’aula d per la preghiera. L’impatto esterno è reso inoltre maestoso dai quattro snelli ed alti minareti che segnalano il complesso da grande distanza.
Anche se la costruzione risulta essere leggermente inferiore – per dimensione della cupola – a quella di Santa Sofia, è nell’armonia tra le parti e l’insieme che la Süleimaniye mostra la perfezione architettonica voluta da Sinan, il quale credeva che l’architettura ottomana dovesse non solo eguagliare quella bizantina, ma anche superarla con l’introduzione di tecniche costruttive nuove, mediate da un proprio bagaglio culturale proveniente dall’architettura selgiuchide ed islamica in genere.
Oltre la Kýbla, il muro della moschea orientato verso la Mecca, si trova il cimitero, che costituisce il quarto lato del complesso; in esso ci sono i türbe che ospitano le spoglie di Solimano e della moglie Roxelana, rispettivamente costruiti nel 1566-67 e nel 1558. Lo stesso Sinan volle essere inumato nel grande complesso imperiale e per sé costruì nel 1587, come una piccola edicola, la tomba che tuttora ospita le sue spoglie; posta fuori dal recinto del complesso, sull’angolo nord-ovest, essa è preceduta da una graziosa fontana a base ottagonale e reca un iscrizione commemorativa di Mustafà – Saî Çelebi, che celebra l’operato del grande architetto.
La moschea di Rüstem Paþa, costruita tra il 1561 e il 1562, fu eretta nella zona del mercato di Eminönü, vicino all’approdo delle merci sul Corno d’Oro. Sinan costruì questa moschea su incarico della principessa Mirhimah, che volle dedicarla alla memoria del defunto marito.
L’edificio è rialzato su un basamento voltato che ospita negli spazi inferiori botteghe e magazzini; attraverso delle rampe si giunge sulla terrazza porticata dov’è situato l’ingresso principale della moschea. All’interno della sala da preghiera, lo spazio si presenta in pianta come un ottagono inscritto in un rettangolo, sormontato da una cupola sorretta a sua volta da quattro pilastri, anch’essi a pianta ottagonale. Sinan costruisce la sua idea di spazio interno centrale: il vuoto diviene qui spazio architettonico. Tutta la moschea è rivestita internamente da preziose maioliche colorate, che ricoprono il mimber (pulpito), il mirhab, le colonne, mentre all’esterno ricoprono la facciata della moschea al di sotto del grande portico.
Altre due importanti moschee edificate ad Istanbul sono quelle di Mirhimah (1565-70) e di Sokollu Mehmet Paþa (1571-72). La prima è situata alle porte cittadine sulla strada per Edirne, in posizione dominante sul Sesto Colle. È un’ opera singolare che comprende una medrese, ricavata nei muri perimetrali del cortile antistante la moschea ed un doppio hamam, separato dal complesso da un dislivello accentuato da diversi terrazzamenti. La pianta della moschea è rettangolare, ma la sala da preghiera si presenta su di una base quadrata, sovrastata da una grande cupola centrale appoggiata su quattro enormi archi; tra questi si sviluppano quattro grandi pennacchi decorati che raccordano il quadrato di base al cerchio d’imposta della cupola. Pur dando l’impressione, se guardata dall’esterno, di essere una costruzione massiccia la moschea è resa leggera mediante l’utilizzo di molteplici ordini di finestre che permettono alla luce di irraggiare la grande sala; le aperture sono collocate simmetricamente in ognuno dei quattro timpani ad arcate e tutt’attorno alla base della cupola.
La moschea, costruita per Sokollu Mehmet Paþa, Gran Vizir dell’impero e per sua moglie Esmahan, è posta sotto l’antico Ippodromo bizantino e si affacciata sul Mar di Marmara. Il forte dislivello del terreno obbliga Sinan a costruire un terrapieno per poter appoggiare il basamento della moschea. Attraverso due distinte scalee, una delle quali passante direttamente dalla strada sottostante al cortile aperto della moschea, si accede al livello dell’ingresso della moschea stessa e delle celle della medrese, ricavate nei muri perimetrali del recinto del cortile. Esattamente sopra la scala di ingresso al cortile si trova la dershane, o sala di lettura per la scuola teologica, che bilancia, verso nord, la fontana per le abluzioni collocata al centro del cortile.
Ma è in un’altra opera che Sinan trova ancora il modo di stupire per invenzione e capacità costruttiva: all’età di circa ottant’anni, tra il 1569 ed il 1575, egli è infatti incaricato dal sultano Selim II di erigere una grande moschea alla memoria del nonno Selim I. Il luogo scelto è Edirne, anticamente chiamata Adrianopoli dal nome dell’imperatore romano che la fondò e che divenne nel XIV secolo capitale ottomana e successivamente residenza estiva di corte.
La moschea Selimiye è il capolavoro di una vita tesa a rinnovare, sperimentare e raffinare le tecniche costruttive di un tema architettonicamente complesso ossia creare un grande spazio centrale cupolato. La simmetria di questo complesso, rispetto ad altri lavori, è maggiormente enfatizzata, tramite l’utilizzo di quattro minareti posti ai vertici della moschea, alti ben 74 metri e provvisti ciascuno di tre balconi. La semplicità delle forme è assoluta, con un sistema "a cascata" di cupole e semicupole che scaricano il notevole peso della cupola - più di 31 metri di diametro – suddividendolo tra la struttura muraria esterna e gli otto pilastri interni disposti, in pianta, ad ottagono. Il cortile esterno porticato presenta le stesse misure della moschea e lo þardivan per le abluzioni, collocato al suo centro, bilancia perfettamente la struttura quadrata posto al centro della moschea. Sia la moschea che la corte sono inclusi in un grande recinto rettangolare, nei cui angoli sud-est e sud-ovest, si collocano rispettivamente-simmetricamente: una medrese ed una residenza per i lettori del Corano. Tra i due edifici si trovano due piccoli cimiteri, separati fra loro in corrispondenza della kýbla, dall’ideale prosecuzione dell’asse nord-sud del complesso. L’unico elemento asimmetrico, datato 1580, è il grande mercato coperto (arasta), realizzato sul pendio del lato est del grande recinto; fu costruito probabilmente non per mano di Sinan ma per quella del suo allievo nonché successore Davud Aða.
Sinan, come architetto capo della Sublime Porta, oltre alla costruzione di moschee e di complessi religiosi, si dedicò alla costruzione di ponti; ad opere di restauro, quali ampliamenti di monumenti antichi e di mercati coperti; ad opere idrauliche come acquedotti, canali, fontane pubbliche ed abbeveratoi nonché ad ulteriori opere di pubblico servizio come hamam, han o carvanseray (caravanserragli) per i commercianti ed i viandanti in viaggio.
Importanti furono anche i molteplici lavori compiuti per il rifacimento di alcune parti del Topkapý Saray, la cittadella del Sultano posta all’imbocco del Corno d’Oro - che anticamente ospitava l’antica acropoli di Bisanzio - andata in rovina dopo che un incendio nel 1574 ne aveva distrutto buona parte.
In conclusione la scuola di architettura ottomana, portata all’apice da Sinan, edificò, sotto la sua direzione, opere di straordinaria bellezza, sia che si trattasse di ponti militari piuttosto che di piccoli edifici di culto. Eleganza, semplicità, rigore matematico, uniti alla rinuncia di se stesso caratterizzarono il pensiero costruttivo dell’architetto-guerriero definito il Michelangelo d’Oriente.
V.V