2014
Aprile 2014
Alcune considerazioni sul rinnovo delle elezioni dei consiglieri aggiunti al Comune di Roma
La rappresentanza del mondo dell’immigrazione si è sviluppata lungo alcune linee strategiche:
• Per un lungo periodo sono state le forme rappresentative derivanti dalla cooptazione di stranieri nell’amministrazione locale, sindacale,imprenditoriale cioè una rappresentanza octroyée . Questa interpretazione della rappresentanza, cooptata e concessa ha determinato lo sradicamento del cooptato dalle sue radici socio/culturali comunitarie e dall’altro non ha consentito il formarsi di quella visione interculturale di cui pure tanto si è parlato.
• In seguito sorgono consulte e organismi consultivi a livello centrale e locale a tutt’oggi formalmente esistenti anche senza alcuna funzione e quindi lasciati a morire. Eppure si trattava di organismi che potevano contrastare una politica sbagliata dell’immigrazione, utile non solo per gli immigrati ma anche per i cittadini autoctoni ignari dei contenuti di una complessa politica internazionale e confusi anche nella collocazione geografica dei paesi di provenienza degli stranieri.
• Il controllo sociale sul mondo dell’immigrazione ha poi avuto bisogno ad un certo punto di una leadership straniera, oltre che di dichiarazioni di obbedienza a testimonianza dell’organicità partitica dell’immigrazione. Inizia l’epoca dei leaders stranieri che si autoproclamano rappresentanti del popolo immigrato e in questa veste inducono a un’unica sponda politica. Per uscire da questa politica votata al fallimento si è nascosta perfino una direttiva europea poi legge sulla partecipazione a livello locale degli stranieri.
• Contro le funzioni e il ruolo dei soggetti organizzati e delle associazioni straniere inizia l’epoca dei consiglieri aggiunti, figure amorfe costruite sulla base non degli interessi degli immigrati ma su quelli dei loro ideatori. La rappresentanza non si collega a articolazioni di ricomposizione e di più o meno compatta reciprocità dei concreti bisogni delle associazioni comunitarie con i propri rappresentanti. Il consigliere aggiunto, senza diritto di voto e senza alcun potere politico, è avulso e lontano dal mondo dell’immigrazione, mantiene un debole contatto solo con la propria gente; dovendo rappresentare un continente non rappresenta neppure una nazione.
Questo è soltanto un succinto preambolo per avviare le riflessioni su due punti essenziali:
1. La politica dei consiglieri aggiunti è servita a rendere impossibile per le associazioni immigrate di essere politicamente presenti nell’individuazione delle azioni idonee ad osteggiare la criminalità diffusa e di essere soggetti attivi nel tracciare un valido percorso di integrazione. Inoltre lo schierarsi del singolo consigliere aggiunto con l’uno o l’altro partito politico italiano per convenienza o per una mistificata appartenenza ideologica ha ancor più acuito la divisione all’interno dell’immigrazione.
2. Uscire da questa logica discriminatoria e fuorviante significa affrontare anche nell’ambito della rappresentanza immigrata il problema delle regole democratiche e di corretti comportamenti che devono essere rispettati. Cioè si devono richiedere e non si capisce perché non è stato fatto, le dimissioni dei consiglieri aggiunti nel momento in cui sono venuti meno la giunta e i consigli comunali e municipali.
Né si capisce perché non sono previste forme di trasparenza nelle campagne elettorali (ammontare dei finanziamenti ricevuti e dei relativi donatori). \Né perché una volta eletti i consiglieri stranieri siano stati affiancati da filtri politici .
Infine la mancanza di uno specifico raccordo per la programmazione, il controllo e la realizzazione degli interventi non ha consentito una efficace azione finalizzata ad obiettivi precisi.
Per tutti questi motivi l’esperienza dei consiglieri aggiunti è ormai superata anche se senza dubbio ha comportato una serie di effetti negativi sul popolo dei migranti, primi fra tutti l’inefficienza e l’accettata subalternità giuridica e politica del consigliere aggiunto.
Un’ultima considerazione riguarda infine il costo complessivo dell’operazione commisurata agli effetti più o meno positivi sul mondo dell’immigrazione.
Il costo non è di poco conto:
• Per le elezioni
Spese per spazi pubblicitari, per la lista elettorale degli stranieri e invio del certificato elettorale, per la presentazione delle candidature e la loro validità, la formazione e l’attività delle sezioni territoriali per le operazioni di voto e di scrutinio (almeno 5 funzionari) l’attività della direzione dei servizi elettorali e delle sezioni di coordinamento ( 4 funzionari), costituzione e operato della Sezione Elettorale Centrale, supporto del personale di vigilanza urbana, stampa e affissione dei manifesti di proclamazione dei risultati elettorali. A tutto il personale comandato spetta oltre al recupero del turno lavorativo se festivo, un compenso di importo pari all’onorario stabilito dalla normativa vigente al momento dell’elezione per i componenti degli uffici elettorali di sezione in occasione delle elezioni amministrative.
• Per le funzioni di consigliere aggiunto
Iconsiglieri aggiunti non hanno diritto di voto,non possono sottoscrivere la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco o del presidente del municipio, non sono computati ai fini del numero legale né al numero dei presenti ai fini deliberativi, non sono computati ai fini del raggiungimento di qualsiasi maggioranza qualificata o quorum necessari per lo svolgimento di attività proprie dell’assemblea capitolina, dei consigli municipali e delle commissioni (almeno una e non più di tre).
Per queste non funzioni i consiglieri aggiunti hanno diritto di percepire una indennità onnicomprensiva di funzione in una quota parte dell’indennità stabilita per i consiglieri di roma capitale.
Ci sembra perciò ormai ineludibile la necessità di superare questa anacronistica istituzione del consigliere aggiunto e rimodulare la individuazione di strutture a cui imputare responsabilità e scelte politiche.
A partire dall’istituzione di un organismo interassessorile coadiuvato da una consulta delle associazioni e delle comunità straniere secondo quanto stabilisce la l. n 203/94 di ratifica della direttiva europea, con funzioni di partecipazione democratica e rendendo la consultazione obbligatoria e vincolante laddove si tratti di questioni attinenti all’immigrazione. Si deve far crescere la partecipazione delle comunità straniere alla vita politica,culturale e sociale della città. E per questo non bisogna avvalersi solo dello strumento elettorale, soprattutto nelle forme finora affrontate e cioè quelle dei consiglieri aggiunti senza diritto di voto, ma con lo sviluppo di diritti politici decisionali e del loro esercizio. Modificando norme statutarie comunali con la previsione di un diritto referendario e di petizione popolare anche da parte della popolazione immigrata.
L’impegno propositivo della rappresentanza organizzata degli immigrati quindi dovrà a nostro avviso concretarsi
1) nel coordinamento degli interventi comunali per l’immigrazione in un unico assessorato o in un organismo interassessorile, nell’istituzione di una consulta delle associazioni immigrate che abbiano taluni semplici requisiti (numero soci stranieri, vita democratica…); di un osservatorio che controlli la congruità e l’efficacia degli interventi;
2) nella promozione di misure in favore della famiglia immigrata e per la difesa dell’infanzia e dei giovani anche attraverso la tutela e l’apprendimento della lingua d’origine
3) nella valorizzazione dell’associazionismo immigrato e delle attività sociali e culturali da esso svolte anche attraverso l’istituzione di un albo comunale delle associazioni immigrate presenti sul territorio
4)nell’attivazione di misure per contrastare la discriminazione degli immigrati, la xenofobia ed i conflitti interetnici.
Loretta Caponi per il FORUM
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