XX
SECOLO: Genocidio - Genocidi
Lettera
aperta di
Armin T.Wegner sulla liberazione del popolo Armeno al Presidente
degli Stati Uniti d'America, Woodrow Wilson (BerlinerTageblatt,
23 febbraio 1919)
Signor
Presidente;
Non
chiuda le orecchie perché è uno sconosciuto che Le
parla. Nel Suo messaggio al Congresso l’8 gennaio dell’anno
scorso lei ha presentato la richiesta della liberazione di tutti
i popoli non-Turchi dell’impero Ottomano.
A questi appartiene senza dubbio anche il popolo armeno. E’
di questa nazione che io Le parlo.
Come
uno dei pochi europei che ha visto con i propri occhi la sua terribile
rovina dall’inizio nelle fiorenti città e nei fertili
campi dell’Anatolia fino all’ annientamento dei loro
misteri resti sulle rive dell’Eufrate e nelle solitudini del
deserto sassoso della Mesopotamica, oso attribuirmi il diritto di
portare alla Sua attenzione quelle immagini di miseria e terrore
che per quasi due anni mi sono passate davanti agli occhi e che
più non dimenticherò.
Faccio questo nel momento in cui i governi con Lei alleati si apprestano
ad iniziare le trattative di pace a Parigi che decideranno il destino
del mondo per molti decenni.
Ma
il popolo armeno è solo un piccolo popolo fra i tanti; le
trattative riguarderanno il futuro di stati più grandi e
più gloriosi. E’ perciò probabile che l’importanza
di una piccola nazione già indebolita fino all’estremo
non venga riconosciuta o venga accantonata per la preminenza degli
obiettivi egoistici e di potere delle grandi nazioni europee e si
ripeterà cosi per gli Armeni lo stesso dramma della noncuranza
e della dimenticanza che cosi spesso è loro toccato nel corso
della storia.
Ciò
sarebbe tuttavia veramente deplorevole: perché a nessun popolo
della terra è mai toccata un’ingiustizia quale quella
toccata agli Armeni. E’ un problema della cristianità,
è un problema di tutta l’umanità.
Il
popolo armeno come tale non ha partecipato a questa campagna militare,
non gli è stata nemmeno data la possibilità di inserirsi
attivamente. E’ stato una vittima di questa guerra.
Quando il governo turco nella primavera del 1915 passò all’esecuzione
del suo inconcepibile piano di sterminio e eliminazione di due milioni
di Armeni dalla faccia della terra, le mani dei loro fratelli europei
di francia, Inghilterra e Germania erano bagnate dal sangue che
essi – nella fatale cecità del loro fraintendimento
– avevano versato a fiumi, e nessuno aveva impedito ai truci
dittatori della Turchia di portare a termine le loro atroci torture,
paragonabili solo a quelle che un delinquente pazzo potrebbe concepire.
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