Zatik consiglia:
Iniziativa Culturale:

 

BELGIOIOSO, LA FOTOGRAFIA

Immagini di un Viaggi Italiano, Filippo De Filippi
Concessione del Museo Reale di Torino
G.Daelli & C. Editori, Milano 1965 pp. 404

MOSTRA MERCATO MACCHINE FOTOGRAFICHE USATE,
D'EPOCA VECCHI LIBRI E FOTOGRAFIE

18 maggio 2003, Castello di Belgioioso, Pavia
dalle 9.00 alle 18.00

A pochi chilometri da Pavia e da Milano
in un antico e fascinoso maniero
i migliori mercanti di attrezzature fotografiche antiche e usate
e due importanti mostre fotografiche:

ATELIER KARL K BULLA. CRONACHE INEDITE
DELLA RUSSIA DI INIZIO SECOLO

un'incredibile e inedita cronaca fotografica
a cura di Atelier Il Passaggio, Ferrara

ERMAKOV, ARMENIA 1910

reportage attraverso l'Armenia d'inizio '900,
negli scatti di un pioniere della fotografia

AI GRUPPI ORGANIZZATI SARA' RISERVATO

UN BIGLIETTO D'INGRESSO SPECIALE: 3 € ANZICHE' 5 €, A PERSONA

Per Informazioni:
Matilde Meucci, Guido Spaini tel 0382.960187/970525 349/2381566 fax 0382.970139
Mail: matilde.meucci@belgioioso.it guido.spaini@belgioioso.it

ENTE FIERE DEI CASTELLI DI BELGIOIOSO E SARTIRANA, Via Garibaldi 1 27011 Belgioioso, Pavia

tel 0382/970525 info@belgioioso.it www.belgioioso.it

Comunicato stampa

Il 18 maggio le splendide sale del Castello di Belgioioso si aprono per un nuovo appuntamento: Belgioioso, la fotografia, mostra mercato di macchine fotografiche usate e d’epoca, libri di fotografia, fotografie, con i più importanti e quotati mercanti. Un’occasione da non mancare per collezionisti e addetti ai lavori, ma anche per tutti coloro che della fotografia sono semplici appassionati e curiosi.

Affiancheranno, infatti, la mostra mercato due importanti e affascinanti mostre: Atelier di Karl K.Bullà. Cronache inedite della Russia di inizio secolo – l’anteprima italiana di un’incredibile e inedita cronaca fotografica della Russia zarista a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900 - e Ermakov. Armenia 1910 – un reportage nell’Armenia d’inizio ‘900, attraverso gli scatti di uno dei pionieri della fotografia.

Atelier di Karl K. Bulla

Cronache inedite della Russia di inizio secolo
a cura di Atelier Il Passaggio, Ferrara

Un archivio ritrovato, un maestro della fotografia sconosciuto in occidente. Un’incredibile e inedita cronaca fotografica della fine del XIX secolo e dei primi del XX secolo nella Russia zarista e liberale. Gli ambienti, i luoghi, i personaggi della storia, della letteratura e dell’arte Russa mai visti prima d’ora. E ancora gli uomini di stato, i borghesi, i proletari e i rivoluzionari fotografati nella realtà quotidiana. Lo zar e la sua corte.

Karl Karlovic Bulla (1853/1929), insieme ai due suoi figli, ha lasciato un patrimonio fotografico sorprendente per dimensioni e unicità. Fotografava ovunque: nel suo atelier, dove posavano i più famosi personaggi di Russia, scrittori e artisti, studiosi e uomini di stato; ai ricevimenti di gala, cui prendevano parte aristocratici e membri della famiglia reale; per le strade di Pietroburgo.

Arrivato dalla Germania nella sconosciuta Russia aveva cominciato come fattorino di una ditta di articoli per la fotografia. Dopo vent’anni era proprietario di uno studio sulla Prospettiva Nevskij.

Vero, grande fotoreporter Bulla riusciva a trovarsi con il suo obiettivo ai balli dell’alta società così come nelle mense di lavoro, ai mercati e alle competizioni sportive, a fotografare le inondazioni e gli incendi, gli scioperi e i combattimenti sulle strade durante la prima rivoluzione russa, i frequentatori dei circoli aristocratici e i pezzenti dei dormitori della capitale. La fama e il prestigio gli vennero dai ritratti e dai reportage, i cui eroi erano il colore della Russia del tempo, la sua gloria, la sua dignità.

I figli di Karl, Aleksandr e Viktor, furono i degni continuatori delle tradizioni familiari. Viktor Bulla divenne uno dei più quotati ritrattisti di Lenin. Nel 1938 Viktor fu arrestato e l’archivio dell’Atelier, costituito da 130.000 negativi, fu requisito come “prova materiale” e andò distrutto o sepolto in qualche luogo impenetrabile.

Le foto di Karl Bulla sono un atto di giustizia storica su una realtà spesso distorta e falsificata, un documento inedito in Italia e in Europa.

Ermakov. Armenia 1910

reportage attraverso l'Armenia d'inizio '900,
negli scatti di un pioniere della fotografia

D.I. Ermakov, fotografo di Tiflis, fu uno dei primi fotografi che – all’inizio del XX secolo - si dedicò alla documentazione architettonica ed etnografica. Le quaranta foto presentate in mostra e relative ad architetture e paesaggi d’Armenia, provengono da un archivio – purtroppo in gran parte distrutto – costituito da circa 17.000 immagini. Una testimonianza preziosa e incredibile fatta di immagini di uno dei pionieri della fotografia, che ci raccontano di una terra lontana e profondamente mutata e di un’arte – la fotografia – che iniziava allora il suo periodo di gloria.

Proprio in quel periodo, infatti, quando la fotografia fu considerata un dato acquisito dalla civiltà moderna, si registrò un fenomeno interessante: un legame forte tra la fotografia e l’architettura. S’intuirono e si valorizzarono subito le enormi possibilità di documentazione che questo mezzo aveva in qualsiasi campo e quindi anche nell’architettura. Da subito furono tantissimi i collezionisti di stampe e fotografie di questo genere, inizialmente soprattutto ricchi anglosassoni che amavano viaggiare tra l’Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente. Ben presto poi l’usanza a viaggiare e a possedere fotografie – di paesaggi esotici e rari – si diffuse anche tra le classi medie e sempre più ricercati furono libri e stampe che riproducevano vedute di città o di monumenti architettonici. Ogni città che vantava attrattive turistiche aveva il proprio fotografo ufficiale: fu allora che divennero celebri, per fare un esempio, gli Anderson e gli Alinari.

Il fotografo russo Ermakov si inserisce proprio in questa tradizione e realizzò i suoi reportage fotografici nei primi anni del XX secolo, dedicandosi alla documentazione architettonica e etnografica. Le sue immagini di monumenti o “rovine” presentano, quasi sempre, anche una figura umana, come per consentire un raffronto immediato tra le dimensioni umane e quelle dell’edificio. I personaggi ritratti dovevano servire in qualche modo da scala, un’idea questa che la fotografia di allora mutuava dal vedutismo in pittura.

L’inserimento di figure umane acquista però nelle fotografie che Ermakov realizzò in Armenia uno straordinario valore scientifico-etnografico. I cambiamenti violenti della realtà armena, con il genocidio del 1915 e la successiva fondazione dell’Armenia sovietica, e il conseguente processo di industrializzazione, fecero sì che la memoria storica dell’Armenia, dei suoi monumenti, della sua cultura e del suo popolo, andasse in parte dispersa, sfuggendo spesso agli stessi armeni.

Queste incredibili immagini ci raccontano quindi di un popolo che stava per cambiar sembianze, di splendide architetture che, seppur nel generale degrado, rievocano un prestigiosissimo passato. Ermakov infatti si dedicò con pazienza e amore all’architettura sacra e civile armena, consapevole di creare un sicuro punto d’appoggio per la conoscenza e la memoria di questi luoghi.