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Eco sulla Stampa sulla questione di Negazionismo del Genocidio Armeno e Sarkozy - Il gelo tra la Francia e Turchia
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Il gelo tra la Francia e Turchia
Vi proponiamo la rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali sulla crisi diplomatica tra la Francia e Turchia a seguito del primo via libera del Parlamento francese alla legge contro il negazionismo del genocidio armeno.
• http://assoarmeni-romalazio.blogspot.com/
• http://www.repubblica.it/esteri/2011/12/22/news/turchia_ritira_ambasciatore-27055744/index.html?ref=search
• http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=174255&sez=HOME_NELMONDO
• http://www.corriere.it/esteri/11_dicembre_22/Francia_Turchia_armeni_dba81480-2cbe-11e1-a06d-72efe21acfe6.shtml
• http://www.liberoquotidiano.it/news/898270/Francia-s%C3%AC-a-legge-pro-armeni-Turchia-ritira-ambasciatore.html
• http://www.iltempo.it/interni_esteri/2011/12/22/1311230-approvata_legge_genocidio_gelo_francia_turchia.shtml
• http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/22/crisi-diplomatica-turchia-francia/179430/
• http://www.ilriformista.it/stories/TMnews/417424/
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=159894
http://multimedia.lastampa.it/multimedia/nel-mondo/lstp/105302/
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La approvazione in Francia della legge contro la negazione del genocidio ha incassato il pieno sostegno degli armeni.
http://it.euronews.net/2011/12/22/soddisfazione-in-armenia-per-la-legge-anti-negazionismo-votata-in-francia/
Al Museo del Genocidio di Erevan, si custodisce e si tramanda la storia.
“Questo vale per l’intero mondo, per le nuove generazioni che imparano la storia da internet, e internet è piena di disinformazione, che puo forviare la gente. Se il mondo non riconosce e condanna il genocidio armeno, il primo genocidio del XX secolo, allora il rischio è che si ripeta”, spiega un giovane genitore.
Anche il responsabile del Museo, Hayk Demoyan, è daccordo con la norma approvata in Francia.
“Tutti negazionismi, specialmente a livello di uno stato, devono essere puniti”.
Per la Turchia e l’Armenia tuttavia, non è semplice superare le antiche ostilità. E a volte lo sport può dare una mano. Come accaduto due anni fa, quando una partita per la qualificazione ai Mondiali di calcio mise vicini i due presidenti per una giornata ispirata al fair play. Oggi, però, quel match appare lontano…
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Legge anti negazionista in democrazie -
Il riconoscimento del genocidio armeno da parte di numerosi paesi è già un’ esplicita presa di posizione su una realtà storica e antinegazionista. Non c’è bisogno di fare una legge ad hoc che proibisce il negazionismo :
Riconoscimento del Genocidio del popolo Armeno nel mondo:
http://www.zatik.com/genocidio-dichiarazioni.asp
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Armenia ha bisogno più amici che di vendicatori ancien Règime ,
pag. 8 – Lettere ; Sabato 24 Dic 2011 “ Il Riformista .
Caro Direttore ;
La npotizia che in Francia è diventato reato negare l’avvenuto genocidio armeno, rischia di mettere la Francia nella situazione di un paese che ha ripristinato il reato di opinione e in cui la libertà di pensiero è sotto sequestro. Il che non appartiene propriamente al canone occidentale, e segnatamente a quella francese, che in questa operazione può esserevequiparato a quello mediorientale , ossia a quel reato contro las Costituzione, contestato dai turchi allo scrittore Orhan Pamuk, reo di aver e citato il genocidio armeno. Suppongo quindi che studiosi come Bernard Levi – orientalista , ebreo ricreatore, studioso del genocidio armeno da lui deffinito massacro e per questo condannato da un tribunale alla pena simbolica di un franco- possa essere arrestato se mette piedi in Francia.
La mossa francese mentre rende lieto il ministro degli Esteri Armeno, preocupa gli amici di quel paese come lo è , per esempio , l’Associazione Zatik, fondata da me ed altri amici italiani per far conoscere il genocidio negato degli armeni e la straordinaria storia di una piccola regione isolata per geografia,cultura e religione, bisogna , a mio parere, più amici e di buone relazioni che di vendicatori ancien regime, attenti più alle ragioni di casa propria che alle difficoltà in cui versa quella popolazione .
Graziella Falconi
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Nalbandian, il ministro armeno continuò a mantenere i fili e Venerdì, subito dopo quel voto al parlamento vuoto francese
Di Farrokh Bavar – iran
il viaggio si è avverato per dimostrare la continuità e lo sviluppo della politica di collaborazione e di integrazione infrastrutturale tra i due Stati contro le provocazioni, ma forse anche per calmare un principio di godura per quel voto. La partecipazione dell'Armenia insiema alla Russia, Bielorussia, Kazakistan, Qirqizistan, Uzbekistan e Tagikistan per definire una coordinamento dell'uso delle basi militari nei propri territori al servizio della Nato mostra il quadro generale dei preparativi contro i piani d'aggressione imperialista, cosi come la lettera di Putin all'omologo cinese sui preparativi di uno scontro militare anche a costo dell'uso del nucleare, e la risposta del presidente cinese in tal senso dopo la cattura del drone americano da parte dell'Iran. Lo slogan "socialismo o barbarie" trova senso e tutti stanno partecipando in questa resa dei conti finale. Alcuni da miopi e da fanatici vendicatori, in realtà l'espressione dello scontro politico in quelle società di classe, come quello che avviene in nome delle elezioni parlamentari in Iran, ed altri con dei piani predefiniti per il Medio Oriente, l'Africa, America Latina e l'Europa stessa. I propositi per sviluppare i programmi di collaborazione e di integrazione tra le due repubbliche, Islamica dell'Iran e l'Armenia fino a un miliardo di dollari sono ottimi e di buon auspicio, ma bisogna anche vedere come integrare la zona ad economi a libera di Jolfa, iraniana (al confine con Azerbaijan, Nekhichevan e Armenia).
La velocità e la spinta degli avvenimenti vanno oltre quel che possa pensare un Sarkozy, tuttavia è chiaro che i piani imperialisti e di Israele contano sulle fratture, le venature e le vecchie ferite per liberarne energie contenute, provocare nuovi focolai sperando di mantener il putrido potere.
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Parigi: "Armeni, fu un genocidio" Istanbul in piazza
http://www.youtube.com/watch?v=Q8syLiGw9tw
Il nodo armeno tra Ankara e Tel Aviv Dopo lo scontro Francia-Turchia, anche la Knesset lavora a una legge sul genocidio armeno. Europaquotidiano.it 27.12.2011
Dopo la Francia anche Israele affonda il coltello nella piaga armena della Turchia. Ieri una commissione del parlamento israeliano ha discusso la possibilità di istituire una giornata nazionale in ricordo del genocidio armeno, perpetrato dai Giovani turchi nel biennio 1915-1917. La Turchia si è sempre rifiutata di riconoscere che gli uomini che allora guidavano il decadente Impero ottomano deportarono e uccisero più di un milione di persone, continuando a minimizzare sia i numeri del massacro (trecentomila persone) sia il peso della responsabilità (le mattanze, dicono, furono il risultato di uno scontro tra turchi e armeni per il dominio su una parte dei territori dell’Impero durante la prima guerra mondiale).
La scorsa settimana l’assemblea nazionale francese ha istituito il reato di negazione del genocidio armeno sanzionabile con un anno di prigione e 45 mila euro di multa (ora il disegno di legge deve passare al senato). La Turchia, come prima mossa, ha ritirato l’ambasciatore e ha cancellato tutti gli incontri politici, diplomatici, economici e militari con la Francia. I conti aperti con la storia rischiano ora però di allargare ancora di più le distanze tra la Turchia e quello che un tempo fu il suo alleato chiave in Medio Oriente, Israele. I rapporti turco-israeliani sono precipitati rovinosamente negli ultimi anni, a partire dall’operazione lanciata da Israele su Gaza nel 2008 e finendo all’incidente della Mavi Marmara del 2010, con tutte le sue ricadute più recenti.
Nella discussione avvenuta ieri nella commissione educazione e cultura della Knesset, un rappresentante del ministro degli esteri israeliano, ha avvertito i deputati della pericolosità di una decisione del genere: «La nostra relazione con la Turchia è molto fragile e delicata al momento e non possiamo superare il limite. Dobbiamo affrontare il tema in maniera intelligente.
Perché una decisione di questo tipo può avere delle conseguenze strategiche serie». Il realismo politico però non è l’atteggiamento unanime dell’assemblea, anzi. Ariyeh Eldad, membro del cartello dei partiti nazionalisti Unione nazionale, ha espresso tutta la sua insofferenza per i calcoli politici, invitando a prendere una decisione subito: «In passato – ha spiegato – ci veniva detto che non potevamo discutere la questione per via delle nostre buone relazioni con la Turchia. Oggi ci dicono che non ne possiamo parlare per via delle nostre cattive relazioni con la Turchia. Noi non possiamo cancellare un capitolo della storia. Non possiamo ignorare questo tema per tutelare i nostri interessi».
Il governo turco, al momento in cui il giornale va in stampa, non ha ancora commentato la notizia. La sua posizione però è stata esposta nei giorni scorsi in un lungo articolo del ministro degli esteri Ahmet Davutoglu. Nell’intervento Davutoglu sosteneva che i giudizi storici devono essere separati dai giudizi penali e che la libertà di opinione non può essere limitata da una legge dello stato che stabilisce una volta per tutte quale sia la verità. La raffinata argomentazione di Davutoglu, però, si muove su un terreno scivoloso e pieno di ombre. Ne è prova il fatto che la parlamentare dell’Ump francese Valérie Boyer, relatrice della legge sul genocidio votata dall’assemblea, è stata fatta oggetto di minacce di morte e di stupro. Il suo sito internet è stato attaccato da hacker turchi che si richiamano, nella simbologia e nel linguaggio, al cuore nero del nazionalismo turco.
Il vero limite del tentativo francese (e vedremo se anche israeliano) di riconciliare una nazione con la sua storia è infatti proprio quello di rafforzare, nei fatti, quelle componenti politico-culturali che il genocidio l’hanno reso pensabile, attuabile e, oggi, rimovibile.
Nicola Mirenzi
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Francia: legge sul genocidio, Erdogan: "Mossa elettorale di Sarkozy"
Francia, primo sì a legge su genocidio armeno. 22 dicembre 2011
Corriere della Sera
Francia, primo sì a legge su genocidio armeno
Turchia furiosa, ritirato l'ambasciatore
CASI DIPLOMATICI
Tensione tra Parigi e Ankara per il testo che punisce la negazione del genocidio. Erdogan annulla gli incontri
Dal nostro corrispondente STEFANO MONTEFIORI
PARIGI – L’Assembla nazionale francese vota una legge che punisce la negazione del genocidio del 1915 a danno degli armeni e la Turchia reagisce con durezza: il premier Erdogan ha accusato Parigi di «una politica fondata sul razzismo, la discriminazione e la xenofobia», richiamando in patria l’ambasciatore e ammonendo che «simili ferite si rimargineranno molto difficilmente».
ALZATA DI MANO - Nonostante gli avvertimenti e le pressioni turche dei giorni scorsi, la grande maggioranza della cinquantina di deputati presenti in Aula ha approvato per alzata di mano il testo che prevede un anno di carcere e 45 mila euro di ammenda per chi neghi pubblicamente il genocidio commesso dai turchi nel 1915. La Francia riconosce ufficialmente due genocidi: quello a danno degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale e quello degli Armeni, ma finora era punita solo la negazione del primo. Manca ancora l’approvazione del testo da parte del Senato, e non è certo che vi si arrivi prima della fine della legislatura, in primavera, ma la volontà politica della Francia è evidente: hanno votato a favore della legge il partito di maggioranza di centrodestra Ump, il Nuovo Centro, i socialisti e i comunisti.
E CONTRO - Tra le figure di spicco contrario solo il centrista François Bayrou, che ha parlato di un testo «irragionevole e pericoloso». Viene mantenuta così la promessa fatta dal presidente Nicolas Sarkozy il 7 ottobre scorso quando, in visita nella capitale armena Erevan accompagnato dal cantante-istituzione nazionale Charles Aznavour (all’anagrafe Chahnourh Varinag Aznavourian), garantì al presidente Serge Sarkissian di proseguire sulla strada della «legge sulla memoria». Una mossa opportunistica per accaparrarsi la simpatia dei 400 mila francesi di origine armena, dicono gli osservatori che imputano qualsiasi azione del presidente Sarkozy a cinici calcoli pre-elettorali. Ma i francesi di origine turca sono più o meno altrettanti, e non meno influenti.
LE REAZIONI - Il voto dell’Assemblea nazionale sembra invece rispondere a due linee di fondo della politica francese; l’approvazione di leggi che indirizzano e imbrigliano il lavoro degli storici (contro le quali si batte da anni in prima linea Pierre Nora), e un atteggiamento anti-turco chiarito la sera stessa del suo ingresso all’Eliseo da Nicolas Sarkozy, quasi quattro anni fa: la Francia è contraria all’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Le relazioni franco-turche, da sempre non facili, erano migliorate poche settimane fa con la visita ad Ankara del ministro degli Esteri Alain Juppé, al termine della quale Francia e Turchia avevano trovato una posizione comune contro il regime siriano. Dopo quel passo avanti, tre indietro: Erdogan annuncia ora di avere annullato tutti gli incontri politici, economici, militari e culturali con la Francia. La questione non riguarda solo Parigi e Ankara ma tutta l’Europa e l’Occidente: la lite Sarkozy-Erdogan non fa che allontanare ancora di più la Turchia dall’Ue, rafforzando indirettamente il ruolo di Ankara come potenza regionale portata ad agire in modo autonomo, sganciata dall’Occidente, in tutto il Medio Oriente.
Twitter:@Stef_Montefiori
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Rainews24 22.12.2011
In Francia negare il genocidio armeno è reato
Almeno mille persone, per lo più cittadini francesi di origine turca, si sono riunite a Parigi davanti all'Assemblea Nazionale per protestare
Scontato alla vigilia, è arrivato il via libera dell'Assemblea Nazionale francese alla proposta di legge che sanziona il negazionismo del genocidio degli armeni del 1915-1917. Il sì dei deputati di Parigi apre una grave crisi diplomatica con la Turchia, che ha minacciato rappresaglie.
Almeno mille persone, per lo più cittadini francesi di origine turca, si sono riunite a
Parigi davanti all'Assemblea Nazionale per protestare. "La storia non deve essere al servizio della politica", "Non si possono cercare voti a scapito della storia di un Paese", si legge in alcuni cartelli dei manifestanti, che accusano il governo di volere inseguire il voto dei circa 500mila francesi di origine armena.
Cosa prevede la norma
In base alla legge, coloro che negano o minimizzano il genocidio armeno, riconosciuto legalmente dalla Francia, rischiano fino ad un anno e mezzo di reclusione e una sanzione di 45mila euro.
Premier turco Erdogan: la legge è una ferita irreparabile
La legge che sanziona il negazionismo del genocidio degli armeni, approvata oggi dall'Assemblea nazionale francese, rappresenta una "ferita irreparabile": lo ha affermato il premier turco Tayyip Erdogan.
La Turchia annulla tutti gli incontri con Parigi
La Turchia ha deciso di cancellare tutti gli incontri di carattere economico, politico e militare con la Francia in seguito all'approvazione da parte dell'Assemblea nazionale francese di una legge che sanziona il negazionismo del genocidio degli armeni.
L'ambasciatore turco lascia Parigi
L'ambasciatore turco in Francia lascera' domani Parigi per un "periodo indefinito". La
decisione e' stata presa dopo l'approvazione da parte dell'Assemblea Nazionale francese della legge che sanziona la negazione del genocidio degli armeni da parte dei turchi durante la Prima Guerra Mondiale.
Il negazionismo turco
Tutti i governi turchi hanno finora negato l'esistenza di un genocidio, visto quasi come il peccato originale della stessa nascita del moderno Stato turco. Secondo Ankara, le centinaia di migliaia di vittime armene (meno di 300mila per la Turchia, oltre due milioni e mezzo per gli Armeni) furono dovute alla guerra, alla fame e alle malattie. Di più: una legge turca, attenuata solo di recente, prevedeva la prigione per "offesa all'identita' nazionale" per chiunque parlasse in pubblico di genocidio degli armeni.
Non la pensano come i Turchi numerosi Paesi europei
Nel 1982 Cipro ha riconosciuto ufficialmente il genocidio, seguito da Russia, Bulgaria, Grecia, Belgio, Svezia, Italia, Vaticano, Francia, Svizzera, Parlamento europeo e Nazioni Unite.
Problema politico
Negli ultimi tempi si sono registrate alcune aperture, prima di tutte la ripresa di relazioni diplomatiche tra la Turchia e la Repubblica Armena e l'avvio di un dialogo che oggi appare tuttavia arenato. Ad Ankara permangono fortissime resistenze da parte del Partito Repubblicano erede di Kemal Ataturk, fondatore della moderna Turchia. Contrari a ogni 'appeasement' anche i militari e gli islamisti, i primi per motivi nazionalistici, i secondi per motivi religiosi.
Un tuffo nella storia
Verso la fine dell'Ottocento, nell'impero ottomano le minoranze cristiane raggiungevano quasi il 30% della popolazione e tra loro gli armeni erano circa due milioni e mezzo. Si trattava di una minoranza che mai aveva accettato la dominazione turca e musulmana. Erano infatti presenti nell'Anatolia orientale da almeno un millennio e mezzo prima della migrazione dei turchi. Inoltre gli armeni, molto attivi nel commercio, avevano un ruolo preminente, insieme ai greci, nell'economia dell'impero.
Per tutti questi motivi, nella comunità armena esisteva un movimento che aspirava a uno stato indipendente, con il sostegno della Russia zarista, che tentava di controllare il Bosforo e i Dardanelli. Il governo ottomano guardava quindi con sospetto gli armeni e nel 1890, in un momento di grande debolezza dell'impero, progettò di colpire la comunità armena dell'Anatolia usando i curdi, con i quali erano da tempo in contrasto. Quando il governo incoraggiò bande di razziatori curdi ad attaccare i villaggi armeni, la polizia si schierò con gli aggressori.
Tra gli armeni - vessati da una speciale nuova tassazione - si verificarono episodi di ribellione, che l'esercito turco represse in modo brutale. Aggressioni e violenze continuarono fino alla fine del secolo. Nel 1896, in segno di protesta, alcuni attivisti armeni occuparono la banca centrale a Costantinopoli e la polizia intervenne in modo brutale. Gruppi di fanatici musulmani assaltarono inoltre i quartieri armeni, trucidando almeno 50mila persone. E' probabile che in questa fase gli armeni uccisi siano stati almeno 3-400mila.
La Prima Guerra Mondiale, ecatombe di Armeni
Quando i 'Giovani turchi', nuovo partito con una forte connotazione nazionalista, nel 1908 rovesciarono il governo imperiale, la situazione degenero' nuovamente, tanto che nel 1909 si ebbe un massacro di alcune decine di migliaia di armeni in Cilicia. Lo
scoppio della guerra mondiale aggravo' la situazione. Nell'esercito russo erano presenti alcuni reparti formati da armeni, tra i quali alcuni che avevano servito nell'esercito turco e che per Costantinopoli erano traditori.
Appoggio non disinteressato
I paesi dell'Intesa, che non volevano che i 'Giovani turchi' riportassero il paese alla potenza di un tempo, finanziavano gruppi rivoluzionari armeni. La conseguenza di questo stato di cose fu l'inizio di un nuovo e più terribile pogrom. Il 24 aprile 1915 centinaia di professionisti, commercianti, industriali, politici e intellettuali armeni furono arrestati a Costantinopoli e poi deportati e trucidati lungo il cammino. Attivisti dei 'Giovani turchi' presero d'assalto i quartieri armeni non solo a Costantinopoli, ma anche a Smirne e in altre città. Gli uomini venivano uccisi, mentre donne, vecchi e bambini venivano incolonnati in quelle che furono definite le 'marce della morte'.Quasi tutti morirono di fame, di maltrattamenti e di malattie.
Un popolo sterminato
Secondo i calcoli degli storici, tra un milione e un milione e mezzo di armeni persero la vita nel giro di poche settimane. Una stima contestata dalla storiografia turca che parla di non più di 300mila morti.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=159894
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La Stampa.it 22/12/2011
"Contro gli armeni fu un genocidio". Scontro diplomatico Francia-Turchia
Parigi: sanzioni ai negazionisti.
Ankara richiama l'ambasciatore
parigi
È ufficialmente crisi diplomatica tra Francia e Turchia dopo il via libera dell’Assemblea nazionale transalpina alla legge che punisce la negazione dei genocidi, compreso quello degli armeni durante la Grande Guerra. I deputati francesi hanno votato a larghissima maggioranza la proposta di legge presentata dalla parlamentare di centrodestra Valerie Boyet, che stabilisce pene fino a un anno di carcere e 45 mila euro di ammenda per il negazionismo sui genocidi legalmente sanciti come tali dallo Stato francese: il massacro degli ebrei da parte del regime nazista e lo sterminio perpetrato dagli ottomani a danno della popolazione armena tra il 1915 e il 1917, che Parigi ha riconosciuto nel 2001.
Secondo le norme precedenti, solo la negazione della Shoah era reato. Il provvedimento passerà ora, dopo la pausa per le feste di fine anno, all’esame del Senato, dove rischia di rimanere settimane o addirittura mesi. La speranza dei suoi promotori è che l’approvazione definitiva arrivi in ogni caso prima di fine febbraio, quando il Parlamento francese interromperà la propria attività legislativa in vista delle elezioni presidenziali. La reazione turca, però, è stata immediata. Il governo di Ankara, che nei giorni scorsi aveva a più riprese minacciato ritorsioni, ha richiamato d’urgenza in patria il proprio ambasciatore, e il primo ministro Tayyip Erdogan ha annunciato la sospensione di tutte le visite bilaterali e il congelamento della cooperazione politica e militare con Parigi in segno di protesta. «Sfortunatamente questa legge è stata approvata, nonostante tutti i nostri avvertimenti», ha commentato Erdogan davanti alla stampa, «questo aprirà piaghe irreparabili e molto gravi nelle relazioni bilaterali».
Dure parole di condanna sono giunte anche dal vice-premier turco, Bulent Arinc, che da Twitter ha inviato il suo anatema contro il parlamento francese, colpevole di aver «approvato questa legge equivalente a un tradimento della storia e della realtà storica». «Lanceranno una caccia alle streghe contro chi dice che non c’è stato un genocidio?», aggiunge, accusando il governo di Parigi di avere «come obiettivo di ipotecare la libertà di pensiero degli studiosi». Cerca di gettare acqua sul fuoco il ministro degli Esteri francese Alain Juppè, che dalla sua Bordeaux invita gli «amici turchi» a non avere «una reazione eccessiva» al provvedimento. «Sono dispiaciuto per questa prima reazione, e faccio appello al buon senso alla misura», ha aggiunto, precisando poi che per una decisione su eventuali ritorsioni da parte di Parigi bisognerà attendere: «Valuteremo - ha spiegato - e mi auguro che ci fermeremo qui, se possibile». Parole di apprezzamento per il voto del parlamento transalpino sono giunte invece dall’Armenia, che per bocca del ministro degli Esteri Eduard Nalbandian ha espresso la propria «gratitudine alle più alte autorità della Francia, all’Assemblea nazionale e al popolo francese». Una dichiarazione che farà di certo piacere al presidente Nicolas Sarkozy, in crisi di consensi a pochi mesi dalle elezioni, per cui l’appoggio dell’influente comunità armena in Francia è un’arma elettorale irrinunciabile.
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Genocidio armeno, legge in Francia
La Turchia ritira l'ambasciatore. L’Unità 22.12.2011
I deputati francesi hanno approvato la proposta di legge per contrastare la negazione dei genocidi, compreso quello degli Armeni, malgrado le minacce e l'indignazione della Turchia e la presenza di diverse migliaia di manifestanti davanti alla sede dell'assemblea nazionale.
Il testo di legge è stato votato a larga maggioranza per alzata di mano dalla cinquantina di deputati presenti. Una mezza dozzina ha votato contro. La legge prevede un anno di carcere e 45mila euro di ammenda per la negazione pubblica di un genocidio riconosciuto dalle norme francesi.
Parigi riconosce due genocidi, quello degli ebrei e quello degli armeni, ma finora veniva punita solo la negazione del primo. Per essere adottato definitivamente, il testo deve passare al vaglio del Senato, anche se la data non è stata ancora fissata.
Il ministro degli Esteri armeno, Edouard Nalbandian, ha espresso la propria «gratitudine» alla Francia. «Voglio, una volta di più, esprimere la mia gratitudine alle autorità francesi, all'Assemblea nazionale, e al popolo francese», ha detto Nalbandian. Mentre, la Turchia ha richiamato in patria il proprio ambasciatore a Parigi. Lo ha reso noto un funzionario turco.
La Francia aveva riconosciuto nel 2001 l'esistenza di un genocidio degli Armeni tra il 1915 e il 1917 (un milione e mezzo di morti secondo gli Armeni). La Turchia riconosce invece che mezzo milione di Armeni sono morti durante i combattimenti e le deportazioni forzate in Iraq, Libano e Siria, allora province ottomane, ma non per uno sterminio premeditato.
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TMNews
Ok legge sul genocidio armeno in Francia, la Turchia protesta
Il testo che prevede il carcere per i negazionismi è passato all'Assemblea, ora al Senato
Parigi, 22 dic. (TMNews) - I deputati francesi hanno adottato la proposta di legge sulla negazione dei genocidi, tra cui quello degli armeni nel 1915, malgrado le minacce e l'indignazione della Turchia e la presenza di molte migliaia di manifestanti all'esterno dell'Assemblea nazionale.
Il testo, votato per alzata di mano, è stato adottato da una larga maggioranza della cinquantina di parlamentari presenti, mentre una sparuta minoranza ha votato contro.
La proposta di legge prevede un anno di reclusione e 45mila euro di ammenda per ogni negazione pubblica di un genocidio riconosciuto dalla legge. La Francia riconosce due genocidi, quello degli ebrei durante la seconda guerra mondiale e quello degli armeni, ma punisce finora soltanto la negazione del primo.
Per essere adottato definitivamente, il testo deve ora passare all'esame del Senato, in una data ancora non fissata. La Francia aveva riconosciuto nel 2001 l'esistenza di un genocidio di armeni tra il 1915 e il 1917 (un milione e mezzo di morti, secondo gli armeni).
La Turchia riconosce che finora 500mila armeni sono morti nel corso di combattimenti e nella loro deportazione forzosa verso l'Iraq, la Siria e il Libano, all'epoca province ottomane, e non per una volontà di sterminio.
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Francia: legge sul genocidio, Erdogan: "Mossa elettorale di Sarkozy"
http://www.youtube.com/watch?v=Q8syLiGw9tw
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ARMENI: "FERITA IRREPARABILE", ERDOGAN CONGELA RAPPORTI
(AGI) Ankara - Pur lasciando in essere le relazioni diplomatiche Ankara ha congelato i rapporti con Parigi dopo l'approvazione, da parte del Parlamento francese, della legge che punisce chi nega il genocidio armeno. Definendo il testo "una ferita irreparabile", il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato che Ankara cancellera' tutti gli incontri politici ed economici e congelera' la cooperazione militare con la Francia. Le navi da guerra francesi, inoltre, non potranno attraccare in Turchia e agli aerei militari sara' negato il permesso di atterraggio .
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Rinascita.eu
La casta francese approva l’ennesima legge liberticida 22.12.2011
Sebastiano Caputo
È un colpo che il governo francese preparava da tempo. Sarkò ha messo fine alla diatriba, ma ne pagherà le conseguenze. Già nel 2001 con Jacques Chirac alla presidenza, il Parlamento votava una legge che riconosceva il genocidio degli armeni da parte dei turchi. Cinque anni dopo, nel 2006, Parigi aveva cercato inutilmente di approvare, su pressione della comunità armena, un provvedimento che avrebbe punito penalmente i negazionisti. Quest’anno il capitolo è stato finalmente chiuso dall’attuale capo dell’Eliseo, dopo che lo scorso ottobre in visita in Armenia aveva anticipato il disegno di legge votato ieri all’Assemblea Nazionale: “Non spetta alla Francia dare ultimatum ma il tempo non è infinto, e la Turchia deve riconoscere nei prossimi mesi il genocidio degli armeni del 1915”.
Una vasta maggioranza - composta da destristi, deputati di sinistra, comunisti e centristi - ha approvato ieri mattina dopo quattro ore di dibattito una legge che sanziona chiunque neghi l’avvenimento storico relativo al genocidio armeno da parte dei turchi durante la Prima Guerra Mondiale. Questa legge liberticida punisce con la reclusione fino a un anno di carcere e una sanzione di 45mila euro per il reato di negazionismo. Il provvedimento legislativo passerà al vaglio del Senato questa settimana per poi raggiungere la scrivania di Nicolas Sarkozy, che dovrà soltanto firmare.
Nella stessa mattinata migliaia di cittadini francesi di origine turca si sono radunati dinanzi al Parlamento di Parigi per protestare contro la legge. Alcuni manifestanti intervistati hanno sostenuto che il capo dell’Eliseo avrebbe manipolato questa iniziativa a suo favore in vista delle presidenziali, in modo tale da conquistare i voti della comunità armena residente in Francia, composta più o meno da 500mila persone. Sono di seconda e terza generazione rispetto a quella che fuggì in Francia tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, anni in cui la diaspora armena divampò. Quest’avvenimento storico, non è stato mai riconosciuto dal governo turco, il quale ritiene che le vittime furono 300mila (secondo il governo armeno le vittime sarebbero 2,5 milioni) e che, soprattutto, non si trattò di sterminio premeditato ma fu la conseguenza della guerra civile innescata dalla disgregazione dell’Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale.
Tuttavia, aldilà degli studi storiografici, il governo francese ha deciso che il genocidio c’è stato, senza se e senza ma. Di fatto sarà legale fare ricerca storica, anche se non sarà possibile negare lo sterminio (!).
Il ministro degli Esteri armeno, Edward Nalbandian, si è complimentato con l’intellighenzia francese e col liberticida Sarkò, affermando che “La Francia ha dimostrato che i diritti umani sono la cosa più importante”. Il governo turco non sembra invece aver gradito l’esito delle votazioni tanto che l’ambasciatore turco lascerà oggi Parigi per “un periodo di tempo indefinito”. Anche il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoðan ha replicato in un discorso alla televisione al Arabiya che la legge approvata dall’Assemblea Francese apre “fratture irreparabili” con Parigi, affermando che “l’iniziativa del presidente Sarkozy, destinata ad ottenere consensi politici, colpirà le relazioni turco-francesi. Questo atteggiamento crea un disastro diplomatico”.
I provvedimenti del leader turco sono stati immediati, tanto che ha congelato i rapporti con la Francia. Sono stati infatti cancellati tutti gli incontri politici ed economici e congelata la cooperazione militare tra i due Paesi. Mentre le navi da guerra francesi non potranno attraccare in Turchia e agli aerei militari sarà negato il permesso di atterraggio fino a quando il Senato non disapproverà il provvedimento legislativo votato alla Camera.
Nell’ordinamento legislativo francese questa legge rappresenta la continuità con la famosa legge Gayssot - tuttora valida - la quale proibisce la revisione dei “crimini contro l’umanità” definiti dal Tribunale Militare Internazionale di Norimberga nel 1946 e che condannano penalmente chiunque esegua ricerche storiche sulla Seconda Guerra Mondiale relative alla Shoah.
Più si allontano gli anni più i morti ritornano. La memoria ha rimpiazzato la storia. Non c’è più spazio per la storiografia, la ricerca della verità storica, la libertà di avere una propria versione dei fatti. I genocidi stanno diventando sempre più uno strumento politico per i governanti, che oramai puniscono con l’incarcerazione o con l’esclusione sociale chi si oppone o anche solo critica versioni dei fatti storici socialmente e moralmente accettate come assolute. Il genocidio armeno e la diatriba franco-turca resta solo uno dei tanti esempi. Per quanto concerne la Turchia, ha poco da lamentarsi, dato che dalle parti di Ankara non si può nemmeno parlare in pubblico della questione armena, pena tre anni di carcere per propaganda anti-nazionale. Intanto il contrattacco di Erdogan alla provocazione di Sarkozy, sarà imminente, infatti ha dichiarato in conferenza stampa: “sfoglieremo il libro nero francese”. Anche la Francia si è sporcata le mani nel passato, le atrocità commesse in Vandea e negli anni del colonialismo non se le è dimenticate nessuno.
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Adnkronos
Armeni: Juppe', amici turchi non abbiano reazioni eccessive
22 .12.2011
Parigi, 22 dic. (Adnkronos) - "Spero che i nostri amici turchi non abbiano reazioni eccessive". E' quanto ha detto il min istro degli Esteri francese, Alain Juppe', di fronte alla risposta infuriata di Ankara all'approvazione da parte dell'Assemblea Nazionale della legge che sanziona la negazione del genocidio degli armeni da parte dei turchi durante la Prima Guerra Mondiale.
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Euro news 22.12.2011
“Reato negare il genocidio degli armeni”. In Francia l’Assemblea nazionale approva la legge
Le proteste non hanno fermato il voto della Assemblea nazionale francese, che ha approvato una legge con cui si punisce la negazione del genocidio degli Armeni.
Fin dalle prime ore del mattino centinaia di francesi di origine turca hanno manifestato contro la legge. Una norma secondo loro che limita il diritto di espressione.
“Non so perché ce l’abbiano tanto con noi. Questa storia degli armeni è vecchia di cent’anni, che c’entra ora? E’ solo per seminare zizzania”.
La norma approvata crea frizioni nel rapporto bilaterale con la Turchia, che ha già richiamato il proprio ambasciatore, ma rende soddisfatti i membri della comunità armena in Francia, una delle più popolose nel mondo.
“Siamo soddisfatti, grandemente soddisfatti. Le nostre nonne non mentivano, e i nostri nonni nemmeno. Sono stati vittima del genocidio, qualcuno è sopravvissuto, altri sono morti…”
Forti emozioni anche nella regione di Lione, dove vivono centinaia di migliaia di armeni, e dove da tempo un monumento rende omaggio alle vittime del genocidio.
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Soddisfazione in Armenia per la legge anti-negazionismo votata in Francia. Euronews 22.12.2011
Soddisfazione in Armenia per la legge anti-negazionismo votata in Francia. Euronews 22.12.2011
http://it.euronews.net/2011/12/22/soddisfazione-in-armenia-per-la-legge-anti-negazionismo-votata-in-francia/
La approvazione in Francia della legge contro la negazione del genocidio ha incassato il pieno sostegno degli armeni.
Al Museo del Genocidio di Erevan, si custodisce e si tramanda la storia.
“Questo vale per l’intero mondo, per le nuove generazioni che imparano la storia da internet, e internet è piena di disinformazione, che puo forviare la gente. Se il mondo non riconosce e condanna il genocidio armeno, il primo genocidio del XX secolo, allora il rischio è che si ripeta”, spiega un giovane genitore.
Anche il responsabile del Museo, Hayk Demoyan, è daccordo con la norma approvata in Francia.
“Tutti negazionismi, specialmente a livello di uno stato, devono essere puniti”.
Per la Turchia e l’Armenia tuttavia, non è semplice superare le antiche ostilità. E a volte lo sport può dare una mano. Come accaduto due anni fa, quando una partita per la qualificazione ai Mondiali di calcio mise vicini i due presidenti per una giornata ispirata al fair play. Oggi, però, quel match appare lontano…
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Genocidio armeno: per la Turchia questione d’onore
http://it.euronews.net/2011/12/22/genocidio-armeno-per-la-turchia-questione-d-onore/
Il genocidio degli armeni è riconosciuto solo da una ventina di paesi, e da alcune istituzioni internazionali come il parlamento europeo. Altri paesi, fra cui Germania e Regno Unito, preferiscono parlare di “massacro”.
Lo scorso ottobre Sarkozy, in visita in Armenia, preparava il terreno: “Se un grande paese come la Turchia dovesse riconoscere le pagine buie della sua storia, e quindi l’esistenza del genocidio degli armeni, la Francia come l’Armenia lo considererebbe un formidabile passo avanti”.
La reazione di Ankara non si fece attendere. Uno schiaffo, più che una dichiarazione, quella di Erdogan: “Adesso il presidente francese visita l’Armenia da dove fa raccomandazioni tendenziose alla Turchia usando quest’argomento come strumento elettorale. Risolvete i vostri problemi, prima di fare la morale agli altri”.
Un’allusione alle colpe della Francia che, come ricordano spesso in Turchia, si sarebbe macchiata a sua volta di genocidio o crimini contro l’umanità in Algeria.
La disputa affonda le sue radici all’epoca della disgregazione dell’Impero ottomano. Fra il 1878 e il 1918 l’Impero ha perso l’85 per cento delle sue terre. La prima guerra mondiale appare come un’opportunità di riscatto.
E allora, sotto la pressione dei “Giovani turchi”, nazionalisti rivoluzionari del partito Unione e progresso, nel novembre 1914 il sultano entra in guerra a fianco della Germania, contro gli Alleati e la Russia. Gli armeni si trovano corteggiati da turchi e russi, e alla fine si schierano con lo zar.
È a questo punto che le versioni divergono. La Turchia afferma che bisognava difendere l’impero dal nemico. Interi villaggi di armeni vengono deportati verso l’interno dell’Anatolia, in carri bestiame o a piedi, la maggior parte muore di fatica. Le cifre variano a seconda delle fonti: per i turchi le vittime sono 500 mila, per gli armeni fino a un milione e mezzo. La storia ufficiale turca espunge di fatto questo periodo dai libri di storia, e la parola “genocidio” dal suo vocabolario. Impossibile ammettere che alle origini della gloriosa Repubblica di Atatürk ci sia un crimine contro l’umanità.
La legge votata in Francia nel 2001 era costituita da un solo articolo che dichiarava: “La Francia riconosce il genocidio armeno del 1915”. Oggi, il passo successivo: la penalizzazione del negazionismo. Un progetto di legge simile, dopo un primo tentativo nel 2006, era stato respinto l’anno scorso proprio dal partito di Sarkozy. Perché il voltafaccia? Per Erdogan non c‘è dubbio: Sarkozy sente sul collo il fiato della potente lobby armena in vista delle presidenziali dell’anno prossimo.
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La Francia riconosce il genocigio degli armeni. Ankara chiude con Parigi. Radio Vaticana 22.12.2011
E' gelo tra Parigi e Ankara dopo il primo via libera del Parlamento francese alla legge che punisce chi nega il genocidio armeno. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha avvertito che il testo "aprira' ferite gravi e irreparabili" nei rapporti, annunciando una serie di misure di rappresaglia e richiamando in patria l’ambasciatore a Parigi. Massimiliano Menichetti:
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Francia, legge sul genocidio degli armeni: hacker turchi attaccano il sito. (Rassegna Stampa 26.12.2011)
Ansa 25.12.2011
Piratato sito deputata francese
(ANSA) - PARIGI - Il sito della deputata del partito presidenziale di centro-destra francese promotrice della legge di condanna del genocidio armeno e' stato attaccato oggi da pirati telematici filo-turchi che hanno denunciato anonimamente l'aspetto elettoralistico della proposta di legge. Cliccando sul sito della deputata Valerie Boyet si veniva automaticamente dirottati su una pagina nera con la bandiera turca e un messaggio in due lingue, turco e inglese, contro il governo francese e gli armeni in Francia
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Ansa 26.12.2011
Francia: minacce promotrice legge armeni
(ANSA) - PARIGI - La deputata francese di centrodestra Valerie Boyer, promotrice della legge contro la negazione dei genocidi, incluso quello armeno, ha sporto denuncia contro ignoti dopo la comparsa di una lunga serie di insulti e minacce nei suoi confronti sul web, in particolare attraverso i social network. "Da quando abbiamo votato sono stata vittima sulle mie pagine nei social network di insulti e ingiurie - minacce di stupro, di morte - e il giorno di Natale il mio sito é stato piratato piu' volte".
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Atlasweb 26.12.2011
Francia-Turchia: armeni, proseguono polemiche per legge genocidio
di Laura Camone.
Bandiera turca su sfondo nero e due frasi al vetriolo: turca su sfondo nero e due frasi al vetriolo: “Voi francesi, siete talmente penosi e patetici che siete pronti a disconoscere verità per guadagnare consensi elettorali. Voi, diaspora armena, siete così vigliacchi che non osate aprire gli archivi armeni e affrontare la verità”. E’ questo il messaggio che i sostenitori della deputata Valerie Boyer, promotrice de controverso disegno di legge che penalizza il reato di negazione del genocidio, hanno trovano nelle prime ore della giornata visitando il suo sito Internet.
L’atto di pirateria informatica ai danni dell’esponente del Movimento per un’unione popolare (Ump) del presidente Nicolas Sarkozy, è soltanto una delle reazioni suscitate in Turchia dalla Francia, che, con l’approvazione di una legge che penalizza il reato di negazionismo del genocidio (di tutti quelli riconosciuti dalla Francia), ha riaperto il dibattito sul genocidio armeno del 1915, attribuito all’allora partito al potere ottomano.
Il testo di legge ha mandato su tutte le furie Ankara, che ha decretato il gelo della cooperazione militare con Parigi, ha richiamato il suo ambasciatore e ha accusato la Francia di “genocidio” in Algeria, sua ex colonia, in cui “si stima che il 15% della popolazione sia stata massacrata dai francesi a partire dal1945”ha detto il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan.
La Francia è in piena campagna elettorale in vista delle presidenziali e delle legislative di aprile. La comunità armena in Francia conta almeno 500.000 persone, molte delle quali a Marsiglia, città di cui la Boyer è anche vice sindaco. La comunità turca accusa l’Ump di strumentalizzare la questione per fini politici elettorali. Se la legge non è stata ancora approvata dal Senato di Parigi, e forse non riuscirà ad esserlo prima della fine della legislatura, ha già sancito il “divorzio” tra le due nazioni.
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Blitz quotidiano 26.12.2011
Francia, legge sul genocidio degli armeni: hacker turchi attaccano il sito
PARIGI – Il sito della deputata del partito presidenziale di centro-destra francese promotrice della legge di condanna del genocidio armeno e' stato attaccato oggi da pirati telematici filo-turchi che hanno denunciato anonimamente l'aspetto elettoralistico della proposta di legge.
Cliccando sul sito della deputata Valerie Boyet si veniva automaticamente dirottati su una pagina nera con la bandiera turca e un messaggio in due lingue, turco e inglese, contro il governo francese e la comunita' armena in Francia.
''Voi, i francesi, siete talmente patetici da disprezzare la verita' per ottenere dei voti'', e' il testo del messaggio che fa riferimento alle elezioni presidenziali francesi del prossimo anno. ''Voi, la diaspora armena, siete invece cosi' vigliacchi da non avere il coraggio di aprire i vostri archivi per affrontare la verita'''.
La deputata ha anche denunciato di aver ricevuto ''minacce di morte e di stupro, accompagnate da insulti''.
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La Repubblica 26.12.2011
Francia, minacce e attacchi informatici contro la deputata paladina degli armeni
Valérie Boyer, principale promotrice della legge che rende reato la negazione del genocidio compiuto dalla Turchia, ha ricevuto intimidazioni sul suo sito e via e-mail. "Mi vogliono intimidire". La legge ha spaccato l'assemblea nazionale e causato uno scontro diplomatico con Ankara
dal nostro inviato ANAIS GINORI
PARIGI - Eroina per gli uni, nemica per gli altri. C'è una donna in mezzo alla disputa di questi giorni tra Parigi e Ankara. Valérie Boyer, 49 anni, deputata dell'Ump, il partito di Sarkozy, si è svegliata nel giorno di Natale con il suo sito personale oscurato. Collegandosi alla sua pagina personale, compariva prima lo schermo nero. Poi, una nuova pagina con la bandiera turca e una serie di insulti alla parlamentare. Anche se i messaggi, in turco e in inglese, non erano firmati, Boyer ha subito accusato i nazionalisti turchi di volerla intimidire.
È infatti lei la relatrice della legge che rende reato la negazione del genocidio armeno 1, approvata dall'Assemblea nazionale giovedì scorso, e che ha scatenato un'immediata reazione da parte della Turchia: interrotti tutti i rapporti militari e diplomatici, l'ambasciatore turco a Parigi è stato richiamato.
Il premier Recep Tayyip Erdogan ha parlato di “una ferita grave e irreparabile”, per poi contrattaccare. Anche la Francia, secondo il leader turco, ha condotto un genocidio in Algeria.
Nelle ultime settimane, Boyer è stato il volto più famoso di questo provvedimento. Capelli lunghi, tre figli, piglio decisionista, questa deputata è stata in prima fila nel difendere una misura appoggiata dall'Eliseo ma che, formalmente, è di iniziativa del parlamento.
Votata da destra e sinistra, la legge ha creato divisioni nella maggioranza. Il ministro degli Esteri, Alain Juppé, si è dissociato, così come il presidente dell'Assemblea nazionale, Bernard Accoyer. Andare a rievocare una lontana pagina oscura del Novecento, come quel massacro compiuto dai turchi tra il 1915 e il 1917, è sembrato più di un pretesto, un semplice calcolo politico.
La comunità armena conta in Francia oltre 600mila residenti, il triplo di quella di origine turca, e ha illustri portavoce come il cantante Charles Aznavour, che ha personalmente chiesto ai deputati di approvare la legge. Per Sarkozy è stato anche un modo di ribadire la sua opposizione all'ingresso della Turchia in Europa.
“Sono scandalizzata”, ha risposto Valérie Boyer, commentando i messaggi ricevuti. Non ha caso Boyer proviene da Marsiglia dove vive una numerosa comunità armena. Da ieri il suo sito è bloccato. Sulla sua casella di posta sono arrivati anche messaggi minatori. La parlamentare ha sporto denuncia contro ignoti. “È paradossale essere minacciate per aver difeso un testo che promuove i diritti e la dignità umana”. La legge sul genocidio compiuto dai turchi deve ancora essere approvato in via definitiva dal Senato. Non è però sicuro che l'iter sarà concluso entro febbraio, quando verrà conclusa la legislatura in vista delle elezioni.
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Il Futurista 27.12.2011
Francia, minacce alla deputata pro-armeni
Di Francesco De Palo
La sua colpa è quella di aver promosso per vie legislative il riconoscimento di un massacro. Perpetrato contro il popolo armeno, per questo è stata inondata di minacce nella sua posta elettronica e sul suo sito internet, da chi quella storia non solo non la conosce ma forse vorrebbe anche colposamente cancellare. Valérie Boyer, deputata dell’Ump, principale promotrice della legge che rende reato la negazione del genocidio compiuto dalla Turchia, al centro di una controversia allucinante: alla sua pagina personale, compariva prima lo schermo nero e dopo una nuova pagina con la bandiera turca e una serie di insulti non firmati.
Mentre il premier Recep Tayyip Erdogan da un lato ha parlato di “una ferita grave e irreparabile”, dall’altro contrattacca tirando fuori un presunto genocidio francese condotto in Algeria. Al di là delle schermaglie personali o delle contrapposizioni meramente politiche, in questa storia di negazioni spicca la cecità di voler nascondere forzatamente la storia. È pur vero che la comunità armena conta in Francia oltre 600mila residenti, tre volte quella di origine turca, ed è sostenuta da un portavoce di grido come il cantante Charles Aznavour. Ma si tratta di elementi secondari, che non possono far pendere la ragione da una parte piuttosto che da un’altra, semplicemente perché la storia non ha colori né bandiere: solo cause ed effetti che la determinano. Senza fronzoli, senza calcoli, senza tentativi di riequilibrare quel disequilibrio con altro. La Turchia non accetta il proprio passato, e questo è un fatto: se Sarkozy abbia avallato questa legge per convenienza politica francamente conta poco, agli storici e al popolo armeno importa solo di chiarire una volta per tutte responsabilità e ammissioni.Puglia schierata dalla parte degli Armeni. La gazzetta del mezzogiorno 28.12.2011
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Vito Antonio Leuzzi
Si assiste da alcuni giorni ad un duro scontro politico-diplomatico tra Francia e Turchia in conseguenza dell’approvazione di una legge da parte del parlamento francese che considera reato chi nega il genocidio commesso dai turchi nei confronti del popolo armeno, durante il primo conflitto mondiale.
Nella fase di disfacimento dell’impero turco, che un secolo fa perdette tutti i territori europei, sulla spinta del panturchismo (ideologia nazionalista dei «Giovani turchi») si avviò un nuovo assetto geopolitico nella parte asiatica del Paese. Gli armeni, «l’ultima grande minoranza non musulmana a carattere nazionale», costituivano il maggiore ostacolo a questo disegno anche per il legame economico e religioso con l’ Occidente. I «Giovani turchi» decisero nel corso della guerra una violenta repressione e deportazione di massa.
Su una popolazione di circa un milione e mezzo di persone solo trecentomila riuscirono a rifugiarsi in Russia, tutte le altre, non sopravvissero alle spaventose condizioni fisiche delle lunghe marce forzate verso Aleppo (Siria). Lo storico Bernard Bruneteau, docente all’università di Grenoble, studioso del totalitarismo e autore dell’interessante volume Il secolo dei genocidi (edito dal Mulino, 2005), afferma che «la strategia adottata dai turchi consiste innanzi tutto nel lasciare marcire per svariate settimane le popolazioni deportate nei campi di transito alla periferia di Aleppo, per poi spostarle da un campo di concentramento all’altro lungo l’Eufrate, e così sino alla fine di un processo di selezione naturale. I deportati ammassati all’aperto e senza viveri né cure vengono decimati».
L’interesse odierno da parte dei politici francesi per una vicenda storica così drammatica solleva diversi interrogativi anche per l’esistenza di una legge del 2001 che stabiliva già pene per chi contestava l’esistenza del genocidio del 1915, al pari di quello degli ebrei del secondo conflitto mondiale. Si fa strada, dunque, il sospetto che dietro tale decisione possano celarsi anche interessi politici legati alle prossime scadenze elettorali d’Oltralpe. L’irruzione della politica in vicende di grande rilevanza per comprendere il Novecento, caratterizzato dal susseguirsi di episodi di persecuzioni di massa, non agevola la comprensione storica. Lo scenario non è nuovo. Alcuni anni fa, in occasione dell’approvazione della prima legge di condanna del genocidio, Pierre Nora, autorevole studioso e accademico di Francia, protestò contro i «tentativi di imbrigliare il lavoro dello storico».
Non è superfluo ricordare che ragioni politiche diverse da quelle odierne spinsero i diplomatici francesi sostenuti anche da quelli italiani, a rendere inoperante l’applicazione di alcuni articoli del trattato di Sèvres (nel 1920 la comunità internazionale chiedeva di processare i responsabili dei massacri) per evitare di toccare la suscettibilità dei «Giovani turchi». S’incontrarono allora diversi ostacoli per fornire le prove legali documentarie relative alle stragi. In quest’ambito, poi, la vittoria dei seguaci di Mustafa Kemal (fondatore della Repubblica dell’indipendenza e dell’unità turca) nel 1921 determinò l’invalidamento di tutti gli atti decisi subito dopo la fine della guerra dal Sultano; infatti «tutte le corti marziali furono abolite, i giudici arrestati e tutti i documenti processuali furono sottratti e fatti sparire: la rivincita del nazionalismo turco portò all’amnistia generale del 1923». Sul genocidio calò una spessa coltre di silenzio per circa mezzo secolo determinandone l’oblio.
I massacri in Anatolia balzarono di nuovo all’attenzione internazionale nel 1965 in occasione del 50° anniversario, andando incontro, però, ad un ostinato rifiuto da parte del governo turco, che alimentò, tra l’altro, una storiografia minimizzatrice, «sul presunto genocidio», avvalendosi anche di studiosi stranieri.
La commissione per i diritti umani dell’Onu, investita della questione alcuni anni dopo, in un rapporto finale del 1973 giunse alla conclusione che gli avvenimenti del 1915 costituirono «il primo genocidio del secolo». Da allora si susseguirono prese di posizioni ufficiali da parte dell’Onu e del parlamento europeo che nel 1987 riconobbe «il crimine di genocidio» e stabilì che il suo mancato riconoscimento costituiva «un ostacolo insormontabile» per l’ingresso della Turchia nella Comunità europea.
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Il Resto del Carlino 27.12.2011
Armenia, genocidio con morale a due facce
Vedo che divampa la guerra non solo verbale tra Francia e Turchia sul genocidio degli armeni ai tempi dell’Impero ottomano, e penso sia generalmente condiviso che fu un capitolo vergognoso della storia turca. Quel che non capisco, però, è perché la Francia abbia lasciato passare tanto tempo per sancire come reato la sua negazione.
antonio, ilcarlino.it
Risponde Giovanni Morandi
Quello che lei solleva è uno dei punti della questione. A parte il fatto che imporre una lettura storica per decreto è sempre un errore, se non ci siano particolari condizioni politiche che suggeriscano pene di qualche tipo. Non è questo il caso, mi pare, sebbene la Turchia testardamente e anche in modo comprensibile tenda a minimizzare quello che lei chiama giustamente capitolo vergognoso, a cominciare dal termine genocidio, perché non di azione militare si trattò ma di massacri etnici. Il fatto è che non sono moralmente accettabili le stragi degli armeni così come non è condivisibile ripescare e usare strumentalmente quel capitolo a scopi elettorali, come sta facendo Sarkozy, che vuole aggiudicarsi alle prossime elezioni il voto di mezzo milione di armeni in Francia.
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Che cosa vogliono gli armeni
Fonte: Repubblica | 24 dicembre
NOI ARMENI, FERITI DAL GENOCIDIO ORA IL DIRITTO ALLA MEMORIA
ANTONIA ARSLAN
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Oltre un milione di morti, fu il primo sterminio di massa del ventesimo secolo. Quanto tempo deve ancora passare perché Ankara riconosca la verità storica?
Antonia Arslan
Dallo schermo del computer mi guarda il leone d´Armenia, disteso sulla tomba dei principi Orbelian, lassù nell'alta valle di Noravank, in un appartato angolo del Caucaso. È un leone dormiente, visto di fianco, con una zampa ripiegata sul petto: immagine inconsueta e affascinante, che ben rappresenta il popolo armeno e la sua indole aristocratica e montanara, radicata da millenni intorno al Monte Ararat e ai tre grandi laghi di Sevan, Van e Urmià.
Là un ruscello incontaminato scorre in mezzo a ripari rupestri abitati millenni fa, a grotte dove ancora i pastori offrono il pane al viandante: là tre "chiese di cristallo", come le definì Cesare Brandi, ancora sorgono su un isolato pianoro. Nell´epoca d´oro del regno d´Armenia, accanto ai monasteri fiorivano centri di grande cultura, scriptoria affollati di copisti, di pittori di miniature, di industriosi mercanti intenti a cospicui scambi commerciali: erano importanti punti di transito sulla via della seta, luoghi di contatto e di incontro fra Oriente e Occidente.
Il popolo armeno è infatti un popolo-ponte, una tribù indoeuropea che da sempre sta in mezzo fra l´Asia e l´Europa, ed è stata spesso vittima degli scontri feroci fra i grandi imperi, dai Sassanidi ai Bizantini ai Turchi Selgiuchidi, pur conservando per millenni la sua identità culturale e religiosa. Ma la ferita che gli viene inferta nel 1915-1922 è totale: la perdita della terra avita e di ogni possesso, case, chiese, scuole, fabbriche, e soprattutto la terra. Gli armeni perdono tutto, e da minoranza rispettata e ben radicata, dopo una pulizia etnica che ne elimina più della metà (circa 1.200.000), diventano una "turba dispersa che nome non ha", come scrive il poeta. Un popolo in diaspora, come gli ebrei; ma mentre agli ebrei la Germania ha chiesto scusa, sugli armeni è scesa, dal 1924, data del trattato di Losanna, fino agli anni Ottanta, una pesante, totale coltre di silenzio. E mentre la ferita degli armeni, privati anche della memoria del lutto, rimane aperta e dolente, ad Istanbul si ergono i mausolei dedicati a Talaat e ad Enver, i due principali responsabili del genocidio: come se a Berlino i tedeschi avessero eretto monumenti a Hitler e a Himmler!
Si discute in questi giorni sulla decisione dell´Assemblea Nazionale di Francia di approvare una legge che colpisce il negazionismo contro il genocidio degli Armeni, il Metz Yeghèrn, in analogia alla Legge Gayssot del 1990 contro chi nega la Shoah ebraica. Il governo turco reagisce come al solito, con furibonda determinazione, incurante del parere della grandissima maggioranza degli storici, basata sulla massa enorme di studi e di documenti usciti su questo argomento negli ultimi vent´anni: grida minacce, ritira l´ambasciatore, promette sfracelli.
E io mi domando, sommessamente: quanto tempo ancora dovrà passare perché l´establishment politico e militare di questo grande paese, che è la Turchia contemporanea, accetti di riconoscere che nel lontano 1915, quasi un secolo fa, nelle pianure d´Anatolia fu perpetrato il primo genocidio del Ventesimo secolo, dal governo dei "Giovani Turchi", che nulla ha a che vedere con l´attuale Repubblica di Turchia? Non c´è infatti continuità fra l´Impero Ottomano e la repubblica attuale, ma una frattura storica netta e amplissima.
Ma perché tanta enfasi sulla parola "genocidio"? Perché le grandi comunità armene della diaspora, negli Stati Uniti, in Francia e in Russia, come d´altronde tutte le altre sparse per il vasto mondo, insistono su questo punto con tanta drammatica intensità? Perché non si accontentano dei sinonimi, come strage o massacro?
Perché fu genocidio, se questa parola ha un senso. Quando l´avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin, rifugiatosi negli Stati Uniti, la inventò nel 1944, aveva dietro di sé una storia ventennale di riflessione sulla tragedia armena e sul modo in cui fu attuata.
Un´eliminazione programmata a freddo, eseguita su tutta una minoranza - afferma Lemkin - per ragioni etniche, religiose o politiche, con tutta la forza di uno Stato sovrano e usando tutti i mezzi più moderni adatti allo scopo, senza escludere vecchi, donne o bambini: un´azione moderna e ben organizzata. È questo il punto su cui gli armeni insistono: non tanto su una legge, come quella francese, che purtroppo può diventare facilmente censura o limitazione della libertà di parola, ma sul diritto di un popolo massacrato, scacciato dal suo focolare avito e dimenticato per decenni, di vedere la propria memoria accolta e il proprio dolore rispettato.
Pubblicato da Associazione della Comunità Armena di Roma e Lazio a 10:15 2 commenti
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Genocidio armeno: per la Turchia questione d’onore
http://it.euronews.net/2011/12/22/genocidio-armeno-per-la-turchia-questione-d-onore/
Il genocidio degli armeni è riconosciuto solo da una ventina di paesi, e da alcune istituzioni internazionali come il parlamento europeo. Altri paesi, fra cui Germania e Regno Unito, preferiscono parlare di “massacro”.
Lo scorso ottobre Sarkozy, in visita in Armenia, preparava il terreno: “Se un grande paese come la Turchia dovesse riconoscere le pagine buie della sua storia, e quindi l’esistenza del genocidio degli armeni, la Francia come l’Armenia lo considererebbe un formidabile passo avanti”.
La reazione di Ankara non si fece attendere. Uno schiaffo, più che una dichiarazione, quella di Erdogan: “Adesso il presidente francese visita l’Armenia da dove fa raccomandazioni tendenziose alla Turchia usando quest’argomento come strumento elettorale. Risolvete i vostri problemi, prima di fare la morale agli altri”.
Un’allusione alle colpe della Francia che, come ricordano spesso in Turchia, si sarebbe macchiata a sua volta di genocidio o crimini contro l’umanità in Algeria.
La disputa affonda le sue radici all’epoca della disgregazione dell’Impero ottomano. Fra il 1878 e il 1918 l’Impero ha perso l’85 per cento delle sue terre. La prima guerra mondiale appare come un’opportunità di riscatto.
E allora, sotto la pressione dei “Giovani turchi”, nazionalisti rivoluzionari del partito Unione e progresso, nel novembre 1914 il sultano entra in guerra a fianco della Germania, contro gli Alleati e la Russia. Gli armeni si trovano corteggiati da turchi e russi, e alla fine si schierano con lo zar.
È a questo punto che le versioni divergono. La Turchia afferma che bisognava difendere l’impero dal nemico. Interi villaggi di armeni vengono deportati verso l’interno dell’Anatolia, in carri bestiame o a piedi, la maggior parte muore di fatica. Le cifre variano a seconda delle fonti: per i turchi le vittime sono 500 mila, per gli armeni fino a un milione e mezzo. La storia ufficiale turca espunge di fatto questo periodo dai libri di storia, e la parola “genocidio” dal suo vocabolario. Impossibile ammettere che alle origini della gloriosa Repubblica di Atatürk ci sia un crimine contro l’umanità.
La legge votata in Francia nel 2001 era costituita da un solo articolo che dichiarava: “La Francia riconosce il genocidio armeno del 1915”. Oggi, il passo successivo: la penalizzazione del negazionismo. Un progetto di legge simile, dopo un primo tentativo nel 2006, era stato respinto l’anno scorso proprio dal partito di Sarkozy. Perché il voltafaccia? Per Erdogan non c‘è dubbio: Sarkozy sente sul collo il fiato della potente lobby armena in vista delle presidenziali dell’anno prossimo.
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DECALOGO DEL NEGAZIONISMO
(Nota della Redazione) Il Ministero degli Esteri di Turchia ha emanato delle direttive per i propri rappresentanti all’estero affinché possano efficacemente combattere contro le lobby armene. Queste direttive sono state pubblicate dal quotidiano Hürriyet (libertà) che, dopo aver constato che esse avevano suscitato un’ampia eco all’estero, le ha prontamente tolte dal proprio sito internet.
Si tratta di dieci punti che costituiscono un vero e proprio decalogo per i diplomatici turchi.
Qui di seguito ne presentiamo un sunto.
1- Stabilite rapporti con i rappresentanti armeni della diaspora invitandoli nelle sedi diplomatiche turche e facendoli partecipare alle manifestazioni da voi organizzate.
2- Partecipate alle manifestazioni ed alle riunioni delle organizzazioni armene importanti spiegando loro la posizione della Turchia.
3- La diaspora armena si può suddividere in tre gruppi: coloro che hanno un interesse nella questione del Genocidio; quelli che sono emigrati dalla Turchia e vi hanno ancora dei legami ed infine i moderati nei confronti della questione del Genocidio. Stabilite dei rapporti con quest’ultimo gruppo; ma non trascurate chi è contro la Turchia ed invitate anche essi alle manifestazioni delle ambasciate e dei consolati di Turchia.
4- Non trascurate i diplomatici armeni dei paesi in cui vi trovate. Accettate i loro inviti e partecipate alle riunioni da essi organizzate.
5- Stabilite legami con le università e con i rappresentanti delle organizzazioni sociali dei paesi ove vi trovate. Prendete la parola nel corso delle loro manifestazioni ed in ogni occasione spiegate la posizione della Turchia riguardo al Genocidio.
6- Stabilite legami con gli intellettuali dei paesi ove vi trovate e spiegate loro la posizione turca.
7- Stabilite legami con i diplomatici dei paesi che hanno stretti rapporti con la Turchia: paesi balcanici, del Medio Oriente ed in genere paesi vicini. Nel corso di riunioni con essi ponete all’ordine del giorno il tema del Genocidio. Create le condizioni affinché i diplomatici di questi paesi, specialmente quelli che hanno legami stretti con la Turchia, vengano a conoscenza della nostra posizione.
8- Spiegando la posizione turca ponete l’accento sulla “commissione mista di storici” stabilita dal protocollo d’intesa proposto dalla Turchia e firmato assieme all’Armenia. Il principale concetto da trasmettere ai vostri interlocutori dovrà essere: “lasciare la storia agli storici”.
9- Fate concentrare l’attenzione dei vostri interlocutori sul processo di normalizzazione dei rapporti turco-armeni. Sottolineate il fatto che il miglioramento dei rapporti fra Turchia ed Armenia contribuirà al benessere di entrambi i popoli.
10- Fate rilevare che lo sviluppo dei rapporti fra Armenia e Turchia contribuirà alla stabilità del Caucaso. A questo proposito fate notare che per assicurare la stabilità di tutta la regione è necessario non solo il ravvicinamento Yerevan-Ankara, ma anche la soluzione della questione del Karabagh.
A proposito di quest’ultimo punto è superfluo far notare che “la soluzione della questione del Karabagh” come la intende la Turchia equivale a cedere incondizionatamente questa regione all’Azerbaigian. Per porre così le premesse per una futura spartizione dell’Armenia fra Turchia ed Azerbaigian.
Vahè Vartanian
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