Zatik consiglia:
Iniziativa Culturale:

 

 

25. nov. 2007 . svotamenteo della armenia e dove finisce il genocidio . QUADIS
ATTENZIONE : SONO STATI AGGIUNTI LA NOTA DEL PRESIDENTE GRAZIELLA FALCONI PER ALCUNI PRECISAZIONI s LA MIA NOTA DI ACCETTAZIONE
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راجعه به تخلیه جوانان ارانه از ارمستان و حل شدن در ممالک دیگر . مطلب با نداشتن وقت کافی در جلسه معرفی کتاب خانم آنتونیا آرسلان و جدا ار جلسه این موضوع بنیانی کوچ ارانه را سعی کردم مطرح کنم
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Grazie alla bellissima serata organizzata da Asso Armeni e la Bibloteca EUROPA , per la presentazione del Libro scritta dala Preo,ssa Antonia Arslan del 16 Novembre Scorso anno , da tempo stavo rifettendo sulla questione del Genocidio di 100 anni fa e la conseguenza che inflige la zona del M.O . e Armeni , unici cristiani nel cono dei paesi circondati dai popoli prevalentemente Mussulmani . Scitti e Sunniti in conflitto permanente, aggiungendo la emoragia dei giovani armeni al di fuori dalla propria partia. >>>>>>>>>>>>>>>>>>QUADIS?????
---------- TURCHI E ARMEN E KURDI ,
IL CORAGGIO DI CHIEDERE SCUSA 20/

.... ------------------------- Scrivo a causa della mancanza di tempo durante l’incontro, putroppo a tempo contingentato, avvenuto il 16 novembre 2017 alle ore 17 alla Biblioteca Europea di Roma. Fu un’occasione per incontrarci in un ambiente super-qualificato e attento, grazie alla notorietà delle persone che ricoprivano la presidenza e dell’autrice del libro, Antonia Arslan, del professor Giovanni Ricciardi e della nostra Consigliera dell’Associazione Asso Armeni di Roma, dott.ssa Zara Poghossian.
Premesso che:
da sempre ho cercato di approfondire cause ed effetti che escono dai confini del centenario del genocidio, al di là del baricentro nazionale e delle testimonianze di nonni e bisnonni sopravvissuti. Di loro è necessario parlare entro una visione allargata, fuori del cerchio dei soli armeni e della Turchia, uno steccato oramai veramente troppo stretto.
Il Papa ha chiuso egregiamente il centenario ed ora tocca a noi aprire la seconda pagina contro lo “svuotamento” del popolo armeno, di un popolo dimezzato in patria non tanto a causa di una fuga in cerca di una vita diversa, da intraprendere con mezzi e modalità differenti, ma per dar spazio alla realizzazione e al completamento del vero genocidio culturale ed etnico, che prese avvio sin dall’inizio del secolo scorso. Così suona anche la denuncia fatta da Charles Aznavour, e non solo dal sottoscritto. Di conseguenza non vorrei distrarmi dall’obiettivo principale per rivendicare dei riconoscimenti, e nello stesso tempo non devo aver timore di ribadire e nemmeno di nascondere il nostro operato in quanto associazione ZATIK.
Desideravo testimoniare – tra l’informazione attraverso racconti e archivi famigliari sopravvissuti in diversi modi e occasioni – dei lunghi momenti in cui veniva esercitata la pulizia etnica e la turchizzazione mista all’islamizzazione nel paese. Ovviamente iniziarono dalle categorie-guida, dai ceti più colti presenti nei grandi centri come Istanbul: perciò è naturale che abbiamo queste testimonianze documentate attraverso archivi famigliari che tuttora non smettono di fare la loro comparsa attraverso nonni e nipoti e soprattutto per bocca di chi, come Antonia Arslan e altri, hanno fornito notizie al vasto pubblico non solo italiano ma mondiale. Pure noi, come soci dell’Associazione Zatik, grazie principalmente agli amici italiani fra cui vari militanti in alcuni partiti e anche per merito del primo Ambasciatore dell’Armenia in Italia, intendiamo muoverci su linee idonee a portare a termine i riconoscimenti nel Parlamento, preseduta dal on.le luciano Violante e in altri Comuni italiani.
Gli atti del riconoscimento rimangono come un bagaglio istituzionale, i racconti girano casa per casa. Noi siamo stati aiutati dalla diretta conoscenza con Vahagen Dedrian, con il Professor Levon Boghos Zekiyan, con Agopik Manoukian, con Pietro Kuciukian, con l’ambasciatore Gaghik Baghdassarian, con Antonio Stango , con Marco Taradash, con Mario Norbio ، Avv. Mario DE Dtefano, con Graziella Falconi ( ora presudnt).con molti altri. Nel settembre 1996, nella sala del Cenacolo del Parlamento, con l’aiuto dei miei ex compagni radicali abbiamo intrapreso per la prima volta un percorso che ci portò a ottenere dei riconoscimenti istituzionali; naturalmente erano presenti i primi firmatari e
promotori delle relative interrogazioni parlamentari, vale a dire Giovanni Berlinguer, Albertina Soliani, Marco Taradash e il promotore della mozione Giancarlo Pagliarini, insieme a tanti altri incontrati strada facendo. Ho potuto dialogare con gli armeni dell’Iran – scrittori iraniani curdi e armeni originari della zona attigua al fiume Arax – e scoprire attraverso le loro testimonianze come le famiglie dei miei genitori, che come tanti altri avevano perso undici fratelli minori per malattia durante lo spostamento da una città all’altra, durante lunghi infiniti viaggi su carri carichi di farina, beninteso per chi poteva permetterselo.
Non ho potuto appagare la mia curiosità con la mia mamma, morta un anno fa, ma mi ricordo di tutti i miei compagni di classe – dall’asilo fino a liceo – che frequentavano gli stessi corsi, le stesse chiese e coi quali partecipavamo ai giochi nelle varie discipline fino ad arrivare a indossare maglie nazionali in quanto campioni in diversi settori. Proprio pochi mesi fa, durante l’immancabile visita alla mia città natale, Tabriz, ho visitato anche il Liceo Ferdowsi e il preside ha voluto che mandassi le fotografie di quegli anni per il museo della mia ex scuola.
A quest’iniziativa hanno partecipato numerosi amici e compagni di classe o del club sportivo Ararat di Tabriz. Tutti assieme abbiamo fornito un’ampia documentazione fotografica per rendere omaggio al nostro passato illustre in campo sportivo, oltre che nella scienza, nella cultura e nell’arte un po’ ovunque in varie parti del mondo.
Siamo cresciuti insieme, noi armeni autoctoni, con altri armeni transfughi dalle città sulle rive del fiume Arax a causa dei soprusi dei soldati turchi che saccheggiavano e violentavano o rapivano le donne e le ragazzine; non tutti erano armeni, c’erano pure degli Assiri Gilo, un’etnia cristiana (pare che siano i nomadi degli assiri che vivono nell’Orûmîyeh). Io ho avuto due sorellastre adottate dai miei genitori (nella mia famiglia eravamo già un fratello e quattro sorelle); mio padre diceva: “Noi ci siamo arrangiati con i sacchi di farina, loro possono stare con noi mangiando il nostro pane per servire la nostra cristianità, battezzati con il pane secco”.
I racconti dei nostri amici, in maggioranza dei sopravvissuti dalla Turchia, mi fanno pensare a una mela tagliata in due con lo stesso sapore, magari con la buccia quasi dello stesso colore, tra il rosso e il giallo la parte maturata all’ombra delle foglie dell’albero, belle e pittoresche con diverse sfumature: vale la pena di assaggiarle.
Io non vedo nessunissima possibilità di una vittoria giusta con la Turchia, a prescindere dai 32 intellettuali firmatari dell’appello del 2008 in cui si chiede scusa agli armeni. Allego il manifesto da me preparato; sto allestendone altri sugli iraniani e sul primo ambasciatore iraniano che testimoniò il genocidio che stava avendo luogo.
È indispensabile allearsi tutti, etnie e popoli massacrati, tutti insieme– assiri curdi armeni yazidi e Jilou (nomadi degli assiri caldei). L’Europa non vorrà mortificarsi politicamente sposando la causa degli armeni: abbiamo visto come il Senato italiano, e proprio la sinistra italiana, si è comportato arbitrariamente. Gli stessi della maggioranza del 2000 e di oggi che stanno al governo avevano approvato il riconoscimento del genocidio del 1915 in Turchia con le firme del On. Mussi e dell’On. Pagliarini (che aveva promosso la mozione, elaborandola insieme a noi); fu una grande conquista di ZATIK e di tutti coloro che ci hanno dato fiducia in diverse occasioni.
Concludo dicendo: il Parlamento sta con l’Armenia e il Senato con i Turchi. Noi come Associazione Zatik non abbiamo spinto la prassi politica per il riconoscimento dopo aver saputo che il Senato avrebbe dato la sua approvazione modificando la parola “genocidio” in “massacro”.
È inutile che gli armeni producano un khach-kar per la città di Varese con il candelabro ebraico a sopraffare l’identità del khach-kar a distanza di decenni, simboli di due realtà ben diverse e distanti, quella europea e quella del Medio Oriente, auspicando che il sionismo possa aprire un varco di speranza: le due sculture potevano stare insieme, senza sovrapporsi, grazie a sponsorizzazioni e patrocini molteplici e non casuali. Peccato che la morte di mia madre, avvenuta il 21 settembre 2016, non mi abbia dato la possibilità di completare i suoi racconti, così da essere presente nella storia iraniana come hanno fatto Rosemary Harutunian Kohan e il professor Kave Bayat parlando della resistenza kurda e armena sul Piccolo, Monte Ararat detto SIS .
Altri nomi iraniani possiamo citare Prof, Seyyefd Mohammad Ali Jamalzadeh , il primo che ha citato i testimoni durante il genocidio ha reso.pubblico il massacro delle donne e bambinin , prof, ssa Zohre Pavand , nonni Salvarano ultima sopravvissuta della citta di Khoy Arusyak ,a nonna della Avv. Sa Rosemary , e tanti altri ancora come attualmente anche Prof.ssa Fatemeh Gaboardi Maleki (SaraGaboardi Maleki Minoo, di Milano Minoo). Ora impegnata di scrivere i Cripti Armeni , e mi ha aiutato.per rendere pubblico le figure dei 32 intelletuali turchin, firmatari dell'apello del 2008.;
Un appello importantissimo potrebbe e dovrebbe essere la dichiarazione più pesante di oggi, come denunciava la Suora armena dedita all’assistenza nella città di Spitak, che diceva: “Basta parlare all’infinito solamente del genocidio, occupiamoci piuttosto di altre realtà che non sono da meno del genocidio in quanto massacro, ma sono un vero e proprio genocidio culturale”. Così affermava anche l’amica Alice Tachdjian nell’articolo “Come si dice shoah in turco“, e lo stesso possiamo rilevare anche noi armeni iraniani. È auspicabile che lo facciano anche altri: i veri problemi attuali sono la fuga dei giovani e soprattutto delle ragazze per lavoro, e tra i più gravi la prostituzione per bisogno o la conversione ad altre religioni locali per vivere diversamente (la prostituzione esiste ovunque, così come esiste la fame, ma la conversione è un’arma migliore per cancellare una realtà e identità). Il fenomeno non riguarda i paesi confinanti ma la nazione e il popolo sparso della diaspora, che potrebbe fare qualcosa di diverso o qualcosa di più del 24 aprile.
------------------------------------------------- Vedi le foto dei 32 promotori Turchi e Curdi della petizione in allegato : TURCHI E ARMEN E KURDI , IL CORAGGIO DI CHIEDERE SCUSA 20/12/08
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Scrivo a causa della mancanza di tempo durante l’incontro, putroppo a tempo contingentato, avvenuto il 16 novembre 2017 alle ore 17 alla Biblioteca Europea di Roma. Fu un’occasione per incontrarci in un ambiente super-qualificato e attento, grazie alla notorietà delle persone che ricoprivano la presidenza e dell’autrice del libro, Antonia Arslan, del professor Giovanni Ricciardi e della nostra Consigliera dell’Associazione Asso Armeni di Roma, dott.ssa Zara Poghossian.
Premesso che:
da sempre ho cercato di approfondire cause ed effetti che escono dai confini del centenario del genocidio, al di là del baricentro nazionale e delle testimonianze di nonni e bisnonni sopravvissuti. Di loro è necessario parlare entro una visione allargata, fuori del cerchio dei soli armeni e della Turchia, uno steccato oramai veramente troppo stretto. Il Papa ha chiuso egregiamente il centenario ed ora tocca a noi aprire la seconda pagina contro lo “svuotamento” del popolo armeno, di un popolo dimezzato in patria non tanto a causa di una fuga in cerca di una vita diversa, da intraprendere con mezzi e modalità differenti, ma per dar spazio alla realizzazione e al completamento del vero genocidio culturale ed etnico, che prese avvio sin dall’inizio del secolo scorso. Così suona anche la denuncia fatta da Charles Aznavour, e non solo dal sottoscritto. Di conseguenza non vorrei distrarmi dall’obiettivo principale per rivendicare dei riconoscimenti, e nello stesso tempo non devo aver timore di ribadire e nemmeno di nascondere il nostro operato in quanto associazione ZATIK.
Desideravo testimoniare – tra l’informazione attraverso racconti e archivi famigliari sopravvissuti in diversi modi e occasioni – dei lunghi momenti in cui veniva esercitata la pulizia etnica e la turchizzazione mista all’islamizzazione nel paese. Ovviamente iniziarono dalle categorie-guida, dai ceti più colti presenti nei grandi centri come Istanbul: perciò è naturale che abbiamo queste testimonianze documentate attraverso archivi famigliari che tuttora non smettono di fare la loro comparsa attraverso nonni e nipoti e soprattutto per bocca di chi, come Antonia Arslan e altri, hanno fornito notizie al vasto pubblico non solo italiano ma mondiale. Pure noi, come soci dell’Associazione Zatik, grazie principalmente agli amici italiani fra cui vari militanti in alcuni partiti e anche per merito del primo Ambasciatore dell’Armenia in Italia, intendiamo muoverci su linee idonee a portare a termine i riconoscimenti nel Parlamento e in altri comuni italiani. Gli atti del riconoscimento rimangono come un bagaglio istituzionale, i racconti girano casa per casa. Noi siamo stati aiutati dalla diretta conoscenza con Vahagen Dedrian, con il Professor Levon Boghos Zekiyan, con Agopik Manoukian, con Pietro Kuciukian, con l’ambasciatore Gaghik Baghdassarian, con Antonio Stango , con Marco Taradash, con Mario Norbio e con molti altri. Nel settembre 1996, nella sala del Cenacolo del Parlamento, con l’aiuto dei miei ex compagni radicali abbiamo intrapreso per la prima volta un percorso che ci portò a ottenere dei riconoscimenti istituzionali; naturalmente erano presenti i primi firmatari e promotori delle relative interrogazioni parlamentari, vale a dire Giovanni Berlinguer, Albertina Soliani, Marco Taradash e il promotore della mozione Giancarlo Pagliarini, insieme a tanti altri incontrati strada facendo.
Ho potuto dialogare con gli armeni dell’Iran – scrittori iraniani curdi e armeni originari della zona attigua al fiume Arax – e scoprire attraverso le loro testimonianze come le famiglie dei miei genitori, che come tanti altri avevano perso undici fratelli minori per malattia durante lo spostamento da una città all’altra, durante lunghi infiniti viaggi su carri carichi di farina, beninteso per chi poteva permetterselo. Non ho potuto appagare la mia curiosità con la mia mamma, morta un anno fa, ma mi ricordo di tutti i miei compagni di classe – dall’asilo fino a liceo – che frequentavano gli stessi corsi, le stesse chiese e coi quali partecipavamo ai giochi nelle varie discipline fino ad arrivare a indossare maglie nazionali in quanto campioni in diversi settori. Proprio pochi mesi fa, durante l’immancabile visita alla mia città natale, Tabriz, ho visitato anche il Liceo Ferdowsi e il preside ha voluto che mandassi le fotografie di quegli anni per il museo della mia ex scuola. A quest’iniziativa hanno partecipato numerosi amici e compagni di classe o del club sportivo Ararat di Tabriz. Tutti assieme abbiamo fornito un’ampia documentazione fotografica per rendere omaggio al nostro passato illustre in campo sportivo, oltre che nella scienza, nella cultura e nell’arte un po’ ovunque in varie parti del mondo.
Siamo cresciuti insieme, noi armeni autoctoni, con altri armeni transfughi dalle città sulle rive del fiume Arax a causa dei soprusi dei soldati turchi che saccheggiavano e violentavano o rapivano le donne e le ragazzine; non tutti erano armeni, c’erano pure degli Assiri Gilo, un’etnia cristiana (pare che siano i nomadi degli assiri che vivono nell’Orûmîyeh). Io ho avuto due sorellastre adottate dai miei genitori (nella mia famiglia eravamo già un fratello e quattro sorelle); mio padre diceva: “Noi ci siamo arrangiati con i sacchi di farina, loro possono stare con noi mangiando il nostro pane per servire la nostra cristianità, battezzati con il pane secco”.
I racconti dei nostri amici, in maggioranza dei sopravvissuti dalla Turchia, mi fanno pensare a una mela tagliata in due con lo stesso sapore, magari con la buccia quasi dello stesso colore, tra il rosso e il giallo la parte maturata all’ombra delle foglie dell’albero, belle e pittoresche con diverse sfumature: vale la pena di assaggiarle.
Io non vedo nessunissima possibilità di una vittoria giusta con la Turchia, a prescindere dai 32 intellettuali firmatari dell’appello del 2008 in cui si chiede scusa agli armeni. Allego il manifesto da me preparato; sto allestendone altri sugli iraniani e sul primo ambasciatore iraniano che testimoniò il genocidio che stava avendo luogo. È indispensabile allearsi tutti, etnie e popoli massacrati, tutti insieme– assiri curdi armeni yazidi e Jilou (nomadi degli assiri caldei). L’Europa non vorrà mortificarsi politicamente sposando la causa degli armeni: abbiamo visto come il Senato italiano, e proprio la sinistra italiana, si è comportato arbitrariamente.
Gli stessi della maggioranza del 2000 e di oggi che stanno al governo avevano approvato il riconoscimento del genocidio del 1915 in Turchia con le firme del On. Mussi e dell’On. Pagliarini (che aveva promosso la mozione, elaborandola insieme a noi); fu una grande conquista di ZATIK e di tutti coloro che ci hanno dato fiducia in diverse occasioni.
Concludo dicendo: il Parlamento sta con l’Armenia e il Senato con i Turchi. Noi come Associazione Zatik non abbiamo spinto la prassi politica per il riconoscimento dopo aver saputo che il Senato avrebbe dato la sua approvazione modificando la parola “genocidio” in “massacro”.
È inutile che gli armeni producano un khach-kar per la città di Varese con il candelabro ebraico a sopraffare l’identità del khach-kar a distanza di decenni, simboli di due realtà ben diverse e distanti, quella europea e quella del Medio Oriente, auspicando che il sionismo possa aprire un varco di speranza: le due sculture potevano stare insieme, senza sovrapporsi, grazie a sponsorizzazioni e patrocini molteplici e non casuali. Peccato che la morte di mia madre, avvenuta il 21 settembre 2016, non mi abbia dato la possibilità di completare i suoi racconti, così da essere presente nella storia iraniana come hanno fatto Rosemary Harutunian Kohan e il professor Kave Bayat parlando della resistenza kurda e armena sul Piccolo, Monte Ararat detto SIS .
Altri nomi iraniani possiamo citare Prof, Seyyefd Mohammad Ali Jamalzadeh , il primo che ha citato i testimoni durante il genocidio , prof, ssa Zohre Pavand , nonni Salvarano ultima sopravvissuta della citta di Khoy Arusyak ,a nonna della Avv. Sa Rosemary , e tanti altri ancora come attualmente anche Prof.ssa Fatemeh Sara Gaboardi Maleki Minoo, di Milano , impegnata di scrivere i Cripti Armeni ;
Un appello importantissimo potrebbe e dovrebbe essere la dichiarazione più pesante di oggi, come denunciava la Suora armena dedita all’assistenza nella città di Spitak, che diceva: “Basta parlare all’infinito solamente del genocidio, occupiamoci piuttosto di altre realtà che non sono da meno del genocidio in quanto massacro, ma sono un vero e proprio genocidio culturale”. Così affermava anche l’amica Alice Tachdjian nell’articolo “Come si dice shoah in turco“, e lo stesso possiamo rilevare anche noi armeni iraniani. È auspicabile che lo facciano anche altri: i veri problemi attuali sono la fuga dei giovani e soprattutto delle ragazze per lavoro, e tra i più gravi la prostituzione per bisogno o la conversione ad altre religioni locali per vivere diversamente (la prostituzione esiste ovunque, così come esiste la fame, ma la conversione è un’arma migliore per cancellare una realtà e identità). Il fenomeno non riguarda i paesi confinanti ma la nazione e il popolo sparso della diaspora, che potrebbe fare qualcosa di diverso o qualcosa di più del 24 aprile.
------------------------------------------------- Seyyed Mohammad Ali jamalzadeh aggiunto la sua foto che per primo ha commentato e ha segnalato i testimoni durante il massacrio , Proffessore era testimone oculare delle torture che subivano le donne e bambini ; - ---------------------------------
--- 2 >>nota di precisazione del.presidente dell' associazione Zatik .Graziella Falconi.-
Il 26/nov/2017 17:11, "Graziella Falconi" ha scritto: caro Vahe dopo aver letto il tuo intervento sul genocidio in occasione della presentazione del libro di Antonia Arslan , mi preme ricordarti che il riconoscimento in parlamento del genocidio è stato possibile grazie all'impegno e all'intervento dell'Associazione Zatik e di Luciano Violante allora Presidente della Camera, nonchè del deputato dell'allora PDS , Pizzetti. Come si vede non ci sono state tante forze politiche ( come sembra dal tuo scritto) ma essenzialmente l'impegno della sinistra e del solo deputato Pagliarini ( sposato con una signora armena)i per la Lega. Non è che bisogna citare i partiti , ma nemmeno far sembrare che ci fosse un qualche schieramento! La verità è che fu la sola Zatik a lavorare per il raggiungimento dell'obbiettvo . Zatik è nata come associazione di italiani e non come associazione di armeni, ma degli italiani che vi hanno fatto parte ( e che qualcosa hanno combinato per far conoscere la cultura e la storia armena) non vi è segno, sembrano caduti nel dimenticatoio: e mi riferisco a me, a Mario Di Stefano che l'abbiamo fondata insieme a Bagdassarian. Mi colpisce anche che di Mario Verdone che primo e con più vigore è stata la voce della poesia e del cinema armeno in italia non si parla mai. Tu dici che è una svista, un errore, ma dietro ogni errore si nasconde un pezzo di verità e non vorrei che la verità che si nasconde in questo errore è un pensiero armeno centrico che esclude ogni vera amicizia e senso di riconoscimento ( non di riconoscenza, che è cosa fuori luogo). Tanto dimostra anche il mancato coinvolgimento della Associazione nelle ricorrenze del centenario del genocidio, Non voglio assolutamente far polemica e penso che a cento anni dall'orribile tragedia bisogna trovare metodi diversi e nuovi per ricordare e andare avanti. Un caro saluto
Graziella
3 >>> Rispista di Vahe alla precisazione del presidente Graziella ;
Concordo con te , con.una possibile correzione che si trattava di Fabio Mussi , ma Pizzotti. ha fatto mediazione politico tra la maggioranza e On Giancarlo Pagliarini non.mi ricordo,
io ovunque ho citato tutti, anche in questo articolo come la mia prima bozza prima della pubblicazione deffinitiva , inoltre . auspico che non.siano gli armeni di dimenticare una grandiosa opera dei principi . non solo nella camera ma in una trentina di Comuni e interrogazioni e mozioni approvati contro la profanazione del cimitero e khach Kars , lungo fiume Arax in.Azerbaijan nel 2006 . Avevo già corretto .poc'anzi e aggiungo.le tue precisazioni.. e grazie davvero . Vahe .

https://plus.google.com/u/0/105888027568807427851/posts/gToo3e36v11
ALLEGATI SONO, I FIRMATARI DELL'0APELLO DEGLI INTELLETUALI TURCHI PER LA RICHIESTA DELLA SCUSA AGLI ARMENI;

v,v