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19 Dic 2018- IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI (Alcune lezioni della storia) di Vahakn Norair Dadrian
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IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI
(Alcune lezioni della storia)
di Vahakn Norair Dadrian
Prof e ricercatore - Guggenheim Foundation- Celebre studioso del Genocidio contro armeni e la questione degli Indios in USA
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A differenza dell'Olocausto ebraico, il genocidio armeno rimane un case an cora aperto. In questo senso ha un doppio significate: da una parte rappresenta un crimine di estrema gravita, cioè un omicidio
di massa premeditate, dall' altra, pero, rappresenta •un caso, ugualmente significative, di denegazione da parte sia dei responsabili che delle varie persone che, in una maniera o nell' altra, si so no
identificati con loro. II modo pili efficace di occuparsi delle due questioni in un unico schema di riferimento e quello di affrontare ii problema della documentazione del genocidio annero come fenomeno a se. Perciò, la prima parte dell'intervento consisterà in una breve discussione metodologica, nella quale il problema della denegazione dovrà essere affrontato direttamente.
La denegazione turca e composta da tre elementi principali:
1. nega 1 'intenzione e Ia natura di genocidio nelle misure centro gli Armeni prese durante Ia Prima Guerra Mondiale;
2. cerca di offuscare il problema, introducendo nel quadro della situazione altri elementi inventati, come: «scontri comuni», «atrocità locali reciproche »' «guerra civile». Lo scope di questa tattica e di minimizzare le vere dimensioni del crimine e di esonerare il governo turco da qualsiasi responsabilità;
3. il relative successo della sindrome turca di denegazione e legato intimamente all'importanza interazionale delle State turco, e alia posizione complessiva di potere della Turchia, e poco ha a che fare con la verità storica. Prima di esaminare la questione della completa denegazione turca, sarà utile un breve commento sull'uso del concetto di «guerra civile» nella tattica di offuscamento. Quando Ia Turchia dichiaro Ia mobilitazione generate il 2 Agosto 1914, tutti i maschi armeni, insieme al resto della popolazione maschile fra i 20 e i 45 anni d’età, furono richiamati alle armi. Quelli fra i 16 e i 18 anni, e fra i 45 e i 60 anni furono richiamati nei mesi successivi. In altre parole, in un brevissimo intervallo di tempo, la comunità armena in Turchia fu privata della sua popolazione maschile più attiva. Per di più, la popolazione rimasta fu I impoverita a sua volta dall'imposizione di una dura tassa per scopi militari e dai metodi severissimi usati nell' incassarla.
Usando questa tassa come pretesto, la maggior parte dei beni mobili degli Armeni fu confiscata appena fu dichiarata la mobilitazione generate. Queste misure crearono un 'atmosfera di intimidazione e terrore nella parte rimasta della popolazione armena, già spaventata, fatta di donne, vecchi e bambini. In queste condizioni, dove mai poteva trovare gli uomini, le risorse, le armi e la forza per combattere
centro la potenza militare di impero, per di pili appoggiato dalla potenza ancora maggiore di altri due imperi, quello tedesco e quello austriaco?
La fantasiosa affermazione di una guerra civile e superata solo dall'insidiosità che si trova alia base di tale dichiarazione. Se mai, Ia popolazione armena, terrorizzata, si preoccupo di sopravvivere, prevedendo una nuova serie di massacri su grande scala che la guerra rendeva possibili. Le sommosse locali, poche e insignificanti, in varie zone nell'interne della Turchia non furono altro che dei tentativi
tardi e disperati di mettersi al riparo dai massacri organizzati, allora in atto in tutto l'impero. Questi Armeni preferirono cadere in battaglia piuttosto che affrontare l'inevitabile strage.
Dati Ia posizione di potere di cui godeva Ia Turchia e il suo relative successo nel ridurre a controversia, avente chiari risvolti politici, il fatto storico dei massacri degli Armeni, Ia documentazione
del genocidio armeno deve essere la più irrefutabile.
La sindrome della denegazione nella sua totalità deve essere spazzata via completamente e scartata in quanto priva di validità, usando a questo
fine una metodologia impeccabile. Per questa ragione, i documenti che devono essere cercati e usati devono possedere le seguenti caratteristiche:
1. autenticità : 2. Affidabilità: 3. Incontestabilità: 4. accertabilità.
Una :tale metodologia richiede I 'uso dei principi
di esclusione e di inclusione. Per evitare qualsiasi dubbio e sospetto per quanto riguarda il valore dei documenti, ho deci-so, per esempio, di non prendere
in considerazione le testimonianze raccolte dalle fonti inglesi, russe e francesi. Queste nazioni dell'Intesa erano nemiche dell'Impero Ottomano durante Ia guerra e perciò potrebbero essere sospette di fare propaganda, nonostante il grande valore intrinseco di un gran numero dei discontenti depositati nei loro archivi statali Per un motivo simile, ho scartato tutte le testimonianze fomite dalle vittime e dai sopravvissuti armeni. Questa politica di esclusione accentua il valore dell 'inclusione delle rimanenti fonti primarie disponibili.
Queste fonti sono di due tipi.
1. Fonti Tedesche e Austriache.
Come e risaputo, Ia Germania imperiale e l'Austria-Ungheria imperiale erano gli alleati politici e militari della Turchia imperiale, cioe
dell'Impero Ottomano. Come tali, possono essere considerati, almeno per definizione, esenti da qualsiasi sospetto di propaganda anti-turca. Infatti, tutta l'evidenza indica che i diplomatici e ufficiali militari sia tedeschi che austriaci in servizio in Turchia durante la guerra, in varie posizioni, si fecero in quattro, per quanto fu possibile, per evitare
qualsiasi condanna del loro alleato, la Turchia e il suo governo. Quando non fu proprio possibile fare altrimenti, con una certa riluttanza, ammisero nei loro rapporti che si sentivano costretti ad informare i loro superiori a Istanbul, Berlino e Vienna, sulla vera natura delle misure anti-armene. In altre parole, furono sopraffatti dalla prova agghiacciante del genocidio che si svolgeva sotto gli occhi, e non riuscirono più ne ad ignorarlo ne a celarlo. E' altrettanto importante notare che i dispacci inviati ai superiori non solo furono stampigliati
< incontestabili e accertabili.
2, Fonti Ottomano-Turche
La sconfitta militare della Torchia, nell'Ottobre 1918, forniva, per un breve periodo, l'occasione di ottenere Ia maggior parte dei documenti più significativi e autentici che riguardavano le deportazioni durante la guerra e i massacri degli Armeni. La Turchia, esaurita fisicamente, decimata per aver subito una sconfitta schiacciante da parte degli Alleati, in quel momento era tanto abbattuta quanto arrendevole davanti alle richieste dei vincitori. Fra
le più importanti richieste vi fu quella di processare e punire gli autori del genocidio armeno. Gli Alleati stipularono che, senza la celebrazione di questi processi, i Turchi dovevano aspettarsi condizioni molto severe negli accordi di pace all’ora imminenti. A causa di queste affermazioni, i Turchi Ottomani accondiscesero ad avviare due azioni giudiziarie per indagare sui massacri armeni durante la guerra, e per imporre le punizioni appropriate ai colpevoli.
Da questo atto di sottomissione, furono ricavati tre tipi di documentazione:
(a) Gli atti della Corte Marziale contro 'i principali imputati, che si basavano sulle prove che la Commissione di Inchiesta governativa riuscì raccogliere. Queste prove erano costituite da una quantità di ordini -segreti e in codice, da istruzioni e altri tipi di comunicazioni fra i maggiori leader del Partito Ittihad dei Giovani Turchi, il governo, e i militari.
(b) I dibattiti svolti nel periodo Ottobre- 'Dicembre 1918 nel Parlamento ottomano_, cioè la Camera dei Deputati e il Senato, durante i quali parecchi deputati e senatori ammisero pubblicamente
la I oro partecipazione al crimine dei massacri organizzati a danno degli Armeni. Alcuni, perfino, espressero la loro colpevolezza e il loro rammarico.
(c) L' inchiesta ufficiale successiva varata dalla Camera dei Deputati contro i membri di due governi ottomani del tempo di guerra coinvolgeva alcuni ministri, i due Gran Visir e due Sheik-ul-Islam.
Questi ministri furono sottoposti a interrogatori durante i quali furono messi a confronto da parte dei membri della Quinta Commissione di inchiesta della Camera, tutti deputati.
Anche qui furono ottenute chiare ammissioni di colpevolezza, che furono successivamente pubblicate dall'Ufficio delle Pubblicazioni del Parlamento. L'aspetto pii1 significativo di queste inchieste ufficiali fu che i documenti da esse risultanti furono autenticati, uno per uno, dagli ufficiali del Ministero degli Interni. Quando vennero presentati alia Corte Marziale come prova legale, tutti portavano Ia nota «corrisponde all' originale ». La maggior parte di questi atti ed i verdetti furono pubblicati nella rivista giudiziaria ufficiale del governo, «Takvimi Vekayi>>.
In altre parole il corpus composito di documentazione tedesca-austriaca-turca risponde indiscutibilmente ai requisiti di autentici~ affidabilità, incontestabilità e accertabilità. E' sulla base di questo tipo di evidenza che intendo ricostruire le condizioni in cui il genocidio armeno fu concepito e realizzato. Questa ricostruzione sarà divisa nei
seguenti punti: Premeditazione, Intenzione calcolata di genocidio, Organizzazione, Conseguenze.
Premeditazione
In tutti i sistemi giudiziari penali, la premeditazione e considerata la maggiore aggravante di un crimine. E' per questo che le pene più severe sono riservate crimini premeditati . Questo fatto è ben documentato. riservate ai crimini premeditati. Questo fatto c ben
documcntato.
(1) I Documenti Turchi.
Nell ' Atto di Accusa Formale Principale, viene dichiarato che i leader dei Giovani Turchi si impegnarono in discussioni «esaurienti e accurate» («ariz ve amik») prima di decidere la sorte degli Armeni.
( «Takvimi Yekayi» 3540, pagina 8). inoltre, il generate turco Vehib Pasha, Comandante Supremo della Terza Armata turca, nel suo affidavit (dichiarazione giurata) del5 Dicembre 1918, preparato su richiesta della Commissione di Inchiesta della Corte Marziale, dichiaro categoricamente: «L'annientamento (imha) degli Armeni richiedeva una pianificazione diretta dal centro, risultano dalla decisione (neticei mukarrerat) del Comitato Centrale del Partito dei Giovani Turchi» («Takvimi Yekayi» 3540, pagina 7)
(2) I Documenti Tedeschi e Austriaci.
La prova pili esplicita c autentica fu fomite dal tedesco colonnello Stange, allora comandante di w1 reggimento composto per la maggior parte da condannati per gravi crimini, rilasciati dalle prigioni dell' impero per compiere la !oro mansione di brigantaggio e massacro. In questa veste, Stange lavoro intimamente con i pianificatori del genocidio armeno, come il dottor Behaeddin Shakir c il suo assistente ad Erzerwn, Filibeli Hilmi. Nel suo rapporto «Segreto» del 23 Agosto 1915, inviato alia Missione Militare Tedesca in Turchia, Stange dichiara che «Ia distruzione degli Am1eni fu decisa dal Comitato lttihadist dei Giovani Turchi» che si baso su «un piano esistente da molto tempo (einen lang gehegten Plan)» . Inoltre, nel suo dispaccio del 12 Settembre 1916 a Metternich, ambasciatore tedesco in Turchia, il Ministro degli Esteri tedesco, von Jagow, parlo della «politica di stem1inio degli Armeni» da parte dei Turchi (Ausrottungspolitik).
Analogamente, nelle sue memorie, il Maresciallo tcdcsco Hindenburg denuncio «Ia politica turca di annicntan1ento» (Vernichtungspolitik). Yedi Aus Meinem Leben. pagina 319. Quanta a Pallavicini, I' ambasciatore austriaco in Turchia, nel suo rapporto a Vienna del 13 Agosto 1915, anche lui condanno «la politica di stem1inio»
turca. (die Politik der Exterminierung).
L'intenzione calcolata di genocidio
(1) I Documenti Turchi.
Nell ' Atto di Accusa Fom1ale Principale ci sono riferimenti ripetuti alia parola «annientamento» (ilnha) , che indica che il vera scopo della deportazione degli Armeni era Ia loro distruzione. Il Tribunale Militare impiego quasi sempre insieme le due parole «deportazione» e «distruzione» ( «tehcir ve taktil»); 1a paro1a taktil fu tradotta in «genocidio » (soykirim) dal Decano di Scienze Politiche turco, T. Z. Tunaya, nel suo studio, composto da molti volumi, sui partiti politici turchi. Ancora più significativa fu la sentenza di condanna contra i ministri del govern durante la guerra, che parlo di «crimine di genocidio» ( «taktil cinayeti» ), («Takvimi Yekayi» 3604, pagina. 208). Nel verdetto della serie di processi Yozgat. Ia Corte dichiaro che «non ci puo essere nessun dubbio e nessuna esitazione sui fatto che lo scopo delle deportazioni fosse la distruzione dei deportati», ( «Jnaksadi taklil.
shiiphe ve tereddiit birakmadigindan») ( «Takvimi Yckayi» 3617, pagina 2).
Nella nona seduta del 22 Febbraio 19 J 9 degli stessi processi, la Corte produsse un telegramma cifrato di Mustafa, il comandante della gcndameria di Bogazliyan, in cui si dichiara chiaramente che lo scopo della deportazione della popolazione armena di quel paese era il loro susseguente «assassinio» (katledildiler).
Forse, la documentazione che manifesta più chiaramente l'intenzione di genocidio era contenuta in un telegramma cifrato, che il dottor Shakir, architetto principale del genocidio am1cno, aveva
inviato il 26 Giugno 19 15 a Nazim, il deputato del partito nella provincia di Harput. In csso Shakir indica che lo scopo delle deportazioni e Ia «liquidazione » (tasjiye) degli Armeni, che significa Ia loro «distruzione» (imha) . (<): il I0 Luglio, invio una comunicazione cifrata di simile contenuto. II 2 Agosto 1915, I 'ambasciatore Hohenlohc, successore di Wangcnheim, informo Berlino circa «> ( «der Hntschluss der Regie rung»); il 12 Agosto c il 12 c 25 Settembre, parlo dell ' «annientamento» degli Am1eni (Ausrottung).
II 27 Marzo 1916, Metternich, l 'ambasciatore uccessivo, in un rapporto a Berlino descrisse «) la distruzione totale delle vittime armene (<<'Takvimi
Vekayi>> 3772) pagina 3). Nella Sentenza Principale di condanna, il Tribunate descrisse i livelli più alti del Partito Ittihad dei Giovani Turchi come i cervelli dietro il genocidio armeno . (erkan) («Takvimi Vekayi>>
3604, pagina-218).
Di gran lungo più importanti, pero, sono i metodi impiegati nell’organizzazione e nella realizzazione delle massacri. L'Atto di Accusa Formale Principale cita otto volte il ruolo del• L'Organizzazione Speciale come strumento principale nei massacri su vasta scala. 11 generale turco Vehib Pasha citato sopra, descrive i quadri di questa
organizzazione che fu composta, quasi per intero, da criminali condannati per assassinio e• altri reati gravi, rilasciati dalle prigioni dell'impero. Secondo lui, erano «dei macellai degli esseri umani» ( <.). Tradotto da me - Macellai umani ), «gendarmi con gli occhi e le mani pieni di sangue>> («eli gozu kanli jandarmalan>). Praticamente in tutte Ie condanne minori, furono citati come le bande principali di assassini. Infatti, durante la guerra, il parlamento ottomano fu indotto, sotto pressione da parte del Gabinetto •della Guerra e del Ministero della Giustizia, a promulgare
una legge speciale per il rilascio di questi condannati, per permettere loro di compiete «un servizio patriottico>>.
(2) I Documenti Tedeschi.
Nel rapporto del 23 Agosto 1915 al Maresciallo Liman Von Sanders , il capo della Missione Militare in Turchia, il colonnello tedesco Stange descrisse queste bande come «gentaglia>> (Gesidel) e• «galeotti» (Strtiflinge) . Nel rapporto del 9 Luglio 1915 a Berlino, anche l'ambasciatore tedesco, Wangenheim, parlo del ruolo dei <> ). Nel rapporto del 12 Lug1io, infonno di nuovo Bertino che que•ste bande stavano macellando .gli
Anneni come pecore ( «wie HammeL abgeschlachtet »). Nel suo rapporto qui sopra citato,. j l colonnello Stange identifico gli organizzatori delle bande nel dottor Shakir e nel suo assistente Hilmi, e .il primo comandante (dal Febbraio 1915 al Febbraio 1916) della Terza Armata; il generale Mahmud Kfuni'l, sottolineo il fatto dell'esercito diede assistenza a questi carnefici durante i massacri.
Le conseguenze
Secondo i dati ufficiali turchi, almeno 800.000 Armeni furono <) (Die Turkei, 1918, pagina 161).
Alcune osservazioni conclusive;
Lo studio del genocidio armeno offre delle importanti lezioni che potrebbero essere interessanti non soltanto per l'umanità in generale, ma anche per gli statisti, i politici, gli studiosi e gli educatori. Le minoranze deboli ed indifese saranno sempre le vittime potenziali di fronte a potenziali perpetratori che hanno il vantaggio di una posizione di potere, guidati da leader senza. Scrupoli e animati da ideologie militanti.
Una storia di conflitti che , che, per vari motivi, resiste ad una soluzione pacifica funge spesso da catalizzatore per 'una eruzione violenta, che può, a sua volta, culminare in genocidio, come soluzione radicale e finale di un conflitto.
Per perpetratori potenti, le guerre, specialmente le guerre giooali, sono tentazioni per risolvere in modo radicale dei conflitti trascinati a lungo. Soltanto in tempo di guerra una minoranza, etichettata come nemico interno piuttosto che nemico estremo, può essere distinta. Cioè, le guerre offrono un' opportunità turca per eliminare durante .le azioni belliche una minoranza fastidiosa e discordante. La sua eliminazione violenta può essere incorporata nel progetto complessivo di vittoria; cosi facendo, acquista un 'aura di legittimità e può essere pili facilmente accettata.
Ma, forse, la lezione pili importante da imparare dalla realtà storica del genocidio armeno e il lascito turco del 'impunita. Attraverso tutta la storia moderna, le autorità ottomano-turche hanno perpetrato in continuazione massacri contra gli Armeni, e mai furono puniti. Questo lascito di impunita non solo incoraggio i leader dei Giovani Turchi a far ricorso al genocidio durante la Prima Guerra Mondiale, ma permise loro di continuare la persistente denegazione
con Ia stessa impunita. II problema c che i perpetratori non accettano la natura e le dimensioni del I oro crimine, ma, piuttosto, lo presentano in modo da negare il reato, negare le vittime, e negare agli altri, agli osservatori, il diritto di sfidarli secondo le leggi della giustizia
intemazionale. Senza un deterrente, il genocidio non può essere impedito, e senza una storia di punizione non può esistere il deterrente. Solo la costituzione di una storia di punizione puo dissuadere i perpetratori e cosi impedire un genocidio. Nel caso degli Armeni, l 'impunita divento I 'eredita stabilita; con l'impunita, la Turchia fu, in realtà, premiata negativamente. II problema del premio negativo attraverso l 'impunita e la mancanza di reazione e, forse, la lezione piu inquietante da trarre dalla tragedia armena.
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NOTE BIBLO GRAFICHE
Vahakn N. Dadrian (Armenian: Վահագն Տատրեան; born May 26, 1926) is an Armenian-American sociologistand historian, born in Turkey, professor of sociology, historian, and an internationally recognized authority on the Armenian Genocide.[1] He is one of the early scholars of the academic study of genocide and recognized as one of the key thinkers on the Holocaust and genocide.[2]
Vahakn Norair Dadrian was born in 1926 in Turkey, to a family that lost many members during the Armenian Genocide.[3] Dadrian first studied mathematics at the University of Berlin, after which he decided to switch to a completely different field, and studied philosophy[4][5] at the University of Vienna, and later, international law at the University of Zürich. He completed his Ph.D. in sociology at the University of Chicago.
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Vartanian
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