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19 Dic- 2018- XX SECOLO: Genocidio - Genocidi Intervento della Vice Presidente dellaFederazione delle Comunità Ebraiche d'Europa, Tullia Zevi,
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XX SECOLO: Genocidio - Genocidi
Intervento della Vice Presidente dellaFederazione delle Comunità Ebraiche d'Europa, Tullia Zevi, in occasione dell'iniziativa "XX Secolo: Genocidio - Genocidi"
http://www.zatik.com/genocidio-relazionezevi.asp?fbclid=IwAR3xaihm2vRU-rsuMbmfW5vhQDNZd6yyW4jkXDLWJt4jZwluUdR2WGF-gj8
Palazzo Valentini, Roma, 03/05/2000
Sig. Ambasciatore, cari amici,
Io penso che a questa riunione non potesse mancare una voce e una testimonianza ebraica e sono grata agli organizzatori per avere dato a me l’onore di essere questa voce.
Io non ho dei meriti particolari se non quella di una lunga testimonianza e un lungo impegno. Un padre provvido e antifascista, aveva portato nel ‘38 in salvo i suoi quattro figli negli Stati Uniti. Immediatamente dopo la fine della guerra io sentii un impulso irrinunciabile a tornare in Europa e feci ritorno come giovanissima giornalista alle prime armi in una nave trasporto truppe.
I miei compagni di viaggio erano i membri superstiti della famiglia Rosselli: La madre di Carlo e Nello, Le vedove, i figli. Quindi già questo ritorno era per me un impegno e direi anche un segnale, un segnale da che parte si dovesse stare e che si dovesse fare. Era necessario avere una credenziale per tornare in Europa subito dopo la fine della guerra, ed io ebbi l’incarico di venire come giornalista da una agenzia americana religiosa, che si chiamava Religious News, ed era una agenzia che rappresentava tutte le religioni e si occupava di tutte le comunità religiose.
Il mio battesimo del fuoco giornalista fu il processo di Norimberga, quindi mi trovai per destino e forse per vocazione, legata a questa tema tragico del genocidio. La cosa che mi colpi già allora fu quella di cui ha parlato prima l’On. Pagliarini,cioè che si svolgeva un vero dramma in quell’aula, c’erano i massimi responsabili del nazismo chiamati in causa.
Si è anche parlato del difetto del processo di Norimberga, il difetto di essere in un tribunale dei vincitori e non un tribunale internazionale, quel tribunale nazionale contro i crimini contro l’umanità ella cui necessità siamo tutti consapevoli e di cui processo dell’Aia ( specialmente perché è pubblico ministero Carla Del Ponte), è quasi un’ apertura perché già si incominciano ad individuare dai sia pur modesti risultati che sta avendo, anche importanti significati, e si capisce ancora di più necessità che questo tipo di tribunale non sia un tribunale di vincitori, ma un tribunale internazionale e che abbia vita, perché dobbiamo difenderci dai pericoli che ci circondano.
Ora la cosa che mi colpi, più che la dramma che si svolgeva nell’aula, era quello che succedeva fuori. C’era una parola per definire l’atteggiamento, mentre si svolgeva un dramma che coinvolgeva l’intero popolo tedesco:l’indifferenza. Io penso che è l’indifferenza il nemico vero della necessità di perpetuare la memoria. Io penso che questo secolo, il XX secolo, che è stato chiamato il secolo
terribile, il secolo dei genocidi, comincia i suoi orrori veramente dal genocidio degli armeni; non ci si può dissociare, non si può ignorare, si deve affermare la necessità di ricordare il genocidio degli armeni come parte integrante di quel tratto della realtà e della storia europea. E che se la memoria di questi fatti non viene trasmessa, non viene mantenuta, se si permette all’oblio di stendere le sue ali grigie su questi orrori, c’è il pericolo che si stanno consumando anche adesso, diventino dei fatti storici, insomma che lentamente diventino qualcosa come le guerre e trasmettere la necessità di ricordare il genocidio.
Io parlo spesso nelle scuole e qualche volta mi accorgo che se io parlo solo della Shoah, del genocidio degli ebrei, ad un certo punto l’attenzione cade, ma quando io comincio a dire: guardate che quello che è successo ( e io non parlo solo del genocidio degli ebrei; parlando della Shoah io penso sempre che si debba dire che nella Shoah, nel genocidio, ci sono gli antifascisti, ci sono gli omosessuali, una strage ben più ampia, l’attenzione aumenta.
Certo le cifre parlano della rilevanza dello sterminio ebraico però è necessario che si parli in generale di un pericolo che si sta trasmettendo perchè se noi analizziamo quello che si chiama pulizia etnica con un eufemismo direi indecente, pulizia etnica, vediamo che è parente prossimo di quello che si chiamò con un altro eufemismo sinistro: la soluzione finale del problema ebraico.
Ecco, il problema è trasmettere questa memoria e presentare il genocidio come una minaccia permanente che può colpire tanti popoli e questo sta succedendo, perché non solo nella vicina Iugoslavia, è sempre lo stesso meccanismo perverso: una maggioranza che elimina una minoranza o per regioni di relpolitik, ma anche per la necessità perversa e errata di sentirsi più forti, più identificati eliminando le diversità. In un mondo che si va globalizzando, in società che diventano sempre più multietniche e multiculturali non è possibile continuare a consentire a questo veleno di perpetuarsi.
Quindi noi abbiamo ( l’On. Pagliarini parlava prima della necessità di riuscire a includere la tragedia del genocidio degli armeni) il dovere di ascoltare altri genocidi del secolo, e di questo sono assolutamente convinta anch’io; penso che si debba pensare alle nuove generazioni. E’ una cosa che io ho già proposto, spero che si riesca a fare: non basta convocare e fare una riunione di ministri degli esteri e di presidenti del consiglio, io penso che si debbano convocare i ministri dell’educazione, perché io penso che si debba stendere una politica dell’educazione intorno alla consapevolezza del genocidio, e questo lo sento fortissimo.
Io proprio mi identifico con l’ossessione che attanagliava Primo levi gli ultimi anni della sua vita: è una ossessione che si trova presente in uno scritto che non fu mai pubblicato in vita ed un discorso che Primo Levi avrebbe dovuto pronunciare a un congresso dell’Unione della comunità ebraiche italiane; e questo discorso era sul tema dell’oblio.
Lui parlava di Auschwitz, della sua esperienza: se questo dovesse essere dimenticato, se vinceranno le voci che vogliono ignorare, coprire di fango, coprire di terra, 10, 100, 1000 Auschwitz saranno ancora possibili.
Non so se si debba essere cosi apocalittici come la disperazione di Primo Levi suggeriva, ma certamente il pericolo esiste, e l’unica arma di difesa è lottare contro l’oblio e trasmettere alla memoria, non edulcorata.
Io sono contraria alla “vita è bella”, perché non credo che si debba e si possa raccontare il genocidio in un film in cui il bambino assurdamente nascosto da un padre ebreo nella sua baracca, vada a fare la merenda con i nazisti. Io mi rifiuto di trasmettere la memoria di un genocidio con questi edulcoranti che piacciono tanto, anche agli ebrei, proprio perché sono edulcoranti. Non c’è edulcorazione dell’orrore, bisogna saperlo spiegare, bisogna guidare i giovani lungo il cammino perché possono immedesimarsi in queste cose senza essere traumatizzati. Ma la verità deve essere trasmessa nel suo orrore cosi come sta.
Bisogna trovare le parole per dirlo, ma questo secondo me è una responsabilità di tutti quelli che veramente vogliamo tentare che questo non si ripeta.
C’è una preghiera che gli ebrei pronunciano la mattina e la sera e in questa preghiera si chiama l’uomo a operare per il Tikun Haulan che è la guarigione del mondo. Bene. Se questo mondo è guaribile dai suoi errori, penso che sia necessaria anche la trasmissione della memoria degli errori di cui è stata capace l’umanità nel secolo terribile che noi abbiamo attraversato; io penso che la guarigione del mondo può e deve passare anche dal ricordo di questi orrori che abbiamo vissuto.
https://www.radioradicale.it/scheda/128796/xx-secolo-genocidio-genocidi-org-dallassociazione-di-amicizia-italoarmena-zatik-in
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Vartanian
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