Esposte
dall’ Arch. Vahed Vartanian nella seduta del 27 Giugno 2000
Della Consulta Nazionale per l’ Immigrazione del Ministero degli
Affari Sociali
RIFLESSIONI SULLO STATUS DEI RIFUGIATI
POLITI ED IMMIGRATI PROFESSIONISTI
SECONDA PARTE
Ingiustizia
subita da normative retrograde
Nei
matrimoni misti, la donna italiana perdeva d'ufficio, insieme alla propria
nazionalità, tutti i diritti acquisiti: dal posto di lavoro,
alla previdenza sociale... ai titoli e ai concorsi vinti. Il suo stato
civile veniva equiparato a quello del marito, rifugiato politico o immigrato.
La coppia, ormai non più mista ma straniera, senza diritto a
nessuna forma di lavoro, doveva dimostrare rimesse valutarie provenienti
dall'estero per sussidio ad ogni rinnovo del proprio foglio di soggiorno!
Dal 1975, la Legge sulla Famiglia n°151, consentiva, limitatamente
alla coniuge "ex italiana" di riacquistare la cittadinanza
originaria, senza, peraltro, ri-accedere ai diritti acquisiti e maturati
prima del matrimonio.
Il coniuge straniero, rifugiato o immigrato che fosse, doveva attendere
il 1983 per avere il diritto alla richiesta della cittadinanza italiana
in base alla Legge n°123/83, l'unico modo per accedere al mondo
del lavoro. Il coniuge, nelle famiglie miste con presenza di rifugiati
o immigrati, accede al diritto al lavoro dipendente dal 1986 Legge n°943/86.
Con la Legge Martelli, nel 1990, veniva, finalmente riconosciuto il
diritto d'asilo politico in Italia, senza limitazione geografica. Grazie
a questa legge, solo per due anni, rifugiati politici ed immigrati potevano
accedere alla libera professione e al lavoro autonomo. Infatti, nel
1992, la mostruosa barriera di "reciprocità" annulla
questa possibilità civile con una Circolare Ministeriale.
CONCLUSIONE
Una prima risposta ai problemi sopra elencati è possibile attraverso
leggi regionali per l'immigrazione, in recepimento della Direttiva Comunitaria
n°203/92.
Per
quanto riguarda la Regione Lazio, è necessario operare come segue:
-
Associazioni degli stranieri
Incentivare la creazione delle associazioni degli stranieri e la messa
a disposizione di spazi, sedi, strutture, materiali,....., strumenti
indispensabili per la loro visibilità, crescita e per l'inserimento
in una società multi culturale, multi etnica ed europea.
-
Riforme regionali per istituire delle Consulte
Attivare le Consulte locali e vivacizzarle con una rappresentanza, almeno,
paritaria tra gli italiani e gli stranieri. (La D.E. 203/92 precisa
che le Consulte presso gli Enti locali siano elettive e costituite dalla
sola rappresentanza straniera).
-
Provvedimenti urgenti per i casi pregressi
Per evitare che casi pregressi siano ulteriormente discriminati rispetto
alla attuale situazione, occorrono incentivi e provvedimenti legislativi
transitori per risanare le situazioni di ingiustizia sociale e i diritti
pregressi alienati, come segue:
-
Prevedere quote di inserimento nelle strutture pubbliche, come sono
previste per quelle categorie deboli degli italiani o tipo quei provvedimenti
che sono stati adottati per i profughi italiani provenienti dalla Tunisia
e dalla Libia nel 1963.
-
Attuare i dettami della Convenzione di Ginevra.
-
Facilitare la ricostruzione dei periodi previdenziali alienati alle
lavoratrici italiane che hanno perso la cittadinanza e il lavoro a causa
del matrimonio con rifugiati o immigrati.
-
Facilitare ai rifugiati politici la ricostruzione di periodi previdenziali
rimasti scoperti a causa della famigerata "reciprocità".
-
Garantire certezza al diritto d'asilo, finora carente, a causa di inadempienze
nella gestione delle convenzioni internazionali, delle inefficienze
dei servizi e delle semplificazioni delle problematiche, convogliate,
a torto, in uno stato di "emergenza" permanente.