La
Padania
il
presidente dell’europarlamento: ratifiche a rischio
«Un sì ad Ankara scatenerà i “no”
alla Costituzione Ue»
PARIGI - Il presidente del Parlamento europeo Josep
Borrell teme che i cittadini dell’Ue chiamati a pronunciarsi
sulla Costituzione europea la boccino a causa della possibilità
dell’ingresso della Turchia nell’Unione. «Bisogna
anzitutto che la “vicenda turca” non contamini la ratifica
del Trattato costituzionale. Esiste il rischio che i cittadini rispondano
“no” in turco alla domanda sulla Costituzione»,
afferma Borrell in un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano
economico francese “Les Echos”.
«Per evitarlo, conviene spiegare ai cittadini che avranno
l’occasione a tempo debito di pronunciarsi sull’adesione
della Turchia», aggiunge il presidente dell’Europarlamento,
un socialista spagnolo.
Borrell ha d’altra parte messo in guardia il presidente designato
della Commissione europea, il conservatore portoghese Josè
Manuel Durao Barroso, contro la possibilità che l’assemblea
di Strasburgo, nella votazione di domani, bocci il nuovo esecutivo
comunitario. «Non voglio anticipare quello che può
succedere mercoledì né quello che Barroso potrebbe
proporci da qui ad allora. Tutto dipenderà da quello che
decideranno i gruppi politici, soprattutto i socialisti e i liberali»,
rileva. Tutte le ipotesi sono aperte, aggiunge, sottolineando comunque
che il presidente della Commissione è «un uomo intelligente
e politicamente dotato».
Intanto anche il Sir, il servizio di informazione religiosa promosso
dalla Cei, commenta l’imminente firma della Costituzione europea,
venerdì prossimo a Roma. Questi «anni complessi»
sono per la nuova Europa un «momento cruciale», da un
«duplice punto di vista: la definizione di una nuova architettura
istituzionale e il rilancio di un ambizioso deposito di valori»,
afferma il Sir nella consueta nota settimanale, dedicata ieri alla
firma della Costituzione europea.
Il Sir ricorda che «l’inesausto spendersi personalmente
del Papa a proposito della necessità di lasciare spazio anche
nel Trattato costituzionale alle radici cristiane dell’Europa
era un gesto profetico in questa direzione. Indica la sostanza di
un impegno da approfondire. C’è tanto bisogno di Europa
nel mondo nella misura in cui sappia giocare un ruolo geo-politico
di moderazione, ma anche di iniziativa: sappia articolare lo sviluppo
della democrazia sul piano sopranazionale, rispettando identità
e competenze degli Stati e degli altri livelli istituzionali e nello
stesso tempo sappia dare espressione ai grandi valori umani, senza
cadere nella tentazione dell’individualismo e del relativismo
di vecchia scuola radical-liberale». Su questi traguardi -
afferma il Sir - «che implicano necessariamente una forte
partnership con gli Stati Uniti e un progressivo coinvolgimento
di tanti Paesi, asiatici e africani, vicini dell’Unione, si
giocherà il futuro dei prossimi decenni, il futuro di un’agenda
della politica mondiale, che oggi ci pare ancora incerto e problematico».
Il servizio promosso dalla Cei sottolinea che «sarà
con tutta probabilità proprio l’Italia a ratificare
per prima il Trattato costituzionale europeo. Già: dopo la
solenne firma sarà questo il passaggio delicato e decisivo.
La grande cerimonia in Campidoglio infatti trova le Istituzioni
e gli Stati dell’Unione in una situazione di passaggio complesso,
in cui sembra mancare un elemento propulsivo e una forte spinta
etico-politica».
«La vicenda - prosegue il Sir nel suo commento - della Commissione
Barroso in primo luogo dimostra come i rapporti tra le istituzioni
del “triangolo” europeo (Consiglio, Commissione e Parlamento)
siano ben lungi dall’avere trovato un punto di equilibrio.
Allo spazio guadagnato negli anni scorsi dal Consiglio (e puntualmente
riflesso nel Trattato), in particolare nei confronti della Commissione,
ha fatto riscontro un tentativo, da parte del Parlamento, di approfittare
della “fiducia” per abbozzare, sempre evidentemente
nella forma di una “coalizione di opposizioni”, un embrione
di dialettica politica europea».
«La controversa candidatura della Turchia ha riproposto la
questione dei “confini” dell’Europa e, nella prospettiva
di un allargamento indefinito dell’Unione, della costituzione
di “nuclei” più omogenei a maggiore integrazione.
Infine - conclude il Sir - non pochi temono la prospettiva dei referendum
sulla ratifica del Trattato costituzionale, che si terranno in diversi
Stati, come possibile catalizzatore, proprio nel voto negativo,
del serpeggiante malessere dovuto alla stagnazione economica e al
senso di confusione politica e soprattutto etico-politica che si
percepisce oggi in Europa».
[Data pubblicazione: 26/10/2004]
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