Commento
del Presidente di ZATIK, Graziella Falconi, alla trasmissione "Excalibur"
di Antonio Socci (07/06/2004)
Signor
Direttore,
il 7 giugno Socci ha salutato i telespettatori, con una trasmissione
abbastanza varia, conclusa con un ottimo documentario inglese sul
genocidio degli Armeni e su quello più recente in Uganda.
I genocidi perpetrati nella storia del XX secolo hanno avuto modalità
di esecuzione diverse e attori diversi. La Shoah li ha un po' riassunti
tutti e soprattutto ne riassume l’ispirazione di fondo, ossia
la soluzione finale, operare per la scomparsa di un seme, una razza.
Gli italiani hanno rappresentato per gli armeni, almeno dal Settecento
in poi, un porto sicuro; in Italia essi hanno potuto esercitare
le loro avanzate professionalità (si pensi solo all’arte
della stampa) e la Repubblica Veneta, riconoscendolo, gli ha regalato
addirittura un’isola (Isola S.Lazzaro). Gli Armeni sono un
popolo di grande interesse culturale e storico, che merita molta
attenzione e gli italiani gliene hanno sempre prestata. Io stessa
presiedo una associazione di amicizia (Zatik) composta essenzialmente
da Italiani che hanno a cuore le sorti della giovane repubblica
Armena, nata con il crollo dell’Urss, e della sua amicizia
con la Turchia. La nostra Associazione ha sempre insistito sulla
necessità di separare le responsabilità del popolo
Turco (molti di essi hanno aiutato gli armeni nella deportazione
verso il deserto) da quelle del "Governo dei Giovani Turchi"
che perpetrò il crimine, così come fu la dittatura
hitleriana la responsabile del genocidio degli Ebrei. Dalla Germania,
che non ha mai negato, da questa Europa di cui vogliono far parte,
i Turchi dovrebbero imparare questo tipo di separazione e il coraggio
di un tale atto di riconciliazione, rimuovendo la caratteristica
del genocidio Armeno, ossia la sua negazione. Il Parlamento Italiano,
con il Governo D’Alema, (17 novembre 2000) ha, tuttavia, proceduto
al riconoscimento del genocidio del 1915, così come hanno
fatto in varie occasioni i Consigli comunali e provinciali di molte
grandi città Italiane, tra cui ad esempio Roma e Milano.
Non solo. Lo ha fatto Sua Santità papa Giovanni Paolo II,
lo ha fatto il Parlamento Europeo (nel 1987, nel 2000, 2002), e
i parlamenti di Francia, Canada e di molti altri Paesi, nonché
la Commissione ONU per i diritti umani. Socci di ciò non
ha parlato, lasciando capire (questo ho capito io) che si è
tutti codardi davanti a possibili reazioni Turche. Anzi che l’Occidente
è codardo, secondo una tesi funzionale alla lettura dei fatti
odierni come seguito, continuazione, di una lunga guerra di religione.
Una tesi non apertamente sostenuta, subliminale ma resa possibile
appunto dalla scarsa conoscenza di quel fatto. Non si aiutano così
gli Armeni che hanno bisogno del riconoscimento di quelle sofferenze
per andare oltre, non si aiuta così la Turchia, che viene
come risospinta indietro, arroccata in una difesa un po’ inutile.
Grazie
Graziella
Falconi, Presidente dell’Associazione di Amicizia Italioarmena
ZATIK
www.zatik.com
e-mail: zatik@zatik.com
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Commenti dei visitatori di Zatik <
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Siamo completamente d'accordo con la lettura fatta dal Presidente
Graziella Falconi per quanto concerne il bellissimo documentario
sul genocidio mandato in onda da Excalibur. I commenti di Socci
dimostrano, infatti, la profonda ignoranza del suddetto tanto della
questione specifica quanto dell'attuale e reale stato degli Armeni
della diaspora in area a maggioranza musulmana o comunqua non cristiana,
in special modo al di fuori della Turchia. Ridurre il genocidio
armeno ad un semplicistico "Scontro di Civiltà"
o ad una questione meramante religiosa significa certamente non
favorire la comprensione di quanto avvenne fra il 1915 ed il '22;
non affrontare i problemi relativi alle responsabilità non
solo del governo Turco ma anche delle potenze egemoni dell'epoca
in uno scacchiere che, ancora ai giorni nostri, continua a confermare
la sua importanza strategica significa sottrarsi al dovere fondamentale
di restituire alla tragedia di un popolo un valore propriamente
storico e, quindi, riconosciuto, riconoscibile ed in qualche modo
vero per tutti e per sempre.
Vasco La Salvia e Zara Pogossian
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Cara
Graziella,
complimenti per il bell'articolo di una sensibilità, lucidità
ed equilibrio esemplari. Grazie.
Boghos Levon Zekiyan
Lettera
dell'Unione degli Armeni d'Italia al Dott. Socci
Alla
cortese attenzione del Dott. Antonio SOCCI
Egregio
Dott. Socci,
abbiamo seguito con enorme interesse la Sua trasmissione del 7 giugno
con il servizio sui massacri del nostro popolo.
Abbiamo apprezzato l'equilibrio e la puntuale verifica storica dei
fatti; finalmente grazie a Lei a alla RAI viene fatto "riscoprire"
agli italiani il primo olocausto del XX secolo che, se non dimenticato,
è stato sicuramente taciuto e inspiegabilmente tenuto nascosto
per un secolo e negato finora dalla Turchia.
L'Unione
degli Armeni d'Italia, del quale sono presidente, si è fatta
promotrice della raccolta dei documenti dei diplomatici del Regno
d'Italia che erano nei luoghi dei massacri in quegli anni, una testimonianza
obbiettiva ed agghiacciante di quei fatti.
L'unico
punto con il quale dissentiamo è la contrapposizione tra
l'Islam e gli armeni cristiani: a quel tempo in Turchia era al potere
il partito dei Giovani Turchi, che è responsabile della progettazione
ed esecuzione del massacro. Questo partito, come tutti i suoi capi,
erano assolutamente laici e nazionalisti; il loro intendimento che
muoveva da una ideologia panturchista (ripresa dopo pochi anni dal
pangermanesimo) era di eliminare le minoranze etniche dell'impero
ottomano, che riunite rappresentavano il 60% della popolazione dell'Impero.
Questa precisazione è importante soprattutto perchè
in altri paesi islamici i deportati armeni sopravvissuti hanno trovato
rifugio, mai subendo queste intollerabili forme di violenza.
Se
volesse approfondire quei fatti, cosa che ci auguriamo e La invitiamo
a fare, ci consideri a Sua completa disposizione .
La
ringraziamo nuovamente per quanto ha fatto e speriamo di avere presto
l'occasione di poterLa incontrare.
Ardavast
Serapian. |