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07 07 2007 - Prova il sig. Gorrini Console generale dell'Italia a Trebizonde (Giunio 1915)
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Prova il sig. Gorrini Console generale dell'Italia a Trebizonde (Giunio 1915) da Jean E.
"Memorie di Mgr. Jean Naslian" (Trebizonde) pagina 170 Traduzione elettronica del francese
1. Le deportazioni Fin dai primi giorni del mese di giugno 1915 tutti i musulmani appresero che i Armeni sarebbero trattati come criminali.
A Trebizonde, il sabato 25 giugno, si affiggé nelle vie il manifesto che riguarda la deportazione dei Armeni. Il giovedì 1 luglio, tutte le vie erano conservate da gendarmi baionetta al cannone e l'espulsione degli Armeni delle loro case cominciò. Lascio la parola al console generale dell'Italia, il sig. Gorrini che è stato intervistato a questo riguardo da "Il Messagero" di Roma.
Cito il sig. Gorrini Console generale dell'Italia a Trebizonde:
"La proclamazione ufficiale dell'internamento è arrivata di Costantinopoli." È l'opera del governo centrale e del Comitato "Unione e progresso". Gli enti locali ed anche la popolazione musulmana, in generale, provarono a resistere, moderare, fare esenzioni, soffocarlo.
Ma gli ordini del governo centrale furono categoricamente confermati e tutti i Arméniens furono obbligati a dimettersi ed obbedire. Il corpo consolare intervenne e provò a salvare le donne ed i bambini.
Riuscimmo in realtà, ad ottenere numerose esenzioni, ma non furono rispettate successivamente, a causa dell'intervento della sezione locale "del Comitato Unione e progresso" e nuovo ordini arrivati di Costantinopoli. "era una vera distruzione e" un massacro delle innocenti ", delle cose inimmaginabili, una pagina nera segnata dalla violazione ovvia dei diritti più incoronati dell'umanità, dell'Christian, e delle nazionalità." I Armeni cattolici che, precedentemente, erano stati sempre rispettati ed esentati dei massacri e persecuzioni furono questa volta, così maltrattati che le altre, sempre sugli ordini del governo centrale. Non avevano mai causato disordini o avevano dato ragione a misure collettive di polizia. Quando sono partito da Trébizonde non restava un cattolico.
Del 24 giugno 1915, data della pubblicazione del cécret malfamato, fino al 21 luglio, data della mia partenza di Trébizonde, non ho pa potuto dormire né mangiare. Fui in preda a disordini nervosi ed a nausee, tanto era terribile il tourment di dovere assistere all'esecuzione in massa di queste creature innocenti e senza difesa.
la sfilata dei convogli di Armeni deportati sotto le mie finestre e dinanzi alla porta del consolato, i loro appelli all'aiuto ai quali né io, né nessuno, non potevano rispondere, la città in uno stato di sede conservata da 15.000 soldati in attrezzatura completa di guerra, da migliaia di agenti di polizia, da bande volontarie e da membri de"l'Unione e progresso";" le lamentazioni, gli strappi, le imprécations, i numerosi suicidi, le morti improvvise di timore, esseri perdendo improvvisamente la ragione, gli incendi, i macelli nella città a colpi di cannoni, le perquisizioni selvagge e fuori nella città; le centinaia di cadaveri trovati ogni giorno lungo la strada d'esilio; le giovani donne convertite di forza al islamisme e come le altre; i bambini strappati alle loro famiglie o alle scuole cristiane e rimessi da forza alle famiglie musulmane o imbarcati da centinaia su barche con la loro camicia per qualsiasi abito, quindi rovesciati ed annegati nel Mar Nero o nel fiume "Deïrmen Deré".""
Prossimamente il seguito.
Fred de Marvezan.
V.V
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