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13 lug- 2017 : Colonie armene in Italia-Un'Antica Terra alle prese con le avversità
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Storia
Un'Antica Terra alle prese con le avversità
L'attuale Repubblica di Armenia, occupa soltanto una parte dell'antica Armenia, che si estendeva dalle montagne del Caucaso Minore al sud attraverso l'altopiano armeno ai monti Taurus. Frequenti terremoti ancora ci ricordano che la terra si trova vicino alla grande faglia geologica tra le placche del subcontinente asiatico e africano. L'altopiano armeno è un altopiano che si erge direttamente sopra le regioni circostanti. Geografia senza dubbio ha giocato un ruolo chiave nella storia e nella cultura dell’Armenia. Essendo un cerchio legante tra l’Asia e l’Europa ed essendo una strada principale per gli scambi commerciali, sembrava che l'Armenia non fosse destinata ad affrontare grandi avversità. La terra con le sue ricchezze notevoli e la sua posizione strategica di importazione primaria, ha suscitato le ambizioni di molte "superpotenze" della regione. Per secoli, gli armeni sono stati in costante guerra con gli invasori e conquistatori - assiri, romani, bizantini, parti, arabi e turchi - che ogni tanto facevano guerra, conquistando il paese, certo non senza incontrare la resistenza più tenace. Nonostante ciò nel corso di questi secoli turbolenti, gli armeni hanno affermato con successo la loro identità storica e confermato il loro patrimonio nazionale. Anche se in occasioni sopraffatti da forze superiori e ridotti al rango di vassalli, hanno comunque goduto di una parvenza di autonomia nazionale. Eppure, le vicende che hanno turbato molto la sua esistenza hanno contribuito alla creazione di una cultura varia e originale, basata sui fattori sociali, intellettuali e religiose.
Origini della nazione armena
La tradizione armena ha conservato diverse leggende circa l'origine della nazione armena. La più importante di queste narra di Hayk, l'eroe eponimo degli armeni, che gli armeni chiamavano se stessi hay e il loro paese Hayk' o Hayastan. Lo storico del V secolo, Movses Khorenatsi, si riferisce con una certa ampiezza agli atti valorosi di Aram di cui fama si estendeva ben oltre i limiti del suo paese. Le nazioni vicine chiamano queste persone Armens o armeni. Archeologia ha esteso la preistoria dell'Armenia all'età Acheuleane (500.000 anni fa), quando i popoli occupandosi di caccia e raccolta attraversavano le terre in cerca di pascoli. Il primo periodo di prosperità fu goduto dagli abitanti dell’Armena nel terzo millennio a.C. Questo popolo è stato tra i primi a forgiare il bronzo, utilizzare la ruota, e coltivare l'uva. Le prime testimonianze scritte in cui si fa menzione degli abitanti dell'Armenia provengono da geroglifici del regno ittita, incise nel periodo 1388-1347 a.C., in Asia Minore. La prima iscrizione trovata direttamente sulle terre armene, scolpita nel 1114 a.C. dagli Assiri, descrive una coalizione di re della regione dell’Armenia centrale riferendosi a loro come "il popolo di Nairi."
Urartu, Il primo Regno armeno
Nel IX secolo a.C. la confederazione di tribù locali crebbe e divenne lo stato unitario di Urartu. Crebbe fino a diventare uno dei più forti regni nel Vicino Oriente e costituì un formidabile rivale all’Assiria per la supremazia nella regione. Gli urartei produssero ed esportarono merci in ceramica, pietra e metallo, costruirono fortezze, templi, palazzi e altre grandi opere pubbliche. Uno dei loro canali di irrigazione è ancora usato oggi a Erevan, capitale dell'Armenia – in una città che sorge sull'antica fortezza di Urartu di Erebuni.
Dominio persiano
Nel VI secolo Urartu passò sotto il dominio dei Medi, ma non molto tempo dopo anche costoro furono aggiogati e dislocati dai Persiani, guidati da Ciro il Grande. I Persiani governarono l’Armenia dal VI secolo fino al IV secolo a.C. La loro cultura e religione zoroastriana ha fortemente influenzato la vita spirituale del popolo armeno, che ha assorbito le caratteristiche dello Zoroastrismo nelle sue credenze politeiste e animiste indigene. Come parte dell'impero persiano l'Armenia è stata divisa in province chiamate satrapie, ciascuno con un satrapo (viceré) che governava localmente sotto la supervisione di un persiano. Gli armeni pagavano pesanti tributi ai Persiani, che continuamente requisivano argento, tappeti, cavalli e forniture militari. I satrapi di governo della famiglia reale armena Orontide hanno governato il paese per circa 200 anni, mentre l'Asia conobbe invasori greci da ovest.
La Spartizione dell’Armenia
Con la caduta dell'Impero Persiano ad opera di Alessandro Magno di Macedonia nel 331 a.C., i Greci nominano un nuovo satrapo a governare l'Armenia, il quale portava il nome Mithranes, ed era della dinastia degli Orontidi. L’Impero Greco, che si estendeva in tutta l'Asia e l'Europa, è stato quello in cui le città crebbero più rapidamente, vedendo la diffusione dell’architettura, della religione e della filosofia ellenistica. La cultura armena assorbì le influenze greche. Come centri al crocevia delle rotte commerciali che collegavano la Cina, l'India e l'Asia centrale con il Mediterraneo, le città armene prosperavano grazie agli scambi economici. I Greci hanno anche infuso la versione armena del Zoroastrismo con sfaccettature delle loro credenze religiose. Dopo la morte improvvisa di Alessandro nel 323 a.C., la divisione del suo impero e la guerra tra i suoi generali hanno portato alla nascita di tre regni greci. Nonostante la pressione della monarchia Seleucide, uno dei regni greci, quello degli Orontidi, ha continuato a mantenere il controllo su uno dei più grande dei tre regni in cui l'Armenia era stata divisa: Grande Armenia, Piccola Armenia e Sofene.
Il Rinascimento in Armenia, Tigran il Grande
Il dominio seleucide in Armenia cessò quando, nel II secolo a.C., un generale di nome Artashes venne incoronato Re della Grande Armenia e fondò una nuova dinastia nel 189 a.C. Artashes ampliò il suo territorio, definendo i confini della sua terra e riunificando il popolo armeno. L'Armenia raggiunse l'apice della sua potenza durante il Regno di Tigran il Grande (95-99 a.C.); quest'ultimo si proclamò "Re dei Re." Sotto Tigran II l'Armenia potenziò la sua forza militare e la sua influenza politica. Secondo lo storico greco Plutarco, il generale romano Lucullo disse a tal proposito: "Tigran regna in Armenia cinto da quel potere che ereditò dall'Asia dei Parti, spinse i colonizzatori greci verso Media (Marastan), conquistò la Siria e la Palestina e allontanò i Seleucidi. "Il grande oratore e uomo politico Cicerone scrisse di questo mitico Re quanto segue:"(…) Egli fece tremare Roma dinanzi alla potenza delle sue forze armate (...)" I confini dell'Armenia si estendevano dal Mar Caspio al Mar Mediterraneo.
La dinastia arsacide
Alle vittorie di Tigran seguì l'inevitabile caduta, avvenuta nel 66 a.C. Suo figlio, il re Artavazd II, governò in Armenia Maggiore per vent'anni fino alla sua deportazione in Egitto da parte del generale Antonio e di Cleopatra. Artavazd ricusò in maniera risoluta di attribuire il titolo di regina a Cleopatra e in virtù di ciò venne condannato a morte e decapitato. Nel 64 a.C. la nuova dinastia arsacide, ramo partico degli Arsacidi, prese il potere e condusse il paese ad un teatro sanguinoso di guerra nel quale i Romani e i Parti si contendevano il dominio del territorio. Per potersi addentrare nelle reali implicazioni della storia armena e cogliere il nucleo spirituale del suo etnòs, dobbiamo volgere il nostro sguardo all'inizio del IV secolo, le cui conseguenze andarono ad influire nella nascita e nella fioritura della Nazione.
Il primo Stato Cristiano nel mondo
Uno degli eventi cruciali della storia armena fu senz'ombra di dubbio la Conversione al Cristianesimo. Con l'adozione della nuova religione, l'Armenia istituì una propria peculiarità e fortissima connotazione religiosa in seno al Cristianesimo attraverso la quale divenne parte integrante del mondo Occidentale. Re Tiridate III (Trdat), dopo essere stato convertito da Gregorio l'Illuminatore, proclamò il Cristianesimo religione di Stato nel 301. Quindi l'Armenia fu la prima nazione che abbracciò ufficialmente il Cristianesimo; in tal senso è interessante notare come l'adesione religiosa da parte dell'Armenia abbia preceduto di dodici anni l'Editto di Milano, promulgato dall'Imperatore Costantino I. L'Editto dichiarava il Cristianesimo religione pienamente legittima dentro i confini dell'Impero Romano. Gregorio l'Illuminatore, in seguito canonizzato, fu eletto Catholicòs della nuova Chiesa Nazionale Armena. Nel 405 d.C. la creazione dell'alfabeto armeno divenne un fattore unificante per la nazione scissa. L'alfabeto armeno, costituito da trentasei lettere (altre tre vennero aggiunte successivamente), venne creato dallo studioso e sacerdote Mesrop Mashtots e caratterizzò l'Armenia, linguisticamente e liturgicamente dalle potenti nazioni e imperi che la circondavano: possiamo tranquillamente affermare che l'identità nazionale armena si fondi intrinsecamente nel suo alfabeto e dunque nella sua lingua. L'alfabeto che include al suo interno alcune consonanti specifiche, è rimasto immutato per milleseicento anni.
Lotta per la fede
La conversione al Cristianesimo condusse inevitabilmente a implicazioni di carattere politico e suscitò timori nella vicina Persia. I Persiani, governati dai Sasanidi, approfittando dello stato d'incertezza sociale e politica dell'Armenia in seguito alla Conversione, si adoperarono con sollecitudine al fine di sradicare il nascente Cristianesimo sostituendolo con lo Zoroastrismo. Dinanzi al famigerato proposito di abbandono forzato e cancellazione del proprio credo e culto la risposta fu imminente e coinvolse l'intera gerarchia e comunità armena: i principi e il popolo si radunarono e si schierarono tutti nel 451 contro i Persiani ad Avarayr, sotto la guida del comandante supremo (sparapet) Vardan Mamikonian; tuttavia i Persiani, in netto vantaggio numerico a dispetto degli Armeni, riportarono una vittoria decisiva su questi ultimi: Vardan Mamikonian e molti altri caddero eroicamente sul campo di battaglia. Ma la guerriglia continuò sulle regioni e aree montuose. Vahan Mamikonian, nipote di Vardan, fece capo alla lotta e nel 484 condusse a clamorosa vittoria la nazione armena in quella che storicamente viene ricordata come la Battaglia di Nvarsak: tale vittoria restituì la libertà di culto religioso all'interno del paese il quale peraltro riuscì a conquistare una certa autonomia e libertà di movimento in diversi ambiti.
La Dinastia Bagratide
Nel VII secolo gli Arabi invasero l'Armenia e conquistarono il paese. Dal IX secolo in poi l'Armenia s'apprestò a vivere quello che è considerato un periodo fecondo e ricco della sua storia: la potente dinastia dei Bagratidi iniziava così ad affermare la propria autorità politica. La ripresa del commercio internazionale contribuì in maniera decisiva all'espansione e alla fioritura delle Arti e delle Lettere. La capitale Anì s'incrementò fino a circa centomila abitanti, superando in tal modo le città europee allora esistenti. La vita religiosa pure fiorì: in virtù di ciò Anì venne poeticamente designata come la città 'dalle mille e una chiesa'. A metà del XI secolo la maggior parte del territorio armeno fu conquistato dall'Impero di Bisanzio.
Il Regno armeno di Cilicia
Il crollo del Regno Bagratide avvenne repentinamente con la venuta dei Turchi Selgiuchidi, novelli conquistatori provenienti dall'Asia centrale. Incontrando sporadica resistenza da parte bizantina i Turchi Selgiuchidi si diffusero velocemente in Asia minore e negli altipiani armeni.Tale invasione costrinse un gran numero di armeni a spostarsi verso Sud, in direzione delle montagne del Tauro e in seguito del Mar Mediterraneo, ove nel 1080 fondarono, sotto la guida di Ruben (principe discendente dalla dinastia dei Rubenidi) il Regno armeno di Cilicia. I plurimi contatti con i crociati e in genere con il mondo europeo portarono la società ciliciana all'appropriarsi e al diffondersi di idee e concezioni di marca europea-occidentale: un chiaro e nitido esempio di ciò è rappresentato dall'aver instaurato in loco un modello di classe sociale in senso feudale. La Cilicia armena divenne così il paese dei baroni, cavalieri e contadini. I giudici ciliciani vestivano abiti riccamente lavorati di foggia europea. In parallelo della lingua armena si usava anche il latino e il francese. L'epoca ciliciana è considerata all'unanimità l'età aurea della storia e della civiltà armena: essa si contraddistinse per la sontuosità e lo sfarzo dei suoi usi e costumi, per la ricercatezza e preziosità delle sue decorazioni e ornamenti e per la sua tacita e possente influenza sulle miniature di stampo europeo. Ideale a tal proposito fu la posizione fisica e geografica della Cilicia, sita sulla costa mediterranea, la quale favorì gli Armeni nei commerci internazionali con l'Asia occidentale e con l'Europa. Per quasi trecento anni il Regno armeno di Cilicia prosperò fino a che destino volle che nel 1375 esso passasse nelle mani dei Mamelucchi d'Egitto. L'ultimo monarca di Cilicia, Re Levon VI morì a Calais nel 1393. Le sue spoglie giaciono ancor oggi a S.Denis (nelle vicinanze di Parigi) in mezzo ai Re di Francia.
Il Dominio persiano nell' Armenia orientale
Mentre nel XIII secolo il Regno armeno di Cilicia attraversava una fase di grande prosperità sociale, politica ed economica, quello dell’ Armenia Orientale subiva massicce invasioni da parte dei mongoli. Più tardi, nei secoli XVI e XVII, l'Armenia venne scissa tra l'Impero ottomano e la Persia safavide. Con la conquista dell'altopiano armeno, gli armeni persero ogni possibilità di una vita politica autonoma. Il re persiano Abbas I procedette alla deportazione delle popolazioni di intere regioni armene così da lasciare terra bruciata ove s'accingevano ad avanzare gli Ottomani, trasferendo in tal modo la classe dei mercanti e degli artigiani più abili e capaci nella sua nuova capitale, Isfahan. La comunità armena di Nuova Julfa, sobborgo di Isfahan, poteva contare sul sostegno di Shah Abbas I: fu così che essa divenne una delle roccaforti economiche più importanti dello stato safavide. I Persiani dominarono nell'area orientale dell'Armenia fino al 1828, quando quest’ultima fu annessa alla Russia. Tuttavia, in quel periodo la maggior parte dell’Armenia storica era sotto il dominio dell’Impero Ottomano.
Impero Ottomano e il genocidio
Nel corso del XIX secolo, gli armeni che vivevano sotto il dominio ottomano subirono pesanti discriminazioni tra le quali l'obbligo al pagamento di imposte salatissime e improvvisi pogrom, organizzati e realizzati con il tacito permesso delle autorità centrali e locali. Essendo cristiani, gli armeni mancavano di appoggio legale in caso d'ingiustizia. Essi erano tassati molto al di sopra delle loro reali possibilità. Agli Armeni era vietato portare armi in un paese dove l'omicidio di un non-musulmano spesso rimaneva impunito, ed essi non avevano il diritto di testimoniare in tribunale per proprio conto. La fine del XIX secolo fu contrassegnata da una politica sempre più intollerante e repressiva da parte di un Impero Ottomano ormai in fase di decadenza, la quale culminò negli anni 1894-96 nelle stragi di massa di alcune provincie armene, talvolta accompagnate da una durissima resistenza da parte degli armeni. L'attesa di giorni migliori fece si che gli Armeni riponessero una vaga speranza nell'ascesa al potere dei Giovani Turchi nel 1908: tuttavia, in virtù degli accadimenti successivi, essa svanì ben presto rivelandosi del tutto illusorea. Nella primavera del 1909 un massacro ulteriore ebbe luogo ad Adana, nel quale trentamila armeni trovarono la morte in seguito ad una disperata e vana resistenza. La Prima Guerra Mondiale offrì l'occasione ideale per il governo dei Giovani Turchi dell'Impero ottomano di condurre a rapida risoluzione quello che era stato definito "il problema armeno". Nel 1915, una direttiva segreta militare ordinò l'arresto immediato e l'eliminazione fisica di tutti i leader e di tutti i rappresentanti della comunità armena. I maschi armeni in carica nell'esercito ottomano furono separati dal resto dei soldati, disarmati e uccisi sul posto. Il governo di Istanbul decise la deportazione dell'intera popolazione armena. Gli Armeni furono cacciati dalle città e condotti verso i deserti di Siria, Mesopotamia e Arabia. Durante le deportazioni e le cosiddette "ri-localizzazioni" forzate, molti armeni furono frustati e torturati a morte, trafitti con le baionette dei fucili, sepolti vivi, annegati nei fiumi, decapitati e lasciati morire di fame e di stenti vari. Alle indicibili atrocità del Genocidio si accompagnò la confisca dei beni mobili e immobili.1,5 milioni di persone morirono in quello che fu il Primo genocidio del XX secolo. Un'altra ondata di massacri avvenne a Baku (1918), Shushi (1920) e in altri luoghi.
La Prima Repubblica e il dominio sovietico
La sconfitta dei turchi ottomani nella Prima Guerra Mondiale e la disgregazione dell'Impero Russo ha dato agli armeni la possibilità di dichiarare la loro indipendenza. Il 28 maggio 1918, dopo la vincita nelle battaglie di Sardarapat, Gharakilisse e Bash-Aparan, è stata istituita la Repubblica indipendente dell’Armenia. L’appena costituita Repubblica fece fronte a delle difficoltà travolgenti: la guerra, il blocco, i rifugiati. Nonostante ciò, gli Armeni dedicarono tutte le loro energie per il prioritario compito di ricostruire il loro paese. A causa della pressione esercitata da parte dei Turchi e dei bolsheviki, la Repubblica crollò nel 1920. Infine, l'Armata Rossa sovietica entrò nel territorio dell’Armenia orientale il 29 novembre 1920, e la dichiarò Repubblica Sovietica. Nel 1922 L'Armenia fece parte della Repubblica Sovietica socialista federale di Transcaucasia e nel 1936, divenne una delle repubbliche costituenti l'Unione Sovietica. Nella seconda parte del XX secolo l'Armenia fiorì economicamente e culturalmente. Si svilupparono l’informatica e i settori industriali. Dagli anni 1980 i tumultuosi cambiamenti verificatisi in tutta l'Unione Sovietica inevitabilmente ebbero ripercussioni anche in Armenia.
Indipendenza
Nel 1988, in Armenia fu dato vita ad un movimento di sostegno per la lotta costituzionale degli armeni del Nagorno Karabakh, affinché potessero esercitare il loro diritto all'auto-determinazione. (Questa regione popolata in prevalenza dagli armeni era stata consegnata ad Azerbaigian, in seguito a una decisione illegale del Partito Comunista Russo secondo la direttiva di Stalin nel 1921.) Quello stesso anno, nel 1988, l'Armenia è stata colpita da un grave terremoto che ha ucciso migliaia di persone. Le forniture provenienti sia dall'Unione Sovietica che dall'Occidente furono bloccate dal governo azero che insieme alle forze speciali della KGB sovietica eseguivano pulizie etniche contro gli armeni del Nagorno Karabakh.
Entrambi questi temi hanno dominato la scena politica dell'Armenia sin dalle prime elezioni democratiche svoltesi in Armenia durante l'era sovietica. Nel 1990, il Movimento nazionale armeno vinse la maggioranza dei voti in parlamento e formò il governo. Il 23 agosto 1990 il Consiglio Supremo dell’Armenia adottò la Dichiarazione dell’Indipendenza. Il 21 settembre 1991, in un referendum nazionale il popolo armeno con la stragrande maggioranza ha votato a favore dell'indipendenza, e nacque la Repubblica Indipendente dell’Armenia.
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