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Un secolo e più di storia armena in Terra di Bari
Dai primi del novecento all'esodo del 1924, la cultura di quel popolo si è intrecciata saldamente con la tradizione locale come dimostra l'opera di Nazariantz

di Marino Pagano - 12 Agosto 2024
La vecchia Terra di Bari è vissuta, ed ancora vive, in una storia a sicura trazione mediterranea, con sguardi persino orientali. Una terra d’approdo e salvezza per tantissime generazioni di popoli e culture. Aspetti che continuano a segnare le tradizioni della città di Bari e della Puglia.

Un secolo fa, nel 1924, due navi approdarono nel porto del capoluogo: a sbarcare furono 120 armeni provenienti dai campi profughi di Atene e Salonicco, dove avevano trovato rifugio due anni prima dalle stragi di Smirne, che tra il 1915 e il 1920 portò alla morte un milione e mezzo di uomini, donne e bambini.



Ed ecco il grande lascito della tradizione armena. La grande area del Mediterraneo, del resto, è fatta di questi straordinari intrecci e confronti. Anche scontri, la stessa storia lo sa. Conflitti, guerre, lotte per le supremazie. Ed il nostro capoluogo, la città di Bari, ancora una volta, è in questa storia.


Già nel 1894 e nel 1896, quando era al potere il Sultano Abdul-Hamid, gli armeni avevano subito problemi seri in Turchia. Ma sarà coi Giovani Turchi che i propositi, già truci, divennero dati di fatto. Gli armeni, la cui fede cristiana era stata tramandata da secoli, vissero il loro periodo più nero. Una strage ed un genocidio riconosciuti come tali ormai pressoché unanimemente.

Nor Arax è il nome del villaggio armeno situato a Bari sulla via vecchia per Capurso, un presidio storico e culturale che forse dovrebbe essere più facilmente accessibile. Il luogo deve la sua denominazione ad Arax (o Arasse), un importante fiume dell’Anatolia, come a voler significare fertilità e speranza. E questo trovarono gli esuli armeni a Bari: accoglienza e possibilità di proseguire nella loro principale arte, il commercio soprattutto di tappeti.



Un bel libro, qualche anno fa, ha spiegato tutta questa grande storia: Nor Arax. Storia del villaggio armeno di Bari (LB Edizioni, pag. 114) di Emilia Ashkhen De Tommasi. “Un’operazione di archeologia della memoria che viaggia non solo sui binari del rigore scientifico, ma su quelli del sentimento”, come scrisse a suo tempo Piero Fabris, scrittore barese specializzatosi su queste tematiche. Un libro che riconsegna a Bari ed alla sua storia una pagina altrimenti ancora nascosta o, quantomeno, non ricordata a dovere. Pagine che ricordano, tra l’altro, persone che sono rinate mai perdendo, anzi, la propria identità e, citando ancora Fabris, “amalgamandosi magnificamente per il bene comune”.

Ma una storia degli armeni in Puglia sarebbe incompleta senza il riferimento ad una straordinaria personalità che ha amato le nostre coste, i nostri paesi, la nostra cultura: il letterato armeno Hrand Nazariantz (1880-1962), di casa prima a Conversano e poi a Casamassima, uomo dalla vita travagliata e fascinosa; il poeta “cosmogonico”, come più volte è stato definito.

Nazariantz, poeta devoto alla cultura del simbolo e diretto interprete di una letteratura capace di parlare a tanti mondi e con tanti linguaggi, “rischiò” di vincere il Nobel per la letteratura nel 1953, l’anno in cui a raggiungere l’ambito traguardo fu non un esponente della cultura umanistica ma un politico, per quanto arguto, come aforista soprattutto: Winston Churchill. Amico dei più grandi letterati italiani ed europei a lui coevi, Nazariantz fu apprezzato collaboratore della celebre Radio Bari, presso cui lavorò già da fine anni Trenta, sia alla direzione artistica sia come brillante esegeta di musicisti e scrittori tra Ottocento e Novecento: biografie, curiosità, profili a lui, raffinato intelletuale, particolarmente congeniali. La poetica di Nazariantz si può associare a quella particolare linea “orfica”, presente nel cammino della letteratura italiana del secolo scorso: con lui anche Girolamo Comi, pugliese di Lucugnano di Tricase, Dino Campana e Arturo Onofri.



Una linea spirituale, esoterica; addirittura “mistica”. Su questa meravigliosa storia di vita e cultura apulo-armena, così ben sintetizzata nella stessa esistenza del poeta, l’attenzione negli ultimi anni si è progressivamente polarizzata. Si pensi alle numerose attività del gruppo Armeni Apulia (gestite in maniera encomiabile soprattutto dall’italianista Carlo Coppola ma anche da esuli da decenni attivi in tal senso, Rupen Timurian su tutti) e del Centro Studi Hrand Nazariantz.

Ricordi e testimonianze dei progenitori degli attuali cittadini apulo-armeni, tante occasioni di commemorazione e riflessione sulle stesse storie armene, mostre e pubblicazioni, convegni e tanto altro. Tutto questo è stato fatto, in maniera consistente, puntando anche su una storia che viene da lontano. Si pensi alla presenza a Bari della Chiesa di San Gregorio Armeno del decimo secolo, il più antico avamposto sacro d’età bizantina, luogo carissimo ai cristiani di fede e rito orientale. Per non parlare della Chiesa di San Giorgio, nella zona industriale, omonima tra l’altro di un’altra chiesa esistente sempre nel centro storico di Bari: restaurata nel 1920, è stata studiata e citata anche da insigni medievisti come Raffaele Licinio e Franco Porsia, nella monumentale Storia di Bari a cura di Franco Tateo, edita da Laterza, come significativo esempio dei rapporti antichi con gli armeni ma anche per le sue qualità architettoniche.



Tornando, infine, alle molteplici attività meramente di ricerca attorno alla figura di Hrand Nazariantz, sono tante e diverse le pubblicazioni e gli autori da citare. Ma ci piace segnalare anche un bel romanzo ispirato alla sua figura, uno scritto tra prosa ed elevata poeticità, apparso per i tipi della casa editrice barese Radici Future del già citato Piero Fabris: La compagnia del melograno (2021). Tra i maggiori autori concentratisi su Nazariantz: lo stesso Carlo Coppola, ancora Fabris, Cosma Cafueri, Domenico Cofano, Diego Judice. E ancora, lo studioso Giulio Gigante, direttamente vicino al letterato armeno ed assai legato ai temi della sua poetica, e lo scrittore e ricercatore barese Pasquale Sorrenti, autore di una monografia dedicata al nostro raffinato poeta.

La città di Conversano, attraverso le molteplici attività del Centro Ricerche, ha fatto molto a tutela della memoria del grande letterato armeno esule in Puglia. Anche Casamassima si è mossa nella stessa direzione, grazie soprattutto all’impegno del dott. Franco Laricchia, apprezzato studioso di storia patria.

Nelle immagini, foto e dipinto dell’artista armeno Arshile Gorky con la madre
https://www.primopiano.info/2024/08/12/un-secolo-e-piu-di-storia-armena-in-terra-di-bari/?fbclid=IwY2xjawEoQDhleHRuA2FlbQIxMQABHWO6vQEcrzRXBAtWvNtj4wETUcU8wd60yzdxpSKFsbFumtcKjDtwHrTzrg_aem_DMlUkj4xgNuTg52DtrY5-Q

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