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050121 - TSUNAMI & AIUTI UMANITARI
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TSUNAMI & AIUTI UMANITARI
AIUTI UMANITARI. I soldi saranno mai sufficienti? I Medici Senza Frontiere hanno detto di si; sin dal 4 gennaio hanno comunicato che non accettavano più donazioni per l’urgenza dello Tsunami avendo già raccolto quaranta milioni di euro. Le loro esigenze erano soddisfatte. Il resto dei mezzi raccolti sarebbero andati in parte alla ricostruzione, in parte a un fondo per altri catastrofi nel mondo, come per esempio Darfur in Sudan. All’interno di molte delle grandi Organizzazioni Umanitarie, collaboratori d’esperienza sono dispiaciuti che le loro organizzazioni non hanno saputo fare lo stesso.
Questo è stato l’inizio di una certa inquietudine in parecchie organizzazioni.
“E’ la completa verità. Perché la nostra organizzazione non dice la stessa cosa?” ha detto qualcuno.
L’entusiasmo dei fundraisers (coloro che organizzano le campagne di raccolta fondi) per i soldi raccolti supera però l’inquietudine, così tanto che non è mai arrivato sentore fino ai donatori, cioè alla popolazione.
I fondi donati nei vari paesi occidentali sono così ingenti, che le Organizzazioni Umanitarie si sono rese conto che ci vorranno anni per spendere i fondi nel sudest dell’Asia. Si tratta di cifre così grandi che i sopravvissuti in Asia probabilmente avranno una vita di gran lunga migliore di prima dello tsunami.
Come ha detto un rappresentante di una organizzazione religiosa “Siamo sempre stati costretti a dare priorità, ma adesso possiamo aiutare in modo incisivo. Abbiamo lavorato in India negli ultimi 40 anni e spesso si sente dire che si stanno mettendo solo delle toppe. Nel sud dell’India sono stati colpiti i “senza casta” e “tribù” che già prima vivevano al limite della sopravvivenza . Adesso possiamo disegnare per loro un futuro che gli darà una vita migliore in tutti i sensi.” Rimane un unico dubbio “ovvero se le Autorità o “altri” si metteranno in mezzo. Speriamo di No.”
IMPEDIMENTI FREQUENTI
Secondo gli scettici , si può solo sperare per il meglio – contro quello che già l’esperienza insegna. Viene sempre qualcosa per traverso. Nello stesso modo in cui nell’ambiente si parla di catastrofi che ogni anno sono prevedibili, come omicidi di massa in Africa ed inondazioni in Bagladesh, si parla anche di impedimenti frequenti.
Dall’esperienza sarà difficile spendere i fondi donati in modo ragionevole quando si tornerà alla realtà e le vittime si trasformeranno in persone con conflitti politici e semplici interessi. Cosa che già sta succedendo nel sudest dell’Asia.
Alcune difficoltà vengono dai conflitti militari e politici nello Sri Lanka e nell’Indonesia.. Basta vedere l’ Afghanistan dove è stato impossibile per anni portare aiuti in molti parti del paese per motivi di sicurezza. La stessa cosa si può anche dire per il Darfur. Le necessità sono enormi e la volontà di aiutare esiste, ma la realtà di questi posti frena gli aiuti.
Altro problema è che non si può donare aiuti e soldi in zone sinistrate e pensare che le autorità locali e le organizzazioni internazionali ed aziende private possono gestire un’espansione in breve tempo.
Nello Sri Lanka ed in Indonesia il livello di corruzione è già cresciuto in modo esponenziale con l’arrivo di grandi quantità di aiuti. Parte degli aiuti vengono già venduti sul mercato nero e ciò abbassa i prezzi dei prodotti locali, a danno dei piccoli produttori e dei commercianti locali.
In altre parole l’esperienza insegna che tra tre anni si potrà constatare che parte dei soldi sono stati spesi male.
L’intervento in Ruanda a metà degli anni 1990 è tra i peggiori esempi del passato. Tutto andò storto; le organizzazioni internazionali si pestavano i piedi. Collaborazione scarsa , si ostacolavano tra di loro nel lavoro spesso a spese e pericolo dei locali e offrivano uno più dell’altro, quando si trattava di affittare auto o altri servizi sul posto. L’importante era prendere un bambino in braccio davanti alle telecamere. Fu una lotta per ottenere influenza ed immagine ed i soldi furono riscossi in questa maniera abbondante “a casa”.
Con scarsi risultati le grande organizzazioni rischiano di perdere la loro credibilità. E’ importante che le organizzazioni ricevono ciò che possono gestire in modo giusto, cosicché non scoppi uno dei soliti scandali. E’ importante che vengano mandate le cose più urgenti nel momento giusto. Pensate che normalmente arrivano 4 aerei al giorno a Banda Aceh , adesso ne arrivano più di 130. Ci sono solo due controllori di volo ed un addetto ai depositi e sono completamente esausti. Tutti temono che prima o poi qualcuno scoprirà che molti aiuti sono marciti , arrivati in mani sbagliate o altro.
DONAZIONI DEI PRIVATI
Per gli addetti è estremamente difficile dire basta alle donazioni private... sono le più gradite.
Le Organizzazioni umanitarie ricevono ”due buste di soldi”. Una dallo stato e dall’UE e l’altra da raccolte dei privati. I soldi pubblici sono destinati a progetti precisi ed hanno un termine. Poi bisogna rendere conto e documentare le spese. I mezzi ricevuti dai privati non hanno bisogno di tante giustificazioni e resoconti. Per quello vengono prima spesi gli aiuti pubblici . Spesso gli operatori non riescono a finire i lavori prefissati entro i termini previsti – e così succede che devono decidere se rinunciare al progetto, finirlo alla meno peggio o chiedere rinvii. Tali problemi non sussistono con gli aiuti privati. . Possono essere destinati a certi paesi , ma raramente sono vincolati a termini o a determinati progetti.
In ogni caso in Asia sono arrivati fondi che supereranno di gran lunga la capacità delle Organizzazioni di intervenire. Ci vorrà molto tempo e sarebbe più etico e realistico adesso creare un fondo generale per futuri disastri con una parte dei soldi raccolti e tenere informati tutti i donatori come stanno realmente le cose, invece di continuare a sfruttare il momento della mobilizzazione degli aiuti di primissima necessità.
Sarà difficile... le Organizzazioni umanitarie non collaborano molto tra di loro. Ci vorrebbero dei centri dove si possa preparare personale capace di gestire le situazioni che si presentano nei luoghi colpiti da catastrofi e dove si analizzano anche i conflitti che inevitabilmente si presentano, e questo al di fuori dei singoli organismi.
In Gran Bretagna esiste un’ organismo che coordina quasi tutte le Organizzazioni umanitarie. Quando chiedono aiuti lo fanno insieme e i fondi vengono distribuiti tra le Organizzazione più competenti nei singoli casi. Questo viene deciso dal comitato, che coordina prima e valuta dopo. In molti altri paesi le varie Organizzazioni si considerano quasi come concorrenti, ed è molto difficile per i donatori sapere a posteriori se un’azione d’intervento è stata eseguita nel modo giusto, al costo giusto e con i risultati migliori.
In realtà si può dire che è molto difficile giudicare come le singole Organizzazioni amministrano i fondi che ricevono. Ad esempio La Croce Rossa ha dei costi d’amministrazione molto bassi, perché riceve molti fondi dai singoli stati, evitando così costi pubblicitari e costi per organizzare volontari per la raccolta di fondi. Le altre Organizzazioni si devono “vendere” come meglio credono, a costi variabili.
M.K.R.
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