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06 11 17 - L'Islam e le chiese cristiane: dossier fotografico dalla zona "turca" di Cipro
Chiese usate come stalle o discariche, monasteri cristiani distrutti o trasformati in caserme, affreschi sacri medioevali rovinati irrimediabilmente o asportati e rivenduti all'estero. A questi e ad altri scempi compiuti dai turchi nei confronti dei luoghi di culto cristiani si riferiva Benedetto XVI nel suo colloquio del 10 novembre con il presidente di Cipro Tassos Papadopoulos, esprimendo la sua preoccupazione per la "cristianità cancellata" nell'area settentrionale dell'isola, sotto occupazione turca dal 1974.

In quest'area esistono circa 540 chiese cristiane. Cinquanta di queste oggi sono all’interno di basi militari turche. Tra i monumenti distrutti dai turchi rientrano chiese cristiane cattoliche, protestanti, maronite, armene, ortodosse e un cimitero ebraico. Una recente risoluzione del parlamento europeo riassume così, con stime prudenziali, questi danni: «Oltre 133 chiese, cappelle e monasteri situati nella parte settentrionale di Cipro, finita sotto il controllo dell'esercito turco dal 1974, sono stati sconsacrati; 78 chiese sono state convertite in moschee; 28 sono usate come depositi militari e ospedali e 13 sono usate come magazzini, mentre resta sconosciuto il luogo in cui si trovino oggi i loro oggetti religiosi, incluse oltre 15.000 icone, che sono stati trafugati».

Per capire meglio cosa è accaduto a Cipro, pubblico, in versione quasi integrale, il dossier fotografico distribuito nei giorni scorsi dall'ambasciata di Cipro ad alcuni giornalisti. Mi limito a sottolineare che gli edifici di culto islamici nella parte cristiana dell'isola sono custoditi nel migliore dei modi, e invito il lettore a intuire, osservando le foto di quanto accaduto agli edifici cristiani dal 1974 a oggi, quale sarebbe stata la probabile reazione islamica nel caso in cui simile trattamento fosse stato riservato a edifici di culto musulmani.

Cio che resta del monastero armeno di Lefcosia

V.V

 
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