|
|
Zatik
consiglia: |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iniziativa
Culturale: |
|
|
|
|
|
06 11 06 - VERCELLI IL BLITZ NEL TEATRO DI VARALLO SESIA DOVE ERA IN CORSO UN CONVEGNO CON PANNELLI DI FOTOGRAFIE D’EPOCA
|
da LASTAMPA del 6/11/06
Mostra armena devastata da un turco «Sul genocidio solo falsità». La Lega: «Ecco che cosa succede a portare Ankara nell’Ue» 6/11/2006
di Ivan Fossati
VARALLO SESIA (Vercelli). Le tensioni diplomatiche tra Armenia e Turchia hanno vissuto un sussulto ai piedi delle Alpi. Un turco, cittadino italiano da un anno e mezzo, ha fatto irruzione ieri mattina nel teatro della località turistica della provincia di Vercelli dove stava per iniziare un convegno sul genocidio del 1915. Come una furia l’uomo ha buttato all’aria tutto ciò che trovava sulla sua strada, uno stand con libri in vendita, oggetti vari e i pannelli della mostra.
Nessuno, però, ha capito le frasi che pronunciava in stretto dialetto turco.
Tra il pubblico (non numeroso) c’erano pure alcuni bambini, rimasti choccati dalla scena. Nuri Bastug, 35 anni, è stato bloccato dai presenti, tra cui il relatore della conferenza, poi è stato portato a forza in caserma da un carabiniere. Il fatto pochi minuti dopo le 11 e alle 16 l’uomo era nel suo negozio del centro di Varallo. A suo carico è stato aperto un fascicolo, ma poca cosa (gli si contesta d’ufficio il reato di danneggiamenti) rispetto a ciò che si era temuto all’inizio, cioè un attentato. La moglie italiana, Giulia Magno ha tentato di fare da filtro alle interviste, ma Nuri Bastug è rimasto convinto della sua azione. E non si è sottratto alle domande, salvo fare una ricostruzione «soft» dell’accaduto. Negando, da subito, che il suo blitz fosse
legato all’imminente visita del Papa in Turchia.
Il sospetto era nato dal fatto che uno dei pannelli roveciati riportava una foto che ritraeva Benedetto XV, il Papa che nel 1915 cercò di fermare il massacro armeno.
Bastug ha poca confidenza con la lingua italiana, ma si fa capire bene: «Non è una questione religiosa, qualunque turco si sarebbe comportato come me.
L’Armenia ha avuto molti morti tra il 1914 e il 1918, però la Turchia di più.
E’ sbagliato ricostruire la verità con una sola voce».
Il titolo della manifestazione, patrocinata pure dal Comune, era «Un giorno in Armenia». Era prevista una mostra con fotografie di Armin Wegner. Poi una conferenza e un concerto del duo Khaciaturjan (che si sono regolarmente svolti nel pomeriggio).
«Sono entrato per capire - ha detto più tardi Nuri Bastug -. Avrei anche voluto parlare, esporre le mie idee. Ma quando sui pannelli ho visto quelle foto, immagini crude di armeni uccisi da turchi, ho perso la testa. Quella non è la verità. Il mio popolo è stato vittima della ferocia armena, e solo in un secondo tempo si è vendicato. Noi siamo stati i primi a subire». C’è modo e modo per far valere le proprie ragioni, Bastug che di lavoro gestisce una rosticceria, ha scelto il peggiore.
Pietro Kuciukian, curatore della mostra, autore di vari libri sull’argomento e figlio di uno scampato al genocidio, è stato uno dei primi a intervenire impedendo che Bastug rompesse tutti i pannelli dell’esposizione. Ribatte:
«Quell’uomo è entrato in teatro urlando. Non è vero che è rimasto colpito dalle foto, è arrivato con l’intento preciso di distruggere, ha travolto tutto ciò che incontrava; poi senza curarsi neppure dei bambini molto spaventati ha abbattuto i pannelli. Temevamo di peggio, perché a manifestazione analoghe in Francia si sono presentati anche i “Lupi grigi”. Mi dicono che questa persona di solito è tranquilla, ma anche che riceve spesso giornali e corrispondenza dalla Turchia. Non vorrei che il gesto che ora si archivia come un raptus fosse tutto organizzato nei dettagli. E non solo da Nuri Bastug».
Il rosticcere turco, da parte sua, non mostra segni di grande pentimento:
«Chiedere scusa? Potrei anche farlo, ma non per primo». Poi chiarisce:
«L’errore è stato commesso da chi ha organizzato la mostra. L’Italia non può essere di parte, non può scegliere di stare con l’Armenia. Varallo ormai è la mia città, ma in questo caso è stata commessa un’ingiustizia. Chiedano scusa, e cercherò di farmi perdonare anche io per la reazione che ho avuto».
La mostra aveva il patrocinio dell’amministrazione comunale, ma il sindaco Gianluca Buonanno non accetta di finire nella polemica. «Il turco ha sbagliato e se non gli piace ciò che facciamo se ne torni pure a casa sua. Una cosa è certa: se un italiano avesse fatto come lui in Turchia, avrebbe passato brutti momenti». Dura invece la reazione della Lega: «Mi immagino che cosa potrebbe accadere dopo l'ingresso della Turchia in Europa», ha detto Roberto Cota, segretario piemontese del partito di Bossi.
V.V
|
|
|
|
|