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06 11 13 - Turchia, novità sui beni delle minoranze. Ma ci sono ancora passi da fare
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da Korazym.com - di Mattia Bianchi/ 11/11/2006
Arriva uno spiraglio positivo sul fronte della libertà religiosa in Turchia.
Il parlamento ha approvato la cosiddetta legge sulle fondazioni, attesa da tempo, che regolamenta la questione delle proprietà delle minoranze religiose.
Arriva uno spiraglio positivo sul fronte della libertà religiosa in Turchia.
Il parlamento ha approvato la cosiddetta legge sulle fondazioni, attesa da tempo.
Si tratta del provvedimento che dovrebbe risolvere definitivamente il problema delle proprietà delle minoranze religiose, impossibilitate fino ad oggi ad essere titolari di beni, non avendo personalità giuridica. La legge è passata con 241 voti a favore e 31 contrari, dopo un acceso dibattito in aula durato mesi e poche ore dopo il parere negativo della Commissione europea sullo
stato dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione.
Il nodo del mancato riconoscimento del diritto alla proprietà, in passato aveva
creato enormi difficoltà ai cristiani (a cominciare dall’incameramento di beni da parte dello Stato), ma anche situazioni paradossali, come quella riportata dall’agenzia Asianews, sul caso della sede del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. “Il piccolo complesso di edifici – spiega l’agenzia del Pime - figura come proprietà del monastero di San Giorgio, che però non può avere beni immobili, per cui alla fine il “vero” padrone è, “legalmente”, San Giorgio.
L’esistenza del quale potrebbe essere negata da un tribunale, dove comunquedifficilmente si potrebbe presentare per contrastare un sequestro. Lo stesso dicasi per l’andare da un notaio per fare una cessione. Insomma, manca lapossibilità di una concreta tutela giuridica”.
La nuova legge, che deve essere ancora approvata dal presidente dellaRepubblica, darà la possibilità alle minoranze di costituire delle fondazioni, guidate da cittadini turchi, che potranno acquisire beni immobili. Questione giuridica risolta, quindi, ma solo a prima vista perché, fanno notare ad AsiaNews fonti del Patriarcato, non è prevista la restituzione di quanto è stato confiscato e viene mantenuta la “reciprocità di trattamento”, secondo cui “le persone di nazionalità turca, ma appartenenti ad una minoranza religiosa latina o greca restano vincolate al trattamento che, nel Paese della minoranzareligiosa, si applica ai turchi”.
Aspetti criticati anche dall’Unione Europea che nella legge evidenzia l’assenza del diritto al risarcimento per quelle proprietà confiscate che sono state già vendute a terzi. Inoltre il provvedimento non afferma i diritti di proprietà come valore assoluto ma semplicemente li concede ai greco-ortodossi, ai siriaci, agli armeni e alle congregazioni cattolica e protestante, tralasciando le altre confessioni. Punto critico, infine, il tema delle restrizioni sulla
formazione del clero cristiano in Turchia, che non è stato ancora affrontato.
V.v
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