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31 01 2007 - Sminare il Nagorno Karabakh
30.01.2007- Osservatorio sui Balcani

Secondo una organizzazione non governativa britannica, il Karabakh ha il più alto tasso di incidenti per mine pro capite, tre volte quello dell’Afghanistan.
Ma sminare il territorio non è facile, per la scarsa collaborazione delle autorità e lo spopolamento della regione Di Zoe Powell, Tblisi, per Eurasianet, 12 gennaio 2007 (titolo originale: “The Challenge of De-mining Karabakh”)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta

(Foto Sophia Mizante, Eurasianet) Stando alle notizie, sono partiti i preparativi per i nuovi colloqui tra Armenia e Azerbaijan in merito al
territorio secessionista del Nagorno-Karabakh [...]. Ancora una volta l’attenzione è focalizzata sul problema dei deportati e della definizione dei
confini. Ma in questa remota regione montagnosa rimane un problema che minaccia di vanificare ogni speranza di pace, con un impatto particolarmente devastante:
quello delle mine.

Sia l’Armenia che l’Azerbaijan hanno dichiarato che la questione dello sminamento potrebbe ritardare i negoziati sullo status della autoproclamatasi
Repubblica del Nagorno-Karabakh. Eppure, più di 12 anni dopo il cessate il fuoco che ha messo fine alle ostilità del 1988-1994 tra Armenia e Azerbaijan,
nel territorio le uniche operazioni di sminamento attualmente in corso sono quelle condotte dall’organizzazione non governativa inglese Halo Trust.

I rappresentanti della Halo in parte imputano questo fatto all’aspra disputa in corso sullo status dello Stato secessionista. "Cercare di soddisfare entrambe
le parti in Nagorno-Karabakh è pressoché mpossibile," ha commentato Valon Kumnova, direttore del programma di Halo Trust a Stepanakert, la capitale del
territorio. "In ogni altro Paese in cui lavoriamo ciò è possibile".

Benché tanto le forze armene quanto quelle azere abbiano utilizzato mine terrestri durante il conflitto in Karabakh, la Halo ha ricevuto informazioni
sul dislocamento delle mine solo da parte degli armeni e del governo
secessionista del Karabakh.

Si può presumere che i passati rapporti della Halo con i funzionari militari
del territorio siano il motivo del silenzio dell’Azerbaijan, che si rifiuta di
negoziare con la leadership separatista del Karabakh. Quando l’organizzazione
di sminamento arrivò a Stepanakert nel 1995, un anno dopo l’accordo di cessate
il fuoco, per intraprendere un’operazione di sminamento condotta da civili, il ministro della Difesa del nuovo Stato de facto chiese che il supporto delle operazioni di sminamento fosse affidato alle forze armate. La Halo addestrò per
un anno personale militare del Karabakh, e nel 1996 lasciò il Paese.

L’organizzazione ritornò nel 2000, dopo che un gran numero di incidenti e di morti avvenuti a causa delle mine – il numero più alto dal 1995 - "suggeriva
che il personale militare non stesse impiegando le attrezzature e le procedure standard per lo sminamento così come gli era stato insegnato a fare", ha ricordato Kumnova. Grazie all’allentarsi delle tensioni, e alla presenza di un nuovo capo della Difesa, l’organizzazione stavolta stabilì una missione di sminamento condotta da civili. La Halo attualmente impiega 210 residenti locali nelle operazioni del programma di sminamento e di supporto.

Non siamo riusciti a raggiungere nessun appresentante azero disposto a dare un commento sulle attività della Halo in Karabakh. La Halo Trust non opera in
Azerbaijan; lo sminamento è lì gestito dalla statale Agenzia nazionale azera d’intervento sulle mine. Secondo l’organizzazione, a partire dal 1995 in
Karabakh si sono registrati 287 casi di incidenti mortali imputabili alle mine, con vittime sia civili che militari. A questi si devono aggiungere altri 215
casi di incidenti non mortali. Fino a dicembre, nel 2006 si erano registrate solo due vittime, e si erano verificati nove incidenti con mine antiuomo o
ordigni inesplosi.

Benché la Halo sostenga che il Karabakh abbia il più alto tasso di incidenti per mine pro capite (uno ogni 13 abitanti, tre volte il dato dell’Afghanistan),
stando alle dichiarazioni di Kumnova trovare fondi per lo sminamento nel territorio è stata una sfida. Il direttore del programma ha sostenuto che alla
radice del problema c’è la sospettosità dell’Azerbaijan nei confronti delle
operazioni della Halo.

"Questo è il posto in cui è più difficile raccogliere fondi... qui sono molto suscettibili", ha detto, ipotizzando che "non sono molti i Paesi disposti ad avere cattive relazioni con l’Azerbaijan", a causa della produzione petrolifera del Paese.

L’organizzazione attualmente ha un bilancio di spesa di 1,3 milioni di dollari per le sue operazioni in Karabakh. Il governo olandese finanzia il 60 per cento
di questa somma; la maggior parte della somma rimanente è fornita dall’Agenzia USA per lo sviluppo internazionale. Molte piccole donazioni vengono da membri della Diaspora armena.

[L'obiettivo di] liberare dalle mine il Karabakh va di pari passo con la spinta del governo separatista per la ripresa dello sviluppo economico del territorio, inclusi il turismo e l’agricoltura. In tutto il territorio, i campi coltivati si affiancano a potenziali campi minati. Qualche volta il campo coltivato e il campo minato coincidono.

(Foto Sophia Mizante, Eurasianet) Kumnova stima che ci vorranno ancora altricinque o sei anni perché il territorio possa essere considerato "bonificato”
dalle mine. La Halo ha fino ad ora sminato circa 16 milioni di metri quadri di terreno; ne restano ancora altri 10 milioni.

La scarsa concentrazione della popolazione del Karabakh ostacola gli sforzi per lo sminamento. Normalmente i residenti locali possono offrire preziose informazioni sui sospetti campi minati e sugli ordigni inesplosi, ma nel caso del Karabakh ci sono troppo poche persone per poter avere informazioni.
I leader armeni del Karabakh fissano la popolazione del territorio a 145.000, basandosi su stime del 2002. Alcuni osservatori esterni però ritengono che il
numero sia più basso.

Per fare un confronto, secondo un censimento del 1989 la popolazione della regione era di oltre 185.000. Una visita ai campi minati nel sud del territorio, vicino alla città azera occupata di Fizuli, dà la misura di questo spopolamento. A parte pochi uomini, alcuni in divisa militare, intenti a raccogliere detriti dalle case crollate vicino a Fizuli, rimangono pochi segni di attività umane.

Di conseguenza è molto difficile fissare un calendario preciso per la bonifica del Karabakh dalle mine, come ha detto Kumnova. "Con il livello attuale di popolazione si può guidare per ore in Nagorno-Karabakh senza vedere anima viva da nessuna parte", ha commentato. "Dopo sei anni che siamo qui, continuiamo a scoprire nuovi campi minati".

V.V

 
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