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13 02 2007 - Paolo e Vittorio Taviani parlano della 'Masseria delle allodole'
I due fratelli presento il loro film fuori concorso e spiegano come le loro ambizioni fossero di fare "un film-percorso d'amore dall'inizio alla fine e non
un resoconto storico"

Berlino, 12 febbraio 2007 - Paolo e Vittorio Taviani parlano dell'unico film italiano al Festival di Berlino, 'La masseria delle allodole', di cui sono registi. Ne parlano con la naturalezza di chi è sorpreso dalle possibili reazioni negative delle etnie turche. La pellicola passerà fuori concorso e i due fratelli non hanno dubbi nel definirlo "un film d'amore più che un documento storico: come sempre facciamo, abbiamo mischiato realtà e fantasia e
tutto siamo tranne che anti-turchi".


Paolo Taviani, in particolare, non avverte le medesime preoccupazioni di chi crede che il Festival sia in pericolo (in realtà solo lo 'Spiegel'sembra
allarmato dall'atmosfera, che non è quella di un Festival 'blindando'): "Tanto per cominciare, un film andrebbe prima visto. Nel nostro caso poi, sarà facile
capire che mescola realtà e fantasia come deve fare un film e come il nostro passato di registi testimonia: non abbiamo mai avuto la presunzione di far resoconti storici. Abbiamo raccontato storie di uomini e donne i cui destini personali sono travolti da una vicenda terribile come certamente è stata l'eccidio degli armeni nel 1915. Ma siamo sereni perchè abbiamo fatto un'opera
in cui abbiamo creduto".


Taviani non pensa che si possa turbare la sensibilità dei turchi: "E' un film che parte da un dato di realtà ma si concentra sulla storia personaggi. Per
esempio c'è il 'buono' della situazione che è un giovane turco innamorato dell'armena". Taviani aggiunge che "non abbiamo taciuto niente, come d'altra parte in altri film è già stato fatto per il fascismo in Italia o come i tedeschi fanno col nazismo. Ma questo - sottolinea - non vuol dire che quei turchi di cui noi parliamo fossero tutta la Turchia e soprattutto la Turchia di oggi. Noi poi - aggiunge - siamo favorevoli alla Turchia in Europa come ponte fondamentale tra l'Occidente e la realtà medio-orientale. Ogni paese - sottolinea - deve fare i conti col proprio passato, dove ci sono sempre zone d'ombra. Lo ha fatto l'Italia, lo ha fatto la Germania, anche la Turchia deve farlo. Credo anche i turchi di oggi dovrebbero condannare il Movimento dei giovani turchi che operò quei massacri.
Oggi c'è un premier, Erdogan - che ovviamente condanna l'assassinio di giornalista armeno - dovrebbero contestare anche lui? E poi ripeto - conclude - il film è percorso dall'amore dall'inizio alla fine

V.V

 
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