|
|
Zatik
consiglia: |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iniziativa
Culturale: |
|
|
|
|
|
15 02 2007 - GIORNATA DELLA MEMORIA
|
Foggia, 23 gennaio 2007.
PARLIAMO DEI ROM… PER NON DIMENTICARE.
“I care”, ripeteva Martin Luther King.
Altri, come Nelson Mandella, Habib Bourguiba, hanno passato più tempo in cella che assieme ai loro cari. Essi hanno combattuto le ingiustizie, la segregazione razziale, la schiavitù.
Sognavano la libertà, la democrazia e la pace.
I Rom sono vittime dell’ideologia nazionalista,la quale ha acquisito forme fasciste (in Serbia e Croazia); negli stati di nuova formazione i Rom non hanno alcun diritto umano, compreso il diritto alla vita… in molti luoghi sono stati perpetrati massacri della popolazione Rom, molti di loro sono stati cacciati dalle abitazioni e dai luoghi di dimora o condannati al genocidio come altri popoli asiatici ed africani.
In Bosnia sono stati uccisi, espulsi o internati. In Croazia ne vivono circa 40.000 senza alcuno status giuridico. In Serbia ci sono 600.000 Rom: lo Stato mette in atto misure di pulizia etnica, di conseguenza i Rom possono diventare le grandi vittime di questo nuovo ordinamento.
La deportazione nei campi di concentramento nazisti e le eliminazioni di massa nelle camere a gas, o forse più spesso sotto i colpi degli “einsatzkommandos”, sono, infatti, il culmine di una storia secolare, persecuzioni, discriminazioni, espulsioni ed internamenti che hanno accompagnato il popolo Rom dal suo arrivo in Europa, agli inizi del ’400.
Il colore nero della pelle, la provenienza dai paesi musulmani, il nomadismo, la lingua misteriosa, la confidenza con il fuoco (per la lavorazione del metallo) e con la divinazione, la diversità dei costumi, hanno reso questo popolo sospetto ed inviso alle popolazioni ospitanti.
Per questo i Rom sono stati costretti a vivere fino ad oggi districandosi in una selva di divieti e proibizioni, spesso contradditori tra loro, ma comunque repressivi, che hanno loro impedito spesso di svolgere legalmente una qualsiasi attività, li hanno relegati ai margini della società, colpevoli della loro diversità, della loro asocialità, di non voler uniformarsi ai valori dominanti, in una parola della loro stessa esistenza.
La deportazione dei bambini nei lager esprime con estrema chiarezza l’obiettivo perseguito dai nazisti quando affermavano di voler annientare radicalmente un intero popolo. L’uccisione sistematica dei bambini rispondeva a due scopi:
1 – precludere la riproduzione biologica alla “ razza inferiore “;
2 – indurre il più possibile la probabilità che qualcuno potesse un domani invocare a fare giustizia per quello che era successo.
Un triangolo nero con il vertice capovolto, a volte affiancato dalla lettera z, che stava per “zigeuner”, zingari. Questo era il segno che individuava i Rom nello “Zigeunerlager”, ovvero il campo degli zingari. Un marchio che, come la stella gialla per gli ebrei, rappresentava l’appartenenza ad una razza pericolosa, una minaccia per la sublime razza ariana. I nazisti nella loro ossessiva ricerca della perfezione, avevano individuato, assai teoricamente, il gene che determinava l’istinto al nomadismo: il “wandertrieb”.
Nel Molise ci furono due campi di concentramento per gli zingari: a Agnone ed a Bojano. Si trattava prevalentemente di zingari slavi, che erano fuggiti in Italia nel 1941 per salvarsi dai nazisti che avevano occupato la Croazia e che deportavano gli ebrei e gli zingari nei campi di sterminio. A Bojano gli zingari furono internati nei capannoni dell’ex.tabacchificio; in quella sede disponevano di spazi aperti per i loro cavalli e per altri animali.
Ad Agnone, nel convento di San Bernardino, furono internati circa 150 zingari slavi. Molti di loro riuscirono a scappare, alcuni di loro si unirono alle bande partigiane.
Oggi,purtroppo,la situazione è molto grave. La questione “zingari” è sempre affrontata come questione sociale, prima che questione etnica. La negazione dell’identità del popolo Rom porta con sé la degradazione della cultura zingara a sottocultura marginale a cui viene negata ogni dignità, la riduzione della lingua, il Romanès, a gergo, la lettura delle strutture sociali, educative, economiche come prodotti dell’emarginazione e del disagio.
Da questa impostazione discendono politiche d’assimilazione, che tendono alla omologazione, alla rimozione d’ogni specifità. Se il Rom non è portatore di una cultura degna di questo nome, i suoi costumi sono solo un sintomo di sottosviluppo, ostacoli da rimuovere per dare luogo ad una compiuta integrazione.
Sul tema dell’immigrazione prevalgono logiche e scelte improntate quasi esclusivamente a misure repressive, a discapito di politiche che possono accompagnare l’intera cittadinanza nella trasformazione demografica, sociale e culturale in atto. Le preoccupazioni e le folli tendenze xenofobe e razziste, le tesi islamofobiche ed i richiami allo “scontro di civiltà”, ne sono un inquietante segnale d’allarme.
Le politiche sociali rivolte alle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti tendono apertamente all’inclusione sociale ed all’assimilazione. L’Italia nega ai Rom, Sinti e Camminanti l’applicazione della “Carta Europea sulle Minoranze Etnico-Linguistiche”, che tutela le lingue minoritarie, e nega la “Convenzione Quadro per le Minoranze Nazionali”.
In questa situazione drammatica i Rom provenienti da Bosnia, Serbia, Macedonia, Ungheria, Ucraina, Polonia, Bulgaria e Kossovo, subiscono politiche discriminatorie, emarginanti e segreganti. Segregati nei “campi nomadi” delle grandi città italiane. I Rom Europei vivono situazioni spesso inumane, senza acqua, luce e servizi igienici, costretti a mendicare per le strade il sostentamento.
In tutta Europa l’Italia è conosciuta come “il paese dei campi”, l’unica nazione che perpetua una politica di segregazione etnica con l’internamento d’intere famiglie nei cosiddetti “campi nomadi”. Nati negli anni ’70 del secolo scorso, da contenitori d’umanità per l’emergenza si sono trasformati in campi di concentramento istituzionali dove i Rom, Sinti e Camminanti vi muiono lentamente di diritti negati, d’esclusione determinata dall’accesso al lavoro, alla casa, alle cure sanitarie, di perdita dei pochi diritti di cittadinanza…, di induzione alla devianza ed alla criminalità. I campi nomadi italiani sono definiti “emblema della segregazione razziale per eccellenza” per l’ERRC (European Roma Rights Center) e “un mix tra le favelas ed i campi di concentramento”, secondo il Comitato per l’eliminazione delle discriminazioni razziali dell’ONU.
Una risoluzione del Parlamento Europeo ha condannato le violazioni dei diritti umani nei confronti dei Rom nell’Unione Europea.
Parliamone..per non dimenticare.
IL PRESIDENTE ACSI
Habib Sghaier
«Io non condivido le tue idee ma lotterò con tutte le mie forze perché tu, come me, possa liberamente esprimere il tuo pensiero». Voltaire
Via Federico Spera, 95/ 97 /99 – 71100 FOGGIA (Italy)
Tel. (39) 3497239108 - Fax:(39) 0881714130
Codice Fiscale - Partita IVA 01740400716
E.mail : acsi.h@libero.it ; AssComStrItalia@katamail.com
V.V
|
|
|
|
|