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050422 - Graziella Falconi: La prima domenica del Pontificato del Josef Ratzinger
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Graziella Falconi,
Il Presidente dell’Associazione di Amicizia tra Italia e Armenia, ZATIK
90° anniversario del genocidio del popolo Armeno
www.zatik.com , fastnews - Italia
Questa prima domenica del pontificato di Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, coincide con il novantesimo anniversario del genocidio armeno,quando era Papa Benedetto XV . Il 24 aprile 1915, infatti, arrivò, da parte del governo dei Giovani Turchi di Ataturk - alla cui affermazione avevano contribuito gli stessi armeni - , l’ordine della soluzione finale per gli armeni, primi cristiani in terra musulmana, , dopo una serie assai lunga di pogrom. Un genocidio taciuto e negato ,quello armeno, per lunghissimi anni dall’Occidente e ancora oggi, pur davanti a numerosi riconoscimenti da parte di vari governi, ( da quello francese alla Commissione ONU per i diritti umani, dal Canada all’Italia ecc.), negato dal governo di Ankara, con la giustificazione che si trattò di fatti legati al tradimento e al passaggio di alcuni reparti armeni dell’esercito turco nelle fila di quello sovietico. Non si sarebbe trattato quindi di genocidio ( sebbene Hitler vi facesse esplicito riferimento, per iniziare quello degli ebrei) ma di legge marziale. Benedetto XV, il predecessore di Papa Ratzinger, era salito al soglio di Pietro il 30 settembre 1914 e subito si era trovato di fronte la prima guerra mondiale: “ spettacolo il più tetro forse e il più luttuoso della storia dei tempi”. Il nuovo Pontefice scongiurò i governanti della terra e tutti gli uomini a lavorare per la pace con un’Enciclica (Ad beatissimi Apostolorum principis) nella quale egli, ispirandosi a all’apostolo Giovanni “ Chiunque odia il suo fratello è un omicida”, analizza perché scoppiano le guerre. Dietro le guerre , dice il Pontefice, “ vi è un’altra furibonda guerra che rode le viscere dell’odierna società” e che si nutre di quattro elementi : la mancanza di fraternità fra gli uomini , come mostrano gli odi di razza;lo scompiglio sociale dovuto a orgoglio - che “si è a mano a mano infiltrato per ogni dove, non risparmiando neppure la famiglia ove il potere chiarissimamente germina dalla natura” penetrando perfino nella Chiesa - ; la lotta di classe che nasce a suo parere da un errore sull’uguaglianza , poiché “ dall’essere gli uomini uguali per natura , non segue che tutti debbano occupare lo stesso grado nel consorzio sociale” Quarto cavaliere dell’Apocalisse, la Rivoluzione e sommamente il modernismo definito “ fuoco che divora fino alla perdizione”. Ma il Pontefice, convinto che la guerra chiunque avesse vinto avrebbe rappresentato il suicidio dell’Europa, non si ferma all’Enciclica, volendo affermare il diritto dovere della Chiesa a intervenire in caso di guerra come mediatrice e arbitra tra le Nazioni, formula cinque proposte ( Dès le Dèbut) per la fine della guerra : 1) sostituire il diritto alla forza; 2) libera circolazione e comunanza dei mari; 3) la reciproca condonazione dei danni e spese di guerra; 4) la restituzione dei territori occupati;5) accordo delle parti per far prevalere il bene maggiore della pace duratura sull’integrità territoriale ( come ad es. Trento e Trieste per l’Italia e l’Austria) .Il Papa raccomanda in particolare i casi della Polonia, dell’Armenia e dei Balcani. Sono i punti nodali del secolo. IL papa conosce lo sterminio degli Armeni, ma è consapevole anche della sua impotenza. Il Vaticanoinfatti riconoscerà il genocidio armeno soltanto nel 2000 ad opera di Papa Woytila con un comunicato congiunto tra Giovanni Paolo II e il Catholicos della Chiesa Armena. Karekin II “Il genocidio armeno – dice il comunicato – è il prologo agli orrori del XX secolo”. La Chiesa di oggi non è quella di Benedetto XV, il suo peso è aumentato anche grazie alla influenza mediatica di Giovanni Paolo II le cui immagini di uomo vecchio e malato hanno commosso tutto il mondo non solo quello cattolico e cristiano, ma anche quello musulmano. Da cardinale , Papa Benedetto XVI si era espresso, personalmente, contro l’ingresso della Turchia , guidata dal laico Erdogan, in Europa. Ma le responsabilità , come dice Erdogan, rendono gli uomini differenti, tanto è vero che Benedetto XVI nel suo primo discorso ai cardinali si è rivolto a “ coloro che seguono altre religioni o che semplicemente cercano una risposta alle domande fondamentali dell’esistenza e non l’hanno ancora trovata”. L’Armenia ricordiamo è diventata una repubblica indipendente dopo la caduta dell’URSS ( di cui era entrata a far parte nel 1921) . Tra la Turchia e l’Armenia vi sono oggi segnali n di disgelo anche se le frontiere fra i due paesi sono chiuse e non ci sono rapporti diplomatici. Il riconoscimento del genocidio del 1915 è importante, sebbene , ha affermato il ministro degli esteri armeno Tartan Oskanyan, non sia condizione per la normalizzazione dei rapporti bilaterali tra i due paesi. . Da cardinale, Joseph Ratzinger ha tenuto ( 4 giugno 2004) una conferenza in Normandia ( pubblicata dal Riformista del 20 aprile 2005) nella quale esamina, come il suo predecessore Benedetto XV, l’Occidente, l’Islam e i fondamenti della vera pace. In essa oltre a parlare di ragione malata e religione manipolata, fa anche riferimento all’ultimo genocidio del XX secolo, al Ruanda, dove la coabitazione tra hutu e tutsi è precipitata in un’ostilità sanguinosa da ambo le parti; è il problema della coabitazione che sollecita Ratzinger “una coabitazione fondata sulla comune responsabilità morale, insita nella natura dell’uomo e nella natura della giustizia”. La speranza è che il Pontefice possa continuare veramente nell’opera dei suoi predecessori e riuscire a promuovere la capacità di riconoscere la verità e il bene che sono, come Egli dice, condizione del diritto “ e con ciò anche presupposto della pace nel mondo”. Anche facendo germogliare, quindi, quei segnali di distensione che servono a lenire e a superare le ferite dell’Armenia.
V.V
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