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07 03 2007 - Un processo, molte domande
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marzo 2007 - 08.23 -Un processo, molte domande<br>
-L'ARMENIA TRA SVIZZERA E TURCHIA<br>
-Denunce in vari cantoni<br>
-Massacro o genocidio?<br>
-Dogu Perincek a processo <br>
-Verdetto per venerdì<br>
-Un tribunale sulla storia<br>
Nonostante il negazionismo turco, l'Armenia ricorda il suo genocidio con un memoriale nella capitale Yerevan (Keystone)<br>
Altri sviluppi Antirazzismo: modifiche della norma in vista Il genocidio armeno nuovamente negato Detenzione di un negazionista: Ankara protesta Il politico turco Dogu Perinçek è alla sbarra per aver negato il genocidio armeno.
Ma fu veramente un genocidio? E chi lo ha stabilito? Sono alcuni degli interrogativi sollevati dal processo che si apre martedì a Losanna.
La vertenza sul massacro del 1915-1918 divide nazionalisti turchi e associazioni armene da anni. Anche tra Berna e Ankara la questione ha spesso dato origine a frizioni.
«Il genocidio armeno è una menzogna internazionale». Questa frase - assieme ad altre asserzioni pronunciate durante un discorso pubblico a Losanna nel luglio
2005 - ha portato Dogu Perinçek, capo del Partito dei lavoratori turchi, di fronte al Tribunale distrettuale della città vodese.
Il compito del giudice Pierre-Henri Winzap non sarà facile. Al centro dei riflettori (la vicenda è stata ampiamente trattata da stampa e mondo politico),
dovrà stabilire se c'è stata infrazione della norma elvetica antirazzismo. La stessa norma - l'articolo 261bis del Codice penale - che il ministro di
giustizia Christoph Blocher aveva criticato durante una visita in Turchia, giudicandola incompatibile con la libertà di espressione.
«I legislatori dell'articolo 261bis hanno voluto assimilare la negazione di una realtà storica a un proclama razzista, ciò che è discutibile, trattandosi di due cose diverse», osserva Robert Roth, rettore della Facoltà di diritto all'Università di Ginevra.
«La domanda centrale che solleva questo processo è però un'altra: in quale misura un giudice può decidere dell'esistenza di una verità storica?», s'interroga, rilanciando così la discussione su chi abbia la competenza di definire gli eventi del passato.
Massacro o genocidio?<br>
La questione armena ha radici lontane, all'inizio del '900, quando i soldati dell'esercito Ottomano uccisero tra i 500mila e i due milioni di persone.
Il suo peso si manifesta ancora oggi e in varie occasioni le relazioni tra Svizzera e Turchia (così come tra Ankara e Unione europea) sono state condizionate da divergenze di vedute: quello che la maggior parte degli storici, il Consiglio d'Europa, l'Assemblea nazionale francese, la Camera del
popolo elvetica ed un paio di parlamenti cantonali sono concordi nel definire un «genocidio», per le autorità turche si tratta di un «massacro».
«La questione giuridica è appunto di sapere quando si può parlare di genocidio:
si devono considerare le dimensioni dello strage o le intenzioni? Se si applica la definizione della Convenzione delle Nazioni Unite del 1948, considerata il testo di referenza, non ci sono dubbi: contano le intenzioni», rileva a swissinfo Roth.
«Molti paesi, tra cui la Svizzera, si sono chiesti se non bisognava disporre di una lista dei genocidi», prosegue. «La risposta è sempre stata negativa perché
ciò implicherebbe un enorme dibattito internazionale con molti interrogativi.
Ad esempio, come definire il Darfur?».
La distinzione tra genocidio e massacro non dovrebbe ad ogni modo influenzare, nel caso specifico del processo Perinçek, il verdetto. «La norma antirazzismo
punisce la negazione non solo di genocidi, bensì anche di qualsiasi crimine contro l'umanità», rileva l'avvocato Francesco Bertossa, che nel 2001 a Berna
aveva assunto la difesa della parte civile in un processo simile contro alcuni dirigenti turchi.
Dogu Perinçek durante il suo discorso a Losanna (Keystone)
Un tribunale sulla storia<br>
L'Associazione Svizzera-Armenia, che si è costituita parte civile, ha aspettato questo processo con impazienza. «Sapremo finalmente se il fatto di aver
denigrato il nostro popolo e offuscato la nostra memoria è un crimine in Svizzera», ha indicato il suo copresidente Sarkis Shahinian.
Il procuratore generale del canton Vaud, Eric Cottier, ha dal canto suo affermato sul giornale romando 24 Heures che «a meno che non mi si dimostri il
contrario, il genocidio armeno è sufficientemente riconosciuto per definirlo tale». Nonostante il suo auspicio di non vedere il tribunale trasformarsi in un
luogo di dibattito storico sull'esistenza o meno del genocidio, Cottier non potrà impedire un'analisi storica del tragico evento.
Perinçek, citato dal settimanale L'Hebdo, ha infatti annunciato di voler dimostrare, documenti alla mano, che «gli imperialisti occidentali e la Russia
zarista hanno incitato gli armeni alla violenza, mentre i turchi si sono solo difesi».
Verdetto per venerdì<br>
Data la complessità del caso, avanzare pronostici sulla sentenza del tribunale, attesa per venerdì, è fuori luogo.
«Un'assoluzione sarebbe ovviamente terribile per gli armeni. In caso di colpevolezza è invece possibile che considerino sufficiente il riconoscimento del danno subito, senza lanciarsi sulle tracce di tutti i negazionisti in circolazione», stima Robert Roth.
Di avviso contrario l'avvocato Bertossa, secondo cui gli armeni sono consapevoli che la gravità del loro dramma non è radicata nella coscienza della
gente (come lo è contrario l'Olocausto) e quindi proseguiranno nella loro lotta per un totale riconoscimento.
swissinfo, Luigi Jorio<br>
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VIDEO<br>
Dogu Perinçek a processo
L'ARMENIA TRA SVIZZERA E TURCHIA<br>
La questione armena ha influito a più riprese sulle relazioni tra Svizzera e Turchia: in passato alcune visite ufficiali sono state annullate e la vendita
di aerei elvetici Pilatus ad Ankara sospesa.
Al contrario del Consiglio degli Stati (Camera alta), il Consiglio Nazionale ha riconosciuto il genocidio degli Armeni nel 2003, accettando un postulato in
questo senso del deputato democristiano Jean-Claude Vaudroz. Dal canto suo, il Consiglio federale si è limitato ad un riconoscimento implicito.
A livello cantonale, si è parlato chiaramente di «genocidio» nel parlamento di
Ginevra (2001) e di Vaud (2003).
NEGAZIONISTI ALLA SBARRA<br>
Durante un processo contro alcuni negazionisti turchi nel 2001, la Corte di giustizia di Berna-Laupen si era pronunciata per l'assoluzione.
Secondo <br>
swissinfo 7-3-07 -marzo 2007 - 09.52 <br>
Aperto il processo contro il nazionalista turco Perinçek
Dogu Perinçek, il capo del Partito turco dei lavoratori, durante una conferenza tenuta lunedì scorso a Renens (Keystone)
Altri sviluppiUn processo, molte domande
Il governo rimprovera Christoph Blocher
Turchia: invito rimandato per Deiss
A Losanna è iniziato il procedimento penale a carico di Dogu Perinçek.
Il nazionalista turco è accusato di aver violato la legge sul razzismo, negando a più riprese il genocidio del popolo armeno.
Il controverso processo, seguito a Losanna da decine di attivisti turchi, rischia di ravvivare le tensioni tra la Svizzera e la Turchia.
I rapporti tra Svizzera e Turchia potrebbero essere messi in prova in questi giorni in seguito al processo intentato a Losanna al nazionalista turco Dogu
Perinçek, accusato di discriminazione razziale per aver deliberatamente negato in diverse occasioni il genocidio armeno.
Secondo la volontà del procuratore pubblico vodese Eric Cottier, il procedimento penale dovrebbe affrontare la questione armena esclusivamente dal profilo giuridico e non da quello storico. La pubblica accusa considera infatti il genocidio armeno come un fatto stabilito, dal momento che è stato riconosciuto dal Consiglio nazionale e pure dal Parlamento vodese.
Ciò nonostante sembra inevitabile che il processo debba assumere anche un valore storico e politico. Le autorità turche, che ammettono unicamente l'esistenza di massacri, hanno già manifestato più volte il loro disappunto in passato, quando la tragedia del popolo armeno era stata evocata e riconosciuta in Svizzera come genocidio.
In difesa della "Turchia calunniata", circa 150 nazionalisti turchi si sono radunati martedì mattina nella Piazza della Riponne a Losanna per esprimere il
loro sostegno a Perinçek.
Denunce in vari cantoni<br>
Giunto in Svizzera nel luglio 2005 in occasione delle celebrazioni dell'82esimo anniversario del Trattato di Losanna, Dogu Perinçek, capo del Partito turco dei
lavoratori, aveva negato pubblicamente in un discorso a Glattbrugg, nel canton Zurigo, il genocidio armeno del 1915-18, definendolo "una bugia internazionale".
Il canton Zurigo aveva immediatamente aperto una procedura in base all'articolo 261bis del Codice penale. Il leader turco aveva poi ripetuto le sue
affermazioni in altri cantoni, fra i quali Vaud, facendo scattare altrettante denunce.
Il cantone romando è stato quindi incaricato di occuparsi di tutti i procedimenti aperti nei suoi confronti in Svizzera, una procedura che il
negazionista ha tentato di ostacolare davanti al Tribunale penale federale, per poi rinunciarvi.
Prima mondiale<br>
Per l'Associazione Svizzera-Armenia (ASA), che si è costituita parte civile in questo processo, l'eventuale condanna per discriminazione razziale di Perinçek
sarebbe una "prima mondiale".
Gli armeni lottano da decenni in tutto il mondo, e anche in Svizzera, per far riconoscere come genocidio dalla comunità internazionale e dalle autorità
turche l'uccisione di almeno 1 milione di persone di origine armena tra il 1915 e il 1918.
Il vice-presidente dell'ASA Sarkis Shahinian sottolinea che l'associazione "si farà discreta durante il procedimento", ma qualifica di "inaccettabile" e di
"tentativo d'intimidazione" la mobilitazione promossa dal Comitato Talat Pasha a favore del leader turco.
Processo seguito in Turchia
In un documento diffuso su internet, il Comitato Talat Pacha (dal nome del ministro turco degli interni dell'epoca) afferma che il processo di Dogu Perinçek "è quello della Turchia".
Il movimento nazionalista ha lanciato un appello "alla solidarietà" per difendersi contro "le pressioni dell'organizzazione Super-NATO diretta dagli
Stati Uniti", che avrebbero spinto la magistratura vodese ad incriminare il leader nazionalista.
Il Comitato si rallegra pure di essere riuscito, con la sua lotta, a "rovesciare l'opinione pubblica europea".
Critiche a Christoph Blocher
I nazionalisti turchi citano l'esempio del ministro svizzero della giustizia Christoph Blocher, il quale, durante una visita in Turchia nell'ottobre scorso,
aveva dichiarato di voler modificare la legge svizzera sul razzismo.
Questa proposta, respinta in seguito dal Consiglio federale, aveva sollevato numerose critiche in Svizzera. Pure al centro di critiche nei giorni scorsi
l'incontro avvenuto a Berna sabato scorso tra Cristoph Blocher e il ministro della giustizia turco Cemil Cicek.
Secondo la stampa, il capo del Dipartimento di giustizia e polizia avrebbe dovuto rinunciare a tenere questo incontro pochi giorni prima dell'apertura del
processo di Losanna. Da parte sua, Blocher ha dichiarato di non aver parlato con il suo interlocutore turco di questo procedimento penale.
swissinfo e agenzie
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VIDEO
Dogu Perincek a processo
NORMA PENALE
La norma penale contro il razzismo (articolo 261bis del Codice penale) è stata approvata nel 1994 in votazione federale con una maggioranza del 54,7%.
Le disposizioni legali, entrate in vigore nel 1995, vietano ogni forma di incitazione all'odio o alla discriminazione di persone che appartengono ad
altre razze, etnie o religioni. È pure punibile la negazione di un genocidio.
CONTESTO<br>
Dogu Perinçek, capo del Partito turco dei lavoratori, è accusato di aver violato la norma penale contro il razzismo. In una serie di discorsi tenuti nell'estate del 2005 nei cantoni Vaud, Zurigo e Berna, Perinçek aveva negato il genocidio del popolo armeno avvenuto negli anni 1915-1918.
Il genocidio è stato riconosciuto in Svizzera dal Consiglio nazionale, come pure dai parlamenti dei cantoni Vaud e Ginevra. Questi riconoscimenti avevano
suscitato in passato alcune
V.V
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