Zatik consiglia:
Iniziativa Culturale:

 

 

13 03 2007 - UNESCO organizza giornata mondiale della poesia dedicata a sufismo Moulānā Jalaluddin Rumi
UNESCO organizza giornata mondiale della poesia dedicata a sufismo Moulânâ Jalaluddin Rumi

21 Marzo all'AUDITORIOM - Roma

La Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO in collaborazione con la cooperativa Itaca e l’associazione culturale “GB Studio”, organizza, per l'occasione, presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, una serata dal titolo “Viaggio Verso”.

La manifestazione che avrà come filo conduttore "Il viaggio", quale chiave di lettura del tema “il Pianeta Terra” a cui le Nazioni Unite hanno consacrato l'anno internazionale in corso, si propone come occasione di valorizzazione della diversità culturale, al fine di rafforzare il dialogo interculturale attraverso la promozione della Poesia italiana ed internazionale.

La manifestazione consisterà in una kermesse poetica dedicata nella prima sezione alla poesia italiana con Cosimo Cinieri .

La seconda sezione sarà dedicata alla celebrazione del poeta e padre del sufismo Moulânâ Jalaluddin Rumi. L’ UNESCO, ha proclamato il 2007, l'anno mondiale di Rumi, poeta dell’amore e del viaggio, in occasione dell'800mo anniversario della sua nascita.

Il regista Gianluca Bottoni curerà un recital con interventi di musicisti, artisti, proiezioni di testi originali e antiche calligrafie persiane,ospitando. serata il professore Gabriele Mandel Khan e il poeta Gezim Hajdari.

Un viaggio durato secoli: è la voce del poeta persiano “Jalâl âlDîn Rûmî”, uno dei profeti del sufismo, che il 21 marzo arriverà fino a noi, in occasione della Giornata mondiale della Poesia. Se, infatti, l’Unesco ha dichiarato il 2007 “anno di Rumi” per l’ottocentesimo anniversario della nascita, la Commissione italiana Unesco ha scelto, tra le tante iniziative promosse, questa serata dell’Auditorim come suo evento celebrativo. Con il titolo “Viaggio verso”, in un ottica di incontro e scambio tra culture, la prima parte della serata, curata dalla compagnia teatrale “G.B. Studio”, celebra il grande Maestro, “Mawlana”. Uno spettacolo che mira a ricreare l’atmosfera mistica della sua poesia in modo da comunicare al pubblico il grande messaggio di pace, tolleranza interreligiosa, armonia con l’universo, base della teosofia del poeta e del sufismo. La lettura di alcuni versi si unirà così a suoni unici ed evocativi di rari e originali strumenti persiani, ben consci dell’importanza che musica e danza hanno nella meditazione sufi.

Parte portante, ovviamente, saranno le letture di brani tratti dalla sua opera principale, il “Mathnawi”, e alcune poesie mistiche dal “Divan-i Shams-i Tabriz (Il Canzoniere di Shams-i Tabriz). Il primo, noto anche come “corano in lingua persiana”, un trattato di teosofia, è stato edito da poco, per la prima volta in italiano, dalla Casa Editrice Bompiani, grazie alla cura e traduzione del professor Gabriele Mandel Khan, che, massimo esperto di Rumi, offrirà inoltre dal palco un suo personale intervento. Percussioni e strumenti a corda si uniranno alle parole in versi, nella ricerca di una difficile fusione mistica.

Saliranno così sul palco interpreti che da anni si esibiscono sul repertorio del poeta: Siamak Guran (Iran), che oltre a prestare la sua voce, suonerà tambur, setâr, târ, daff; Paolo Modugno (Italia), daff e dairé; Paolo Pacciolla (Italia) con il suo zarb; Simone Franco (Italia), altra voce recitante. Si unisce per l’occasione come interprete anche il regista della compagnia Gianluca Bottoni. La musica eterea avrà il forte contrappasso dei rumori della guerra, inscenati dal gruppo del maestro d’arme Francesco Lodà.

Oltre all’intervento del professor Gabriele Mandel Khan, la serata si arricchirà della presenza viva di un poeta “seguace di Rumi”, il poeta migrante Gezim Hajdari.

Il progetto si avvale anche della collaborazione di Paolo Scarnecchia, docente di etnomusicologia all’Università Orientale di Napoli, di Claudia Rocco, giornalista - critico letterario, Maria Giovanna Cicciari.
.
Si allegano le biografie dei singoli partecipanti e le schede descrittive dei rari e originali strumenti persiani.

NOTE SUGLI STRUMENTI:

Lo strumento musicale che accompagna i canti della tradizione Yarsan è per antonomasia il tambur. Il tambur appartiene alla famiglia dei liuti lunghi, possiede una cassa di risonanza a forma di pera e un manico stretto e lungo, tastato con legature mobili in budello animale. E’ dotato di due cori di corde metalliche, si suona con tutte le dita della mano destra in modo articolato e ritmico, e con la sinistra è possibile lavorare in un ambito di un’ottava e mezza. E’ proprio dell’area iraniana abitata dai curdi.

Il setâr, simile al tambur, ma più piccolo, viene suonato con una tecnica completamente diversa: si usa solo l’indice della mano destra per eccitare le corde, come per il sitar indiano, che ha la stessa derivazione etimologica. Infatti le parole se’-târ, in Farsi, letteralmente significano tre-corde. Una quarta corda è stata aggiunta a raddoppiare la terza nei primi anni del secolo scorso per ottenere un suono più ricco di armoniche. Lo strumento è particolarmente leggero e la sua sonorità argentina e delicata.

Il târ è il liuto più conosciuto della musica persiana. Possiede tre cori doppi di corde che insistono su un ponticello di corno appoggiato sopra un piano armonico in vescica animale. Il piano, a sua volta, è incollato su una cassa di risonanza dalla tipica forma a doppio cuore, scavata in un unico blocco di gelso massello. Il manico è tastato come il setâr, e le corde vengono pizzicate con un piccolo plettro d’ottone (mezrab o zahmeh). E’ stato adottato in tutta l’Asia centrale e nel Caucaso, dagli armeni agli uzbeki, sostituendo in molti casi strumenti locali simili.

Il daff, tamburo a cornice di grandi dimensioni, munito di più file d’anelli d’ottone disposti nella parte interna della pelle, che allo sfioramento con essa produce un suono sabbioso e ricco di armoniche.

Il dairé, più piccolo, possiede una sola fila d’anelli che vibrano sottilmente senza toccare la pelle. Oltre che in Iran è d’uso corrente in tutta l’Asia centrale e in Azerbaijan.

NOTE BIOGRAFICHE

SIAMAK GURAN

Siamak Guran è nato a Kermânshâh, in Iran, nel 1973. Viene da una famiglia di musicisti appartenenti ad un ordine mistico che prescrive l'utilizzazione della musica come forma di preghiera e di meditazione, conosciuto con il nome di Ahl-e haqq, ossia adepti della verità (divina). Siamak Guran ha iniziato a cantare all'età di sette anni ed ha cominciato a suonare diversi strumenti, che oggi padroneggia con grande maestria, tambûr, setâr, târ e daf. Ha appreso l'arte musicale a Teheran, con alcuni tra i più importanti maestri della musica persiana, come Masud Zanghene, Said Golshani, Mohammed Alimalmir, e si considera un allievo di Mirza Sayed Ali (ca. 1880-ca.1970). Oltre alla profonda conoscenza del repertorio devozionale degli Ahl-e haqq, l'artista è anche un cultore della tradizione profana e popolare del Kurdistan iraniano, la sua regione d'origine. Il giovane musicista dopo aver eseguito concerti in Iran e all'estero, a Istanbul e Atene, inizia ora a presentarsi anche in Italia, dove risiede.

La musica di Siamak è figlia della tradizione orale della sua terra. Una terra in cui sono immerse radici culturale talmente forti da essere sopravvissuta all’ortodossia islamica sia sciita che sunnita, conservando importanti tracce pre-islamiche. L’Iran è l’unico stato dell’area a riconoscere l’identità curda, con la regione amministrativa del Kurdestan. Fors’anche perché i curdi, grazie al loro relativo isolamento valligiano, hanno potuto salvaguardare nel tempo e dalle invasioni alcuni tratti dell’antichità e dell’identità persiana a cui essi stessi sono strettamente legati anche da affinità linguistiche.

Siamak canta compostamente al mondo queste tradizioni, affidate ad eleganti e reiterati fraseggi di liuti come il tambur il târ e il setâr, al cantato dallo yodel rapido e fortemente melismatico detto huré.

PAOLO MODUGNO

Nasce a Roma nel 1955. Ha compiuto studi di etnomusicologia presso la facoltà di lettere alla Università La Sapienza di Roma, sotto la direzione del prof. Diego Carpitella e presso l'Istituto di Musica Comparata di Venezia. Ha seguito vari corsi presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio e ha studiato musica elettronica con Vincenzo Ricciuti. Ha svolto attività di ricerca sotto la direzione di Giorgio Battistelli.

Dal 1981 ha realizzato numerose colonne sonore per il teatro di ricerca. Ha inciso alcuni dischi e prodotto e realizzato progetti di altri musicisti. La sua attivita' si snoda tra il lavoro in studio di registrazione e le performance dal vivo.

PAOLO PACCIOLLA

Completa il corso sperimentale triennale di musica Jazz presso il Conservatorio "Tito Schipa" di Lecce con il Maestro Luigi Bubbico e nel 1992 consegue il diploma di pianoforte con il maestro Andrea Padova. Si laurea in Pedagogia presso l'Università degli Studi di Lecce con la tesi "Tamburi e sonagli. Antichi strumenti rituali nella musica popolare dell'Italia meridionale". In India -Bhubaneshwar-Orissa- studia musica classica indiana e canto khayal con guru Kashinath Puja Panda e pakhawaj con guru Banomali Maharana. Nel giugno '96 riceve una borsa di studio dell'ICCR (Indian Council for Cultural Relations).
Si dedica allo studio del pakhawaj sotto la guida del maestro Swami Ram Kishore Das, allievo diretto di Pagal Das, uno dei maggiori pakhawaji del secolo. Contemporaneamente inizia lo studio dello Zarb e del Daire, percussioni della musica iraniana, e dal '99 presenta concerti in tutta Italia assieme al musicista iraniano Siamak Guran. Ha lavorato con il gruppo di musica e danza dell'antichità "Synaulia" di Walter Maioli con tournee in Italia e all'estero. Ha composto alcuni brani per il CD "Round Circle" del Beppe Capozza Quartet registrato con la Pentaflowers, nel quale suona Tombak, Daire, Pakhawaj, e brani per il documentario "Arneade" di Luigi del Prete. E' in corso d'opera il nuovo CD di solo percussioni con musiche composte ed eseguite da Paolo Pacciolla. Ha tenuto seminari sulla musica e gli strumenti musicali in India, presso l'Università degli studi di Lecce. Sono in pubblicazione : "La via mistica del Mridang-Pakhawaj", Atti del Convegno Nazionale di Studi Sanscriti; "Metafisica e cosmologia del suono", In corso d'opera, Università di Lecce; "Una tradizione in movimento. La musica persiana nel continuo rinnovamento delle forme", Melissi.

SIMONE FRANCO
Nasce a Busto Arsizio in provincia di Varese, nel 1973. E’ cresciuto a Lecce e dal 1993 vive e lavora a Roma. Come attore si forma frequentando laboratori e seminari di alcuni fra i maggiori registi ed interpreti del teatro di ricerca italiani ed esteri (Pippo Del Bono, Danio Manfredini, Carmelo Bene, Eugenio Barba, Armando Punzo, Cesare Ronconi, Mariangela Gualtieri, Carla Tatò e Carlo Quartucci, Marcel Marceau, Cesar Brie, Nicolaj Karpov). Come regista ha scritto diverse drammaturgie, rivolgendo particolare attenzione a temi quali: il disagio psichico, l’immigrazione e la persecuzione politica. Dal 2001 collabora con Siamak Guran, con il quale realizza numerosi recital sui poeti italiani e persiani.

Collaborerà, inoltre, con l’elaborazione di testi, Paolo Scarnecchia:

PAOLO SCARNECCHIA

Nato a Roma nel 1955 è laureato in Discipline della Musica (DAMS) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna nell’81 con una tesi intitolata: "Presenze della musica nell'opera di Alberto Savinio". Ha insegnato Educazione Musicale nella Scuola Media Statale e Storia della Musica presso l'Accademia Nazionale di Danza di Roma e nei Conservatori di Vibo Valentia, Matera, Latina e Roma.

Ha curato il volume Musica e politica (Marsilio 1977); ha pubblicato Musica popolare brasiliana (Gamma Libri 1983), La musica in Portogallo (CIDIM 1986), Heitor Villa-Lobos (La Musica 1987), Enciclopedia del Mediterraneo. Musica popolare e musica colta, Jaca Book (edito anche in spagnolo, francese e arabo), oltre a traduzioni dal portoghese per Bompiani, Gamma Libri e Sellerio.

Collabora dal 1978 con la RAI e ha realizzato numerosi programmi per RadioTre, RadioUno, Servizi per l'Estero, e VideoSapere, dedicati alla musica colta e tradizionale di diverse epoche e nazioni, con particolare riguardo all'area mediterranea e ai paesi del mondo islamico. Ha curato la parte musicale del programma televisivo "Islam, cultura e civiltà" per Videosapere. Dal 1995 al 1999 ha curato e realizzato il programma "Mediterraneo: voci e suoni attraverso il tempo" per RadioTre. Nei mesi di dicembre 1999 e gennaio 2000 ha realizzato il programma quotidiano "La cometa: musiche dal Mediterraneo" per RadioDue.

E' stato visinting professor presso la Scuola di Musica dell'Università Federale di Rio de Janeiro e presso l'Università Statale di Campinas, UNICAMP, in Brasile nel 1990 e nel 1991. Ha tenuto numerose conferenze e seminari sulla storia della musica del mondo islamico e/o del mondo mediterraneo presso varie Università. Presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale" è professore a contratto di Storia della musica (contesto islamico). Presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli è professore a contratto di Culture musicali del Mediterraneo.

Ha collaborato con la Biennale di Venezia (settore musica), il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma, il Censis, il Cidim (Comitato Nazionale Italiano Musica), l'IILA (Istituto Italo Latino Americano), il CEB (Centro de Estudos Brasileiros), il MAE (Ministero degli Affari Esteri), gli Istituti Italiani di Cultura di Rio de Janeiro, S. Paolo, Buenos Aires, Montevideo, Tunisi, Beirut, Istanbul, Damasco, Rabat, Il Cairo, Lisbona, e numerose altre istituzioni, tra cui la Sagra Musicale Umbra e l’ORT (Orchestra Regionale della Toscana) realizzando conferenze, seminari, incontri, concerti e manifestazioni musicali.

E' stato direttore artistico dei seguenti festival e rassegne internazionali: II edizione "The Voice" (Roma 1988); IV e V edizione Festival Musicale di Tarcento (Udine 1991 e 1992) ; I e II edizione di "Tarab: la musica del mondo arabo" (Udine 1993-94); Ittiritmi "Il canto delle Isole - La voce del Mare" (Ittiri 1999); del settore musica della Fondazione Orestiadi di Gibellina e della relativa rassegna musicale "Musiche e Voci del Mediterraneo" (1998-2000); Burgos & Burgos: incontro tra Sardegna e Spagna (Burgos 2000 e 2001); ha curato le sezioni "orientali e mediterranee" del Festival RomaEuropa 1994, del I e II Festival del Mediterraneo (1994 e 1995) dell'Ente Lirico di Cagliari, del Festival “Musica dei Popoli” (Firenze 1997), del Ravenna Festival (1999 e 2004), di Chants de femmes et Instruments du Monde (Ajaccio 2003) e dell’Ater Forum Festival (Ferrara 2002 e 2003). E' direttore artistico della rassegna internazionale sul patrimonio musicale e ambientale del Mediterraneo “Vis Musicae. Il Parco Sonoro tra i due Mari” della Provincia di Catanzaro.

Ha ideato, curandone la direzione artistica, gli spettacoli: “Tra spunni e spunni – la Sicilia nella memoria musicale” con Enzo e Lorenzo Mancuso, Naseer Shamma e Fakhri Yacubi; “La voce di Napoli-A voz de Lisboa - Incontro e dialogo tra canzone napoletana e fado portoghese” con Consiglia Licciardi e Nuno da Camara Pereira; “Spartenza amara. Memorie musicali di Sicilia” con Enzo e Lorenzo Mancuso; “Napoli-Cairo. Viaggio nella canzone del XX secolo” con Consiglia Licciardi, Tamr Abd el-Naby e l’Ensemble di Musica Araba Misrya.

Ha curato la direzione e produzione artistica del cd Ishraq di Naseer Shamma, e redatto note e libretti per "Il Disco del Mese" (Edizioni La Repubblica), Amiata Records, Modal ed ECM.

E' responsabile del settore musica di Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo).

Ha pubblicato numerosi articoli e saggi sulla musica del Vicino Oriente ed ha partecipato in qualità di relatore a colloqui, convegni e congressi internazionali sull'arte e la cultura del mondo islamico e mediterraneo.

Collabora dal 1990 con Il Giornale della Musica, e dal 2005 con World Music. Ha scritto su diverse riviste e giornali tra i quali Il Disco del Mese (La Repubblica), Avidi Lumi (Teatro Massimo di Palermo) Suonosud.

Parteciperanno, invece, vivamente alla serata il professore Gabriele Mandel Khan e il poeta Gezim Hajdari, quali voci emblematiche, benché in ambiti diversi, dell’influenza del sufismo oggi.

GABRIELE MANDEL KHAN

Membro dell'Accademia islamica di Cambridge, co-fondatore dell'Università internazionale islamica di Córboba, laurea Honoris-Causa in Scienze islamiche dell'Università statale di Konya, commendatore al merito della Repubblica Italiana, gran premio di Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri in Italia.

Docente universitario, scrittore, pittore, psicologo. Corsi di Laurea in linguistica, lettere classiche, psicologia, medicina e chirurgia; tre specializzazioni, dottorato di ricerca in archeologia. Diploma di violino (armonia con Arrigo Pedrollo al Conservatorio Cannetti di Vicenza) e specializzazione di flauto con Gastone Tassinari. Laurea Honoris Causa dell'Università Statale di Konya (Turchia), che successivamente ha dedicato al suo nome la Biblioteca della Facoltà di Lettere. Membro fondatore e membro del Consiglio direttivo dell'Università internazionale islamica Averroes di Córdoba (Spagna); già docente di entipologia alla Facoltà di Architettura di Torino; già docente di Storia dell'Arte e direttore dell'Istituto di Discipline artistiche all'Università IULM di Milano; è direttore della Facoltà di Psicologia all'Università Europea del Lavoro di Bruxelles (Belgio).

Commendatore al merito della Repubblica italiana per motu proprio del presidente Leone, Gran premio di cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, medaglia d'oro del presidente della Repubblica Sandro Pertini, medaglia d'oro per i benemeriti della Pubblica Istruzione, targa d'onore della Regione Lombardia, targa d'oro e Ambrogino d'oro del Comune di Milano, premio Mario Gromo alla Facoltà d'Architettura di Torino, targa d'onore di Martina Franca, premio San Valentino del Comune di Terni per la Letteratura, cittadino onorario di Agrate Brianza. Medaglia d'onore del Parlamento turco; targa d'onore del Ministero turco della Cultura. In Francia: medaglia d'onore della Città di Parigi, cavaliere del Bene e Merito Pubblico, medaglia d'oro dell'Accademia d'Arti, Scienze e Lettere, palme accademiche, medaglia d'oro di San Luca. Premio Dag Hammarshkoeld per la Pace. Numerose targhe, premi d'arte e onorificenze ufficiali in Italia e all'estero. Membro dell'Accademia Islamica di Cambridge e di numerose Accademie internazionali. Già primo vice-presidente del Lions Club Milano Host; presidente fondatore del Lions Club Milano al Cenacolo.

Autore di 182 libri pubblicati dai maggiori editori italiani (Rizzoli, Mondadori, Rusconi, Longanesi, Edizioni San Paolo, Franco Maria Ricci, Bompiani, eccetera), molti dei quali tradotti in più lingue. Giornalista pubblicista, segretario onorario della Organizzazione Mondiale della Stampa Diplomatica.

Come pittore, incisore e ceramista ha esposto in numerosi Musei ed Enti Pubblici (dalla Biennale di Venezia al Museo d'Arte Moderna di Parigi, di Liegi, Galliera di Parigi, eccetera). 156 mostre personali in Musei e Istituti pubblici, tra cui il Museo d'Arte di San Paolo di Brasile, i Musei di Tokyo, di Nuova Delhi, di Ankara, di Konya, di `Amman, di Samarkanda, di Belluno, Nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci di Milano, della Città di Milano, Centro san Fedele di Milano, Civico museo della Città di Milano, della Ceramica di Lodi, Civico Museo di Crema, della Basilica di Sant'Ambrogio di Milano, all'Abbazia di Chiaravalle, al Palazzo dell'Ayuntamiento di Córdoba, al Palazzo Dolmabahce di Istanbul (primo Museo di Stato turco), Lorenzelli Arte Milano.

Hanno parlato di lui, tra gli altri: F.T.Marinetti 1944, Giulio Cisari 1946, Alberto Martini 1948, Maurice Utrillo 1949, Gregorio Sciltian 1951, Carlo Carrà 1951, Henri Matisse 1953, Luigi Bartolini 1953, Jean Cocteau 1953, S.E. Si Hamza Boubakeur 1985, S.E. il cardinale arcivescovo Carlo Maria Martini 1991, Roberto Guiducci 1991, Vittorio Sgarbi 1992.

GEZIM HAJDARI

Gezim Hajdari G‘zim Hajdari è nato nel 1957 a Lushnje (Albania), si è laureato in Letteratura Albanese all’Università di Elbasan e in Lettere Moderne alla Sapienza di Roma. Nel 1990, dopo ben cinque anni di censura, pubblica la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Antologia della pioggia”, edita dalla casa editrice N. Frasheri, con sede a Tirana. Anche il suo secondo libro “Il diario del bosco” subisce la stessa sorte da parte dei “censori”, ma questa volta non verrà mai pubblicato. Nel 1991 fonda con altri intellettuali il giornale “Il momento della parola” di cui diventa vice direttore. Nello stesso tempo collabora al giornale nazionale “Republika” e insegna letteratura nel liceo scientifico della sua città. Nel 1992 è costretto a lasciare il proprio paese. Da quell’anno vive esule in Italia, nella città di Frosinone come cittadino onorario. Ha vinto diversi premi di poesia: l’Ekse Tra, Montale, Fratellanza nel mondo, Dario Bellezza, Grotteria, Trieste EtniePoesie, Ciociaria, Popoli in cammino, Multietnicità. La sua attività si svolge all’insegna del bilinguismo, in italiano e in albanese. E’ poeta, narratore, saggista e traduttore.

Ha pubblicato: Erbamara, Antologia della pioggia, Ombra di cane, sassi contro vento, Corpo presente, Stigmate, Spine nere, San Pedro Cutud: viaggio negli inferi del Tropico, Maldiluna, Poema dell’esilio e il reportage sull’Uganda, Muzungu.

V.V

 
Il sito Zatik.com è curato dall'Arch. Vahé Vartanian e dal Dott. Enzo Mainardi;
© Zatik - Powered by Akmé S.r.l.