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050424 - Un olocausto
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Armeni: il genocidio 90 anni fa
Un olocausto "dimenticato" dalla storia
Immaginatevi che un bel giorno, magari il 24 aprile del 1915, il governo di quello che tutto sommato è il vostro paese, decida di sterminarvi. Immaginate che decida di farlo prima con gli intellettuali, poi con la borghesia, poi con i preti e infine con le deportazioni della gente facendo morire fame donne e bambini. Ovviamente con tutto il corollario di queste tragedie: stupri, torture e mutilazioni.
No, non stiamo parlando della Shoah, l'olocausto degli ebrei, ma di qualcosa di molto simile accaduto trent'anni prima a un'altra comunità, quella armena, in Turchia. Il 24 aprile in tutto il mondo questa popolazione cristiana di antichissime origini, celebra una pagina nerissima e semisconosciuta della storia dell'umanità: il genocidio degli armeni. Un genocidio che ha visto un milione e mezzo di persone perdere la vita a causa della volontà di sterminio del governo ottomano. Un genocidio, tra l'altro, che ancora oggi con tanto di procedura di ingresso nell'Unione europea avviata, il governo di Ankara si rifiuta di ammettere.
Solo poche settimane fa, su pressioni della Ue, il premier turco Tayyip Erdogan ha inviato una lettera al suo omologo armeno, Robert Kotcharian, proponendo l'istituzione di una commissione congiunta turco-armena per giungere a conclusioni comuni sui massacri degli armeni da parte degli ultimi governi ottomani negli anni 1915-16. L'Armenia però non ha accettato e in molti pensano che la "mossa" di Ankara sia stata solo di una "montatura" per far passare il genocidio agli occhi del mondo (e dei capi dei governo dell'Unione europea) per uno scontro o un conflitto.
> Uno di questi è Alecco Bezikian, coordinatore dell'European armenian federation, a cui abbiamo chiesto cos'è stato il genocidio degli armeni e cosa significhi ricordarlo oggi.
Perché è successa una tragedia di tali proporzioni?
"Chi può dire perché un dittatore uccide la sua gente, o chi può dire davvero perché è successo lo sterminio degli ebrei? Il risultato è che la storia ci ha consegnato una diaspora e un milione e mezzo di persone trucidate direttamente o lasciate morire di fame nel deserto".
Ma a differenza della Shoah, di cui si sa pressoché tutto, in questo caso parilamo di un genocidio dimenticato. Eppure riguarda un milione e mezzo di persone. Perché?
La nuova Armenia nasce con Yalta quando i "grandi" si spartiscono il mondo al termine della seconda guerra mondiale e l'Unione Sovietica si annetté ciò che rimaneva dell'ex impero ottomano. L'Armenia diventa così una delle sedici repubbliche dell'impero sovietico. Gran parte dell'armenia storica, però resta dentro i confini dello stato turco. A quel punto nessuno aveva più interesse a sollevare la questione, tanto più che gli armeni non hanno mai avuto né oro né petrolio. Siamo un popolo che vive, come gli italiani del resto, della propria creatività.
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Parliamo un momento della diaspora armena: dove e come fuggirono gli armeni dalla Turchia e quanti sono oggi gli armeni che vivono al di fuori dei confini nazionali?
Gli armeni riuscirono a fuggire grazie alle navi della marina francese e italiana che li portarono al porto di Marsiglia e da lì gli armeni si sparsero in tutto il mondo. Oggi vivono in Francia oltre 400mila armeni; un milione e mezzo negli Stati uniti. In Italia c'è una comunità piccola ma importante, soprattutto nel campo della ricerca.
Non ci sono stati problemi di discriminazione?
No. davvero. Siamo stati sempre accettati anche perché noi amiamo profondamente la nostra patria ma rispettiamo altrettanto profondamente quella che ospita.
Oggi il dibattito in Europa è molto aspro sull'ammissione o meno della Turchia nella Ue. Cosa ne pensano in Armenia?
L'Armenia è una nazione cristiana, la Turchia no. Ma quello dell'ammissione non è solo un problema confessionale. L'Unione europea ha dei parametri molto precisi per prendere in considerazione le richieste di integrazione. Parametri economici ma anche sociali e politici. Non ci sembra che la Turchia sappia rispettare i fondamentali diritti dell'uomo; basta vedere cosa è successo qualche settimana fa alla manifestazione delle donne che reclamavano più diritti: è addirittura intervenuto l'esercito. E' uno stato che può facilmente definirsi una semi-dittatura militare. Hanno addirittura nel codice penale un articolo che vieta di parlare dell'invasione di Cipro e del genocidio degli armeni. Non so se questo significhi rientrare nei parametri Ue, lo decideranno gli europei. Noi stessi siamo interessati a entrare nella Ue. Ma sappiamo che dopo cinquant'anni di stalinismo ci sono passi che dobbiamo ancora fare.
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L'Unione europea non sembra pensarla così però.
Tutt'altro: è vero che a Strasburgo hanno votato sì all'inizio della procedura di integrazione della Turchia. Ma a stragrande maggioranza dei deputati, il Parlamento votò anche alcune precise condizioni e due di queste erano il riconoscimento del genocidio armeno come fatto storico e di aprire i confini con l'Armenia, che è uno stato confinante. Il problema casomai è stato in sede di Commissione quando Erdogan ha minacciato di ritirare la richiesta di adesione, rigettando agli altri capi di stato europei tutte le responsabilità della questione.
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Lei rappresenterà la Chiesa armena alla cerimonia dell'insediamento di Papa Benedetto XVI che casualmente coincide con l'anniversario del Genocidio degli armeni. Sente questo Papa vicino alla sua causa?
Noi siamo stati felicissimi dell'elezione di Joseph Ratzinger e non perché che da cardinale si sia più volte espresso contro l'ingresso della Turchia in Europa, ma perché sono certo che il pontificato di Benedetto XVI vedrà l'Europa al centro della sua opera. Per quanto riguarda la nostra storia, già Giovanni Paolo II aveva riconosciuto il genocidio del nostro popolo nell'ottobre del 2000. Anzi, le dirò di più. Il più importante archivio storico del genocidio è in Vaticano e il Papa di allora, Benedetto XV, lottò per contrastare il genocidio armeno.
> Sergio Bolzoni
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IN RETE Il genocidio degli armeni
Il sito dell'Armenian national institute
Per saperne un po' di più sull'Armenia
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> 23/4/2005
V.V
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