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050424 -Eccidio armeni: folla immensa ricorda tragedia del '15
Ticinonline 24/04/2005 - 18:19
Eccidio armeni: folla immensa ricorda tragedia del '15
ROMA - Cittadini provenienti da ogni parte del Paese, figli e nipoti di deportati provenienti dalle più diverse parti del mondo, si sono trovati oggi a Erevan, la capitale dell'Armenia, per ricordare una tragedia di 90 anni fa, l'eccidio di un milione e mezzo di Armeni (secondo le loro stime) da parte dell'impero ottomano.

Centinaia di migliaia di persone si sono raccolte nei pressi del monumento alle vittime di quello che definiscono un vero e proprio genocidio; moltissime altre hanno scalato la vicina collina per poter simbolicamente guardare le cime del monte Ararat, nella Turchia dell'est, dove gli Armeni dicono che i loro antenati furono deportati ed uccisi dall'impero ottomano nel lontano 1915. La montagna rimane tuttoggi un simbolo fortissimo per il Paese cristiano, che si deve limitare ad occhieggiarne la vetta visto che il confine con la Turchia rimane sigillato e protetto da imponenti fortificazioni militari.
Migliaia di discendenti delle vittime - ormai da decenni emigrati in Paesi ricchi come gli Stati Uniti o la Francia - hanno affrontato un lungo e costoso viaggio per essere presenti oggi ad Erevan, per deporre un fiore sul monumento alle vittime e per non far affievolire la memoria di una strage che ha segnato profondamente il destino di un intero popolo.
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> Una cerimonia sentita e partecipata che ha riaperto con forza la polemica con la vicina Turchia (con la quale non esistono relazioni diplomatiche). Tutto verte su un gesto simbolico che Ankara non vuole compiere: accettare il fatto che gli avvenimenti del 1915 furono un "genocidio" e scusarsi pubblicamente delle atrocità commesse dall'impero ottomano e dai loro alleati curdi. Ma la Turchia respinge in parte le accuse e non vuole neanche sentire nominare il termine genocidio. Una 'querellè che va avanti da decenni e che ha diviso anche l'Occidente, in parte schierato con forza sulle ragioni armene e in parte più prudente sull'uso del termine genocidio.

Novant'anni fa, nel 1915, cominciarono nell'ormai decadente impero ottomano i massacri e le deportazioni della popolazione armena che in tre anni avrebbero provocato un milione e 300 mila vittime, secondo gli Armeni, tra le 250 mila e le 500 mila secondo le autorità turche.

Il "genocidio" viene commemorato ogni 24 aprile, anniversario dell'arresto di migliaia di leader della comunità armena sospettati di sentimenti ostili nei confronti del governo di Costantinopoli, dominato allora dal partito ultranazionalista dei 'Giovani Turchì. Ma le repressioni, in realtà, erano cominciate già dalla fine dell'800 quando la minoranza armena (cristiani che guardavano all'Occidente) costituirono i primi comitati rivoluzionari per affrancarsi dal giogo ottomano che durava dal XVI secolo.

Dopo l'entrata in guerra dell'impero ottomano a fianco della Germania, nel 1915, scattarono le prime vere deportazioni "per motivi di sicurezza interna".

Ma la Turchia contrattacca e ricorda, anche attraverso documenti, che dal 1910 al 1922 vi furono oltre 500 mila turchi uccisi da milizie armene. Quindi gli ordini di deportazione del 1915 - sostiene Ankara - erano frutto di una ostilità precedente degli Armeni all'impero ottomano e addirittura lo spostamento di massa fu deciso per proteggere gli stessi Armeni dalla reazione della popolazione turca.

A questo si deve aggiungere, secondo Ankara, che gli Armeni si erano alleati con il principale nemico di Costantinopoli, cioè quella Russia zarista che aveva una chiara politica espansionista sui territori dell'impero ottomano. E che molti degli eccidi furono commessi da bande di curdi durante la lunga deportazione.
La situazione è complessa se si considera che ad oggi sono già 15 i Parlamenti del mondo, compreso quello dell'Unione europea, che hanno accettato il termine "genocidio". Il prossimo ottobre potrebbero partire i negoziati per la futura adesione della Turchia alla Ue e la Francia, che raccoglie una comunità di profughi armeni di circa 400 mila persone, ha già fatto sapere che lavorerà affinchè Ankara riconosca il "genocidio". Intanto gli organizzatori della commemorazione fanno sapere che la presenza di manifestanti ad Erevan è stimata in quasi un milione e mezzo di persone (circa la metà della popolazione della repubblica ex sovietica).

V.V

 
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