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17 04 2007 - Addio a Noubar Manoukian
da il Corriere
di Como Mauro Peverelli
IMPRENDITORE E CREDENTE

Il tessuto industriale lariano perde un altro personaggio illustre della sua storia. Si è spento domenica sera l'ingegner Noubar Manoukian, tra gli artefici della società Lechler, industria con sede nel Comasco che opera nel mercato dei prodotti vernicianti. Con oltre 400 dipendenti e quattro filiali in Europa, tra Inghilterra, Francia, Spagna e Germania, la Lechler è stata guidata fin dagli
anni Venti dalla famiglia Manoukian, di origine armena, prima con il padre Onnik poi, dal 1956, con l'ingresso del primogenito (di cinque figli, quattro
maschi e una femmina) Noubar, amministratore delegato e in seguito presidente - fino al 1993 - dell’industria con sede a Rebbio. Una persona umile, Noubar, disponibile, che si distingueva non solo per le doti imprenditoriali, ma anche per la fervente fede cristiana,vissuta con passione e partecipazione. Così lo ricorda monsignor Carlo Calori, al suo fianco, come tutti i figli - ben dieci -, la moglie Carla e i fratelli nel momento della morte. «Aveva appena celebrato, lo scorso 4 marzo, il 50° di matrimonio - dice don Calori - È stata forse l'ultima volta che è riuscito a muoversi per venire a Sant'Eusebio. La sua agonia è durata un giorno intero, tutta la domenica della Divina misericordia, festa istituita da Giovanni Paolo II. La sua famiglia, che era la cosa più importante che aveva, l'ha accompagnato in preghiera per tutto il giorno. Poi, al tramonto del sole, è passato al Signore». Una fede forte, attinta dall'Opus Dei di cui fece parte, unita ad un grande amore per la propria terra d'origine, l'Armenia. «Era orgoglioso di poter dire che era la prima nazione convertita al cristianesimo», ricorda monsignor Calori che
domani, alle 9.45, celebrerà il funerale in San Fedele. Noubar Manoukian nacque il 3 novembre 1930, il maggiore di cinque fratelli. La sua famiglia dal 1910 era arrivata in Europa dal paese d'origine. Nel dopoguerra fu tra i promotori dello scoutismo comasco, prima di diplomarsi al liceo scientifico Paolo Giovio.
Per gli studi universitari si spostò al politecnico di Zurigo (sulle orme del padre) per laurearsi in ingegneria chimica. Nel 56 l'ingresso in fabbrica.
«Inizialmente si occupava della direzione dello stabilimento e dello sviluppo degli impianti - ricorda oggi il fratello Agop - Poi si impegnò nella realizzazione della nuova fabbrica di Rebbio, che fu principalmente opera sua».
Non mancarono incarichi di responsabilità fino a quello, dopo la morte del padre, di presidente, che lo portò alla guida dell’azienda insieme alla
famiglia Bruschi, molto unita ai Manoukian. L'addio alla Lechler fu nel 1993.
«Materialmente non era più in azienda ma il suo cuore era sempre qui - ricorda ancora Agop - La sua umanità lo rendeva molto amato da tutti». «Cosa mi è rimasto di lui? La sua curiosità estrema per tutto ciò che lo circondava, dall'azienda alla famiglia - conclude il fratello - Era capace di ascoltare, e cercava sempre di collegare i fatti che avvenivano per dare a tutto una spiegazione trascendentale. Una impostazione figlia della sua grande fede».


Mauro Peverelli

V.V

 
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