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20 04 2007 - Massacro degli Armeni e caduta dell'Impero Ottomano
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Armeni: non fu genocidio L'Europa grazia Ankara
• da La Stampa del 19 aprile 2007, pag. 7
di Marco Zatterin
Il massacro degli armeni seguito alla caduta dell'Impero ottomano resta fuori dalla lista europea dei genocidi. Secondo fonti concordanti i ministri della Giustizia dell'Unione Europea hanno raggiunto un'intesa, che sarà finalizzata oggi in Lussemburgo, sulla direttiva quadro che prevede la carcerazione da uno a tre anni per chi «giustifichi, neghi o irrida pesantemente» i crimini di guerra e contro l'umanità.
Ma il testo del compromesso finale non dovrebbe riguardare i fatti che hanno portato all'eliminazione di almeno un milione di persone in Armenia, eccidio programmatico che la maggior parte degli storici attribuisce ai militari turchi.
La decisione è intesa come un tentativo di limitare la tensione nei rapporti col governo di Ankara, aspirante membro del club di Bruxelles che da sempre rifiuta con vigore l'etichetta di «genocidio» per i sanguinosi eventi avvenuti sulla sua terra poco meno di un secolo fa.
È una ferita ancora aperta, una mossa che farà discutere. L'Ue da sei anni ha sul tavolo questo pacchetto normativo mirato a combattere il razzismo e la xenofobia. Il lavoro dei tecnici, difficile e delicato soprattutto sulle questioni terminologiche, ha però dato i suoi fruiti grazie ad un attento dribbling semantico.
Così la bozza finale che stamane sarà sul tavolo dei Guardasigilli può finalmente stabilire il principio della perseguibilità per chi «inciti pubblicamente alla violenza e all'odio nei confronti di gruppi di persone definiti facendo riferimento a razza, colore, religione, discendenza e origini etniche, anche con la diffusione di documenti».
È una regola di buon senso e rispetto dell'altro su cui, alla luce delle crescenti tensioni politiche e religiose, i Ventisette hanno deciso di dare una cornice legislativa restrittiva, con una norma colpisce anche chi «rifiuta, giustifica e ridicolizza gravemente» i crimini di genocidio, quelli di guerra e gli atti contro l'umanità.
I diplomatici spiegano che la definizione, volutamente generica, riguarda in egual misura episodi drammatici e inaccettabili del passato come la Shoah e le
sistematiche uccisioni perpetrate in Ruanda nel 1994. Tuttavia i ministri hanno optato per escludere la perseguibilità nel caso armeno.
Ankara ringrazia, ma è chiaro che ci saranno delle code polemiche. Le potenzialità deflagranti del caso si sono potute misurare lo scorso ottobre, quando l'assemblea nazionale di Francia - paese alleato dei Turchi in seno alla Nato - ha introdotto la pena di un anno di reclusione e 45 mila euro di multa, esattamente la stessa sanzione imposta nel caso dell'Olocausto, per chi rifiuti di accogliere come realtà storica il massacro operato in Anatolia. Il voto parlamentare era chiaramente influenzato dalla pressione dei 500 mila della comunità armena transalpina, la più numerosa d'Europa.
Ora ci si attende l'effetto contrario. Anche se la direttiva quadro, come è prassi negli affari comunitari, fissa dettami minimi e non impedisce a
nessuno di introdurre norme più restrittive.
Secondo le fonti rimane una pericolosa ambiguità e ci si attendono controversie sulla distinzione fra comunità etniche e comunità religiose.
Pertanto, secondo la bozza, attacchi e offese a musulmani, ebrei o cristiani saranno perseguibili solo se accompagnati dall'incitamento ad una violenza di
stampo razziale.
i margine di interpretazio-ne rischia di essere largo e toccherà agli stati membri tentare di chiarire il dettato adattatandolo alle disposizioni costituzionali nazionali. Se approvata, la norma entrerà in vigore entro due anni.
V.V
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