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02 05 2007 - Presidente Mohammad Khatami visita per seconda volta in Italia
Nel marzo scorso, precedendo di qualche giorno la sua visita nel nostro paese, è stato pubblicato in Italia (unico paese occidentale) l'ultimo libro del Presidente della Repubblica islamica iraniana Mohammad Khatami, la cui prefazione è stata curata dal Presidente della Camera dei Deputati, On. Luciano Violante.L'evento - frutto del "nuovo corso" nel quale il neo presidente iraniano, eletto nel maggio '97, sembra stia cercando di condurre il proprio paese - è un passo ulteriore verso il traguardo prefissato di reinserire a pieno titolo l'Iran nel più ampio alveo delle relazioni internazionali, sebbene i recenti accadimenti, in tutta la loro tragicità, gettano un pesante velo di dubbio sulla reale portata democratica delle innovazioni che il Presidente iraniano dichiara di voler introdurre. La presentazione del libro nel nostro Paese, in esclusiva, d'altra parte mostra quanto sia riconosciuta all'Italia una capacità mediatrice, nell'ambito socio-politico oltre che diplomatico, tale da fare da ponte tra due universi culturali ancora molto distanti. Il libro, che è una raccolta di saggi, si pone come un tentativo di apertura al mondo occidentale in un'ottica che, pur nelle differenze, non è più di chiusura o di condanna ma fondata sul dialogo e il rispetto reciproco.Laureato in filosofia e teologia, già professore di scienze politiche a Teheran, Khatami mostra la sua anima moderata nel prendere decisamente le distanze dai due poli che a suo avviso arrecano grave danno alla civiltà islamica: il regressivo tradizionalismo religioso e l'appiattimento acritico sui modelli culturali occidentali.Questo è il filo rosso che lega tra loro i diversi saggi, i quali trattano molteplici tematiche, alcune più a carattere teoretico, come quando parla delle differenze tra tradizione e modernità o tra cultura e civiltà, altre di maggiore spessore socio-politico, come quando risponde a domande sulla libertà, la religione o la democrazia.La visione di Khatami parte ovviamente da una concezione "religiosa" dell'esistenza che ha poi rilevanza sociale e politica mentre, a suo dire, la cultura e la civiltà occidentale hanno escluso e relegato l'ambito religioso alla sfera meramente individuale di un popolo.D'altra parte, la vera catastrofe per una società religiosa si realizza quando trasferisce il carattere assoluto e sacro della religione alle sue "interpretazioni" che sono sempre, invece, storiche e contingenti.Pur permanendo in un atteggiamento di sostanziale critica ai modelli e valori politici e culturali dell'occidente - e quindi in continuità storica con i dettami etico-politici della rivoluzione del '79 - il Presidente iraniano afferma che d'altra parte bisogna guardare al futuro cercando di poggiare le basi, prima di tutto culturali, per la formazione di una "nuova civiltà". Questa può nascere solo dopo una riflessione sui "fondamenti" e avendo familiarità con la tradizione, considerando che la "senilità" della civiltà occidentale, ormai prossima alla morte, va superata senza perdere quanto di positivo e di costruttivo è riuscita ad offrire all'umanità; in questo cammino "l'intelletto" assume grande rilievo nella sua funzione di discernimento. Estremamente interessante, poi, il concetto di Stato la cui instaurazione deve passare attraverso la volontà del popolo il quale, non solo deve essere libero di scegliere il tipo di Governo ma rimane sempre il soggetto che conferisce o meno legittimità allo stesso. In questo senso, per Khatami, la democrazia è compatibile con l'Islam.La vera differenza con la cultura politica occidentale, secondo Khatami, risiede nella diversa interpretazione del concetto di libertà che potremmo definire come libertà "di" fare ciò che uno vuole, fino al limite della libertà dell'altro, tipico dell'Occidente, e per questo visione materialista ed edonista, e libertà "da" tutto ciò che rende interiormente schiavo l'uomo, particolarmente le passioni ed il peccato, e per questo visione spirituale e religiosa tipica dell'Islam. Secondo Khatami queste due visioni vanno fuse insieme, nel senso che le libertà civili dell'Occidente, comunque, sono state una conquista ed una forma di liberazione alle quali, però, vanno aggiunte quelle tipiche dell'Islam per dare il carattere interiore alla nuova civiltà da costruire. Nella sua storia, infatti, l'Islam ha visto la tirannide e il sopruso quando ha consentito ai suoi governanti, al riparo della difesa della religione, di negare una più completa, e quindi autentica, liberazione dell'uomo.Pertanto, quando il Presidente iraniano fa riferimento al concetto di democrazia sembra che guardi più all'aspetto formale del concetto, come espressione della volontà popolare, che a quello sostanziale che di fatto ha forgiato la cultura occidentale, nella sua visione laica e non religiosa dell'ambito politico.Molto probabilmente la differenza è nel diverso obiettivo che divide le due mentalità, l'una cerca la libertà come espressione massima delle aspirazioni umane, l'altra cerca la felicità, che coincide con la salvezza, come traguardo non più solo terreno ma trascendente. Il cuore della radicale opposizione tra le due culture è, forse, tutto qui. L'aspetto estremamente rilevante del pensiero di Khatami, è rappresentato dal concetto secondo il quale è solo attraverso il dialogo e l'interazione culturale che sarà possibile, come il Presidente iraniano auspica, porre le basi per lo sviluppo di una "nuova civiltà".

V.V

 
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