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23 07 2007 - Il cammino della Serenissima è segnato di tracce armene sin dagli albori
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Sabato, 14 Luglio 2007
Giovanna Galifi
gazzettino online nord est
Venezia
Il cammino della Serenissima ...
Il cammino della Serenissima è segnato di tracce armene sin dagli albori. Gli armeni abitavano in vari punti della città. A differenza degli altri orientali, in quanto cristiani, potevano risiedere in qualsiasi zona. Il cuore della comunità era dietro San Marco, dove una calle e un sottoportego si chiamano "degli armeni".
«Gli armeni "attivi", cioè che hanno mantenuto usanze e costumi, oggi presenti a Venezia - spiega Baykar Sivazliyan, docente di lingua e letteratura armena all'Università Statale di Milano - sono poco più di un centinaio. Più che dal numero degli abitanti, l'Armenia a Venezia oggi è rappresentata dall'arte e dalla cultura».Il Monastero Mechitarista, fondato nel 1717 sull'Isola di San Lazzaro degli Armeni, custodisce libri e manoscritti antichi di grande valore considerati "la memoria del popolo armeno".
A Ca'Foscari è attivo l'insegnamento di lingua e letteratura armena, tenuto dal professor Boghos Levon Zekiyan. Nel Collegio Armeno di Plazzo Zenobio, dove per decenni è stata educata l'élite culturale dei giovani armeni, ha sede il Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena
Con la 52. Esposizione Internazionale d'Arte, Venezia spalanca ora le finestre sull'arte armena contemporanea.
Unica artista presente nel padiglione della Repubblica d'Armenia è Sonia Balassanian. Titolo emblematico per la video installazione "Who is the victim?", chi è la vittima?, sottotitolata "contro la brutalità e il trauma della guerra".
Figlia della diaspora che ha segnato il popolo armeno dopo il genocidio avvenuto durante la prima guerra mondiale, l'artista nata in Iran, vive tra New York e Yerevan.Le immagini di un giovane soldato che racconta l'esperienza vissuta durante il conflitto di Karabakh si affiancano, a quelle di una donna che parla del marito ucciso in guerra.
Figli della diaspora armena sono anche i sette artisti della mostra collaterale "Under construction: visual dialogue", visitabile sino al 14 ottobre a San Lazzaro degli Armeni.Achot Achot, Emily Artinian, Andrew Demirjian, Silvina Der Meguerditchian, Dalhia Elsayed, Archi Galentz e Sophia Gasparian si interrogano sull'identità transnazionale armena, proponendo un'idea "in costruzione" che superi i concetti di confine, nazionalità, tradizione e linguaggio.
L'arte armena contemporanea è l'espressione di un popolo profondamente segnato dall'atroce crimine subito. Il silenzio che per quasi un secolo aveva avvolto il genocidio non aveva finora permesso ai figli dei sopravvissuti di elaborare un lutto che ora si manifesta nell'arte. Nonostante le tesi negazioniste ancora sostenute dal governo turco, il genocidio armeno è oggi una realtà riconosciuta. Gli armeni possono così esprimere un dolore tenuto nascosto per decenni.«La nostra armenità - sottolinea Baykar Sivazliyan - si manifesta soprattutto nella cultura, nell'arte. Il nostro essere e sentirci armeni, in qualunque pare del mondo ci si trovi, non ci porta a chiedere giustizia per il massacro subito. Ciò che chiediamo è che sia fatta memoria, husher». E oggi l'arte armena diventa un mezzo per fare memoria del passato.
Giovanna Galifi
V.V
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