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12 10 2007 - Armeni, sì Congresso Usa a mozione su genocidio,scatena l'ira della Turchia: richiamato ambasciatore
da IL MESSAGGERO
WASHINGTON (11 ottobre) - Tensione tra Washington e Ankara. La Turchia si sente oltraggiata dall'approvazione in Commissione esteri del Congresso degli Stati Uniti di una mozione che riconosce il carattere di «genocidio» ai massacri di centinaia di migliaia di armeni di Anatolia negli anni 1915-16 da parte dell'impero Ottomano e richiama il suo ambasciatore a Washington per consultazioni. Immediata era stata in precedenza la reazione di condanna della
Turchia: il presidente Abdullah Gul aveva infatti subito definito «inaccettabile» la mozione.

«Abbiamo richiamato il nostro ambasciatore Nabi Sensoy per consultazioni» e questo «non significa che lo abbiano richiamato in modo permanente» ha spiegato
una fonte diplomatica. Ankara respinge con fermezza il termine "genocidio" per indicare il massacro di centinaia di migliaia di armeni dopo il 1915 sotto
l'impero Ottomano.

Il presidente americano George W. Bush aveva ammonito poche ore prima del voto la commissione Esteri della Camera che il passaggio del documento, anche se
largamente simbolico, avrebbe potuto mettere a rischio la sicurezza dei soldati in Iraq e gli sforzi degli Stati Uniti nella guerra al terrorismo. Il governo
turco aveva invitato a sua volta il Congresso a non approvare la mozione, che è stata invece approvata in serata con 27 voti contro 21 dopo un acceso
dibattito. Tocccherà ora all'intera Camera votare il documento.

«Questa decisione inaccettabile della commissione (...) non ha alcun fondamento e non rispetta i turchi», ha dichiarato Gul all'agenzia ufficiosa Anadolu.
«Sfortunatamente, alcuni uomini politici negli Stati Uniti non si sono attenuti al buonsenso e hanno di nuovo preferito sacrificare grandi questioni a piccoli
problemi di politica interna. Non è un atto che si confà e giova ai rappresentanti di una nazione quale gli Stati Uniti», ha aggiunto.

Il dibattito in Congresso aveva coinciso con una giornata di febbrili appelli, mentre la Casa Bianca tentava di frenare le progettate incursioni di Ankara nel nord dell'Iraq per rispondere ad attacchi dei ribelli curdi del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan). Il presidente della Comissione Tom Lantos, un democratico della California, ha messo in guardia contro i rischi che avrebbero corso i soldati americani in Iraq, dopo la benedizione del patriarca armeno,
Catholikos Karekin II, che ha parlato di genocidio nella preghiera in aula.

La presa di posizione, che il primo ministro Recep Tayyp Erdogan spera ancora di ribaltare quando approderà in seduta plenaria, cade in una fase molto
delicata delle relazioni bilaterali tra Ankara e Washington. Alle già esistenti tensioni per la
guerra in Iraq (che ha fatto precipitare la percezione che della Turchia si ha negli Usa), rischia infatti di aggiungersi la prossima settimana il sì del
Parlamento di Ankara a una incursione militare in grande scala in Nord Iraq. Lo scopo è liquidare i campi di montagna, da cui muovono i terroristi del Pkk per
compiere sempre più sanguinose azioni armate oltre confine in Turchia.

Diversi analisti sottolineano oggi che, sull'onda del rinfocolato antiamericanismo in Turchia, già presente da alcuni anni, diventa oggi molto più probabile l'incursione militare turca in Nord Iraq. Dopo la mozione sul "genocidio", le reazioni americane a una eventuale azione turca dovrebbero infatti ora essere più moderate di quanto sarebbero state se la mozione sugli armeni non fosse passata.

«L'approvazione da parte del Congresso della risoluzione non è la risposta storica giusta a queste uccisioni di massa e provocherebbe danni considerevoli
ai rapporti tra Stati Uniti e Turchia, un alleato chiave nella Nato, e alla guerra al terrorismo», ha detto Bush, mentre il segretario di Stato Condoleezza
Rice avvertiva di potenziali problemi per gli sforzi degli Stati Uniti di portare la pace in Medio Oriente. «L'amministrazione - ha commentato il dipartimento di Stato - continua a opporsi energicamente a questa risoluzione, che può solo inasprire le relazioni tra Stati Uniti e Turchia, e gli interessi americani in Europa e in Medio Oriente».

Al fianco della Rice il capo del Pentagono Robert Gates aveva ricordato che i comandanti militari in Iraq avevano espresso preoccupazione per l'evolversi del
dibattito parlamentare. «Circa il 70% dei nostri trasporti cargo aerei diretti in Iraq transitano dalla Turchia», aveva ricordato Gates: «I nostri comandi
ritengono che l'accesso agli aeroporti e alle strade in Turchia potrebbe essere messo a repentaglio se questa risoluzione passa e se la Turchia reagirà nel modo che loro prevedono».

La contestata risoluzione sul genocidio degli armeni sobbolliva da anni in Congresso: il deputato democratico di Burbank in California Adam Schiff, il cui
distretto è a stragrande maggioranza armeno, aveva fatto da tempo pressioni per far passare un testo su cui stavolta ha raccolto le firme di oltre metà del 435
membri della Camera, tra cui la presidente Nancy Pelosi, che ha auspicato di far portare il testo al voto dell'aula. La risoluzione chiede a Bush di usare
la parola genocidio quando, come ogni anno, il prossimo aprile terrà il messaggio annuale sulle stragi. Tra i predecessori di Bush, solo Ronald Reagan aveva usato - e una volta sola - la parola incandescente.
I successori di Reagan, George Bush padre e Bill Clinton, avevano evitato per non urtare le
sensibilità della Turchia.

V.V

 
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