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12 10 2007 - Sul genocidio armeno l’America oscilla tra verità storica e realismo
EUROPA 12.10.2007<BR>
Sul genocidio armeno l’America oscilla tra verità storica e realismo «È facile liquidare la risoluzione del congresso statunitense che condanna la Turchia per il genocidio degli armeni come qualcosa di poco conto», scrive il Washington Post nell’editoriale.<BR>
Negli Stati Uniti, il riconoscimento della responsabilità storiche della Turchia nei confronti della popolazione armena si mescola a considerazioni molto attuali di politica estera.<BR>
«Anche se l’argomento è serio – non esistono dati precisi sulle vittime, ma il numero di armeni morti tra il 1915 e il 1920 supera ampiamente il milione – i deputati democratici che hanno promosso quest’iniziativa sono stati spinti soprattuto da interessi personali. Il deputato californiano Adam Schiff, il principale promotore, conta più di 70mila armeni nel suo collegio elettorale e la presidente della camera Nancy Pelosi, che si è impegnata a portare la risoluzione in congresso, ha ricevuto importanti donazioni dagli armeni americani ».

Secondo il Washington Post gli interessi personali di alcuni politici non possono rischiare di compromettere i rapporti tra Washington e Ankara. Non a caso, «otto ex segretari di stato – da Henry Kissinger a Madeleine Albright – hanno chiesto a Pelosi di ritirare la risoluzione per non alimentare il nazionalismo turco e i sentimenti antiamericani in Anatolia».<BR>
L’editoriale del Los Angeles Times si concentra sul fatto che la deputata democratica Jane Harman ha ritirato il suo appoggio alla risoluzione.<BR>
Dopo una visita in Turchia, Harman ha capito che questo non è il momento giusto per una risoluzione che costringa Ankara ad ammettere il genocidio degli armeni
«perché la priorità ora è evitare qualsiasi passo che possa mettere in difficoltà o isolare la leadership turca».<BR>
Ma il quotidiano californiano non condivide questo atteggiamento “pseudo-realista”. «È giusto definire il male per quello che è», conclude il quotidiano californiano. «E, a volte, bisogna avere il coraggio di dire la verità anche se rischia di incrinare i rapporti con gli alleati».<BR>

V.V

 
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