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15 10 2007- ABRUZZO: CONSIGLIERE UNIONE ARMENI IN ITALIA COMMENTA REAZIONE DELLA TURCHIA ALLA RISOLUZIONE COMMISSIONE ESTERI USA
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(PRIMA) ABRUZZO – Il Prof. Baykar Sivazliyan, Consigliere dell’Unione degli Armeni d’Italia, ha coomentato la reazione della Turchia alla risoluzione H106 della Commissione Esteri degli Stati Uniti. Infatti, la Commissione Affari Esteri del Congresso degli Stati Uniti d’America ha accettato la risoluzione H106, inerente al riconoscimento del Genocidio degli Armeni con 27 voti a favore e 21 contrari.
“I Giovani Turchi del Partito Ittahat ve Terakki (Unione e Progresso) sostiene il professore - che avevano preso il potere nello stato Ottomano, scossi all’inizio del XX secolo dalle grosse perdite di territori e conseguente potere, hanno creduto che salvando la parte essenzialmente “turca” dell’Impero Ottomano, potevano sopravvivere al proprio sogno di panturchismo e conservare quello che rimaneva dal vasto impero plurinazionale e multietnico.
Tutto ciò che non era “turco” in Turchia andava eliminato, armeni, greci, kurdi (islamici). Naturalmente non era come si tenta di presentare erroneamente, una lotta a sfondo religioso ma solo nazionalistico. Si trattò allora di una questione, oltre che morale ed etica, soprattutto tecnicamente giuridica:
l’assassinio di una intera nazione, organizzato dal proprio Stato. Tutti gli armeni massacrati erano cittadini ottomani. Ed è per questo motivo che i
giudici turchi della corte marziale che portò in giudizio i dirigenti politici del Comitato Unione e Progresso (Giovani Turchi) e i capi militari del periodo della Prima Guerra Mondiale accusarono e condannarono a morte, in contumacia, il 19 luglio del 1919, i principali dirigenti dell’epoca (tra loro i triumviri Taalat Pascià, Enver Pascià e Ahmed Gemal)”. “Erano gli anni dell’armistizio
prosegue - la Repubblica Turca che nascerà subito dopo si scorderà facilmente del Genocidio, riciclerà gli assassini fra le fila dei ministri ed alti
funzionari dello stato e la Questione Armena entrerà in un tunnel dell’oblio.
Era fin troppo facile aspettare una reazione isterica della Turchia, più che altro per motivi politici interni, per tranquillizzare i lupi grigi, presenti
nel parlamento di Ankara con 70 deputati. Dopo quasi un secolo di silenzio e di menzogne, lo stato turco non ha saputo incassare il colpo in modo composto. Il
Presidente della Repubblica Abdullah Gul, ha definito “inaccettabile”, l’approvazione da parte della commissione americana del “Genocidio”,e che “non
rispetta i turchi”. “Appare veramente strana l’uscita dell’islamico Gul, persona coerente ed intellettualmente onesta che negli anni giovanili era stato arrestato ed indagato per le sue idee, da parte della Giunta Militare Turca di quegli anni. Strana perché proprio il Presidente Gul, nativo di Kayseri (antica Cesarea), quando varca l’uscio di casa sua sa bene che nel raggio di 400 metri, al centro della città, esistono 4 edifici che una volta erano 4 chiese armene, di cui oggi solo una è in funzione. Si porrà la domanda forse sul perché erano costruite queste chiese, a chi appartenevano e i suoi silenziosi e laboriosi fedeli, una volta così numerosi, che fine abbiano fatto??? Perché non cisiano
più? Una risposta onesta a questa semplice domanda doveva valere molto di più, per noi armeni, che una risoluzione del Congresso degli Stati Uniti. Tutti quegli Armeni che aspettano ancora una presa di posizione corretta da parte dei turchi onesti, che pure sono numerosi”, conclude Sivazliyan. (PRIMA)
V.V
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