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29 022008 - ECO sulla stampa - PAPA e gli ARMENI
Nota di Vahè Vartanian :
Riceviamo i due comunicati di Stampa,ringraziamo i mittenti, organo di info. Dei Padri Levonian di Roma presso Radio Vaticano e da Casa Armena di Milano.

I due comunicati confermano il rammarico degli armeni e delle loro associazioni di non essere stati invitati alla cerimonia dell 22 febbraio scorso. Inoltre, si fa presente che non è stata nominata la presenza della Chiesa Armena Apostolica d'Italia e di Roma.
http://www.zatik.com/newsvisita.asp?id=1660
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Parole del Papa in occasione dell'intitolazione del cortile nord della Basilica Vaticana a San Gregorio l'Illuminatore<BR>
Cari fratelli e sorelle,
rivolgo il mio cordiale saluto a tutti i presenti. In primo luogo saluto il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di S. Pietro e il Cardinale Giovanni Lajolo Presidente del Governatorato. Saluto poi il Patriarca Nersès Bédros XIX, che ringrazio per le cortesi parole con le quali ha interpretato i comuni sentimenti. Estendo il mio pensiero agli Arcivescovi, Vescovi e personalità religiose dell’intera Chiesa Armena Cattolica. Saluto, inoltre, le personalità politiche, le delegazioni e quanti hanno voluto prendere parte a questa significativa cerimonia, nella quale benedirò la targa toponomastica di questo cortile. Colgo volentieri l’odierna occasione per abbracciare con fraterno amore la Chiesa Apostolica
Armena, come pure la Nazione armena e tutti gli Armeni sparsi nel mondo.

E’ senz’altro una circostanza provvidenziale, questa, che ci offre l’opportunità di incontrarci qui, accanto alla tomba dell’apostolo Pietro, per ricordare un altro grande Santo al quale, in questo momento, viene intitolato il cosiddetto cortilone. Mi piace ricordare che il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II benedisse la statua di San Gregorio l’Illuminatore, proprio qui collocata, pochi mesi prima della sua morte.
Questo grande Santo, più di diciassette secoli fa, fece degli Armeni un popolo cristiano, anzi il primo popolo ad essere ufficialmente cristiano. La conversione degli Armeni è un evento che ha segnato in modo profondo l’identità armena, non solo a livello personale, ma dell’intera Nazione. Il termine “Illuminatore” con cui egli viene denominato questo santo a voi molto caro, mette in evidenza la duplice funzione che San Gregorio ebbe nella storia della conversione armena. “Illuminazione”, infatti, è un termine che si usa nel linguaggio cristiano per indicare il passaggio dalle tenebre alla luce di Cristo. Ed è, in verità, proprio Cristo il grande illuminatore che irradia la sua luce su tutta l’esistenza di chi lo accoglie e lo segue fedelmente. Ora, San Gregorio fu detto l’Illuminatore proprio perché in lui si rifletteva in modo straordinario il volto del Salvatore. La parola “illuminazione” riveste anche un ulteriore significato nell’accezione armena; indica la luce che deriva dalla diffusione della cultura attraverso l’insegnamento. E questo fa subito pensare a quei monaci-maestri che,
seguendo le orme di San Gregorio, ne continuarono la predicazione, propagando in tal modo la luce della verità evangelica, che rivela all’uomo la verità del suo stesso essere e ne dispiega le ricche potenzialità culturali e spirituali.

Cari fratelli e sorelle, grazie ancora una volta per aver preso parte a questo nostro incontro. Inaugurando il “Cortile San Gregorio l’Illuminatore”, preghiamo perché il Popolo armeno, per intercessione di questo suo illustre e benemerito figlio, continui a camminare sulle vie della fede lasciandosi guidare, come ha fatto nel corso dei secoli, da Cristo e dal suo Vangelo, che ne ha segnato in modo indelebile la cultura.
Con questo auspicio, che affido all’intercessione della Vergine Maria, a tutti imparto la mia Benedizione.

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Il Papa intitola il cortile della Basilica Vaticana a San Gregorio l'Illuminatore
Qui Giovanni Paolo II aveva benedetto una statua dell'evangelizzatore degli Armeni
CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 22 febbraio 2008 (ZENIT.org).- La luce della verità evangelica rivela l'uomo a se stesso, ha ricordato Benedetto XVI questo venerdì mattina presiedendo la cerimonia di intitolazione del Cortile nord della Basilica Vaticana a San Gregorio l’Illuminatore (ca. 260-ca. 330).

Il Pontefice ha definito “circostanza provvidenziale” l’opportunità di incontrarsi per ricordare il Santo, la cui statua situata nel cosiddetto “cortilone” venne benedetta da Giovanni Paolo II pochi mesi prima della sua morte.

“Questo grande Santo, più di diciassette secoli fa, fece degli Armeni un popolo cristiano, anzi il primo popolo ad essere ufficialmente cristiano”, ha ricordato il Pontefice “La conversione degli Armeni è un evento che ha segnato in modo profondo l’identità armena, non solo a livello ersonale, ma dell’intera Nazione”, ha osservato, spiegando che l'aggettivo “Illuminatore” con cui viene denominato San Gregorio sottolinea la sua “duplice funzione” nella storia della conversione armena.

“Illuminazione”, ha ricordato il Papa, “è un termine che si usa nel linguaggio cristiano per indicare il passaggio dalle tenebre alla luce di Cristo”, e San Gregorio fu chiamato così “perché in lui si rifletteva in modo straordinario il volto del Salvatore”.

Nell'accezione armena c'è anche un ulteriore significato: “indica la luce che deriva dalla diffusione della cultura attraverso l’insegnamento”.

Ciò, ha osservato, “fa subito pensare a quei monaci-maestri che, seguendo le orme di San Gregorio, ne continuarono la predicazione, propagando in tal modo la luce della verità evangelica, che rivela all’uomo la verità del suo stesso essere e ne dispiega le ricche potenzialità culturali e spirituali”.

“Colgo volentieri l’odierna occasione per abbracciare con fraterno amore la Chiesa Apostolica Armena, come pure la Nazione armena e tutti gli Armeni sparsi nel mondo”, ha detto Benedetto XVI.

Il Papa ha quindi concluso il suo discorso auspicando che “il Popolo armeno, per intercessione di questo suo illustre e benemerito figlio, continui a camminare sulle vie della fede lasciandosi guidare, come ha fatto nel corso dei secoli, da Cristo e dal suo Vangelo, che ne ha segnato in modo indelebile la cultura”.

da ZENIT

Vahe Vartanian

 
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