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04 05 2008 - Appunti di Teresa Gentile su una Mostra Italoarmena
Appunti di Teresa Gentile da una MOSTRA dell’Associazione culturale “Sant’Andrea degli Armeni “
........per poter vedere non più in “bianco e nero” , ma “a colori”
........per non esser più accecati dalla violenza, dalle guerre e dalle strategie di potenza
........per salvare l’uomo dal buio dell’autodistruzione
....... per dar vita a ideologie illuminate dalla luce della pace, della speranza e della concordia tra i Popoli.

Siamo a Martina Franca, città sita nel cuore della Valle d’Itria, nota ormai come Valle della Pace poiché in un sito elevato ospita il monumento dedicato al Redentore ..
In questa valle gente d’ogni nazionalità dimostra oggi come sia possibile convivere pacificamente nel nome d’una cultura condivisa. Ed è stato così che , anche grazie ad una mostra organizzata a pochi passi dalla chiesa di San Domenico , da Edouard Tateossian , presidente dell’Associazione culturale “Sant’Andrea degli Armeni” stiamo conoscendo sempre più notizie relative alla magica Armenia cristiana . Ora la visitiamo insieme a voi e subito dopo vi presenteremo la mamma di Edouard, la signora Maria. La nostra attenzione è attratta dallo splendido scudo araldico armeno. Si divide in 4 parti con le armi delle 4 principali dinastie. Ardachesian, Archagouniats, Pakradounian e Roupinian. Al centro è il monte Ararat, sulla cui vetta più elevata è l’Arca di Noè.Nella parte inferiore sono dipinti una spada, un ramo verde, un covone di grano ed un fiocco.La bandiera è ’ a bande orizzontali: rosso, bleu ed arancio. San Gregorio l’Illuminatore è il santo protettore dell’Armenia . Grazie a lui nel 301 d. C il cristianesimo divenne religione ufficiale del Regno armeno. Lo scorso mese di febbraio, inaugurando il Cortile nord della basilica vaticana a San Gregorio l’Illuminatore patrono dell’Armenia , papa Benedetto XVI ha auspicato che il popolo armeno, per intercessione di tale santo possa continuare a camminare sulle vie della fede lasciandosi guidare da Cristo che ne ha segnato profondamente la cultura . San GREGORIO più di 18 secoli orsono fece degli Armeni il primo popolo cristiano, aiutandoli a passare dalle tenebre dell’ignoranza o delle superstizioni a Cristo che irradia con la sua luce di Verità l’esistenza di chi lo segue fedelmente non discostandosi dalla retta via del bene, del giusto e del bello e ponendo a disposizione degli altri la luce divina dei propri talenti e della cultura. Anche la nostra Madonna Odegitria , era nota come “Illuminatrice” poiché in Oriente c’erano fonti miracolose a lei dedicate ed a cui i monaci detti odigi, accompagnavano i ciechi che spesso, miracolosamente recuperavano il dono della vista. Ma Lei è anche la Vergine delle acque miracolose che consentono all’uomo di recuperare la luce della sua razionalità positiva e quindi il gusto della semplicità, dell’amicizia, dell’aiuto vicendevole diradando il buio dell’ignoranza, della violenza , dell’inimicizia e della guerra.Mentre Lo ammiriamo e compariamo il suo messaggio con quello della Madonna Odegitria ,venerata in Valle d'Itria , riprodotta in un pregevole mosaico nella chiesa della Sacra Famiglia a Martina e che indica Cristo come via per vivere nella Luce , si diffondono le note di un canto liturgico armeno e vi avvertiamo una sorta di radicamento poetico, una tessitura di radici lontane con l’incognita del presente, tanta nostalgia per la terra lasciata ed una linfa molto viva di Fede . Il tabellone relativo all’architettura ci informa che essendo stata la prima nazione cristiana l’Armenia ospita innumerevoli chiese ,monasteri antichi ed artistiche croci di pietra commemorative (katchkar) . La chiesa Sainte – Hripsimèe d’Etchmiadzin è un capolavoro. Costruita nel 303 d. C sulle fondamenta di un altare del fuoco pagano. Il suo nome significa discesa dell’unigenito. Si credeva che fosse stata ideata durante un’apparizione in cui Cristo sarebbe disceso sulla terra. Ha una base larga e massiccia . Le finestre di struttura diversa creano un effetto di rilievo che rende dinamica ed agile la facciata.La cupola è grande e capace di far entrare molta luce . Le Katchkars ( croci di pietra ) sono massi monolitici commemorativi su cui si staglia una croce in pietra scolpita in modo certosino. Le iscrizioni servono per invitare alla preghiera o ricordare una persona, una famiglia , un avvenimento oppure per invitare a pregare per gli avi defunti. Ci sono più di 50.000 di tali croci su un territorio di 29.000Km tra remoti pendii ed antichi monasteri nascosti in scenari naturali mozzafiato.Sin dai tempi di Marco Polo in Armenia si producevano vestiti, borse, stoffe di seta meravigliosamente decorate e tappeti intessuti con lana di pecora . Interessante è il colore rosso vivo che costituisce il fondo di molti tappeti armeni. Nei monasteri si svilupparono importanti ateliers che dettero vita a stupende miniature. Dalle figure ieratiche tipicamente bizantine pian piano si passò all’espressione dei sentimenti. I visi di tali opere esprimono brillantemente la gioia o l’estasi e si resta conquistati dall’estrema umanità di tale pittura.Edouard ci ha detto che egli è vissuto sin da bambino a Lione perché la famiglia dei suoi nonni emigrò in Francia nel 1920. Suo padre Melkon e lo zio Hrant crearono la prima tipografia a Lione. .Sua madre si chiama Maria , vive a Martina ed è nata nel 1915, sulla strada dell’esodo degli armeni segnato da oltre un milione e mezzo di martiri . Mentre le testimonianze storiche relative all’arte, alle miniature, all’architettura sono a colori, quelle dedicate a tale esodo che ha privato gli armeni anche delle terre in cui vivevano da millenni , sono invece in bianco e nero, sono prive di luce e di vita ma trasmettono sensazioni di paura, sconforto e dolore. Si succedono ai nostri occhi le immagini di persone impaurite e uomini impiccati. Notiamo distendersi per centinaia di miglia, con l’incomprensibile pretesto d’una guerra che nessuno poteva giustificare, i serpentoni di deportati in una landa priva d’erba, alberi o animali, tra colline prive di sentieri , deserti spogli di pietre e rive disgregate su cui scendeva la calura d’un sole impietoso, piogge infinite in autunno e gelo nelle notti d’inverno. Ci commuoviamo guardando alcuni orfani armeni strappati dalle braccia delle madri e poi abbandonati e pensiamo che forse i soldati che li accompagnavano non si sono rifiutati di deportarli o abbatterli. Tanti poi muoiono di malattie o di fame e vengono derubati anche dei vestiti. Dopo aver osservato tali documenti d’elevata portata culturale, decidiamo di incontrare Marie. A Martina, di fronte all’antica porta di Santa Maria da cui è facile giungere a tre chiese extramoenia dedicate alla Madonna, vive Marie Papazian, madre di Edouard Tateossian . E’ nata nel maggio di 93 anni orsono, nel pieno dell’ esodo , quasi a voler evidenziare la potenza del Bene , della Speranza e della Vita, che vincono sempre su ogni ideologia di morte, così come il tepore d’ogni maggio porta al rifiorire delle rose dopo il gelo dell’inverno. Conosciamo così una donna armena che serba un forte senso della propria identità culturale ed un vivo senso di cordialità ed ospitalità. Ci ha affascinati il suono antico della lingua armena che abbiamo sentito riecheggiare nel suo francese allo stesso modo con cui la lingua francese riecheggia nel “martinese” utilizzato oggi dal figlio Edouard. Non ha alcun ricordo dell’esodo ma le sono rimasti impressi i racconti che in seguito le fecero i nonni, genitori e gli zii : racconti di stupri, di decapitazioni, di uomini impiccati, di donne e bambini violati, di case e villaggi distrutti . Racconti in bianco e nero . Proprio quelli testimoniati dalle foto che abbiamo visto e che suggerirono ad Hitler un altro genocidio. Ci ha raccontato la vita trascorsa in famiglia con nonni , genitori e zii molto operosi . Poi ha detto che il periodo di vita più bello è stato quello in cui ha dato vita ad una propria famiglia e si è impegnata perché l’identità “armena” non andasse perduta . Inoltre ha sempre cucinato seguendo ricette armene che sanno fondere profumi e sapori d’Oriente ed occidente e che sono molto simili a quelle martinesi e ci ha ricordato che l’albicocca è un frutto tipicamente armeno. Ingredienti freschi sono alla base di specialità come la dolma, un ripieno di carne e riso, avvolto in foglie di vite. Grazie a San Gregorio Illuminatore, alla Vergine Odegitria ed alla mostra allestita da Edouard Tateossian (che è ancora possibile visitare prenotandosi al numero 3356855285 oppure al numero 0804839302 ) noi abbiamo dunque riflettuto sul fatto che viviamo nel buio quando ci allontaniamo dalla retta via indicataci da Cristo: una via che è fatta di mitezza, pazienza, saggia diplomazia e pace . Invece diventiamo ciechi quando siamo incapaci di custodire le radici socioculturali che ci appartengono: quando non riusciamo più a vedere le cose belle e colorate che ci circondano; quando siamo annichiliti dal terrore, dalla violenza e della guerra che cancellano ogni tensione alla speranza. Si ha luce, nei rapporti tra singoli individui e popoli , quando circola reale curiosità e sete di conoscenza interculturale e si desidera creare una comune e condivisa cultura di pace che sia a dimensione d’ogni uomo e come tale sia capace di garantire la crescita "in umanità" e la sopravvivenza nella nostra specie che corre il rischio d’una totale estinzione (per mano della natura violata o di altri uomini seriamente intenzionati a sterminare se stessi e gli altri ) . Più si promuoveranno occasioni di incontri tra popoli nel nome della cultura , dell’amicizia, della consapevolezza d’essere uniti a causa di incastri interetnici susseguitisi anche in tempi remoti e tanto più sarà reciproca la scoperta di sentirsi non nemici ma “persone” capaci di essere amiche e di saper condividere sentimenti positivi e utilizzabili nel delineare un luminoso e non certamente utopico percorso di Pace

Eduardo

 
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