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22 06 2008 - Tentato omicidio di Via Veneto
E' propio lui, in donatore del khatkar il mandante
Quattro cittadini armeni e due ucraini, sono stati accusati di detenzione illegale di armi e fvoreggiamento
di Massimo Lugli
da repubblica del 17/6/08

Siete peggio dei nazisti». Con questa frase sdegnosa e un viso di pietra, Artur Asatryan´s, 39 anni, discusso uomo d´affari armeno in odore di mafia russa, si è lasciato ammanettare dal colonnello Fernando Nazzaro, comandante del reparto operativo dei carabinieri. Un business man con guardie del corpo armate fino ai denti, una cassaforte piena di gioielli e un giro d´affari miliardario sparpagliato in tutta Europa che, secondo gli investigatori, sarebbe uno dei mandanti del ferimento di Agkazanian Grkant, 31 anni, il giovane greco con passaporto armeno pugnalato quindici volte al torace, con una diabolica penna-coltello, in un ristorante di via Veneto la sera di martedì 10 giugno e sopravvissuto per miracolo. Una storia che sembra tratta di peso dalla sceneggiatura del film di David Cronemberg "La promessa dell´assassino" e che ha costretto gli uomini del maggiore Mario Bellini a immergersi full time in un inedito scenario di malavita dell´est con agganci, faide e rivalità nella capitale. «Si tratta di uno scontro tra diversi interessi criminali che hanno impiantato alcune basi a Roma» riassume il procuratore aggiunto Italo Ormanni.

E´ scattato venerdì, proprio mentre il presidente Bush lasciava la capitale, il blitz dei carabinieri del comando provinciale in una villa faraonica di via della Pisana, ex residenza di un ambasciatore sudamericano dove centinaia di militari con le armi in pugno hanno ammanettato sei uomini: quattro armeni tra cui "Pepo" e due ucraini. Gioielli per un milione di euro e tre pistole da guerra con due silenziatori sono il primo bottino dell´irruzione ma l´indagine è appena agli inizi e come dice il colonnello Vittorio Tomasone, non sarà breve né facile. L´assalto alla villa stava per saltare all´ultimo istante perché il corteo di Bush diretto a Ciampino rischiava un "incontro ravvicinato" col piccolo esercito di carabinieri, ma gli investigatori hanno dovuto forzare i tempi visto che uno dei sospettati aveva già prenotato un´auto a noleggio con conducente per andare all´aeroporto. All´appello manca solo l´uomo che, dopo
una breve discussione al tavolo del ristorante, ha estratto il pugnale camuffato da biro e ha colpito a tradimento Agkazanian, un altro personaggio tutto da capire che ha precedenti per armi, droga e traffici di denaro.

Sono state le telecamere di sicurezza disseminate dappertutto in occasione del "Bush day" la traccia che ha portato i carabinieri fino a via della Pisana.
L´uomo col coltello era assieme a tre persone (tra cui uno degli arrestati) che subito dopo il ferimento sono fuggite su due grosse "Mercedes". Il feritore ha strappato alla vittima un borsello che, secondo alcune voci, era imbottito di diamanti ma, uscendo, si è accorto di essere rimasto a piedi. Senza perdersi d´animo, si è infilato in un albergo e da lì ha chiamato "Pepo" che, poco dopo, lo ha mandato a prendere con una Bmw del valore di un monolocale. A questo punto, il feritore è uscito di scena ma i tabulati dell´hotel hanno consentito di arrivare alla base del gruppo.

Contitolare di una grossa società di catering con sede a Mosca, benefattore della Chiesa armena cui ha donato, recentemente, un "katchhkar", una croce in pietra alta tre metri, Arthur Asatryan risulta proprietario, oltre che della villa alla Pisana, di un appartamento ai Parioli e di una società romana con capitale di 100 mila euro che non risulta svolgere alcuna attività. Potente, generoso, ottimi agganci politici in patria, sfoggia un telefonino da 20 mila euro (inserti in oro) e paga con la "carta nera" di valore illimitato. Un sito internet Usa sospetta che la mafia italiana lo abbia insignito del titolo di "don" ma quel che è certo è che Cosa Nostra lo affascina. Nella villa c´era un libro in cirillico intitolato, appunto "Cosa Nostra" oltre a tutti i dvd della fiction "Il capo dei capi", su Totò Riina. L´accusa, almeno in questa fase, è di favoreggiamento e detenzione illegale di armi da guerra ma chi indaga è pronto a giurare che dietro il suo impero c´è ben altro e sta passando al setaccio una serie di attentati, sempre in punta di coltello, tra la Francia e altri paesi europei. Una gangster story che supera la fiction ma che è ancora tutta da scrivere.
(17 giugno 2008)


G.C.

 
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