Zatik consiglia:
Iniziativa Culturale:

 

 

28 08 2009 - Dagli armeni ai ceceni, l’onda lunga dell’effetto Kosovo
27/08/200 - da IL MATTINO
Mosca. Scelte difficili e pericolose. Il Cremlino ha aperto il «vaso di Pandora» dei confini all’interno dello spazio ex sovietico. Contemporaneamente
Mosca rischia di far nascere nuove forze centrifughe all’interno della stessa Federazione russa. Se le cose dovessero mettersi male questa decisione potrebbe
trasformarsi in uno spaventoso boomerang, peggiore rispetto a quello del Kosovo per il Vecchio Continente.
Il presidente Medvedev ha riconosciuto che le frontiere, tracciate - in alcuni casi in maniera davvero controversa – da Stalin negli anni Venti e Trenta, possono essere cambiate. Ma cosa succederà un domani se si dovesse ridiscutere del controverso «regalo» all’Ucraina della russofona penisola crimeana da parte di Chrusciov nel 1954? Mosca e Kiev stanno litigando da anni sull’uso del porto di Sebastopoli, affittato dalla Russia fino al 2017. Tutto il nord dell’odierno Kazakhstan, Stato inventato dai bolscevichi, corrisponde alla Siberia meridionale. Nella Federazione russa vivono un centinaio di etnie diverse – mongole, finniche, turcofone, slave, caucasiche - che all’improvviso potrebbero richiedere di vivere indipendentemente. La Cecenia è un tragico esempio. Ma laggiù l’abilità del Cremlino è stata quella di far diventare un conflitto di liberazione nazionale in una guerra civile, mettendo ceceni contro ceceni. Alla fine Mosca ha scelto il clan vincente a Grozny. I separatisti locali commisero allora lo sbaglio strategico di allearsi con i fondamentalisti islamici, alienandosi le simpatie occidentali. Il Cremlino non dimentica affatto il cosiddetto «ventre mollo» del Paese, a rischio infezione islamica. Lungo il corso del Volga due repubbliche autonome, il Tatarstan ed il Bashkirtostan, ricchissime di idrocarburi, hanno mal sopportato negli anni Novanta i diktat di Mosca. Qui vivono etnie consolidate e i russi non sono maggioranza. Queste due entità, di religione musulmana, hanno stabilito persino contatti diretti con altri Stati, soprattutto quelli del Golfo. A Kazan, da tempo, si parla della sostituzione del presidente Mintimir Shajmiev in carica dal lontano giugno 1991. E poi che dire della remota e gelida Jakuzia, un cassone di ghiaccio pieno di diamanti, esteso quanto l’Europa. Qui si estrae il 26% delle produzione mondiale di pietre preziose. La popolazione locale, di origine eschimese, sta tentando di
scoprire timidamente le sue origini. Tornando allo spazio ex sovietico, in Transnistria il Cremlino sostiene i separatisti dalla Moldova. Negli ultimi
mesi, dopo 5 anni di stallo, Mosca è riuscita a riaprire un negoziato vero con Chisinau. Il vino moldavo è tornato sugli scaffali dei supermarket russi.
Il duo Medvedev – Putin ed il presidente Voronin hanno compreso che continuare a litigare significava fare gli interessi altrui.
In Nagorno-Karabakh Mosca appoggia i «ribelli» armeni, riforniti di armi agli inizi degli anni Novanta.
La Russia è alleata dell’Armenia dai tempi del genocidio da parte dei turchi.
L’Azerbaigian, oggi con le casse piene di petrodollari, si è fatto più aggressivo, ma il Cremlino finora è riuscito a calmare i turbolenti spiriti della famiglia Aliev. Ma dopo questa scelta il Cremlino ci riuscirà ancora?
L'effetto domino è dietro l'angolo. g.d’a.

V.V

 
Il sito Zatik.com è curato dall'Arch. Vahé Vartanian e dal Dott. Enzo Mainardi;
© Zatik - Powered by Akmé S.r.l.