|
|
Zatik
consiglia: |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iniziativa
Culturale: |
|
|
|
|
|
28 08 2008 - Intervista ad Alessandro Vitale/ Nell’ex Urss si disfa il mosaico delle nazioni
|
Edizione 177 del 27-08-2008- l'Opinione.it
direttore arturo diaconale- di Stefano Magni
Il riconoscimento dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud da parte di Mosca segna una svolta nella crisi georgiana e disfa ancora di più i già fragili equilibri nell’ex Urss. Per Alessandro Vitale, docente di Analisi della Politica Estera all’Università di Milano, l’origine del problema non è il separatismo in sé, ma “l’insistenza ad affermare l’intangibilità territoriale delle nuove repubbliche per Stati spesso fittizi nati dal collasso dell’Urss.
Sbagliano gli Stati Uniti e anche Franco Frattini quando definiscono
‘irrinunciabile’ l’integrità territoriale della Georgia. Se il governo di Tbilisi avesse avviato fin da subito negoziati per una secessione consensuale
di Abkhazia e Ossezia, non avrebbe offerto a Mosca su un piatto d’argento l’opportunità di intervenire e di soddisfare le sue mire imperiali”. Il
difficile mosaico delle nazionalità non può essere ricomposto nel modello di
Stato unitario. Sulla carta di quell’immenso spazio un tempo occupato dall’Urss, da ieri ci sono due nuovi piccoli Stati: l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud.
Il presidente russo Medvedev ha riconosciuto la loro indipendenza dalla Georgia. Gli Stati Uniti, la Commissione Europea e il governo italiano sostengono l’integrità territoriale georgiana. Il caso di Ossezia del Sud e Abkhazia è analogo e speculare a quello del Kosovo, o la loro causa separatista è un solo un pretesto per giustificare il nuovo imperialismo russo? Ne abbiamo parlato con Alessandro Vitale, docente di Analisi della Politica Estera, nuovo corso della facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano. “In realtà i problemi non sono causati dai separatismi in sé, ma dall’insistenza ad affermare l’intangibilità politico-territoriale delle nuove repubbliche per Stati spesso fittizi nati dal collasso dell’Urss” - ci spiega - “Sbagliano gli Stati Uniti e oggi (ieri, per chi legge) anche da Franco Frattini quando definiscono ‘irrinunciabile’ l’integrità territoriale della Georgia. Ormai questi Stati, nazionali o meno, non possono più pretendere di tenere al loro interno aree che rivendicano l’autogoverno o anche solo di diventare delle exclave. Enclave ed exclave sono forme che sono sempre esistite, anche se il sistema internazionale attuale tende a ignorarle. La stessa europa occidentale è stata ricca di encleve ed exclave fino al XVIII secolo, l’Europa orientale sino al XX secolo. Sono gli Stati unitari che poi creano i problemi più gravi di coesistenza. Se il governo di Tbilisi avesse avviato fin da subito negoziati per una secessione consensuale di Abkhazia e Ossezia del Sud, non avrebbe offerto a Mosca su un piatto d’argento l’opportunità di intervenire e di soddisfare le sue mire imperiali”.
Quali altri casi analoghi dobbiamo attenderci nel prossimo futuro?
Ci sono molti conflitti congelati nell’ex Urss, come l’enclave armena in Azerbaijan. Le minoranze russe sono sparse in tutte le repubbliche ex sovietiche: ve ne sono molte nel Kazakhstan e naturalmente la questione più grave è l’Ucraina, soggetta permanentemente a minacce di secessioni interne delle regioni russofone della Crimea e delle province orientali.
Ma alla Federazione Russa conviene impugnare il principio di auto-determinazione?
Può essere un boomerang: la Cecenia prima di tutto, può sentirsi incoraggiata a dichiarare ancora la sua indipendenza dalla Russia. Mosca usa un criterio di giudizio a due pesi e due misure. Dipende tutto dai rapporti di forza: il Cremlino adesso si sente sicuro in Cecenia e sa che in quel territorio non interverrà mai una potenza straniera. Allo stesso tempo afferma il principio di autodeterminazione ai danni della Georgia perché sa che anche il quel caso la Nato non interverrebbe.
E allora quali sono gli obiettivi della Russia?
Questa classe dirigente è figlia legittima della vecchia Urss e ha ripreso il potere dopo il ‘91 in forme diverse rispetto alla dittatura militare del passato. Alla base della loro logica di potere c’è la ricostituzione della potenza territoriale dello Stato. C’è poi una certa insistenza sugli interessi nazionali, che in realtà sono un falso discorso: solo questa crisi ha provocato perdita di credibilità, tensioni regionali e ha bruciato miliardi di investimenti esteri in Russia.
V.V
|
|
|
|
|