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12 09 2008 - Heranoush mia nonna
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di Fetiheh Cetin
''Il mio libro e' un invito a un lutto condiviso per turchi e armeni'', lo dice la scrittrice turca Fethiye Cetin, presentando a Milano 'Heranush: Mia nonna'.
Un libro dove svela quello che Antonia Arslan, la firma di 'La masseria delle allodole', definisce ''uno dei segreti meglio custoditi della Turchia'', ossia
il destino delle ragazze armene rapite durante le marce della morte, chiamate anche 'i resti della spada'. La nonna della Fethiye era una di queste: nata in un villaggio armeno, il suo nome era Heranush, nel 1915 i turchi massacrarono la sua gente, deportando donne e bambini. Adottata da un turco, inizio' una
nuova vita con il nome di Seher, mentre la sua famiglia subiva la diaspora. Un segreto che, solo in punto di morte, l'anziana svela alla nipote. Lei, nota
come avvocato di Hrant Dink, il direttore di Agos, la testata bilingue nata per favorire il dialogo tra turchi e armeni, assassinato nel 2007 da un giovane
nazionalista, capisce che proprio quella storia ''puo' sostituire il linguaggio dell'odio e della rabbia con quello della pacificazione e dell'amore''. Perche'
''fino ad allora il dibattito sul genocidio, afflitto dal negazionismo, si impantanava sul balletto di cifre''. Dopo l'uscita del libro, racconta Fethiye
Cetin ''molti turchi mi hanno chiesto se anche le loro nonne potevano essere armene, e un editorialista molto noto ha scritto un articolo intitolato 'anche
mia nonna era armena'. Cosi', pian piano ''questo atteggiamento si e' diffuso e, ora che si e' rotto il guscio che nascondeva la verita' e le ferite, non e'
piu' possibile guardare un armeno con disprezzo''. ''Turchi e armeni hanno una storia e un destino comune, ma quello che ci manca - sottolinea la scrittrice - e' un lutto comune: quando piangeremo insieme le vittime armene, potremo guardare al futuro e liberarci dalle ferite della nostra storia''.
H.D
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