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11 10 2008 - A scuola di solidarietà con la Protezione civile italiana.
Armenia:
“Il mondo è con noi”
A scuola di solidarietà con la Protezione civile italiana.
Un viaggio indietro nel tempo per ricordare gli aiuti umanitari che gli ‘angeli’ della Protezione civile portarono in Armenia nel 1988
di Federica Martufi.

Nella ricorrenza del tragico terremoto avvenuto 20 anni fa in Armenia (7 dicembre 1988), in cui morirono oltre 100 mila persone e migliaia rimasero senza tetto, Vartui (Valentina) Karakhanian, assistente dell’Ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia, S. Ecc. Rouben Shougarian, racconta nell’intervista al mensile ‘La Protezione Civile Italiana’ l’esperienza di quegli indimenticabili giorni. “Il ricordo è triste, tanto triste. Avevo solo 9 anni quando il terribile terremoto colpì la ‘mia’ terra.
Anche se sono nata e cresciuta in Georgia e amandola molto, ho sempre considerato l’Armenia la mia terra - spiega Karakhanian con voce decisa che cela però commozione -.
Eravamo a un passo dall’epicentro, ma avvertivo dalla preoccupazione dei miei genitori che eravamo impotenti di fronte a quella tragedia. Abitavo in una cittadella piccola, di poco più di 2 mila abitanti e ognuno cercava di correre a Leninakan (attuale Gyumri), nella regione di Shirak, per portare soccorso e aiuti ai connazionali. Mi ricordo che le donne si erano riunite a gruppi per fare il pane ‘lavash’, il cui profumo ci ricordava sempre le ricorrenze festive - prosegue l’assistente dell’Ambasciatore armeno come se stesse rivivendo insieme a noi quei disperati momenti -, ma questa volta era profumo
di dolore, di chi aveva perduto tutto, famiglia, parenti, casa”. Era il 7 dicembre 1988 e la sera dello stesso giorno gli uomini di Skhvilisi (Akhaltsikhe - GEO) della cittadella di Karakhanian si misero subito in moto per portare i primi aiuti ai terremotati, pane cotto dalle donne e vestiti pesanti. “Mi ricordo bene che cercai di convincere mia mamma a lasciarmi solo un cappotto per poter mandare tutti i nostri vestiti a quelle persone che ne avevano certamente bisogno più di noi - prosegue -.
Chiesi poi a mio papà di portare a casa tutti i bambini che erano rimasti senza genitori. Questi ricordi di
dolore sono entrati profondamente nella mia vita, ormai in modo indelebile, ricordi che da allora mi legano sì all’Armenia, ma in particolare alla regione di Shirak, per la quale attualmente ho preso un impegno preciso”. Oltre ad occuparsi dei lavori presso l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia Valentina Karakhanian è, infatti, anche la referente per l’Europa della Fondazione Umanitaria S. Camillo dell’Ordine dei Camilliani che opera per l’Ospedale ‘Redemptoris Mater’ di Ashotsk in
Armenia. “Non vedevo l’ora che rientrasse papà da Leninakan per portarci notizie - continua Karakhanian nel suo racconto velato di malinconia -. Alcuni uomini facevano avanti indietro per portare aiuti, altri, come mio papà, erano rimasti lì per aiutare a tirare fuori le persone rimaste sotto le macerie e per seppellire i morti. Mio padre non mi ha mai potuto raccontare l’esperienza dolorosa di quei giorni perché, per quanto io lo pregassi, ogni volta si commuoveva. Ma non scorderò mai quel giorno
in cui, appena rientrato, la notte di Natale, i suoi occhi brillavano di una luce speciale, una luce di speranza e in risposta alle nostre infinite domande ci disse solo: ‘il mondo è con noi’”. Sì, perché dopo le prime tragiche ore subito dopo il terremoto, il mondo intero si mobilitò per portare soccorso all’Armenia, proprio come quegli ‘angeli’ della Protezione civile italiana che ridiedero speranza alla popolazione affranta. “Con molta gratitudine e affetto mio padre raccontava degli italiani, del Villaggio Italia, che la Protezione civile aveva costruito a Spitak. Diceva che erano i più seri, i più professionali,
ma soprattutto i più sensibili.
E proprio da qui - si confida la rappresentante dell’Ambasciata della Repubblica armena con il nostro
mensile - nasce il mio amore per la vostra terra. Ero piccola, ma ricordo come se fosse ora che andai a cercare sulla cartina geografica ‘lo stivale’ dove depositai allora un pezzo del mio affetto, e che oggi è diventata la mia seconda casa”. Nel 1988 Vito Lattanzio, l’allora Ministro senza portafoglio per il coordinamento della Protezione civile del Governo De Mita dal 13 aprile 1988 al 22 luglio 1989, intervenne prontamente per fronteggiare l’emergenza fornendo gli aiuti richiesti dalle autorità locali e predisponendo presidi di coordinamento con interventi specifici e mirati sul territorio.
“La Protezione civile italiana è stata vicina al popolo armeno non solo nel 1988, ma lo è tutt’ora – continua Karakhanian nel corso dell’intervista -. Il famoso ‘Villaggio Italia’ costruito per fornire gli aiuti necessari a ripristinare lo status quo rappresentava per la gente di Spitak un’oasi di speranza, dove ci si rivolgeva per un aiuto medico, un vestito, un pasto caldo e ricordo che c’erano sempre persone pronte ad ascoltarti e ad aiutati.
Oggi un ‘ramo’ della Protezione civile ha ripreso il contatto con l’Armenia e sta crescendo. Sto parlando
della Pubblica Assistenza ‘Papa Charlie’ della città di Pagani (Sa) che in un’occasione puramente casuale,
ma io chiamerei provvidenziale, ho potuto conoscere. Grazie all’impegno dei giovani e grintosi volontari dell’Associazione - dice -, abbiamo organizzato un container di aiuti destinato all’Ospedale Redemptoris Mater di Ashotsk, ma l’intenzione futura sarebbe quella di organizzare in loco postazione fisse per offrire assistenza”. Come ci ha raccontato Karakhanian gli aiuti ricevuti sono stati numerosi, dal primo soccorso, alla ricostruzione di palazzi e scuole, alla creazione di orfanotrofi e ospedali.
“Gli aiuti sono arrivati da diversi parti del mondo - aggiunge -, in particolare si è mobilitata molto la comunità armena. Purtroppo non sono molti quelli che tuttora operano.
Forse gli unici presenti sono l’orfanotrofio gestito dalla Suore Missionarie di Madre Teresa a Spitak, e l’Ospedale Redemptoris Mater di Ashotsk, gestito dagli instancabili padri camilliani, che nonostante numerose difficoltà mettono in primo piano la carità cristiana e operano con la stessa grinta e benevolenza di chi ha veramente nel cuore un grande valore: l’amore per il prossimo e per i bisognosi”. Secondo Karakhanian la Protezione civile in Armenia è oggi in via di sviluppo e potrebbe ricevere ulteriore impulso grazie al supporto e alla collaborazione della Protezione civile italiana.
La rappresentate della Fondazione Umanitaria San Camillo sottolinea come il nostro aiuto potrebbe essere sicuro volano sia per la formazione che per l’organizzazione e la sensibilizzazione al volontariato.
“Come ho costatato attraverso la conoscenza dei giovani volontari della Pubblica Assistenza Papa Charlie -continua -, il volontariato è una grande risorsa per il paese, ma soprattutto un importante valore umano”.
L’Armenia, primo Stato cristiano nel terzo secolo dopo Cristo, è oggi una piccola nazione caucasica, priva di sbocchi sul mare, non più di un decimo del territorio della ‘Grande Armenia’ nel suo momento di massima espansione, nell’alto medioevo. Secoli di guerre e invasioni sono culminati nei massacri del 1915 a opera dell'esercito turco e delle bande armate locali, e da allora la diaspora armena ha portato all'estero una popolazione molto superiore a quella rimasta nella piccola Repubblica sovietica
d'Armenia, divenuta indipendente nel 1991 dopo il collasso dell'URSS, cui fece seguito un lungo
conflitto con il vicino Azerbaigian.
Per sei anni il paese rimase tagliato fuori da ogni rifornimento, con vasti movimenti di profughi e sfollati che aggravarono il crollo dell’economia statale, fortemente dipendente dalla Russia. A complicare le cose fu proprio il devastante terremoto del 1988 di cui ancora oggi il paese conserva
le tracce. “L’Armenia è rinata, o meglio sta rinascendo tuttora dalle macerie - ci spiega Karakhanian -,
perché nonostante i tanti aiuti giunti da tutto il mondo non è ancora riuscita a rialzarsi del tutto. A questa
lenta ripresa ha contribuito il conflitto del Nagorno Karabakh scoppiato agli inizi del 1990 tra la Repubblica d’Armenia e l’Azerbaidjan, che con l’indipendenza dell’Armenia, ha portato alla chiusura unilaterale delle frontiere dalla parte dell’Azerbaidjan e della Turchia. Il che fermava il 90% delle possibilità di concludere i lavori di ricostruzione iniziati da parte dei diversi paesi nelle zone colpite dal terremoto. Nonostante ciò l’Armenia ha saputo riprendersi e rialzarsi, con pochi mezzi, ma tanta grinta e speranza per un futuro migliore, forse un po’ più sereno”. L’intervista con Valentina Karakhanian è stata ricca di emozioni e mi piace sottolineare la versatilità di questa donna che, nonostante un lavoro impegnativo che la porta a viaggiare molto spesso per il mondo, ha ritagliato parte del suo tempo per la nostra rivista. La sua anima sensibile si evince anche dalla passione per la musica. Diverse infatti le sue collaborazione nel settore con il regista Marco Bellocchio per il film ‘L’ora di Religione’ in cui è stata comparsa e cantante della colonna sonora, e nel film ‘Regista di Matrimoni’ in qualità di cantante. Nel 2007 ha collaborato presso la CAM (Creazioni Artistiche Musicali) di Roma per la realizzazione della colonna sonora del film ‘La Masseria delle Allodole’ dei Fratelli Taviani, tratto dal romanzo della scrittrice Atonia Arslan, dove in collaborazione con il Maestro Giuliano Taviani ha realizzato alcuni brani della colonna sonora del film ed è la cantante degli stessi.

Federica Martufi

 
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