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30 10 2008 - INTERVISTA SUI MISTERI PERSIANI
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http://www.ilcassetto.it/notizia.php?tid=862
Antonello Sacchetti racconta il suo nuovo lavoro, in uscita in tutte le librerie.
I libri di Antonello Sacchetti hanno il grande pregio di essere lo specchio del loro autore: tanto era agile e scattante – perfettamente e splendidamente “internettiano” nell’era di Internet – il fortunato I ragazzi di Teheran, tanto è affascinante e profondo, di un’umiltà serena e consapevole, la nuova fatica editoriale di quest’ottimo giovane autore romano, Misteri persiani. I volti nascosti dell’Iran (Infinito edizioni, ottobre 2008, € 11,00).
Sono, quelli di cui parla Antonello nella sua nuova fatica editoriale – da un paio di settimane in libreria – non misteri fatti d’Ufo e omini verdi, come vuole certa televisione attuale di facile consumo, ma enigmi più profondi, ai quali l’autore riesce a dare una risposta soddisfacente, spiegando ad esempio come e perché in Iran, questo Paese disegnato dai nostri governi e dai nostri media come un “impero del male”, vi sia una tolleranza religiosa e culturale ben più ampia e consapevole che non nelle nostre società “occidentali” terrorizzate dal “diverso”. Ecco allora, ad esempio, il “mistero” di un Iran in cui la seconda comunità ebraica del Medio Oriente è libera di professare, come del resto quella cristiana, la sua religione alla luce del sole nelle sinagoghe, e in cui – con sorpresa e quasi stupore – è possibile persino trovare per strada murales raffiguranti la Madonna.
È, quello descritto da Sacchetti, un Iran in cui uno sciismo cortese e rispettoso non solo ha riguardo per gli spazi delle altre religioni ma in cui la resistenza civile e intellettuale a un regime ottuso, impersonato dal presidente Ahmadinejad, ha ancora qualche speranza di farcela, a comincia dal giugno 2009, allorché il Paese spera di sbarazzarsi nelle urne diun presidente che ha tradito ogni aspettativa, anche quelle delle classi più umili che lo avevano scelto. Un Iran diverso da come viene normalmente raffigurato, insomma, dal quale non tenersi a distanza ma da cui imparare più di qualcosa, qui in Occidente. Anche oggi, come più volte è accaduto nel corso dei secoli. Forse soprattutto oggi.
Del suo nuovo lavoro abbiamo brevemente parlato con Sacchetti, che qui di seguito di accompagna nell’Iran delineato nel suo Misteri persiani.
Antonello, quali sono questi “misteri” di cui parli nel tuo nuovo libro dedicato all’Iran?
Il mistero più grande è proprio l’Iran. La sua storia, la sua cultura, la sua identità. È un Paese che non smette mai di stupirmi e di farmi sentire ignorante. E proprio per questo mi appassiona. Ad esempio: come fa l’Iran, a 30 anni esatti dalla rivoluzione, a essere ancora una Repubblica islamica mentre nel frattempo tutto intorno il mondo è cambiato? C’è un’immagine che riporto nel mio libro: i murales dei martiri accanto ai mega schermi pubblicitari. È l’Iran della globalizzazione: un Paese con una storia complessa e ricchissima, alle prese con un contesto internazionale quanto mai difficile da decifrare. Ci tengo a precisare che non ho però la pretesa di svelare alcun mistero. Il mio è un viaggio attraverso questi misteri. Un racconto molto personale, sicuramente più privato, più “mio” rispetto al libro precedente, I ragazzi di Teheran.
Teheran rispetta la libertà di culto delle numerose minoranze religiose presenti o il clima è davvero così soffocante, come si racconta sui media internazionali?
È una questione complessa. La libertà di culto esiste, ma non c’è vera libertà religiosa. Le conversioni dall’Islam sono proibite. Però i media occidentali raccontano una realtà contraffatta. Sono stato in chiese, sinagoghe e templi zoroastriani a Teheran e in altre città dell’Iran. Il clima tra i cittadini di diverse religioni è civile e tollerante. Non c’è il clima di terrore descritto da certi commentatori nostrani, evidentemente assai poco documentati.
In particolare, qual è il rapporto tra sciiti da un lato ed ebrei e cristiani dall’altro?
Ci sono molti elementi che accomunano sciiti e cattolici. In particolare, sciiti persiani e cattolici. Entrambi hanno come elemento fondante della loro fede un martire: Hossein e Cristo. E gli sciiti hanno un grandissimo rispetto per Gesù e per Maria. Maryam è un nome diffusissimo in Iran. Ci sono poi somiglianze tra le due “chiese”. A differenza del sunnismo, lo sciismo ha un clero organizzato con una precisa gerarchia. In Iran vivono oggi 30.000 ebrei (in Italia sono circa 45.000), concentrati soprattutto a Teheran, Shiraz ed Esfahan. Si tratta della seconda comunità ebraica in Medio Oriente dopo Israele e la seconda in un Paese islamico dopo l’Uzbekistan. Nel 1980 erano 60.000, ma la metà di loro decise di andarsene negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione del 1979. La Costituzione della Repubblica Islamica prevede la tutela delle minoranze religiose, attraverso la libertà di culto e la rappresentanza in Parlamento. Esistono centri di istruzione ebraici, almeno trenta sinagoghe, oltre a negozi kosher e diversi ospedali. Questo non vuol dire che non ci sia una discriminazione di fatto. Gli ebrei iraniani sono cittadini di serie B: non possono fare il servizio militare ed è praticamente impossibile che qualcuno di loro abbia accesso a posizioni di rilievo nelle istituzioni. Non solo: se un membro di una famiglia ebrea si converte all’Islam, eredita tutti i beni e le proprietà a scapito degli altri parenti. Detto questo, vorrei sottolineare come i rapporti tra persone di fede diversa siano assolutamente civili e decisamente migliori rispetto a tanti altri Paesi.
Chi sono gli zoroastriani e perché in tanti si avvicinano a queste antica fede, nella quale poggia i suoi basamenti sia l’ebraismo sia, conseguentemente, il cattolicesimo?
Lo zoroastrismo è uno dei più antichi monoteismi della storia. Zarathustra è il primo profeta a considerare il mondo terreno come il luogo dello scontro tra il bene e il male, a predicare la resurrezione dei morti nel giorno del giudizio universale e il primo ad annunciare l’esistenza di un aldilà, del paradiso per i buoni e dell’inferno per i cattivi. In tutto il mondo gli zoroastriani sono oggi meno di 200.000, concentrati soprattutto in India. In Iran sono meno di 40.000, ma non è esagerato affermare che tutti gli iraniani sono un po’ zoroastriani. Le feste principali – come il No Ruz, il capodanno che si celebra con l’equinozio di primavera – sono di chiara origine zoroastriana. È una fede tollerante, che non fa proseliti, non ha mai provato a diventare religione universale. Sembra un paradosso, ma nel Paese della Repubblica islamica quest’anima tollerante e aperta è ben riconoscibile.
Dalla religione passiamo alla politica: due anni dopo I ragazzi di Teheran, che cosa è cambiato in Iran, in particolare intorno alla controversa e discussa figura del presidente Ahmadinejad?
In Iran si sta peggio che nel 2005. Le restrizioni alle libertà personali sono aumentate, con ondate irregolari di controlli della polizia religiosa e imposizioni di divieti più o meno assurdi (si pensi che nell’inverno 2007 venivano fermate le ragazze che indossavano stivali). Però le aperture degli anni di Khatami hanno prodotto un processo difficilmente reversibile. Nonostante tutto, oggi l’Iran è più aperto e più desideroso di libertà. Il problema enorme è l’economia. Ahmadinejad da questo punto di vista è un disastro totale. L’inflazione è al 30%, la disoccupazione (soprattutto quella intellettuale e giovanile) continua a salire. Sono anni davvero difficili e non si intravede ancora una via d’uscita.
Quali le prospettive per le future elezioni, secondo te? I riformisti riusciranno a proporre un candidato votabile? Ed esiste un pericolo brogli, ordito dal regime?
La contesa sembra tutta interna allo schieramento conservatore. Secondo alcune fonti, Khatami starebbe pensando di ricandidarsi, ma poi bisognerà vedere se la sua candidatura sarà accettata dal Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione, uno degli organi più importanti nella mappa del potere della Repubblica Islamica. A scanso di equivoci, anche se Khatami si candidasse, non so quanti iraniani lo voterebbero. Lui è stata una grande delusione per molti, perché non ha portato avanti le riforme promesse. È un po’ il Gorbaciov iraniano, più amato all’estero che in patria. Bisogna vedere quali saranno i candidati alle elezioni del giugno 2009. Non è ancora chiaro se Ahmadinejad si ricandiderà o no. Altri nomi di peso sono il sindaco di Teheran Qalibaf e l’ex negoziatore sul nuclerare Larijani. Entrambi conservatori e oggi avversari di Ahmadinejad. Molto dipenderà anche da come andranno le elezioni negli Usa e dall’approccio del nuovo presidente nordamericano alla questione iraniana. Il pericolo brogli c’è, ma non enfatizzerei questo aspetto. Ahmadinejad ha vinto nel 2005 perché è stato votato dalle fasce sociali più povere che hanno visto in lui un paladino contro il carovita, mentre buona parte della borghesia dei grandi centri urbani non andò a votare. Oggi la situazione è cambiata perché l’economia e la situazione internazionale sono peggiori del 2005. E quindi il “tanto peggio tanto meglio” non vale più per nessuno. Saranno mesi interessanti, da qui alla primavera.
Antonello, consiglieresti ai tuoi lettori di viaggiare in Iran?
Sì, consiglio a tutti di andare in Iran, perché è un Paese bellissimo e il suo popolo è tra i più ospitali e gentili al mondo. Non ci sono rischi di nessun tipo, credetemi. Se anche non vi cambierà la vita, come è successo a me, sarà comunque un’esperienza indimenticabile.
\Fotografie di Giampiero Marzi
© Infinito edizioni 2008 – Si consente l’uso libero di questo materiale citando chiaramente la fonte
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