|
|
Zatik
consiglia: |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iniziativa
Culturale: |
|
|
|
|
|
10 04 2009 - Turchia-Armenia/ Azeri irritati da possibile riapertura confini
|
di Apcom
Stampa: Baku minaccia su forniture gas, Usa pronti a mediare Istanbul, 9 apr. (Apcom-Nuova Europa) - La voce era arrivata dal quotidiano Hurriyet, negli ultimi tempi particolarmente impegnato a fare opposizione al premier Recep Tayyip Erdogan. Forse per questo in molti non gli avevano dato retta. Ma oggi la notizia è su tutti i giornali e nei giorni scorsi sicuramente è stata argomento degli incontri fra il governo turco e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Solo che, fra i tanti che sono pronti a gioire per la possibile normalizzazione nei rapporti tra Armenia e Turchia, c'è qualcuno che storce il naso e pesantemente: l'Azerbaigian. Baku non ha gradito la prima pagina del Wall Street Journal della settimana scorsa, in cui si scriveva che la riapertura del confine fra Turchia e Armenia era già cosa fatta. E sicuramente non ha gradito nemmeno il fatto che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama abbia benedetto questo rasserenamento davanti alle telecamere di mezzo mondo. Per quanto Ankara abbia cercato di mascherare le accuse lanciate
da Hurriyet, dicendo che le relazioni con lo stato caucasico sono molto buone, martedì è arrivata la conferma che le cose stanno diversamente. Mentre Obama era infatti intento a visitare Santa Sofia in compagnia di Erdogan, al Forum per l'Allenza delle Civiltà il presidente azero Ilham Aliev non si è visto e ha mandato in rappresentanza la figlia. Oggi, poi, Baku ha alzato il tono.
"L'Azerbaigian ritiene che i confini possano essere aperti soltanto nel contesto della soluzione (del conflitto in Nagorno-Karabakh, ndr.) e che possano essere collegati soltanto a eventuali progressi verso la soluzione", ha affermato, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Interfax, il viceministro degli Esteri di Baku Araz Azimov. "Un processo decisionale sull'apertura dei confini che sia al di fuori di questo contesto - ha continuato -, andrebbe contro gli interessi dell'Azerbagian e non sarà accettato dall'Azerbaigian".
C'è da credere che il presidente sia parecchio arrabbiato con Ankara che da sempre è un "Paese fratello" dell'Azerbaigian e che nel 1993 era addirittura arrivato a chiudere le frontiere con l'Armenia per sostenere Baku nella guerra contro Erevan per il controllo del Nagorno-Karabakh, la regione separatista a maggioranza armena in territorio azero. Negli scorsi mesi c'erano stati già momenti di tensione riportati dalla stampa turca e poi smentiti il giorno dopo.
L'Azerbaigian aveva accusato Ankara di condurre trattative separate con l'Armenia prendendo come scusa il fatto che stava cercando di mediare per una soluzione condivisa sul Nagorno. Il Wall Street Journal è arrivato come una sorta di conferma e Aliev non l'ha presa bene. Tanto che, secondo fonti vicine alla presidenza della Repubblica che hanno parlato con il quotidiano Zaman, il presidente Abdullah Gul lo avrebbe chiamato per tranquillizzarlo e ricordargli che nella risoluzione della controversia sul Nagorno Karabakh, la Turchia è dalla loro parte. Gul ha molti buoni motivi per farlo. L'Azerbaigian è un paese strategico per la Turchia anche per quanto riguarda le future rotte del gas. E stando a quanto ha scritto il quotidiano Hurriyet settimana scorsa, sembra che da Baku la minaccia di chiusura dei rubinetti ci sia stata. Ad Ankara per il momento tutti sembrano mantenere la calma. Il governo turco ha smentito qualsiasi forma di attrito con Baku, anche se la notizia oggi è su tutta la stampa nazionale e soprattutto sembra che nella mediazione sul Nagorno potrebbero entrare anche gli Usa di Obama, sempre più interessati a giocare un
ruolo laddove scorre il gas.
G.C.
|
|
|
|
|