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Iniziativa Culturale:

 

 

06 05 2009 - La Mediazione Culturale è una priorità non un optional
La Mediazione Culturale
Anima dell’Ospedalizzazione e dell’Integrazione.
Perché si sottovaluta l’importanza del Mediatore Culturale?
La Mediazione Culturale è una priorità non un optional.
ESPERIENZA DELL’ACSI IN AMBITO SANITARIO
Dall’esperienza maturata in questi ultimi anni, l’ACSI rileva nel rapporto con il personale medico e paramedico soprattutto ospedaliero la persistenza di difficoltà di comunicazione efficace, sia a causa di numerose barriere che inibiscono il corretto fluire della comunicazione bidirezionale medico/paziente immigrato e viceversa, sia per la necessità di un diverso approccio culturale, emozionale e umano con il paziente immigrato/nomade/rifugiato.

I RAPPORTI CON I MEDICI
I rapporti tra medici e pazienti immigrati, infatti, incontrano a volte incomprensioni e diffidenze.
Il medico dà per scontato di essere compreso e non cerca di comunicare seriamente; tale situazione può provocare gravi scompensi nella comunicazione e ricezione del flusso di notizie che riguardano i sintomi, gli effetti e le cause delle patologie o delle sofferenze avvertite dal paziente/immigrato (basti pensare all’efficacia di una relazione di anamnesi o alla descrizione dei sintomi, in funzione della migliore cura medico-farmacologica o di un eventuale piano chirurgico da valutare tempestivamente).

IL PERSONALE PARAMEDICO
Non minori sono, a volte, le difficoltà che si notano con il personale infermieristico, dovute anch’esse innanzitutto alle difficoltà di comprensione della lingua nella concitazione del momento del primo approccio o anche per la diversa formazione culturale e per la difficoltà ambientale che si crea inevitabilmente per l’esposizione del paziente/immigrato in un ambiente sconosciuto, tra persone sconosciute, in una terra lontana dalla sua (spesso l’italiano parlato dall’immigrato è approssimativo, come l’inglese o il francese, se non addirittura sconosciuto come lingua corrente, mentre il personale non è in grado di esprimersi correntemente in altra lingua, ad esempio inglese o francese).
L’immigrato ha timore di non essere trattato come un ricoverato comune, ed in effetti tale non è, non per diversità di nazionalità, di colore o di lingua, ma per la oggettiva situazione di diversità in cui viene a trovarsi, più debole tra altri deboli, più sofferente tra altri sofferenti. Spesso è solo una sua interpretazione soggettiva della realtà, ma di fatto è così.

I VIGILANTI
Il rapporto con i vigilanti è quasi sempre conflittuale, spesso lo è anche con qualche operatore e qualche cittadino che frequenta l’area ospedaliera. Non sono del tutto scomparsi, infatti, pregiudizi e preconcetti che generano a volte vere e proprie emarginazioni.
Occorre, dunque, una forte, presente ed attiva mediazione culturale nel senso più ampio del termine, non solo nell’accezione della facilitazione linguistica o della semplice azione di interpretariato e quindi di mera traduzione del racconto dei fatti. Anche per evitare eventuali incidenti come quello del pullman dell’apartheid.

COMPITO DELLA MEDIAZIONE CULTURALE.
Il compito della mediazione culturale non si esaurisce, e non può esaurirsi, neanche nel facilitare le pratiche amministrative a chi ne chiede l’assistenza, il che porterebbe a qualificarlo come figura tipicamente emergenziale, capace di trovare, cioè, una collocazione efficace per i risultati solo nel momento dell’emergenza sanitaria/ospedaliera.
Nel senso più pieno, la mediazione culturale consiste in una azione d’insieme, dalle diverse sfaccettature, che favorisca l’integrazione culturale degli immigrati residenti nel territorio foggiano e la loro accettazione da parte dei cittadini foggiani come uomini e donne su un piano di pari dignità e opportunità, umana e sociale.


LA MEDIAZIONE COME ANIMA
La mediazione, così, diventa l’anima del Pronto Soccorso, consentendo risultati brillanti anche agli operatori e la migliore cura e assistenza delle patologie del paziente/immigrato; la mediazione, così, diventa l’anima dell’ospedalizzazione stessa, come momento successivo al primo soccorso, e partecipazione attiva, quasi complicità ai fini della cura, del paziente/immigrato con il personale medico e infermieristico; la mediazione, così, diventa infine integrazione che si realizza concretamente e porta ad interrogarsi sul significato della convivenza di persone di culture differenti per confrontare i diversi modi di vivere, le diverse credenze e conoscenze ed individuare e rendere operanti le possibilità di un raccordo funzionale ed arricchente.

A CHE COSA SERVE LA MEDIAZIONE CULTURALE?
Spiego con alcuni esempi realmente accaduti a Foggia, Bari, Andria, Monopoli, Lecce:

1 Mamadou, dalla Guinea Konakry, non si fida del chirurgo perché ha paura di essere privato a sua insaputa di un rene, di un polmone o altro;
2 Khadija, dal Marocco, non accetta di essere visitata da un ginecologo di sesso maschile per non essere additata nella sua comunità come “donnaccia”;
3 Niang, dal Sénégal, rifiuta il cibo perché gli vietano di andare alla toilette; non vuole essere lavato da una infermiera;
4 Muhammad, dall’Afghanistan, ha paura di mangiare i pasti e si limita a mangiare biscotti, perché il cuoco non è musulmano;
5 Sabri, dalla Tunisia, sprovvisto di permesso di soggiorno, iperteso con problemi cerebrali, ha bevuto alle ore 23.30 tre caffè e mangiato due tavolette di cioccolato fondente prima di presentarsi al Pronto Soccorso di Bari. L’infermiera chiamò subito il medico di guardia perché il tunisino aveva oltre 185/100 di P.A. e oltre 400 di glicemia. Fu ricoverato. Sabri è stato accontentato perché non sapeva dove dormire. La mattina presto se n’è andato via senza dire niente a nessuno perché aveva paura della polizia.

LA FIGURA DEL MEDIATORE CULTURALE
Per superare le difficoltà, solo parzialmente e sinteticamente accennate, riteniamo necessaria la figura del “Mediatore Culturale” presso le strutture ospedaliere, a cominciare dal Pronto Soccorso. E’ una priorità perché viviamo in una Società multi-culturale, multi-etnica, multi-confessionale.
Tale figura non può essere improvvisata né occasionale ma deve avere una valenza professionale, certificata, organica alle esigenze delle strutture ospedaliere.
Non bisogna confondere il ruolo del Mediatore con quello dell’Assistente Sociale.


CAPACITA’ DEL MEDIATORE CULTURALE
Questa professionalità deve possedere la conoscenza degli elementi di base della capacità di approccio alle motivazioni psicologiche; deve poter spaziare nella conoscenza della lingua o delle lingue (si pensi ai dialetti arabi), con sottolineature specialistiche di base nel linguaggio della medicina e della chirurgia, oltre a possedere le necessarie conoscenze tecniche dell’interpretariato, cui deve allinearsi la conoscenza delle culture, degli usi, delle tradizioni e delle credenze dei paesi di provenienza dei pazienti/immigrati.
A ciò deve aggiungersi la capacità del mediatore culturale di relazionarsi efficacemente con il paziente/immigrato instaurando un rapporto di fiducia equivalente, sia con lo stesso che con il personale medico e infermieristico, assumendo una funzione di garanzia per la terzietà del risultato finale, che è sempre quello del recupero della salute del paziente/immigrato nella salvaguardia della professionalità e del buon nome degli operatori della struttura interessata.

PROPOSTE ACSI
Tutto, dunque, deve essere utile e finalizzato alla soddisfazione dei bisogni di salute del paziente/immigrato ma anche del bisogno di svolgere efficacemente e nelle migliori condizioni possibili il proprio lavoro da parte degli operatori, e della ricerca di servizi sempre più efficienti e gratificanti per la credibilità delle stesse strutture ospedaliere.

L’ACSI è a disposizione di tutte le istituzioni, le strutture pugliesi di Medicina e Chirurgia, Rianimazione, Accettazione e Urgenza:

1. per procedere alla formazione integrata di soggetti scelti e motivati alla mediazione in ambiente sanitario, in un ragionevole lasso di tempo;
2. collaborare con efficacia alla migliore stabilizzazione dei rapporti tra pazienti/immigrati e strutture di Pronto Soccorso, Rianimazione, Accettazione, Urgenza e degenza;
3. stabilire incontri periodici di formazione e integrazione;
4. comunicare con maggiore frequenza ed efficacia con il volontariato ed i pazienti/immigrati.

COOPERATIVA LINGUISTICA DI MEDIAZIONE CULTURALE,ATTIVITA’ TV,CORSI DIVULGATIVI
L’ACSI ha istituito una Cooperativa Linguistica di Mediazione Culturale che opera da due mesi negli ospedali pugliesi, nei tribunali di Lecce,Bari,Foggia,Lucera,Cerignola,Taranto. Anche nelle caserme e nei commissariati del foggiano. Sono state richieste 34 lingue .

La Cooperativa produce una rubrica TV bisettimanale seguita dagli immigrati e apprezzata dai nostri concittadini del capoluogo dauno su “Teleradioerre”(Foggia) intitolata:”La Cultura attraverso il cibo”. In atto un corso d’arabo per gli italiani e un altro sulla cucina araba e africana.

SPERANZA
Abbiamo così delineato, nella nostra difficoltà della lingua italiana e con la nostra povertà di mezzi, ma con semplicità ed umiltà, solo alcune delle problematiche che quotidianamente si presentano in ambito sanitario nel rapporto tra pazienti/immigrati e strutture del Servizio Sanitario Nazionale, in particolare ospedaliere, con l’intento di rappresentare situazioni reali e reali necessità, convinti che troveremo un ascolto serio ed altrettanto serie azioni positive nelle direzioni indicate.
il Presidente Habib SGHAIER

Habib SGHAIER

 
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