|
|
Zatik
consiglia: |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iniziativa
Culturale: |
|
|
|
|
|
09 05 2009 - L'eccidio degli Armeni negli scatti di Wegner
|
di Marco Barbonaglia
da il sole24 ore web- 8 Maggio 2009 "Dai nostri archivi" tyn
Si dice che il Sultano, in tempi passati, si sforzasse di mantenere una proporzione precisa tra musulmani e genti di altre fedi nella città di Istanbul. I suoi correligionari, in base a meticolosi calcoli cabalistici, non dovevano superare il 52% della popolazione. Solo così, era convinto, la sua
fortuna non avrebbe avuto fine. Fu solamente negli anni del crepuscolo dell'impero ottomano che le cose cambiarono. Non si trattò, in realtà, tanto di una questione religiosa quanto di una reazione essenzialmente nazionalistica.
Il processo iniziò con lo smembramento degli sconfinati possedimenti turchi, quando il Sultanato, giunto alla fine, si trovò trasformato in uno stato nazionale con un territorio, ad un certo punto, perfino inferiore a quello dell'attuale Turchia. I suoi abitanti non erano abituati a subire invasioni.
Improvvisamente stretti tra la Russia da una parte, l'Europa, e l'antico nemico greco in particolare, dall'altra, subirono un forte trauma. Cercarono, allora, il rifugio nel nascente nazionalismo che trovò il suo campione in Ataturk, al secolo Mustafa Kemal, l'uomo che laicizzò e modernizzò lo stato traghettandolo da un sultanato moribondo alla moderna Turchia.
Quando il "Padre dei Turchi" conquistò il potere, tuttavia, si era già consumata la tragedia del Medz Yeghern, il Grande Male, ovvero il massacro degli armeni. Due eventi distinti ma strettamente correlati avevano segnato l'eccidio. Il primo atto fu condotto sotto l'autorità del sultano Abdul-Hamid tra il 1894 e il 1896. Il secondo, molto più grave, avvenne con al governo i "Giovani Turchi" negli anni 1915-1916, quando gli armeni venivano additati come una sorta di quinta colonna dei russi.
Per decenni, di questa pagina della storia contemporanea si è parlato ben poco.
Ritornata d'attualità per questioni più politiche che umanitarie, connesse soprattutto ai malumori di una parte dell'Europa in merito al possibile ingresso della Turchia nella Ue, è un problema lontano dall'essere affrontato e risolto nel paese della mezzaluna. Alle accuse di un massacro che, secondo la maggior parte delle fonti, fece tra un milione e un milione e mezzo di morti, gli storici turchi oppongono stime che si attestano sulle 300.000 vittime e, soprattutto, rifiutano la definizione di genocidio. Soltanto oggi, l'attuale governo di Ankara sta facendo qualche, timido, passo in avanti con le prove generali di una distensione nei rapporti con l'Armenia.
A ricordarci i terribili eventi del'15, rimangono le foto esposte a Roma in occasione della mostra "Armin T. Wegner e gli armeni in Anatolia" alla Casa della Memoria e della Storia, in calendario dal 7 al 16 maggio. Gli scatti in bianco e nero mostrano i corpi ammucchiati o i volti che ci guardano da una foto sgranata e le immagini delle deportazioni avvenute quando ancora gli Armeni erano l'etnia maggioritaria nella regione.
Se ancora oggi possiamo osservare queste fotografie è merito di Armin T. Wegner, ufficiale medico tedesco di stanza in Anatolia e, in seguito, accanito oppositore del nazismo. All'età di 30 anni, fu testimone dell'eccidio degli armeni e, sebbene la Germania fosse allora alleata della Turchia, raccolse informazioni e documenti ma, soprattutto, fotografò le marce forzate, le morti per malattia, le persecuzioni e le uccisioni. Per questo venne arrestato dal comando turco e rimandato in ermania. Riuscì, tuttavia, a salvare alcuni negativi e, nel 1919, scrisse una lettera al presidente americano Wilson per denunciare quanto aveva visto.
Ormai famoso come scrittore e co-fondatore del movimento espressionista tedesco, si trovò quindi ancora una volta a lottare per i diritti civili di un'altra minoranza gli ebrei che venivano, ora, perseguitati dai suoi stessi connazionali. Fu arrestato dalla Gestapo nel ‘33 e internato in sette campi di concentramento e prigioni, prima di riuscire a fuggire in Italia. Nel ‘56, il governo tedesco gli conferì un'alta onorificenza per i suoi meriti. Fu nominato tra i Giusti dallo Yad Vashem in Israele e ricevette i massimi onori dalle autorità della Repubblica Armena.
Morì a Roma a 92 anni, dopo aver dedicato gran parte della sua lunga esistenza alla difesa dei diritti umani dei perseguitati.
"Armin T. Wegner e gli armeni in Anatolia, 1915". Fotografie: Armin T. Wegner.
Roma, Casa della Memoria e della Storia, fino al 16 maggio. Orari: da lunedì a sabato dalle 9 alle 19. Ingresso: libero. Info: 066876543 8 Maggio 2009
G.C.
|
|
|
|
|