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14 05 2009 - Chiesa degli armeni, gioiello in pericolo
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IL PICCOLO DI TRIESTE
Arianna Boria
Comunità cattolica tedesca in allarme per il suo tempio: servono fondi per mantenerlo. Effettuato un intervento d.urgenza su uno dei due campanili, ora i padri mechitaristi di Venezia, proprietari del complesso, non sembrano volere effettuare altri investimenti «La chiesa di via Giustinelli? A che altezza è?».
«Ma quella è ancora una chiesa? Credevo fosse sconsacrata». I tassisti hanno bisogno del numero per fermarsi davanti a un piccolo gioiello dimenticato, a un antico luogo di culto oggi soffocato tra le auto parcheggiate, gli spenti edifici anni .70, i lavori per un nuovo posteggio interrato, i assonetti, l’incuria. Eppure basta farsi aprire il portone, al civico 7, perchè nella chiesa degli armeni torni a soffiare un alito di vita, e così in tutti i misteriosi spazi dell.edificio, il vecchio appartamento del parroco, la sacrestia, e poi, su su per le scale, le stanze che, da metà .800, furono collegio-convitto,
scuola di lingua italiana, abitazione dei religiosi, infine case private. Vita che, furtivamente, esiste ancora, come nel grande appartamento ricavato all’ultimo piano, dove scarpe, abiti, libri, fotografie e qualche ghiribizzo artistico alle pareti, raccontano una frequentazione abituale, un passaggio recente.
La «Beata Vergine delle Grazie» è oggi chiesa della comunità cattolica di lingua tedesca di Trieste, preoccupata per il futuro dell.edificio, per la sua stessa esistenza in vita. Lanciano un allarme i circa centottanta fedeli, temono che quest.oasi spirituale in una delle zone più belle della città e più vulnerabili alle speculazioni, possa correre un pericolo.
Sacro e profano convivono in via Giustinelli, la strada intitolata al ricco possidente armeno che nel 1846 fece ottenere ai padri mechitaristi, già scappati da Trieste, il terreno per edificare un nuovo edificio di culto e un monastero, di cui ancora oggi sono proprietari. La chiesa è intatta, uno scrigno per il bellissimo organo Rieger donato da Julius Kugy, che qui veniva a suonare ogni giorno. Intatta l.abitazione del parroco, l.indimenticabile «rektor» Johannes Dittrich, venuto a Trieste nel 1938 alla diocesi di Bamberga, e rimasto in città fino alla morte, nel .75. Pastore cattolico che nascose gli brei perseguitati, le cui parole e il cui esempio sono più che mai vivi nel cuore dei credenti.
Sulle scale si affacciano le stanze dove più aggressive sono state le trasformazioni, spazi cadenti e affascinanti, alcuni con un emozionante affaccio sul golfo, di cui un impresario saprebbe subito che fare: qui sono passati i padri mechitaristi, i bambini ammalati, gli studenti della scuola italiana, da ultimi gli ex affittuari dei religiosi, che dietro di sè hanno lasciato libri, suppellettili, arredi sfondati, piastrelle ordinarie di trent’anni fa.
La «Beata Vergine delle Grazie» è agibile, ma chiusa da due anni e mezzo, se si esclude l.evento eccezionale del 6 ottobre scorso, quando Roberto Velasco tenne un concerto all.organo di Kugy, per festeggiarne i 150 anni dalla nascita.
L.ultimo sacerdote tedesco che ha guidato la comunità fino a pochi giorni fa, padre Johann Ammer, preferiva svolgere le funzioni nella casa parrocchiale di via di Scorcola. Ora è tornato in Germania, ma è escluso che la Conferenza espiscopale germanica possa sostituirlo: le messe saranno celebrate da don Giovanni Bazzoli, che conosce la lingua, temporaneamente nella chiesa di San Giuseppe, perchè la comunità vorrebbe mantenere le antiche tradizioni e con esse la sua sede storica.
È uno dei due campanili della chiesa a denunciare il pericolo. Ingabbiato dalla primavera 2008 per metterlo in sicurezza, necessita di altri lavori di ripristino. Servono subito sessanta-settantamila euro, ma i padri mechitaristi di Venezia, proprietari del complesso, dopo questo intervento .urgenza non pare abbiano intenzione di affrontare altri investimenti. Il curatorio che guida la comunità cattolica tedesca, nato nel .76 dopo la scomparsa di rektor Dittrich, si appella alle istituzioni, alla città: i mechitaristi hanno già venduto parte della proprietà, il terreno a fianco dove è in via di
realizzazione il parcheggio. Che cosa succederebbe se l.edificio che ingloba la chiesa subisse un peggioramento repentino?
Il vincolo «de iure» della Sovrintendenza sulla «Beata Vergine delle Grazie» scongiura l.ipotesi, anche in caso di vendita da parte dei religiosi, che la chiesa possa essere riconvertita a usi impropri. Il resto dell.edificio potrebbe invece tornare a ospitare abitazioni, ma anche in questo caso il progetto di restauro dovrebbe essere approvato dalla Sovrintendenza, che vigilerebbe sul mantenimento della tipologia dell.edificio ottocentesco, preservando gli elementi di pregio presenti all.interno.
I cattolici tedeschi, intanto, stanno pensando alla costituzione di un comitato per sensibilizzare la città sul destino della proprietà degli armeni.
Temono che il degrado dei muri si insinui negli animi, disperdendo la comunità, ormai priva di un punto di raccolta e di riferimento, e le sue tradizioni.
Piacerebbe riaprire per la messa la porta principale della chiesa, che dà su un piccolo cortile appoggiato agli orti digradanti: un giardino sconosciuto nel cuore di Trieste che, nel progetto originario, avrebbe dovuto essere attraversato da una scalinata, giù fino a piazza Cornelia Romana, come Santa Maria Maggiore.(11 maggio 2009)Torna indietro
G-C.
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